sabato 20 dicembre 2014


NESSUNO TOCCHI CAINO
sosteniamo la battaglia per abolire la pena di morte.....


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : PENA DI MORTE: VOTO ONU PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO L’ABOLIZIONE 2.  NEWS FLASH: PAKISTAN: DUE TERRORISTI GIUSTIZIATI DOPO LA FINE DELLA MORATORIA 3.  NEWS FLASH: USA: CONTINUANO A SCENDERE ESECUZIONI E NUOVE CONDANNE A MORTE 4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: PAKISTANO GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI EROINA 5.  NEWS FLASH: ONU: RICHIESTA DI CONGELARE FINANZIAMENTI ALL’ANTI-DROGA IRANIANA 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


PENA DI MORTE: VOTO ONU PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO L’ABOLIZIONE
18 dicembre 2014: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all’uso della pena di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. E’ stato il quinto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007.

La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero record di 117 voti a favore (6 in più rispetto alla Risoluzione del 2012) e il più basso dei voti contrari (38, TRE in meno rispetto al 2012), mentre gli astenuti (34, come nel 2012) e assenti al momento del voto (4, tre in meno rispetto al 2012) sono stati complessivamente 38.
Degni di nota sono stati la cosponsorizzazione, per la prima volta, della Sierra Leone e, in particolare il voto per la prima volta a favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21 novembre.
Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore anche Eritrea, Figi, Guinea Equatoriale e Suriname.
Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar, Tonga e Uganda.
La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, il numero delle condanne a morte e delle esecuzioni, il numero dei detenuti nel braccio della morte e delle sentenze capitali rovesciate o commutate in appello o per le quali è intervenuta un’amnistia o concessa la grazia). L’Assemblea Generale ha ribadito di limitare progressivamente l’uso della pena di morte e non imporla per reati commessi da persone minori di 18 anni, donne incinte e – ha aggiunto quest’anno – nei confronti di disabili mentali.
Per la prima volta, gli Stati sono stati invitati ad assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti in processi in cui rischiano la pena di morte.
“Il nuovo voto al Palazzo di Vetro, il quinto in sette anni dell’Assemblea Generale ONU, a favore della moratoria registra l’evoluzione positiva in atto nel mondo verso la fine dello Stato-Caino e il superamento del fasullo e arcaico principio dell’occhio per occhio. E’ stato determinato dalla scelta dialogica e creativa di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale di proporre – sin dall’inizio e da soli – la moratoria delle esecuzioni come passaggio chiave per giungere all’abolizione,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino.
L’Associazione ha seguito in diretta con le Nazioni Unite dal salone del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 76, il voto sulla Risoluzione, la quinta dal 2007, e lo ha commentato anche con collegamenti telefonici con chi è stato protagonista di questa battaglia.
Il primo commento è stato quello di Paolo Gentiloni, il Ministro degli Esteri italiano, per il quale "il risultato raggiunto all'Assemblea Generale dell'ONU corona l'impegno dell'Italia e dei partner internazionali" mentre "il numero di voti a favore della moratoria universale della pena di morte ... è motivo di orgoglio per l'Italia". Per il titolare della Farnesina, "a questo successo hanno contribuito in maniera determinante la diplomazia e la società civile italiane" e ha ricordato la costituzione di una task force lo scorso mese di luglio oltre allo storico impegno su questa battaglia di Emma Bonino.
Emma Bonino ha salutato il cambio di voto, in parte inaspettato, di alcuni Paesi come la Guinea Equatoriale, che per la prima volta ha votato a favore e la Birmania che invece è passata dal voto contrario all'astensione marcando un'apertura importante del continente asiatico, finora impenetrabile a questa battaglia fatte salve alcune eccezioni come la Mongolia.
Per Emma Bonino comunque la democrazia e la battaglia per l'abolizione della pena di morte sono, anche rispetto al voto dell'UNGA, non un evento ma un processo che bisogna mantenere vivo.
E' poi intervenuto l'ex Ministro degli Esteri, Ambasciatore Giulio Maria Terzi, per il quale è giunto il momento per l'introduzione di un inviato speciale del Segretario Generale dell'ONU sul tema della pena di morte. Per l'Ambasciatore Terzi questa battaglia da grande dignità al nostro Paese e ci rende orgogliosi di essere italiani, capaci di affermare i nostri valori nel mondo.
Il Direttore generale degli affari politici del Ministero degli Esteri del Benin, Eric Saizonou, che si trovava a New York per seguire il dibattito in plenaria, ha ricordato come, dopo la conferenza ospitata a Cotonou ed il Premio abolizionista dell'Anno al Presidente Boni Yayi, al Benin è stato assegnato il ruolo di coordinatore dei Paesi africani e ha ribadito la volontà del suo Paese di continuare a lottare per l'abolizione della pena di morte.
Infine, il Ministro della Giustizia del Niger, Amadou Marou, in un continuo scambio di battute con Marco Pannella, ha ribadito l'impegno del Niger a voler, dopo il voto a favore della Risoluzione, conseguire l'abolizione interna. Amabou Marou ha infine affermato di voler continuare a seguire le battaglie del Partito Radicale per il rafforzamento dello stato di diritto, a partire dall'affermazione di un nuovo diritto umano, quello alla conoscenza.
Puoi riascoltare l’evento usando il link riportato sotto.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

PAKISTAN: DUE TERRORISTI GIUSTIZIATI DOPO LA FINE DELLA MORATORIA
19 dicembre 2014: due terroristi sono stati impiccati in Pakistan due giorni dopo che il Governo di Nawaz Sharif ha revocato la moratoria sulla pena di morte in casi di terrorismo, a seguito del massacro perpetrato dai talebani in una scuola a conduzione militare a Peshawar, in cui sono state uccise 148 persone, la maggior parte bambini.
Aqeel alias Dottor Usman, un ex militare, era stato condannato a morte dopo essere stato giudicato colpevole di coinvolgimento nell'attacco al Comando Generale dell'Esercito a Rawalpindi nel 2009. Era stato anche condannato per l'attentato alla squadra di cricket dello Sri Lanka nello stesso anno. Arshad Mehmood, noto anche come Mehrban, era stato condannato per un tentativo di assassinio dell'ex capo dell'esercito e Presidente Pervez Musharraf nel 2003.
"Sì, i due militanti Aqeel alias Dottor Usman e Arshad Mehmood sono stati impiccati nel carcere di Faisalabad”, ha detto alla AFP Shuja Khanzada, Ministro dell’Interno della Provincia del Punjab, dove le esecuzioni hanno avuto luogo.
Altre quattro esecuzioni sono state programmate per il 20 dicembre nel carcere di Kot Lakhpat a Lahore.
Il 18 dicembre, il capo dell’esercito pachistano Raheel Sharif aveva firmato gli ordini di esecuzione per sei terroristi condannati a morte da un tribunale militare.
Il Pakistan ha imposto una moratoria de facto sulle esecuzioni civili nel 2008. Da allora, solo una persona è stata giustiziata, un soldato condannato da una corte marziale e impiccato nel novembre 2012. (Fonti: ndtv.com, 19/12/2014) Per saperne di piu' :

USA: CONTINUANO A SCENDERE ESECUZIONI E NUOVE CONDANNE A MORTE
18 dicembre 2014: le esecuzioni e le nuove condanne a morte sono scese ai loro numeri più bassi degli ultimi decenni nel 2014, ha rilevato il nuovo rapporto del Death Penalty Information Center.
Nel 2014 sono stati giustiziati 35 detenuti e 71 sono stati finora condannati a morte.
L'ultima volta che un minor numero di detenuti é stato messo a morte è stato nel 1994, quando ci sono state 31 esecuzioni a livello nazionale. Il numero di nuove condanne capitali è il più basso in 40 anni.
Da quando sono riprese le esecuzioni nel 1977, dopo una battuta d'arresto imposta dalla Corte Suprema, il numero di esecuzioni è schizzato a 98 nel 1999. Nello stesso anno, 277 detenuti sono stati condannati a morte.
I problemi relativi alle esecuzioni mal riuscite in Arizona, Ohio e Oklahoma e ai farmaci utilizzati per l’iniezione letale hanno contribuito ai ritardi nell'esecuzione di condanne a morte e all’impatto negativo sull’opinione pubblica, ha detto Richard Dieter, direttore esecutivo del Centro.
Il proscioglimento di persone ingiustamente condannate, la disponibilità dell’ergastolo senza condizionale e il costo della pena capitale sono altri fattori che hanno determinato il declino di condanne ed esecuzioni, secondo Dieter.
Tre Stati da soli – Texas, Missouri e Florida – hanno effettuato 28 esecuzioni, l’80 per cento del totale nazionale. Gli unici altri Stati che hanno compiuto esecuzioni quest'anno sono stati Arizona, Georgia, Ohio e Oklahoma.
I tre Stati più popolosi – California, Florida e Texas – hanno imposto la pena di morte più frequentemente quest'anno. Ma il Texas, che aveva condannato a morte 48 detenuti nel 1999, ha aggiunto solo 10 persone nel braccio della morte quest'anno, mentre la Florida ne ha condannati 11 quest'anno.
Ci sono state 14 nuove condanne a morte in California, che ha di gran lunga la più grande popolazione del braccio della morte, 745 detenuti. Ma la California non ha giustiziato nessuno dal 2006 e ha avuto solo 13 esecuzioni dopo la reintroduzione della pena di morte 35 anni fa. Un giudice federale ha fermato la pena di morte dello Stato nel mese di luglio, anche per la lunga attesa prima dell’esecuzione e per l’arbitrarietà con cui viene applicata. In California, 69 persone sono state condannate a morte più di 30 anni fa. (Fonti: AP, 18/12/2014) Per saperne di piu' : http://www.deathpenaltyinfo.org/

ARABIA SAUDITA: PAKISTANO GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI EROINA
17 dicembre 2014: un cittadino pakistano è stato decapitato in Arabia Saudita per traffico di eroina, ha reso noto il Ministero degli Interni di Riad.
Mohammad Gafour Hashim Khan era stato riconosciuto colpevole di aver introdotto nel Paese una “ingente quantità” di droga, è scritto nel comunicato del Ministero degli Interni, diffuso dall’agenzia ufficiale Saudi Press Agency.
La decapitazione del trafficante pakistano ha avuto luogo nella Provincia Orientale saudita.
Quest’ultima esecuzione porta ad 83 il numero delle persone messe a morte finora nel Regno dall’inizio dell’anno, inclusi 11 pakistani a partire dal mese di ottobre, in base al conteggio tenuto dall’agenzia AFP.
(Fonti: Agence France-Presse, December 18, 2014) Per saperne di piu' :

ONU: RICHIESTA DI CONGELARE FINANZIAMENTI ALL’ANTI-DROGA IRANIANA
18 dicembre 2014: L'agenzia delle Nazioni Unite incaricata della lotta contro il traffico illecito di droga dovrebbe ritirare il suo sostegno alle operazioni antidroga della polizia in Iran fino alla abolizione nel Paese della pena di morte per reati di droga, hanno detto 6 gruppi per i diritti umani in una lettera pubblicata oggi. I gruppi hanno espresso la richiesta dopo che la magistratura iraniana ha impiccato 18 presunti trafficanti di droga in 24 ore, il 3 dicembre 2014, portando ad almeno 318 il numero di esecuzioni per reati di droga effettuate nella Repubblica Islamica da inizio 2014.
Reprieve, Human Rights Watch, Iran Human Rights, la Coalizione mondiale contro la pena di morte, Harm Reduction International e la Fondazione Boroumand Abdorrahman hanno sostenuto che l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) dovrebbe seguire il proprio orientamento sui diritti umani e imporre "un temporaneo congelamento o il ritiro del sostegno" se "a seguito di richieste di garanzie e di intervento politico di alto livello, le esecuzioni per reati legati alla droga continuassero."
Le 6 organizzazioni hanno avvertito l'UNODC del "crescente divario tra la retorica dell’Iran e la realtà del suo sistema di giustizia" e hanno descritto la decisione dell'agenzia di continuare il finanziamento dell’azione antidroga nel Paese come "inefficace se non controproducente."
"Dal momento che l’Iran giustizia presunti criminali per reati legati alla droga in numero sempre maggiore, è incredibile che l'ONU ritenga opportuno continuare a finanziare operazioni antidroga iraniane", ha detto il direttore di Reprieve, Maya Foa.
"Quante altre impiccagioni ci vorranno affinché l'ONU apra gli occhi sulle conseguenze letali del suo approccio attuale, e condizionare il suo sostegno alla fine della pena di morte per reati di droga?"
Gli archivi dell'agenzia Onu indicano che la stessa ha dato più di 15 milioni di dollari per "il sostegno delle operazioni di controllo" della polizia anti-droga iraniana, il finanziamento della formazione specialistica, l'intelligence, camion, body scanner, occhiali per la visione notturna, unità cinofile per la rilevazione di droga, basi ed uffici di sorveglianza delle frontiere, hanno detto i gruppi. Progetti UNODC in Iran hanno riportato indicatori di performance come "un aumento dei sequestri di droga e una migliore capacità di intercettare trafficanti" e un “aumento di condanne legate alla droga."
Il Regno Unito, l'Irlanda e la Danimarca hanno tutti scelto di ritirare il loro sostegno dalle operazioni antidroga iraniane amministrate dalla UNODC a causa delle preoccupazioni che questo finanziamento stesse consentendo l'esecuzione di presunti trafficanti di droga. Quando ha annunciato la sua decisione in tal senso, la Danimarca ha pubblicamente riconosciuto che le donazioni stavano portando ad esecuzioni capitali.
I gruppi nel maggio 2014 avevano scritto una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon sulla questione dei finanziamenti antidroga dell’UNODC ad Iran e Vietnam.

Nella loro lettera, i gruppi hanno espresso la preoccupazione che il perdurante sostegno dell’UNODC alle operazioni antidroga iraniane stesse "attribuendo legittimità" alle esecuzioni per reati di droga. In una risposta dell’agosto 2014, il Direttore Esecutivo dell'UNODC, Yury Fedotov, ha risposto che la sua agenzia ha cercato di ottenere progressi attraverso "l'impegno e il dialogo", e che è stato "gratificato" dagli "sviluppi potenzialmente favorevoli riguardanti l'applicazione della pena di morte per gli autori di reati di droga in Iran." (Fonti: Human Rights Watch, 17/12/2014) Per saperne di piu' : http://www.payvand.com/news/14/dec/1100.html

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