CERCHIA DI CIMABUE-TAVOLETTE CON STORIE DI GESU'-FONDAZIONE LONGHI FIRENZE
Le cinque Tavolette con storie di Gesù sono un gruppo di dipinti a tempera e oro su tavola, attribuiti alla cerchia di Cimabue o a un artista senese, databili al 1290-1300 circa e conservati in vari musei e collezioni private: nella Fondazione Longhi a Firenze, nel New Orleans Museum of Art, nel Portland Art Museum, nel monastero di Pedralbes vicino Barcellona e in una collezione privata di Milano.
Simili per dimensioni e stile, le cinque tavolette (probabilmente in origine facenti parte di un gruppo più numeroso) provengono verosimilmente da un medesimo complesso, la cui collocazione originaria è sconosciuta. Improbabile che facessero parte di una predella (tipologia che si diffuse qualche decennio dopo e con formati più allungati). si pensa che potessero essere raggruppate a formare una sorta di piccolo polittico a storie, magari con parti mobili.
Roberto Longhi fu il primo a interessarsi del complesso di tavolette (allora ne erano note quattro, a cui si aggiunse il Giudizio Universale e, per ultima, la Crocifissione), attribuendole a Cimabue, seguito da A. Venturi, W. Suida, G. Fiocco e H. Gronau. Brandi parlò invece di un artista ispirato da Cimabue, opinione condivisa anche da Samek Ludovici e da Van Marle, che parlò di scuola toscana. Garrison (confermato da Zeri) le riferì a un anonimo veneziano del XIII secolo, lo "Speaking Christ Master", a cui attribuì anche una piccola e rovinata Madonna col Bambino nella National Gallery of Ireland, oggi riferita invece al senese Maestro di Badia a Isola. Proprio alla cultura senese prima di Duccio hanno guardato gli ultimi studi su queste tavole, sebbene non esista ancora convergenza tra gli studiosi. Perking pensò alla scuola romana del Duecento, mentre Berenson, infine, più prosaicamente pensò a un'opera greco-bizantina del Trecento.
Per quanto riguarda le opere musealizzate, oggi come oggi solo la tavola alla Fondazione Longhi è riferita a Cimabue; quelle statunitensi, entrambe originariamente nella collezione Kress, sono oggi attribuite a un maestro anonimo.
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