TEATRO DELLA PERGOLA FIRENZE
Il Teatro della Pergola è il teatro storico di Firenze ed uno dei più antichi e ricchi di storia di tutta Italia, situato lungo via della Pergola ai numeri pari dal 12 al 30. Contrariamente a quanto si possa credere è il teatro che prese il nome dalla via in cui sorge e non viceversa, esisteva infatti un pergolato d'uva nel '500 ma più avanti nella strada, vicino agli edifici dell'ospedale di Santa Maria Nuova e all'oratorio di San Tommaso d'Aquino.
Il Teatro è sottoposto a vincolo architettonico dal 1943, in quanto "primo grande esempio di teatro all'italiana" e nel suo qualificarsi "come episodio di fondamentale importanza per la documentazione della storia del teatro italiano e mondiale".
Il teatro fu eretto con una struttura lignea nel 1656 da Ferdinando Tacca (figlio dello scultore Pietro Tacca) su incarico dell'Accademia degli Immobili, presieduta dal cardinale Giovan Carlo de' Medici, a partire dal 1652, con un'inaugurazione quando era ancora in via di completamento durante il carnevale del 1657, con la prima assoluta dell'opera buffa Il podestà di Colognole di Jacopo Melani. Nel 1658 avvengono le prime assolute delle opere Hipermestra di Francesco Cavalli ed Il pazzo per forza di Melani e nel 1659 Il vecchio balordo di Melani. I lavori furono ultimati nel 1661 quando il teatro celebrò le nozze del futuro granduca Cosimo III con Margherita Luisa d'Orléans con lo spettacolo Ercole in Tebe di Melani.
È considerato il primo grande teatro a ordini di palchi sovrapposti ("all'italiana"), mentre fino ad allora (come al Teatro Olimpico di Vicenza) si era sempre seguita la tradizione antica delle gradinate decrescenti semicircolari. In particolare aveva una serie di "gabinetti" sopraelevati retti da colonne. Si sperimentò per la prima volta anche la forma ovale, di maggior resa acustica. Il teatro era in struttura lignea e dotato di un ampio palcoscenico con un elegante arcoscenico; gli ordini di palchi erano tre, sorretti da una loggia aperta sulla platea dove le panche fisse formavano due settori delimitati da balaustre e destinati a tenere separato il pubblico maschile da quello femminile. Al centro della sala di forme mistilinee si affacciava il palco col trono del cardinale protettore e dei suoi ospiti.
La novità dei palchetti fu molto apprezzata, sebbene a volte la loro "intimità" causò qualche problemi: spesso gli accademici dovevano imporre il silenzio negli "stanzini", oppure limitare il consumo di cibi durante le cenette, che spandevano effluvi per tutto il teatro.
Il teatro, divenuto successivamente "teatro granducale", fu interessato poi da varie trasformazioni: nel 1688 (progetto di Filippo Sengher), con la chiusura dello spazio colonnato, si ricavò un quarto ordine di palchi; dopo che nel 1718 gli Accademici Immobili avevano definitivamente riscattato la proprietà dell'immobile dall'Arte della Lana, fu ripresa un'intensa attività teatrale a pagamento col sostegno del granduca Cosimo III. Per gli anni successivi sono documentati vari lavori e migliorie, ma l'intervento più importante fu intrapreso tra il 1753 e il 1755, quando su disegno di Giulio Mannaioni le strutture lignee della sala, particolarmente rischiose se si considera come l'illuminazione fosse esclusivamente affidata al fuoco delle candele, furono sostituite da strutture in muratura; in tale occasione Antonio Galli Bibiena eseguì le decorazioni pittoriche dell'ambiente, nonché una serie di nuove scenografie. Nel 1789, sempre su progetto del Mannaioni e direzione lavori di Luca Ristorini, si aggiunse un quinto ordine di palchi.
Nel 1800-1804, su progetto ancora del Ristorini e sotto la direzione dell'architetto Giuseppe Salvetti, venne realizzata nel fabbricato posto sul lato est del teatro la sala da musica oggi denominata "il Saloncino";. Le attuali forme si devono tuttavia sostanzialmente agli interventi di Bartolomeo Silvestri (1820 e 1828) e di Gaetano Baccani, che nel 1855-1857 realizzò tra l'altro i nuovi ambienti dell'ingresso e del vestibolo al teatro, del caffè e del foyer. Nel 1834 Antonio Meucci, macchinista alla Pergola, installò nel teatro il primo "telefono" acustico della storia (a trasmissione meccanica, non ancora elettrica), per comunicare tra i vari ambienti del teatro.
Il IV e V ordine di palchi vennero demoliti nel 1912 per creare un loggione, capace di portare la capienza del teatro a 1.350 spettatori. Sempre in questa occasione vennero rinnovate le decorazioni del teatro: gli stucchi dorati, opera di Gino Papini, nella galleria di accesso al "Saloncino" e i bassorilievi e le nuove pitture dell'ingresso realizzati rispettivamente da Giovanni Giovannetti e Michele Garinei. Dopo essere stato dichiarato dal Ministero della Pubblica Istruzione "monumento di interesse nazionale" (1925), nell'ottobre del 1942 esso venne ceduto dall'Accademia degli Immobili al neo-costituito Ente Teatrale Italiano per la cultura popolare, che ancora oggi ne è il proprietario. Ebbe così inizio una nuova fase della vita del teatro che lo ha riportato a essere uno dei protagonisti delle iniziative teatrali fiorentine e nazionali. A quest'ultimo periodo risalgono altri importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento alle nuove esigenze e normative di legge sulla sicurezza. Nel 1948-1949 il teatro conobbe un importante restauro su progetto dell'architetto Nello Baroni e dell'ingegnere Simonetti, con il totale rinnovo degli arredi e la trasformazione del palco reale. A seguito dei danni causati dall'alluvione del 1966 l'edificio fu poi oggetto di un complesso intervento di consolidamento strutturale su progetto dell'architetto Luigi Caliterna, ampiamente documentato dalla pubblicazione del 1967: sostituzione delle capriate lignee delle coperture della sala e del palcoscenico con capriate in acciaio, il consolidamento delle fondazioni e delle murature portanti; rifacimento in cemento armato del loggione; rifacimento totale della platea sia nella struttura portante che nel suo rivestimento e nelle poltrone; innalzamento dei piani di calpestio dei palchi e dei corridoi laterali; rifacimento integrale dei solai e dei pavimenti dell'atrio di accesso, del foyer e del guardaroba; smantellamento e rifacimento delle strutture portanti del palcoscenico.
Nessun commento:
Posta un commento