NESSUNO TOCCHI CAINO
sosteniamo la battaglia per abolire la pena di morte.....
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : PENA DI MORTE: VOTO ONU PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO
L’ABOLIZIONE 2. NEWS FLASH: PAKISTAN:
DUE TERRORISTI GIUSTIZIATI DOPO LA FINE DELLA MORATORIA 3. NEWS FLASH: USA: CONTINUANO A SCENDERE
ESECUZIONI E NUOVE CONDANNE A MORTE 4.
NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: PAKISTANO GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI EROINA
5. NEWS FLASH: ONU: RICHIESTA DI
CONGELARE FINANZIAMENTI ALL’ANTI-DROGA IRANIANA 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
PENA DI MORTE: VOTO ONU PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO
VERSO L’ABOLIZIONE
18 dicembre 2014: l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all’uso della pena di morte con il
passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una
moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. E’ stato il
quinto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007.
La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero
record di 117 voti a favore (6 in più rispetto alla Risoluzione del 2012) e il
più basso dei voti contrari (38, TRE in meno rispetto al 2012), mentre gli
astenuti (34, come nel 2012) e assenti al momento del voto (4, tre in meno
rispetto al 2012) sono stati complessivamente 38.
Degni di nota sono stati la cosponsorizzazione, per la
prima volta, della Sierra Leone e, in particolare il voto per la prima volta a
favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e
del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21
novembre.
Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore
anche Eritrea, Figi, Guinea Equatoriale e Suriname.
Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il
passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar, Tonga e
Uganda.
La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella
parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni
rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, il numero delle
condanne a morte e delle esecuzioni, il numero dei detenuti nel braccio della
morte e delle sentenze capitali rovesciate o commutate in appello o per le
quali è intervenuta un’amnistia o concessa la grazia). L’Assemblea Generale ha
ribadito di limitare progressivamente l’uso della pena di morte e non imporla
per reati commessi da persone minori di 18 anni, donne incinte e – ha aggiunto
quest’anno – nei confronti di disabili mentali.
Per la prima volta, gli Stati sono stati invitati ad
assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti
in processi in cui rischiano la pena di morte.
“Il nuovo voto al Palazzo di Vetro, il quinto in sette
anni dell’Assemblea Generale ONU, a favore della moratoria registra
l’evoluzione positiva in atto nel mondo verso la fine dello Stato-Caino e il
superamento del fasullo e arcaico principio dell’occhio per occhio. E’ stato
determinato dalla scelta dialogica e creativa di Nessuno tocchi Caino e del
Partito Radicale di proporre – sin dall’inizio e da soli – la moratoria delle
esecuzioni come passaggio chiave per giungere all’abolizione,” ha dichiarato
Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino.
L’Associazione ha seguito in diretta con le Nazioni Unite
dal salone del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 76, il voto sulla
Risoluzione, la quinta dal 2007, e lo ha commentato anche con collegamenti
telefonici con chi è stato protagonista di questa battaglia.
Il primo commento è stato quello di Paolo Gentiloni, il
Ministro degli Esteri italiano, per il quale "il risultato raggiunto all'Assemblea
Generale dell'ONU corona l'impegno dell'Italia e dei partner
internazionali" mentre "il numero di voti a favore della moratoria
universale della pena di morte ... è motivo di orgoglio per l'Italia". Per
il titolare della Farnesina, "a questo successo hanno contribuito in
maniera determinante la diplomazia e la società civile italiane" e ha
ricordato la costituzione di una task force lo scorso mese di luglio oltre allo
storico impegno su questa battaglia di Emma Bonino.
Emma Bonino ha salutato il cambio di voto, in parte
inaspettato, di alcuni Paesi come la Guinea Equatoriale, che per la prima volta
ha votato a favore e la Birmania che invece è passata dal voto contrario
all'astensione marcando un'apertura importante del continente asiatico, finora
impenetrabile a questa battaglia fatte salve alcune eccezioni come la Mongolia.
Per Emma Bonino comunque la democrazia e la battaglia per
l'abolizione della pena di morte sono, anche rispetto al voto dell'UNGA, non un
evento ma un processo che bisogna mantenere vivo.
E' poi intervenuto l'ex Ministro degli Esteri,
Ambasciatore Giulio Maria Terzi, per il quale è giunto il momento per
l'introduzione di un inviato speciale del Segretario Generale dell'ONU sul tema
della pena di morte. Per l'Ambasciatore Terzi questa battaglia da grande
dignità al nostro Paese e ci rende orgogliosi di essere italiani, capaci di
affermare i nostri valori nel mondo.
Il Direttore generale degli affari politici del Ministero
degli Esteri del Benin, Eric Saizonou, che si trovava a New York per seguire il
dibattito in plenaria, ha ricordato come, dopo la conferenza ospitata a Cotonou
ed il Premio abolizionista dell'Anno al Presidente Boni Yayi, al Benin è stato
assegnato il ruolo di coordinatore dei Paesi africani e ha ribadito la volontà
del suo Paese di continuare a lottare per l'abolizione della pena di morte.
Infine, il Ministro della Giustizia del Niger, Amadou
Marou, in un continuo scambio di battute con Marco Pannella, ha ribadito
l'impegno del Niger a voler, dopo il voto a favore della Risoluzione,
conseguire l'abolizione interna. Amabou Marou ha infine affermato di voler
continuare a seguire le battaglie del Partito Radicale per il rafforzamento
dello stato di diritto, a partire dall'affermazione di un nuovo diritto umano, quello
alla conoscenza.
Puoi riascoltare l’evento usando il link riportato sotto.
Per saperne di piu' : http://www.radioradicale.it/scheda/429280
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
PAKISTAN: DUE TERRORISTI GIUSTIZIATI DOPO LA FINE DELLA
MORATORIA
19 dicembre 2014: due terroristi sono stati impiccati in
Pakistan due giorni dopo che il Governo di Nawaz Sharif ha revocato la
moratoria sulla pena di morte in casi di terrorismo, a seguito del massacro
perpetrato dai talebani in una scuola a conduzione militare a Peshawar, in cui
sono state uccise 148 persone, la maggior parte bambini.
Aqeel alias Dottor Usman, un ex militare, era stato
condannato a morte dopo essere stato giudicato colpevole di coinvolgimento
nell'attacco al Comando Generale dell'Esercito a Rawalpindi nel 2009. Era stato
anche condannato per l'attentato alla squadra di cricket dello Sri Lanka nello
stesso anno. Arshad Mehmood, noto anche come Mehrban, era stato condannato per
un tentativo di assassinio dell'ex capo dell'esercito e Presidente Pervez
Musharraf nel 2003.
"Sì, i due militanti Aqeel alias Dottor Usman e
Arshad Mehmood sono stati impiccati nel carcere di Faisalabad”, ha detto alla
AFP Shuja Khanzada, Ministro dell’Interno della Provincia del Punjab, dove le
esecuzioni hanno avuto luogo.
Altre quattro esecuzioni sono state programmate per il 20
dicembre nel carcere di Kot Lakhpat a Lahore.
Il 18 dicembre, il capo dell’esercito pachistano Raheel
Sharif aveva firmato gli ordini di esecuzione per sei terroristi condannati a
morte da un tribunale militare.
Il Pakistan ha imposto una moratoria de facto sulle
esecuzioni civili nel 2008. Da allora, solo una persona è stata giustiziata, un
soldato condannato da una corte marziale e impiccato nel novembre 2012. (Fonti:
ndtv.com, 19/12/2014) Per saperne di piu' :
USA: CONTINUANO A SCENDERE ESECUZIONI E NUOVE CONDANNE A
MORTE
18 dicembre 2014: le esecuzioni e le nuove condanne a
morte sono scese ai loro numeri più bassi degli ultimi decenni nel 2014, ha
rilevato il nuovo rapporto del Death Penalty Information Center.
Nel 2014 sono stati giustiziati 35 detenuti e 71 sono
stati finora condannati a morte.
L'ultima volta che un minor numero di detenuti é stato
messo a morte è stato nel 1994, quando ci sono state 31 esecuzioni a livello
nazionale. Il numero di nuove condanne capitali è il più basso in 40 anni.
Da quando sono riprese le esecuzioni nel 1977, dopo una
battuta d'arresto imposta dalla Corte Suprema, il numero di esecuzioni è
schizzato a 98 nel 1999. Nello stesso anno, 277 detenuti sono stati condannati
a morte.
I problemi relativi alle esecuzioni mal riuscite in
Arizona, Ohio e Oklahoma e ai farmaci utilizzati per l’iniezione letale hanno
contribuito ai ritardi nell'esecuzione di condanne a morte e all’impatto
negativo sull’opinione pubblica, ha detto Richard Dieter, direttore esecutivo
del Centro.
Il proscioglimento di persone ingiustamente condannate,
la disponibilità dell’ergastolo senza condizionale e il costo della pena
capitale sono altri fattori che hanno determinato il declino di condanne ed
esecuzioni, secondo Dieter.
Tre Stati da soli – Texas, Missouri e Florida – hanno
effettuato 28 esecuzioni, l’80 per cento del totale nazionale. Gli unici altri
Stati che hanno compiuto esecuzioni quest'anno sono stati Arizona, Georgia,
Ohio e Oklahoma.
I tre Stati più popolosi – California, Florida e Texas –
hanno imposto la pena di morte più frequentemente quest'anno. Ma il Texas, che
aveva condannato a morte 48 detenuti nel 1999, ha aggiunto solo 10 persone nel
braccio della morte quest'anno, mentre la Florida ne ha condannati 11
quest'anno.
Ci sono state 14 nuove condanne a morte in California,
che ha di gran lunga la più grande popolazione del braccio della morte, 745
detenuti. Ma la California non ha giustiziato nessuno dal 2006 e ha avuto solo
13 esecuzioni dopo la reintroduzione della pena di morte 35 anni fa. Un giudice
federale ha fermato la pena di morte dello Stato nel mese di luglio, anche per
la lunga attesa prima dell’esecuzione e per l’arbitrarietà con cui viene
applicata. In California, 69 persone sono state condannate a morte più di 30
anni fa. (Fonti: AP, 18/12/2014) Per saperne di piu' : http://www.deathpenaltyinfo.org/
ARABIA SAUDITA: PAKISTANO GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI
EROINA
17 dicembre 2014: un cittadino pakistano è stato
decapitato in Arabia Saudita per traffico di eroina, ha reso noto il Ministero
degli Interni di Riad.
Mohammad Gafour Hashim Khan era stato riconosciuto
colpevole di aver introdotto nel Paese una “ingente quantità” di droga, è
scritto nel comunicato del Ministero degli Interni, diffuso dall’agenzia
ufficiale Saudi Press Agency.
La decapitazione del trafficante pakistano ha avuto luogo
nella Provincia Orientale saudita.
Quest’ultima esecuzione porta ad 83 il numero delle
persone messe a morte finora nel Regno dall’inizio dell’anno, inclusi 11
pakistani a partire dal mese di ottobre, in base al conteggio tenuto
dall’agenzia AFP.
(Fonti: Agence France-Presse, December 18, 2014) Per
saperne di piu' :
ONU: RICHIESTA DI CONGELARE FINANZIAMENTI ALL’ANTI-DROGA
IRANIANA
18 dicembre 2014: L'agenzia delle Nazioni Unite
incaricata della lotta contro il traffico illecito di droga dovrebbe ritirare
il suo sostegno alle operazioni antidroga della polizia in Iran fino alla
abolizione nel Paese della pena di morte per reati di droga, hanno detto 6
gruppi per i diritti umani in una lettera pubblicata oggi. I gruppi hanno
espresso la richiesta dopo che la magistratura iraniana ha impiccato 18
presunti trafficanti di droga in 24 ore, il 3 dicembre 2014, portando ad almeno
318 il numero di esecuzioni per reati di droga effettuate nella Repubblica
Islamica da inizio 2014.
Reprieve, Human Rights Watch, Iran Human Rights, la
Coalizione mondiale contro la pena di morte, Harm Reduction International e la
Fondazione Boroumand Abdorrahman hanno sostenuto che l'Ufficio delle Nazioni
Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) dovrebbe seguire il proprio
orientamento sui diritti umani e imporre "un temporaneo congelamento o il
ritiro del sostegno" se "a seguito di richieste di garanzie e di
intervento politico di alto livello, le esecuzioni per reati legati alla droga
continuassero."
Le 6 organizzazioni hanno avvertito l'UNODC del
"crescente divario tra la retorica dell’Iran e la realtà del suo sistema
di giustizia" e hanno descritto la decisione dell'agenzia di continuare il
finanziamento dell’azione antidroga nel Paese come "inefficace se non
controproducente."
"Dal momento che l’Iran giustizia presunti criminali
per reati legati alla droga in numero sempre maggiore, è incredibile che l'ONU
ritenga opportuno continuare a finanziare operazioni antidroga iraniane",
ha detto il direttore di Reprieve, Maya Foa.
"Quante altre impiccagioni ci vorranno affinché
l'ONU apra gli occhi sulle conseguenze letali del suo approccio attuale, e
condizionare il suo sostegno alla fine della pena di morte per reati di
droga?"
Gli archivi dell'agenzia Onu indicano che la stessa ha
dato più di 15 milioni di dollari per "il sostegno delle operazioni di
controllo" della polizia anti-droga iraniana, il finanziamento della
formazione specialistica, l'intelligence, camion, body scanner, occhiali per la
visione notturna, unità cinofile per la rilevazione di droga, basi ed uffici di
sorveglianza delle frontiere, hanno detto i gruppi. Progetti UNODC in Iran
hanno riportato indicatori di performance come "un aumento dei sequestri
di droga e una migliore capacità di intercettare trafficanti" e un
“aumento di condanne legate alla droga."
Il Regno Unito, l'Irlanda e la Danimarca hanno tutti
scelto di ritirare il loro sostegno dalle operazioni antidroga iraniane
amministrate dalla UNODC a causa delle preoccupazioni che questo finanziamento
stesse consentendo l'esecuzione di presunti trafficanti di droga. Quando ha
annunciato la sua decisione in tal senso, la Danimarca ha pubblicamente
riconosciuto che le donazioni stavano portando ad esecuzioni capitali.
I gruppi nel maggio 2014 avevano scritto una lettera al
Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon sulla questione dei
finanziamenti antidroga dell’UNODC ad Iran e Vietnam.
Nella loro lettera, i gruppi hanno espresso la
preoccupazione che il perdurante sostegno dell’UNODC alle operazioni antidroga
iraniane stesse "attribuendo legittimità" alle esecuzioni per reati
di droga. In una risposta dell’agosto 2014, il Direttore Esecutivo dell'UNODC,
Yury Fedotov, ha risposto che la sua agenzia ha cercato di ottenere progressi
attraverso "l'impegno e il dialogo", e che è stato "gratificato"
dagli "sviluppi potenzialmente favorevoli riguardanti l'applicazione della
pena di morte per gli autori di reati di droga in Iran." (Fonti: Human
Rights Watch, 17/12/2014) Per saperne di piu' : http://www.payvand.com/news/14/dec/1100.html
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