venerdì 6 ottobre 2017



di Matteo Mainardi


Sul Biotestamento, seppur gli ostacoli da superare siano sempre più alti, la partita è ancora aperta. Da una parte la barriera dei 2.990 emendamenti presentati in Commissione Igiene e Sanità - che prima devono passare dalla Commissione Bilancio per una pre-approvazione -, dall’altra la paura dei numeri se il testo arrivasse in Aula.

La composizione di Palazzo Madama è infatti delicata: i 320 senatori eletti e nominati sono frammentati in 11 diversi gruppi politici, senza considerare che il gruppo Misto è a sua volta diviso in altri 11 sottogruppi e senza nemmeno considerare le divisioni in correnti all’interno degli stessi gruppi. Oltre a ciò, i risultati delle elezioni del 2013 non hanno consentito una solida maggioranza in quest’Aula. Qualsiasi gruppo politico è costretto a fare accordi con gli altri gruppi per poter costituire delle maggioranze che - lo abbiamo visto in tutta questa legislatura - cambiano da provvedimento a provvedimento.

Fuori dal perimetro PD e M5S, sulla carta favorevoli al testamento biologico, si sono dichiarati favorevoli:

il 52% del gruppo Misto (16 senatori su 31);
il 33% di Autonomie-PSI-MAIE (6 su 18);
il 31% di Art.1-MDP (5 su 16);
il 17% di LN-Aut (2 su 12);
il 6% di GAL (1 su 17);
il 5% di FI-PdL (2 su 44);
il 4% di AP-CpE-NCD (1 su 24).

Ciò significa che, al di là di PD e M5S, ci sono circa 33 voti favorevoli (forse 30 escludendo i 2 della Lega Nord che pure si sono dichiarati favorevoli e quello del presidente emerito Napolitano).

Il PD conta 99 senatori, il M5S 35. La maggioranza si ottiene con 160 voti (se parteciperanno al voto tutti i 320 senatori) e i possibili favorevoli oggi sono tra i 164 e i 167 parlamentari. Ad oggi non sappiamo inoltre se le opposizioni lasceranno libertà di coscienza ai propri senatori così come già avvenuto alla Camera dei Deputati. Una maggioranza troppo stretta per respingere tutti gli emendamenti e per rendere ininfluenti i voti contrari dei franchi tiratori interni a PD e M5S. Ma finché non andremo in Aula, alla prova del voto, quanto scritto sopra rimarrà solo un esercizio matematico fine a sé stesso. Se si facessero compromessi (al ribasso così come al rialzo) il testo non avrebbe il tempo di ritornare alla Camera per una terza approvazione.

Riassumendo, ogni sforzo per cercare accordi mina la possibilità di approvare una legge sul Biotestamento. La prova dell’Aula, seppur rischiosa, rimane l’unica strada percorribile.



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