CARAVAGGIO-IL SACRIFICIO DI ISACCO-GALLERIA DEGLI UFFIZI
FIRENZE
Il Sacrificio di Isacco è conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Secondo il biografo Giovanni Bellori, il dipinto venne commissionato dal cardinale Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII. I documenti dell'archivio Barberini raccolgono i pagamenti effettuati al pittore, iniziati il 20 maggio 1603 e terminati l'8 gennaio 1604. Il compenso per quest'opera fu di 100 scudi. Nel 1672, Giovanni Pietro Bellori, biografo di Caravaggio, descrisse il dipinto come una raffigurazione di "Abramo, il quale tiene il ferro presso la gola del figliuolo che grida e cade". Sulla base delle analogie tra il modello adolescente che posò per il Sacrificio di Isacco e quello dell'Amore Vincitore di Berlino, ma anche tra il San Giovannino dei Musei Capitolini, e l'angelo della Conversione di Saulo della collezione Odescalchi, Claudio Strinati ha suggerito che il dipinto sia stato eseguito attorno al 1601.
Il modello adolescente che posò in veste di Isacco potrebbe, forse, essere il giovane Cecco Boneri. I suoi lineamenti, simili a quelli degli adolescenti in altri dipinti di Caravaggio, hanno portato ad ipotizzare che Cecco abbia posato per altre opere di questo periodo. Nel caso del Sacrificio di Isacco, il pittore lo avrebbe ritratto non solo in veste di Isacco, ma anche - sembra - in veste di angelo, i cui lineamenti furono però modificati per evitare la presenza di due figure identiche nella tela. Secondo alcuni studiosi (fra i quali Peter Robb)[Quali?], Cecco era anche uno degli amanti di Caravaggio ma le poche prove documentali sugli amanti di Caravaggio riguardano con certezza un certo Giovanni Battista (definito la “bardassa” di Caravaggio durante le deposizioni del processo per diffamazione del 1603) e Lena, una nota prostituta “che sta in piedi a Piazza Navona”, probabilmente modella per la Madonna dei Pellegrini. Va comunque specificato che non vi è alcuna certezza assoluta né circa l'identità dei modelli, né circa l'identità o l'esistenza di aiuti che abbiano posato anche come modelli. La questione resta, dunque, ancora aperta ed è tuttora oggetto di dibattito.
Il dipinto agli Uffizi giunse al museo, nel 1917, come donazione e proveniva dalla collezione della famiglia Sciarra di Roma, e ancora prima dalla Collezione Barberini, nel cui inventario compare già nel 1608.
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