IPAZIA DI ALESSANDRIA
storia dell'intolleranza religiosa e delle persecuzioni
perpetrate dai cristiani contro i pagani
Ipazia (370-415) visse al tempo dell'imperatore d'Oriente Arcadio (377-408) e di suo figlio Teodosio II (401-450).
Secondo il Suda, enciclopedia bizantina del X secolo, era figlia di Teone, geometra e filosofo, ultimo direttore del Museo di Alessandria.
Ipazia fu nota per il suo sapere nel campo della matematica, dell'astronomia e della filosofia platonica.
Fu a capo della scuola neoplatonica di Alessandria.
Tra i suoi allievi ebbe Synesius di Cirene che intorno al 410 divenne vescovo cristiano di Tolemaide (odierna Tolmeita, o Tulmaythah in Libia).
Ipazia era pagana.
Opere di Ipazia
Tra le opere di Ipazia si annoverano:
Un Commentario sull'Arithmetica di Diofanto di Alessandria
Un Commentario sulle Coniche di Apollonio di Perga
Inoltre Ipazia provvide a curare l'edizione di un'opera di suo padre: il Commentario sull'Almagesto di Tolomeo.
L'ambiente di Alessandria
Con il terzo editto del 391 dell'imperatore Teodosio la persecuzione anti-pagana s'intensificò e molti cristiani si sentirono autorizzati ad iniziare la distruzione degli edifici pagani.
Ad Alessandria il vescovo Teofilo avviò una sistematica campagna di distruzione dei templi.
Il tempio di Serapide, divinità greco-egizia che riuniva in sè Zeus ed Osiride, venne assediato dai cristiani. Il vescovo Teofilo ed il prefetto Evagrio, insieme con gli uomini della guarnigione militare, iniziarono l'opera di demolizione. Il vescovo Teofilo volle dare il buon esempio dando il primo colpo contro la colossale statua del dio Serapide.
Durante l'operazione di repressione religiosa la famosa biblioteca di Alessandria fu incendiata dai cristiani.
Nel 412 Cirillo prese il posto dello zio, il vescovo Teofilo, e divenne patriarca di Alessandria.
Il prefetto di Alessandria Oreste ebbe dei contrasti con Cirillo e fu amico di Ipazia.
Il martirio di Ipazia
Nella primavera del 415 una banda di monaci cristiani catturò Ipazia per strada, la colpì e trascinò il suo corpo fino in una chiesa dove la sua carne venne fatta a pezzi con tegole acute e i suoi resti bruciati.
Alcuni dicono che il vescovo Cirillo fu responsabile di questo atto oltraggioso.
Imperatore era il minorenne Teodosio II, reggente era sua sorella Pulcheria.
Cirillo (375-444) venne fatto santo e nel 1882 fu dichiarato dottore della chiesa cattolica.
La fuga da Alessandria
Dopo l'assassinio di Ipazia i suoi allievi abbandonarono la città. Alessandria perse definitivamente il suo ruolo di centro culturale.
Versione sulla morte di Ipazia
Socrate Scolastico (380-450), di religione cristiana, di professione avvocato, scrisse la Historia Ecclesiastica in sette libri.
"Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.
Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.
Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.
Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.
Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.
Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell'episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Teodosio".
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