La seconda stesura procede
MISTERI FIORENTINI
..............................................................Giovanna recuperò un minimo di auto-controllo e avviandosi verso la porta esclamò:
Ho bisogno di dire le orazioni della mattina, pregherò la Vergine per i miei ed i vostri peccati ……..così dicendo si diresse a passi decisi verso la Cappella di Palazzo che a suo tempo era stata allestita per sua suocera, seguita prudentemente a debita distanza dalle sue Dame di Compagnia.
Il paggio MASO che fine aveva fatto ? si domanderanno i miei quattro lettori…….. Lo avevamo lasciato che usciva frettolosamente acciaccato ma ricco di una bella moneta d’oro dalla stanza della sua furente padrona.
Raggiuse il posto di guardia e si stava avviando ad uscire dal palazzo quando un milite che era a capo di quella piccola guarnigione lo chiamò:
-Ehi MASO….piccola sgualdrina dove ti conducono codesti passi frettolosi ?
-Non son affari che ti riguardano!!!!! Gli rispose con voce stizzosa.
Il capo guardia chiamò gli altri suoi compari.
-Venite a vedere che bella donzella sta passando davanti ai nostri alloggi!
Accompagnando queste parole con una grassa, fragorosa ed oscena risata.
-Maso! gridarono in coro questi omacci- Maso dove vai così di corsa torna in dietro che ti facciamo vedere le nostre grosse spade degne……..degne del tuo delicato fodero!
Anche queste oscenità furono accompagnate dalle solite sguaiate risa.
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Maso si fermò e girandosi di scatto cominciò a battere in modo isterico un piede sullo sconnesso selciato e rivolgendosi verso questi brutti ceffi con una voce sempre più in falsetto:
-Ora basta brutti…….. brutti figli di cagne,…….. figli di prostitute del demonio, voi che non vedete acqua dal tempo del Grande Diluvio ed il puzzo che spanrgete attorno….. allontanerebbe per il disgusto anche tutti i diavoli dell’inferno! Lasciatemi in pace non sono pane per i vostri……..i vostri denti marci !
Così disse ed una volta uscito dal grande portone si ritrovò nella piazza antistante il palazzo, inondata dai raggi di un sole oramai alto sull’orizzonte. Si toccò la fronte ancora dolorante a causa dell’incidente che gli era capitato……..ma…… ma tutto ciò era acqua passata ed ora c’era da spendere il bello, lucente, prezioso Ducato fatto di vero e sincero oro. Che fare ? I bei giovanottoni che giungono dal contado a vendere i prodotti della terra saranno sicuramente arrivati. Quelli sì che sono dei veri maschi, questo pensiero fu accompagnato da un lascivo risolino. Completamente rinfrancato, già pregustava le intense delizie che lo stavano attendendo, si avviò ancheggiando in modo vistoso alla volta del mercato vecchio.
MISTERI FIORENTINI
..............................................................Giovanna recuperò un minimo di auto-controllo e avviandosi verso la porta esclamò:
Ho bisogno di dire le orazioni della mattina, pregherò la Vergine per i miei ed i vostri peccati ……..così dicendo si diresse a passi decisi verso la Cappella di Palazzo che a suo tempo era stata allestita per sua suocera, seguita prudentemente a debita distanza dalle sue Dame di Compagnia.
Il paggio MASO che fine aveva fatto ? si domanderanno i miei quattro lettori…….. Lo avevamo lasciato che usciva frettolosamente acciaccato ma ricco di una bella moneta d’oro dalla stanza della sua furente padrona.
Raggiuse il posto di guardia e si stava avviando ad uscire dal palazzo quando un milite che era a capo di quella piccola guarnigione lo chiamò:
-Ehi MASO….piccola sgualdrina dove ti conducono codesti passi frettolosi ?
-Non son affari che ti riguardano!!!!! Gli rispose con voce stizzosa.
Il capo guardia chiamò gli altri suoi compari.
-Venite a vedere che bella donzella sta passando davanti ai nostri alloggi!
Accompagnando queste parole con una grassa, fragorosa ed oscena risata.
-Maso! gridarono in coro questi omacci- Maso dove vai così di corsa torna in dietro che ti facciamo vedere le nostre grosse spade degne……..degne del tuo delicato fodero!
Anche queste oscenità furono accompagnate dalle solite sguaiate risa.
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Maso si fermò e girandosi di scatto cominciò a battere in modo isterico un piede sullo sconnesso selciato e rivolgendosi verso questi brutti ceffi con una voce sempre più in falsetto:
-Ora basta brutti…….. brutti figli di cagne,…….. figli di prostitute del demonio, voi che non vedete acqua dal tempo del Grande Diluvio ed il puzzo che spanrgete attorno….. allontanerebbe per il disgusto anche tutti i diavoli dell’inferno! Lasciatemi in pace non sono pane per i vostri……..i vostri denti marci !
Così disse ed una volta uscito dal grande portone si ritrovò nella piazza antistante il palazzo, inondata dai raggi di un sole oramai alto sull’orizzonte. Si toccò la fronte ancora dolorante a causa dell’incidente che gli era capitato……..ma…… ma tutto ciò era acqua passata ed ora c’era da spendere il bello, lucente, prezioso Ducato fatto di vero e sincero oro. Che fare ? I bei giovanottoni che giungono dal contado a vendere i prodotti della terra saranno sicuramente arrivati. Quelli sì che sono dei veri maschi, questo pensiero fu accompagnato da un lascivo risolino. Completamente rinfrancato, già pregustava le intense delizie che lo stavano attendendo, si avviò ancheggiando in modo vistoso alla volta del mercato vecchio.
CAPITOLO SECONDO
Un suono noioso ed insistente, mi fece aprire un occhio, ma cosa è questa cosa che fa questo rumore così noioso che mi sta trapanando il cervello, aprii anche l’altro occhio e dalle persiane filtravano i raggi di un sole ancora giovane, solo allora mi resi conto che la colpa di tutto questo fastidio era prodotto dalla sveglia. Mi stirai le braccia feci un rumoroso sbadiglio e con la mano destra bloccai il malefico strumento che mi riportava ai miei doveri e mi ricordava che quel giorno sarebbe stato, per me, particolarmente impegnativo. Per non rischiare di riaddormentarmi, non era la prima volta che accadeva, mi tirai fuori dalle coperte, poggiai i piedi per terra mi massaggiai vigorosamente la schiena indolenzita e mi alzai. Avevo un assolutamente bisogno di un buon caffè, mi diressi nel cucinotto e misi sul gas la moka che tenevo sempre carica per fronteggiare situazioni di emergenza, quella sicuramente lo era. Mi diressi in bagno mi guardai la faccia ancora stravolta da un sonno non completamente sereno e ristoratore. Solo allora mi sovvenne del sogno che aveva turbato il mio riposo. Che strano sogno, io di certi personaggi non conoscevo praticamente nulla, Giovanna d’Austria prima moglie di Francesco de’ Medici sapevo chi fosse ma degli altri, mai sentiti nominare. Certe letture
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provocano strane fantasie, questa fu la mia conclusione e la giustificazione a ciò che avevo sognato.
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provocano strane fantasie, questa fu la mia conclusione e la giustificazione a ciò che avevo sognato.
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