STORIE DI UN MONDO ANTICO
di guido michi
13° PARTE
TRA STORIA E
FANTASIA
Oltrepassata
una curva finalmente mi ritrovai di fronte all’oggetto della mia ricerca. Un
edificio cinquecentesco composto da due piani, il terreno ed il primo. Al piano
terreno sul lato destro vi erano due finestre una delle quali finta al fine di
creare una forma simmetrica alla facciata e a sinistra un ampio portone
verniciato di verde scuro. Sia le finestre che il portone erano ad arco i cui
ritti e gli stessi archi realizzati con un bugnato ben lavorato, salvo qualche
crepa dovuta al trascorrere del tempo, in pietra serena. Le tre finestre poste
al primo piano erano rettangolari chiuse da persiane piuttosto sgangherate e in
molti punti ormai prive del loro colore. La finestra vera del piano terreno era
protetta da una robusta inferriata ben lavorata e sulle ante del portone vi
erano due grossi batacchi a forma di anello con all’interno una figurina che
somigliava al famoso DIAVOLETTO DEL GIAMBOLOGNA. Sotto le due finestre del
piano terreno a mo’ di decorazione, con le tecnica dello stiacciato, erano
riprodotte due grandi teste di pipistrello con le ali ben aperte. Motivo
ornamentale, questo, che ritroviamo spesso nei palazzi realizzati nello stesso
periodo del nostro palazzotto.
Firenze pullula di leggende e di cuirosità legate al passato. Tra queste
c'è quella di una scultura posta in un
angolo di strada: si tratta di un Diavolo, che si trova a Palazzo Vecchietti, nella via che porta lo stesso nome.
Fu proprio vicino a quell'angolo del palazzo che, nel 1243, San Pietro Martire fece una predica per la crociata contro i Patarini. La leggenda dice
che mentre l'uomo parlava, improvvisamente arrivò un cavallo nero verso la
folla di fedeli. Tutti pensarono che doveva trattarsi sicuramente del Diavolo! Munitosi di
preghiere e croci, il futuro santo allontanò l'animale malefico.
Passò il tempo e nel 1584 l’allora proprietario del palazzo, Bernardo, diede allo
scultore fiammingo Giambologna (Jean de Boulogne) l'incarico di rinnovare il suo palazzo.
Fu proprio il Giambolgona che, in un angolo, pose quel demone scolpito e,
secondo la leggenda, si ispirò al Diavolo, ricordando così la sua apparizione.
Questo palazzotto era circondato da campi coltivati ad olivi
nella buona tradizione fiorentina che anche le lussuose ed imponenti ville
dovevano essere anche aziende agricole e così allo stesso tempo si univa
l’utile al dilettevole
Tutto sembrava abbandonato da tanto tempo e mentre scattavo le
foto che mi sarebbero servite per la mia ricerca ebbi la netta sensazione che
qualcuno o qualcosa mi stesse osservando da l’unica persiana leggermente
socchiusa al primo piano.
Ed infatti, di li a poco…………..
FINE TREDICESIMA PARTE
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