LA PERFETTA FAMIGLIA FASCISTA
ruolo assegnato alle donne......
...... lo stato fascista cercò di eliminare tutte quelle attività che potessero distrarre le donne dallo sposarsi presto a dall'avere tanti bambini, tra cui la scuolae l'istruzione. La signora Pesce, donna della resistenza antifascista, ci ricorda come le bambine per andare alle scuole medie dovessero pagare una tassa doppia a quella dei bambini. Quelle poche donne attive all'interno del movimento fascista costituivano quindi motivo di imbarazzo, problema da tenere sotto controllo, affinché non costituissero un modello di devianza dalla normalità della donna regina del focolare.
Furono accettate solamente le organizzazioni femminili di matrice cattolica, poiché con il Concordato del'29 la Chiesa aveva dato il suo sostegno e rafforzamento a un "modello di famiglia unita e fondata su un sistema di potere asimmetrico fra i sessi e le generazioni", modello che presupponeva una donna rassegnata, con spirito di sacrificio e umiltà, e che durò molto più a lungo dello stesso regime.......
ci sono notevoli affinità con le idee guida del FAMILY
DAY.
domenica 31 gennaio 2016
NESSUNO TOCCHI CAINO
no alla pena di morte...........................
no alla pena di morte...........................
ARABIA SAUDITA: 55 ESECUZIONI DA INIZIO ANNO
28 gennaio 2016: un uomo è stato giustiziato per omicidio
in Arabia Saudita, giunge così a 55 il numero dei detenuti messi a morte nel
Regno da inizio anno, sulla base di un conteggio tenuto dalla Afp.
In una nota, il Ministero degli Interni ha identificato
l’uomo come Owaidhah al-Saadi, di nazionalità saudita, la cui decapitazione è
avvenuta nella regione sud-occidentale di Aseer.
Era stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di un
connazionale, commesso con arma da fuoco a seguito di una lite.
Sempre secondo la Afp, lo scorso anno 153 persone sono
state giustiziate in Arabia Saudita, sopratutto per traffico di droga e
omicidio.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
LIBERIA: TRE CONDANNATI ALL’IMPICCAGIONE PER OMICIDIO
27 gennaio 2016: il Tribunale del secondo circuito
giudiziario della contea di Grand Bassa, in Liberia, ha condannato tre persone
all’impiccagione in relazione all’omicidio di Nimely Tarr, commesso ad agosto
2014 per scopo rituale. Secondo il tribunale, Samuel Targbehn, Emmanuel Juludoe
e James Reeves avrebbero asportato parti del corpo della vittima, compresi
organi interni.
I tre sono residenti nella città di Paytoe, nel distretto
1 della contea di Grand Bassa.
Erano stati incriminati per il reato di omicidio dal Gran
Jury il 2 marzo 2015 ai sensi del Titolo 26, Capitolo 14, Sezione 14.1 del
Codice Penale della Liberia.
Gli imputati avrebbero ricevuto 200 dollari da una
persona non identificata in cambio delle parti umane.
Secondo l'accusa, il 9 agosto 2014, Nimely Tarr lasciò la
sua residenza di Woe Town per Paytoe Town, dove incontrò i tre uomini, che lo
attirarono in una vicina fattoria di canna da zucchero e lo uccisero a sangue
freddo.
La sentenza dice che gli imputati hanno ammesso di aver
ricevuto 200 dollari in cambio di parti umane da usare in un rito e che saranno
impiccati nel cimitero di Upper Buchanan tra le 6 di mattina e le 18.
Lo Stato era rappresentato da Samuel K. Jacob mentre gli
imputati erano difesi da Paul P. Jarvan, che ha già annunciato di voler
presentare appello alla Corte Suprema.
EMIRATI ARABI: CONDANNATO A MORTE NONOSTANTE IL PERDONO
DEI FAMILIARI
28 gennaio 2016: una corte di appello di Ras Al Khaimah,
negli Emirati Arabi Uniti, ha condannato a morte un uomo di origine araba per l’omicidio della moglie, nonostante il
perdono ottenuto dai figli.
La corte ha confermato la condanna a morte pronunciata da
un tribunale di primo grado, secondo cui l’uomo avrebbe ucciso la moglie a
colpi di accetta, mentre i loro tre figli erano a scuola.
Lo stesso omicida avrebbe confessato alla polizia di aver
aggredito la donna, dopo un'accesa discussione a casa.
I giornali hanno riportato che mentre i tre figli hanno
offerto il proprio perdono al padre, così come i parenti più stretti della
vittima, il giudice ha invece respinto il perdono trattandosi di omicidio
premeditato.
Dopo aver commesso l’omicidio, l’uomo fuggì ad Abu Dhabi,
dove si è consegnato alla polizia.
ZAMBIA: CONSIGLIO DELLE CHIESE CONTRARIO ALLA PENA DI
MORTE
21 gennaio 2016: la direttrice esecutiva del Consiglio
delle Chiese dello Zambia (CCZ) Rev Susan Matale, in occasione di un’audizione
alla Commissione parlamentare sulla giustizia, ha detto che il consiglio delle
chiese deplora il fatto che la pena di morte sia stata mantenuta nelle leggi
successive all’indipendenza e nella Costituzione appena modificata.
Secondo la Matale non vi è alcun sostegno alla pena di
morte nelle sacre scritture, né nel vecchio né nel nuovo testamento. "La
vita umana è sacra e non può essere presa da nessuno, neppure dallo Stato. Chi
toglie la vita commette un omicidio, compreso lo Stato", ha detto.
Ha così espresso una posizione diversa da quella di
Pukuta Mwanza, direttore esecutivo della Evangelical Fellowship of Zambia (EFZ)
che, il giorno prima, sempre di fronte al Comitato parlamentare per la
giustizia aveva chiesto di non abolire la pena di morte perché è biblica.
Secondo lui, il sesto comandamento della Bibbia 'non
uccidere' non si riferisce alla pena di morte, ma all’omicidio inteso come la
cessazione volontaria della vita di un altro uomo. "E 'quindi errato
utilizzare questo riferimento biblico per opporsi pena di morte in quanto non
si riferisce alle funzioni dello Stato", ha detto.
Secondo Mwanza la pena di morte è necessaria per
proteggere la popolazione, mentre gli avversari della pena di morte sostengono
che non è un deterrente. "Quando non c'è la paura della punizione, il
crimine dilaga", ha detto don Mwanza per il quale l'applicazione della
pena di morte in Zambia è stata indebolita dalla riluttanza da parte dei
presidenti di firmare i decreti di esecuzione. "Le mancate esecuzioni
hanno indebolito la lezione che viene dalla paura della punizione", ha
concluso Mwanza. (
CONNECTICUT (USA): FIGLIA DI UNA VITTIMA CONTRARIA ALLA
PENA CAPITALE
21 gennaio 2016: Dawn Mancarella, la cui madre venne
uccisa 20 anni fa, ha ribadito la sua contrarietà alla pena di morte.
Maccarella aveva già testimoniato in Parlamento contro la pena di morte nel
2012 (in quell’anno lo stato la abolì). Nel gennaio 2015 aveva rilasciato una
testimonianza scritta in cui ribadiva la sua posizione, testimonianza che è
stata acclusa agli atti giudiziari relativi alla causa in cui si discuteva il
destino delle 11 persone presenti nel braccio della morte al momento
dell’abolizione. Il 13 agosto 2015 la Corte Suprema di stato aveva dichiarato
incostituzionale tenere nel braccio della morte i detenuti ora che non era più
in vigore la pena di morte. Quella sentenza è stata impugnata dalla pubblica
accusa, e attualmente è in fase di revisione da parte della stessa Corte
Suprema di stato.
È raro che a distanza di poco tempo una Corte Suprema
contraddica se stessa, ma siccome il voto nel 2015 era stato a stretta
maggioranza (4-3), alcuni osservatori non considerano impossibile una modifica
della sentenza. In questo contesto, la giovane Mancarella è stata intervistata
dal quotidiano “The Register Citizen”. Tra le altre cose la Mancarella ha
detto: “la pena di morte è uno spreco di energia e di denaro, che non fa
giustizia, e non porta nessun sollievo alle vittime”.
“Sono d’accordo con la sentenza del 2015 che dichiarava
la pena di morte incompatibile con gli standard attuali di moralità del
Connecticut. È deludente vedere che la Corte ha accettato di riesaminare il
caso, ma spero che riconfermino la decisione originale, e che lascino la pena
di morte definitivamente alle nostre spalle”.
“La pena di morte, a causa della lunghezza delle
procedure processuali, a alla loro ripetitività, costringe i parenti delle
vittime a rivivere più volte, nel corso degli anni, l’uccisione dei loro cari,
questo è l’opposto del concetto di giustizia, e non è in grado di restituire
serenità ai parenti delle vittime, nemmeno se il condannato viene messo a morte
in un anno, 10 anni o 20 anni. L’angoscia per la perdita dei tuoi cari non
passa mai, e le esecuzioni ordinate dallo stato non ti fanno sentire meglio
neanche un po’”.
Mancarella contesta anche l’uso dei fondi statali: “È
frustrante vedere quanti milioni di dollari costa un singolo processo capitale,
per poi sentirsi dire che invece non ci sono fondi per i progetti di assistenza
ai parenti delle vittime” e conclude: “è ora di restituire il tempo e l’energia
male utilizzata alle vittime, perché possa guarire l’anima dei loro parenti, e
rendere veramente onore al loro sacrificio”.
Una guerra è in corso........
Mi sa tanto che sia in corso una guerra per bande all'interno del Vaticano e di conseguenza all'interno dell'intera chiesa Cattolica Apostolica Romana. I vincitori di ieri oggi sono gli sconfitti e tentano con tutti i mezzi più o meno leciti di risalire la china. Ai tempi del pontificato di GIOVANNI PAOLO II i vincitori erano i membri dell' OPUS DEI che occupavano tutti i posti di potere a discapito dell'altro potentato rappresentato dai Gesuiti. Come poter dimenticare le vessazioni a cui era sottoposto il gesuita Cardinale Martini????? Con l'elezione al soglio pontificio del gesuita BERGOGLIO i rapporti di forza sono profondamente cambiati a favore della Compagnia di Gesù. Ora mi domando se la pagliacciata del FAMILY DAY, manifestazione organizzata dalla destra anti-conciliare cattolica sia stata realizzata per impedire allo stato Italiano l'approvazione di una giusta legge o per mettere in grave difficoltà il vero nemico di questa gente e cioè PAPA FRANCESCO ??? Il tempo ci darà la giusta risposta a questa domanda. Io come laico non coinvolto in questa brutta storia sarò un osservatore curioso ed attento, chi vivrà vedrà..........
Mi sa tanto che sia in corso una guerra per bande all'interno del Vaticano e di conseguenza all'interno dell'intera chiesa Cattolica Apostolica Romana. I vincitori di ieri oggi sono gli sconfitti e tentano con tutti i mezzi più o meno leciti di risalire la china. Ai tempi del pontificato di GIOVANNI PAOLO II i vincitori erano i membri dell' OPUS DEI che occupavano tutti i posti di potere a discapito dell'altro potentato rappresentato dai Gesuiti. Come poter dimenticare le vessazioni a cui era sottoposto il gesuita Cardinale Martini????? Con l'elezione al soglio pontificio del gesuita BERGOGLIO i rapporti di forza sono profondamente cambiati a favore della Compagnia di Gesù. Ora mi domando se la pagliacciata del FAMILY DAY, manifestazione organizzata dalla destra anti-conciliare cattolica sia stata realizzata per impedire allo stato Italiano l'approvazione di una giusta legge o per mettere in grave difficoltà il vero nemico di questa gente e cioè PAPA FRANCESCO ??? Il tempo ci darà la giusta risposta a questa domanda. Io come laico non coinvolto in questa brutta storia sarò un osservatore curioso ed attento, chi vivrà vedrà..........
sabato 30 gennaio 2016
Il Family Day e la “bufala” dei due milioni
Tra Circo Massimo e strade limitrofe ci stanno non più 300 mila persone
IL CALCOLO
Ecco quindi il calcolo.
73.300 mq (superficie del Circo Massimo) x 4 (persone al metro quadrato) = 293.000 (persone nel prato del Circo Massimo).
6.300 mq (superficie di via del Circo Massimo) x 1 (persona al metro quadrato)= 6.300 (persone su via del Circo Massimo).
pIl Fatto cerca parenti di Maria Elena Boschi, ma non legge il sacro blog e si dimentica di chiedere conto di Francesco Boschi, che naturalmente non ha nessuna parentela con il ministro/p
pIl Fatto cerca parenti di Maria Elena Boschi, ma non legge il sacro blog e si dimentica di chiedere conto di Francesco Boschi, che naturalmente non ha nessuna parentela con il ministro/p: Il Fatto cerca parenti di Maria Elena Boschi, ma non legge il sacro blog e si dimentica di chiedere conto di Francesco Boschi, che naturalmente non ha nessuna parentela con il ministro
Riccardo Bacchelli
Biografia
Bacchelli nacque a Bologna il 19 aprile 1891, primo di cinque fratelli. Il padre Giuseppe, amministratore cittadino di idee liberali, fu avvocato stimato, e la madre Anna Bumiller,sveva, aiutò Giosuè Carducci a imparare il tedesco.
Bacchelli frequentò il liceo classico e si iscrisse alla Facoltà di Lettere, ma per seguire i propri interessi culturali non portò a termine gli studi universitari.
Si arruolò volontario alla scoppio della prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria; fu congedato nel 1919. Trasferitosi a Milano nel 1926, si unì in matrimonio con Ada Fochessati. Dal 1941 al 1944 fece parte dell'Accademia d'Italia; era socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma, dell'Accademia della Crusca e dell'Istituto lombardo di Scienze e Lettere. Ricevette la laurea honoris causa dalle Università di Bologna e di Milano. Negli anni sessanta ha condiretto la collana Le letterature del mondo. Il 17 aprile1971 ricevette l'Archiginnasio d'oro, massimo riconoscimento del Comune di Bologna. Fu il primo italiano illustre a ricevere l'assegno vitalizio previsto dalla legge Bacchelli, dell'8 agosto 1985, che prende il nome proprio dal noto scrittore.
Bacchelli morì a Monza, nel 1985, alla veneranda età di 94 anni, e fu sepolto nel cimitero di Bologna.
Attività
Il suo primo romanzo è Il filo meraviglioso di Lodovico Clo' (1911), cui seguono i Poemi lirici (1914). Nel 1918 si dedica al teatro con Amleto, emblema della difficoltà del moderno vivere. Segue nel 1923 Lo sa il tonno, favola di genere filosofico-morale. La prima delle opere artisticamente fondamentali della produzione bacchelliana è Il diavolo al Pontelungo (1927) che rievoca idee, vicende e personaggi del mondo anarchico emiliano e italiano di fine Ottocento. Tra queste figure spicca quella epica di Bakunin, che si trova a Bologna per ispirare e patrocinare moralmente, con l'aiuto anche di Andrea Costa, i moti falliti del 1874. Il romanzo è attraversato da una sottile e garbata ironia.
Seguono La città degli amanti (1929), Una passione coniugale (1930), Oggi domani e mai (1932), Mal d'Africa (1935), Il rabdomante (1936), Iride (1937), fino a quella che è stata l'opera più vasta e che maggiore notorietà popolare ha dato a Bacchelli, il ciclo di romanzi Il mulino del Po (1938-40).
L'opera, che ha un posto di rilievo nella storia della letteratura italiana, composta di oltre duemila pagine e suddivisa in tre parti, ciascuna con singola titolazione, è frutto di un immane lavoro di ricerca nella cultura e nella storia locale e narra la saga di una famiglia ferrarese, dedita all'avventurosa professione di mugnai sulle rive ferraresi del fiume Po, sullo sfondo di uno scenario storico-sociale più che centenario che va dall'epoca napoleonica alla prima guerra mondiale.
Nella vicenda rivivono figure e fatti della storia e della tradizione locale, inquadrati peraltro con rara sensibilità e competenza, a volte anche con richiami espliciti, nel più ampio contesto della storia nazionale. A questo romanzo si ispirano uno sceneggiato televisivo prodotto dalla RAI, andato in onda nel 1963, e il film del 1949 diretto da Alberto Lattuada,Il mulino del Po.
Il 16 dicembre 1940 l'Università di Bologna gli conferisce la laurea honoris causa in Lettere.
Nel 1941 appare Gioacchino Rossini, nel 1942 Il fiore della mirabilis. La produzione continua con Il pianto del figlio di Lais (1945), di argomento biblico, Lo sguardo di Gesù(1948), Il figlio di Stalin (1953), Gli schiavi di Giulio Cesare (1955), Tre giorni di Passione (1957), Non ti chiamerò più padre (1959), narrante l'avventura di Francesco d'Assisi vista dalla parte del padre Bernardone. Seguono tra il 1967 e il 1978 altri romanzi: Il rapporto segreto, Afrodite: un romanzo d'amore, Il progresso è un razzo, Il sommergibile.
Altrettanto prolifica fu la produzione saggistica, lirica e teatrale di Bacchelli, che ne fanno uno del più fecondi letterati italiani.
Collaborò con Sandro Bolchi alla sceneggiatura de I promessi sposi, sceneggiato televisivo RAI andato in onda nel 1967, ispirato all'omonimo romanzo di Alessandro Manzoni.
Dopo aver collaborato con le riviste La Voce di Firenze (1912-1916) e La Raccolta di Bologna (1918-1919), fu tra i fondatori della rivista romana La Ronda (1919-1923). A Milano fu critico teatrale per La Fiera Letteraria e fu corrispondente di altri giornali tra cui il Corriere della Sera.
Presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio è l'archivio personale dello scrittore bolognese denominato fondo speciale Riccardo Bacchelli, comprendente documenti, fotografie, bozze, recensioni, appunti ed un ampio carteggio.
venerdì 29 gennaio 2016
Giubbe Rosse
caffè letterario firenze
Sorto in piazza Vittorio (oggi piazza della Repubblica) alla fine del 19º secolo con la demolizione del cosiddetto vecchio ghetto, a due passi da Santa Maria del Fiore, il famoso locale rappresenta non solo un luogo dove in un ininterrotto flusso i turisti si affollano per la ristorazione, ma anche quello che Silvio Guarnieri chiamava “l'Università delle Giubbe Rosse".
La storia letteraria ed artistica del novecento ha in questo Caffè uno dei suoi ritrovi principali, così dal Futurismo all’Ermetismo, dalle Neoavanguardie fino alla Multimedialità alle ‘Giubbe Rosse’ sono passate le più importanti tendenze letterarie ed artistiche, così come premi Nobel quali Montale e Quasimodo.
All'interno del locale vi è la famosa saletta dove i futuristi milanesi capeggiati da Marinetti si azzuffarono con i letterati fiorentini.
caffè letterario firenze
Sorto in piazza Vittorio (oggi piazza della Repubblica) alla fine del 19º secolo con la demolizione del cosiddetto vecchio ghetto, a due passi da Santa Maria del Fiore, il famoso locale rappresenta non solo un luogo dove in un ininterrotto flusso i turisti si affollano per la ristorazione, ma anche quello che Silvio Guarnieri chiamava “l'Università delle Giubbe Rosse".
La storia letteraria ed artistica del novecento ha in questo Caffè uno dei suoi ritrovi principali, così dal Futurismo all’Ermetismo, dalle Neoavanguardie fino alla Multimedialità alle ‘Giubbe Rosse’ sono passate le più importanti tendenze letterarie ed artistiche, così come premi Nobel quali Montale e Quasimodo.
All'interno del locale vi è la famosa saletta dove i futuristi milanesi capeggiati da Marinetti si azzuffarono con i letterati fiorentini.
FONDAZIONE SPADOLINI
nuova antologia 150 dalla fondazione
Nel suo ampio arco di vita “Nuova Antologia”, una delle più antiche riviste d’Europa, “riassume la nascita, l’evoluzione, le conquiste, il travaglio, le sconfitte e le riprese della nazione italiana, nel suo inscindibile nesso coi liberi ordinamenti” (ex art. 2 dello Statuto).
Fra gli autori delle migliaia di articoli apparsi dal 1866 al 2005 nella prestigiosa rassegna ricordiamo fra gli altri, in campo letterario Carducci, Capponi, Manzoni impegnati nel dibattito sulla lingua, Francesco De Sanctis che vi “anticipa” i capitoli della Storia della letteratura italiana, De Amicis le pagine di Cuore, Verga quelle di Don Gesualdo, D’Annunzio le Laudi, Pirandello Il fu Mattia Pascal, Palazzeschi Le sorelle Materassi, Bacchelli Il Mulino del Po. Con loro Fucini e Matilde Serao, Pascoli e Grazia Deledda, Papini e Gadda, Cecchi e Maria Bellonci, Saviane e poeti quali Chiara, Ungaretti, Saba, Montale, Luzi.
Ci sono critici letterari come Bo e Pampaloni, filosofi come Croce, Gentile e Garin, giornalisti scrittori come Prezzolini e Montanelli, economisti come Luzzati ed Einaudi, critici musicali come Panzacchi e Mila, scienziati come Fermi e Marconi, storici come Salvemini, Salvatorelli, Romeo, De Felice, giuristi come Jemolo, Calamandrei e Barile. E gli storici dell’arte e dei beni culturali, gli esperti del cinema, i protagonisti in ogni tempo del dibattito sui grandi temi sociali, economici, politici e istituzionali caratterizzanti il divenire del paese, nel contesto europeo.
“Nuova Antologia” ha oggi periodicità trimestrale, con fascicoli di quattrocento pagine. Un vero e proprio libro, come diceva oltre un secolo fa a proposito dell’”Antologia”, Giacomo Leopardi.
nuova antologia 150 dalla fondazione
“Nuova Antologia”, rassegna di “lettere, scienze ed arti”, fu fondata nel 1866 in Firenze capitale con periodicità mensile da Francesco Protonotari, professore di economia all’Università di Pisa, riprendendo la tradizione culturale, politica e civile della prima “Antologia” di Gino Capponi e Gian Pietro Vieusseux, (famiglia di origine svizzera), stampata a Firenze dal 1821 al 1833.
“Nuova Antologia” è stata diretta fra gli altri da Francesco Protonotari fino al 1897, poi da Maggiorino Ferraris nell’età giolittiana, quindi da Luigi Federzoni e Giovanni Gentile negli anni dal fascismo.
Mario Ferrara diresse la testata nel dopoguerra e a lui subentrò dalla metà degli anni cinquanta Giovanni Spadolini, che ne è stato direttore per quarant’anni, fino alla sua scomparsa, Direttore da allora è Cosimo Ceccuti, già vicedirettore con Spadolini.
Trasferita a Roma nel 1878, “Nuova Antologia” fu riportata a Firenze da Spadolini esattamente cento anni dopo presso l’editore delle origini Felice Le Monnier. Proprietaria della testata è la Fondazione Nuova Antologia che per Statuto ne assicura la continuità e l’indipendenza da qualsiasi potere politico ed economico, senza alcun fine di lucro.
“Nuova Antologia” è stata diretta fra gli altri da Francesco Protonotari fino al 1897, poi da Maggiorino Ferraris nell’età giolittiana, quindi da Luigi Federzoni e Giovanni Gentile negli anni dal fascismo.
Mario Ferrara diresse la testata nel dopoguerra e a lui subentrò dalla metà degli anni cinquanta Giovanni Spadolini, che ne è stato direttore per quarant’anni, fino alla sua scomparsa, Direttore da allora è Cosimo Ceccuti, già vicedirettore con Spadolini.
Trasferita a Roma nel 1878, “Nuova Antologia” fu riportata a Firenze da Spadolini esattamente cento anni dopo presso l’editore delle origini Felice Le Monnier. Proprietaria della testata è la Fondazione Nuova Antologia che per Statuto ne assicura la continuità e l’indipendenza da qualsiasi potere politico ed economico, senza alcun fine di lucro.
Nel suo ampio arco di vita “Nuova Antologia”, una delle più antiche riviste d’Europa, “riassume la nascita, l’evoluzione, le conquiste, il travaglio, le sconfitte e le riprese della nazione italiana, nel suo inscindibile nesso coi liberi ordinamenti” (ex art. 2 dello Statuto).
Fra gli autori delle migliaia di articoli apparsi dal 1866 al 2005 nella prestigiosa rassegna ricordiamo fra gli altri, in campo letterario Carducci, Capponi, Manzoni impegnati nel dibattito sulla lingua, Francesco De Sanctis che vi “anticipa” i capitoli della Storia della letteratura italiana, De Amicis le pagine di Cuore, Verga quelle di Don Gesualdo, D’Annunzio le Laudi, Pirandello Il fu Mattia Pascal, Palazzeschi Le sorelle Materassi, Bacchelli Il Mulino del Po. Con loro Fucini e Matilde Serao, Pascoli e Grazia Deledda, Papini e Gadda, Cecchi e Maria Bellonci, Saviane e poeti quali Chiara, Ungaretti, Saba, Montale, Luzi.
Ci sono critici letterari come Bo e Pampaloni, filosofi come Croce, Gentile e Garin, giornalisti scrittori come Prezzolini e Montanelli, economisti come Luzzati ed Einaudi, critici musicali come Panzacchi e Mila, scienziati come Fermi e Marconi, storici come Salvemini, Salvatorelli, Romeo, De Felice, giuristi come Jemolo, Calamandrei e Barile. E gli storici dell’arte e dei beni culturali, gli esperti del cinema, i protagonisti in ogni tempo del dibattito sui grandi temi sociali, economici, politici e istituzionali caratterizzanti il divenire del paese, nel contesto europeo.
“Nuova Antologia” ha oggi periodicità trimestrale, con fascicoli di quattrocento pagine. Un vero e proprio libro, come diceva oltre un secolo fa a proposito dell’”Antologia”, Giacomo Leopardi.
Assistita da un comitato di garanti (Perluigi Ciocca, Antonio Paolucci e Claudio Magris), diretta da Cosimo Ceccuti, la rivista più antica d’Europa, raccoglie saggi di attualità accanto a rivisitazioni di fonti di documenti, meritando per la qualità e l’originalità dei contributi l’attenzione delle maggiori testate quotidiane italiane.
La rivista ha conservato e rafforzato la sua linea di alto valore culturale con contributi di autorevoli studiosi ed esperti italiani e stranieri quali Giuliano Amato, Claudio Magris, Carlo Azeglio Ciampi, Gabriele De Rosa, Giuseppe Galasso, Jacques Delors, Jean Starobinski, Richard Webster, Serge Berstein, Samuel Patterson…
LUCIO FONTANA
Lucio Fontana è un artista enigmatico: ha parlato pochissimo nella sua vita ed ha prodotto moltissimo. Da validissimo scultore di lapidi in Argentina a scultore simbolista in Italia a pittore che inganna la giuria delle mostre, dando ai membri dei vetusti tromboni, sostenendo che le sue tele sono sculture, cosicchè, seppur invitato da scultore, potesse esporre delle tele, Lucio Fontana ha sempre saputo stupire.
Non poco stupore, infatti, provocò il suo gesto –immortalato da Ugo Mulas– di tagliare le tele. Molti sono stati, sono e saranno critici nei confronti di quello che è stato, probabilmente, il gesto più significativo dell’arte del ‘900: “avrei potuto farlo anch’io”; “l’è un büs, e ciao…”; “non significa niente”; “lo saprebbe fare anche un bambino”; “e lo vendono a milioni di euro..”. Eppure quel gesto racchiude in sè una quantità di significati che difficilmente riusciremo a condensare in un solo articolo.
Il taglio di Fontana è in primo luogo una ricerca di potenzialità spaziali ancora inesplorate, di luoghi dell’arte oltre e dopo la tela, su cui, in centinaia di anni di storia dell’arte, si è impresso tutto quanto si poteva, da Caravaggio a Pollock, liberandosi di quella tradizione rinascimentale che tanto metteva l’uomo al centro del mondo, quanto lo ancorava alla gestione di questo mondo, alla preoccupazione della mondanità, all’impossibilità della trascendenza. L’arte con Fontana diventa tridimensionale: quel buco apre il retro della tela, l’oltre, il di qua e di là che si integrano in un unico spazio: Fontana supera la storia dell’arte prima di lui, con un gesto fisico, tanto d’impulso quanto di chirurgica precisione, operando, insomma, quella che a diritto, qui, si può chiamare “cesura”. Il suo è un gesto di ribellione iconosclastica, di rottura della sacralità dell’immagine e della tela, di passaggio dalla complessità alla semplicità, che, come sosteneva Brancusi, è già complessa di per sè.
Il taglio di Fontana è il gesto che apre la luce al buio e il buio alla luce: ed in effetti dai suoi tagli sembra di vedere irradiarsi un buio luminoso che pervade l’atmosfera, un po’ come la Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, conservata al Museo del 900 di Milano e visibile da Piazza Duomo. Tra luce, buio e ambiente si crea un unità, un ambiente di mutuo scambio di emozioni: c’è chi suggestivamente ha parlato dei Tagli come di una metafora visuale dell’Inconscio, di quel luogo crepuscolare dove alloggiano tutte le immagini e le emozioni della nostra vita. Ancora più efficace è l’equiparazione del taglio all'”extime” di Lacan, quel “luogo in cui l’interno è l’esterno e l’esterno l’interno, l’extimità”, uno strano mix di externo e intimità, una metafora, in ultima analisi, del senso profondo della persona e del suo essere nel mondo.
I tagli sono poi “la parodia della bravura, dell’efficienza, dell’ottusa pazienza” (de Sanna): sembra che quel singolo gesto, veloce, istintivo eppure meditato, prezioso, ricco di significati, celebrato in un secondo, spazzi via gli sforzi di chi calcola con certosina pazienza il modo di fare più cose in meno tempo, senza contare, però, l’umanità, l’arte, i pensieri, le cesure, i “no”, gli altri. Fontana, al contrario, apre al nuovo, alla comunicazione, al diverso, all’opposto, apre il colore all’oscurità. Fontana apre la tela a ciò che ha sempre rifuggito, al suo terrore: il buio, con il quale essa non è più niente.
Il taglio di Fontana è poi una ferita, uno squarcio. La si può anche interpretare come metafora dell’amplesso e della penetrazione. In realtà, di quest’ultima teoria, l’unico aspetto interessante, al di là delle inutili e triviali provocazioni, è che Fontana ha lo scopo di ridare vita umana, far vivere quei monocromi assoluti che fanno da sfondo ai tagli, che non potrebbero, nella loro assolutezza, essere umani, se non dipinti in Yves Klein Blue, ma questa è un’altra storia…
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