sabato 6 gennaio 2018


               nessuno    tocchi     caino                    
     NO    ALLA     PENA     DI    MORTE                                                 




1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, IL GOVERNO ITALIANO SI ATTIVI IMMEDIATAMENTE PER SALVAGUARDARE LA LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE E LA VITA DEI GIOVANI IRANIANI ARRESTATI A RISCHIO DI PENA DI MORTE 2.  NEWS FLASH: EGITTO: ALTRI CINQUE PRIGIONIERI IMPICCATI 3.  NEWS FLASH: ISRAELE: KNESSET APPROVA IN PRIMA LETTURA DDL SU PENA DI MORTE 4.  NEWS FLASH: SRI LANKA: CONDANNATO A MORTE PER 18 GRAMMI DI EROINA 5.  NEWS FLASH: ILLINOIS (USA): GABRIEL SOLACE ESONERATO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, IL GOVERNO ITALIANO SI ATTIVI IMMEDIATAMENTE PER SALVAGUARDARE LA LIBERTA’ DI MANIFESTAZIONE E LA VITA DEI GIOVANI IRANIANI ARRESTATI A RISCHIO DI PENA DI MORTE
2 gennaio 2018: Nessuno tocchi Caino si rivolge al Governo italiano perché intervenga urgentemente a tutela della libertà di manifestazione e contro la possibilità di pena di morte per molti degli arrestati, con l’accusa di “Moharebeh” (guerra contro Dio), avanzata dal capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran.

È evidente che le rassicurazioni date dal regime dei Mullah sul rispetto del diritto di manifestazione previsto dalla Costituzione iraniana si imbatte nel limite di “non violare i principi cardine dell’Islam”, il che, come sempre, lascia mano libera alla repressione.
Le almeno 548 esecuzioni compiute nel 2017 dall’Iran lo confermano primatista mondiale per numero di esecuzioni rispetto alla popolazione. Per Nessuno tocchi Caino questo è emblematico di come l’Iran costituisca una minaccia alla sicurezza mondiale perché è innanzitutto una minaccia alla sicurezza del popolo iraniano.
Le manifestazioni di piazza di questi giorni lo esprimono chiaramente e la gente reclama diritti civili ed una ripresa economica che l’attuale regime può promettere ma non può concretamente offrire perché possono anche cambiare i volti dei governanti ma la natura del sistema di potere, fondato sul principio del Velayat-e Faqih, della primazia assoluta della Guida Suprema, non può mutare. Lo dimostra il rischio di pena di morte per i manifestanti.
Finora l’Italia, l’Europa e gran parte dell’Occidente sono stati responsabili di aver mantenuto in vita questo regime rifiutandosi di porre come prioritaria la questione del rispetto dei diritti umani nei dialoghi con l’Iran.
È tempo di cambiare strategia, di impegnarsi per i diritti umani e civili, sostenendo le forze organizzate di opposizione al regime teocratico che, nel caso dell’Iran, esistono e che sono principalmente rappresentate dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

EGITTO: ALTRI CINQUE PRIGIONIERI IMPICCATI
2 gennaio 2018: Le autorità carcerarie egiziane hanno giustiziato cinque detenuti che erano stati condannati a morte, quattro di loro per una bomba che uccise cadetti militari, hanno riferito funzionari della sicurezza.
Queste cinque impiccagioni sono giunte alcuni giorni dopo l'esecuzione di 15 detenuti condannati per aver attaccato la polizia e l'esercito, la più grande esecuzione di massa in Egitto in tempi recenti.
Quattro dei cinque giustiziati erano stati condannati a morte da un tribunale militare nel 2015 per l'attentato in uno stadio a nord del Cairo che uccise tre cadetti militari. Erano stati inoltre accusati di avere legami con il movimento dei Fratelli Musulmani dell'ex presidente Mohamed Morsi, che l'esercito ha rovesciato nel 2013 a seguito delle proteste contro il suo governo.
Il quinto era stato condannato a morte per aver commesso un crimine, hanno detto le fonti senza precisare.

ISRAELE: KNESSET APPROVA IN PRIMA LETTURA DDL SU PENA DI MORTE
3 gennaio 2018: Il disegno di legge sulla pena di morte del ministro della Difesa Avigdor Liberman è stato approvato in prima lettura dalla Knesset, con una strettissima maggioranza di 52 voti favorevoli a 49 contrari.
Il disegno di legge, che Liberman sta promuovendo da mesi, permetterebbe ai tribunali militari di imporre la pena di morte ai terroristi con un voto di due giudici su tre, invece dell'attuale requisito dei voti unanimi di tutti e tre i giudici di un tribunale militare.
I ministri Naftali Bennett, Uri Ariel e Yoav Galant, così come i parlamentari del UTJ, sono stati assenti dal voto.

SRI LANKA: CONDANNATO A MORTE PER 18 GRAMMI DI EROINA
3 gennaio 2018: Un imputato riconosciuto colpevole di possesso e cessione di eroina è stato condannato a morte dall'Alta Corte di Colombo, capitale dello Sri Lanka.
L'uomo era stato arrestato dal Dipartimento Narcotici della Polizia nella zona di Rajagiriya nel 2010 e trovato in possesso di 18,2 grammi di eroina.
Pronunciando la condanna a morte, il giudice dell'Alta Corte di Colombo Gihan Kulatunga ha detto che le accuse sono state dimostrate oltre il ragionevole dubbio.

ILLINOIS (USA): GABRIEL SOLACE ESONERATO
21 dicembre 2017: Gabriel Solace, 43 anni, di origine messicana, diventa l’esonerato n° 161.
Oggi la pubblica accusa della Cook County ha ritirato le accuse di omicidio contro Gabriel Solace e Arturo Reyes.
Pur ribadendo di ritenere i due uomini colpevoli, la pubblica accusa non ha elementi sufficienti per riprocessarli.
Solace e Reyes nel 2000 erano stati condannati con l’accusa di aver ucciso, nell’aprile 1998, Jacinta Mariano Soto per sottrarre loro la figlia neonata che i due avrebbero poi consegnato alla mandante dell’omicidio, Adriana Mejia.
I due uomini, entrambi da poco immigrati dal Messico e con scarsissima conoscenza della lingua, furono arrestati quando, dopo la notizia della sparizione della bambina, portarono la neonata di due mesi ad un commissariato, dicendo di averla notata in casa della donna che affittava loro una stanza, la Mejia.
La Mejia, arrestata, indicò i due come responsabili del rapimento dei bambini e degli omicidi dei genitori. Nel 2000, in processi separati, Mejia (che ora ha 41 anni) e Reyes vennero condannati all’ergastolo senza condizionale, Solace a morte. In realtà sembra che nessuna prova fisica o biologica collegasse i due uomini agli omicidi, ma dopo tre giorni di duri interrogatori coordinati dal detective Reynaldo Guevara della polizia di Chicago, entrambi confessarono.
Al processo ritrattarono le confessioni, descrivendo le brutalità a cui erano stati sottoposti, e le difficoltà con la lingua, come ad esempio il fatto che le loro confessioni fossero state scritte in inglese da un assistente procuratore che non parlava spagnolo, e che aveva fatto affidamento interamente su quanto detto da Guevara.
Recentemente il processo era stato riaperto, ma ad ottobre davanti al giudice James Obbish l’ex detective, ora 74enne, ha risposto a molte domande con “non ricordo”, e più volte si è appellato al Quinto Emendamento, ossia al diritto costituzionale di non rispondere ad una domanda se questa può portare ad una autoincriminazione. Dopo che il giudice ha dichiarato inutilizzabili le confessioni di Solace e Reyes, oggi la pubblica accusa ha deciso di rinunciare al processo ed ha formalmente ritirato le accuse di omicidio. Il detective Guevara nel complesso è sospettato di aver “incastrato” 51 persone sospettate di omicidio, in gran parte di origine ispanica.
Solache e Reyes sono la sesta e settima persona ad essere prosciolti negli ultimi due anni dopo che è stato riconosciuto il comportamento scorretto di Guevara.
Solache viene aggiunto con il numero 161 alla Innocence List compilata dal Death Penalty Information Center, l’elenco delle persone “esonerate”, ossia prima condannate a morte e poi prosciolte completamente. I casi vengono contati dal 1973.

Quello di Solache è il 21° caso di proscioglimento in Illinois. A suo tempo Solache fu una delle 157 persone che nel 2003 ebbero la condanna a morte commutata in ergastolo senza condizionale dall’allora governatore George Ryan. Molti casi di proscioglimento di condannati a morte dell’Illinois, almeno 12, sono nati da confessioni annullate perché ottenute con metodi troppo brutali da parte della polizia di Chicago, specialmente all’epoca della cosiddetta “Burge Squad”, dal nome del detective, e poi comandante, Jon Graham Burge, che pare utilizzasse anche l’elettricità per ottenere confessioni. Sospeso nel 1991 e licenziato nel 1993, nel 2011 Burge venne condannato a 4 anni e sei mesi per due imputazioni di ostacolo alla giustizia e una di falsa testimonianza.

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