di Matteo
Mainardi
Sul
Biotestamento, seppur gli ostacoli da superare siano sempre più alti,
la partita è ancora aperta. Da una parte la barriera dei 2.990 emendamenti
presentati in Commissione Igiene e Sanità - che prima devono passare
dalla Commissione Bilancio per una pre-approvazione -, dall’altra la
paura dei numeri se il testo arrivasse in Aula.
La
composizione di Palazzo Madama è infatti delicata: i 320 senatori eletti e
nominati sono frammentati in 11 diversi gruppi politici,
senza considerare che il gruppo Misto è a sua volta diviso in altri
11 sottogruppi e senza nemmeno considerare le divisioni in correnti
all’interno degli stessi gruppi. Oltre a ciò, i risultati delle
elezioni del 2013 non hanno consentito una solida maggioranza in
quest’Aula. Qualsiasi gruppo politico è costretto a fare accordi con
gli altri gruppi per poter costituire delle maggioranze che - lo
abbiamo visto in tutta questa legislatura - cambiano da provvedimento
a provvedimento.
Fuori
dal perimetro PD e M5S, sulla carta favorevoli al testamento
biologico, si
sono dichiarati favorevoli:
il
52% del gruppo Misto (16 senatori su 31);
il 33% di
Autonomie-PSI-MAIE (6 su 18);
il 31% di
Art.1-MDP (5 su 16);
il 17% di
LN-Aut (2 su 12);
il 6% di GAL
(1 su 17);
il 5% di
FI-PdL (2 su 44);
il 4% di
AP-CpE-NCD (1 su 24).
Ciò significa
che, al di là
di PD e M5S, ci sono circa 33 voti favorevoli (forse
30 escludendo i 2 della Lega Nord che pure si sono dichiarati
favorevoli e quello del presidente emerito Napolitano).
Il
PD conta 99 senatori, il M5S 35. La maggioranza si ottiene con 160 voti
(se parteciperanno al voto tutti i 320 senatori) e i possibili favorevoli oggi
sono tra i 164 e i 167 parlamentari. Ad oggi non
sappiamo inoltre se le opposizioni lasceranno libertà di coscienza ai
propri senatori così come già avvenuto alla Camera dei Deputati. Una
maggioranza troppo stretta per respingere tutti gli emendamenti e per
rendere ininfluenti i voti contrari dei franchi tiratori interni a PD
e M5S. Ma finché non andremo in Aula, alla prova del voto, quanto
scritto sopra rimarrà solo un esercizio matematico fine a sé stesso.
Se si facessero compromessi (al ribasso così come al rialzo) il testo
non avrebbe il tempo di ritornare alla Camera per una terza
approvazione.
Riassumendo,
ogni sforzo
per cercare accordi mina la possibilità di approvare una legge sul
Biotestamento. La prova dell’Aula, seppur rischiosa,
rimane l’unica strada percorribile.
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