giovedì 14 gennaio 2016

 La chiesa di Dante  




Poco distante da quella che viene chiamata 'Casa-Museo di Dante' (in realtà una ricostruzione del Comune di Firenze per omaggiare il 'sommo poeta'), c'è una piccola chiesetta medievale che pochi conoscono. E' intitolata a Santa Margherita d'Antiochia ma familiarmente chiamata dai fiorentini Chiesa di Dante, le cui origini sono oscure. Se ne hanno notizie da un atto notarile dell' 11 maggio 1032. La sua particolarità è legata al fatto che secondo una tradizione Dante avrebbe visto proprio qui, per la prima volta, Beatrice nel 1274 (quando avevano soltanto nove anni). Qui si sarebbe sposato con Gemma Donati e qui giacerebbero le spoglie mortali della sua musa ispiratrice, appunto Beatrice Portinari. Esiste infatti una lapide seplocrale all'interno, entrando a sinistra, ma è del tutto falsa, perchè non vi è prova che la donna sia stata qui sepolta. Anzi, essendosi maritata con un Donati, il cui sepolcro è nella chiesa di Santa Croce, è verosimile che anch'ella riposi là. La chiesa presenta all'esterno una facciata a capanna, con due oculi bicromi bianchi e verdi come usa a Firenze; sull'architrave del portale d'ingresso tre stemmi corrispondono alle famiglie che ne ebbero il patrocinio: i Donati, gli Adimari e i Cerchi. Dal 1280 divenne parrocchia e doveva essere una chiesa importante, una delle 36 priorie della 'cerchia antica'. All'interno, alquanto disordinato, oltre alla falsa lapide tombale di Beatrice (a dispetto dell'iscrizione che la indica come vera), c'è -a destra- quella della sua nutrice, Monna Tessa (forse una copia dell'originale, che dovrebbe trovarsi nel chiostro delle Ossa dell'Arcispedale di S. Maria Nuova). 



Pare che qui i Portinari avessero effettivamente i loro sepolcri, come vi furono anche quelli della Venerabile Compagnia dei Quochi (con la Q!) dedicata a san Pasquale Baylon, patrono universale dei cuochi (davanti all'altare maggiore è tuttora visibile lo storico sepolcro). Appena entrati, a sinistra c'è un quadro di una pittrice inglese ottocentesca che ha immaginato il primo incontro tra Dante e Beatrice, che qui sarebbe avvenuto. Un vero mistero è la "grande pietra" (ma è piccolina) che sta sull'altare, sostitutiva del trafugato tabernacolo, dice un pannello informativo. La chiesa è ad aula unica, piuttosto esigua e pertanto è un elemento che non sfugge all'attenzione di chi entra, men che mai a noi. Su di essa qualcuno vi vede da lontano un ostensorio con l'eucaristia, mentre da vicino i profili di Gesù e san Giovanni. Non abbiamo visto nè l'uno nè gli altri. Ma non basta, perchè un altro pannello posto sopra i gradini del presbiterio rievoca un episodio di violenza nei confronti di un crocefisso che si doveva trovare nei locali annessi alla chiesa stessa. Le braccia e le gambe di quel Cristo vennero disgraziatamente spezzate. Il volto dell'Uomo allora, stando alle immagini e alle parole scritte sul pannello, cambiò espressione, diventando mostruoso. Ne prendiamo atto, credere che sia vero è un'altra cosa. Se vi capitasse di andarvi, dunque, non mancate di farci caso.

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