UNA
VITA SPESA MALE……………………….
RACCONTO
di GUIDO MICHI
La storia è
di pura fantasia dell’autore, ed ogni riferimento a fatti, cose e persone è
puramente casuale.
E’ difficile ma soprattutto
lungo narrare la storia di un uomo che ha appena superato le sessanta primavere,
vivendo quasi la metà del precedente secolo e
tutti gli anni di quello in corso. Il novecento considerato un secolo nefasto a causa di due guerre devastanti; comunque straordinario
per gli eventi culturali, sociali e
politici che ne ha visto la loro nascita e lo sviluppo. Il secolo delle ideologie,
soprattutto il secolo dei grandi ideali. Il secolo della pop art, dei Beatles,
della guerra in Vietnam e della contestazione giovanile. Il secolo del maggio francese e dell’autunno
caldo in Italia, è stato il secolo delle stragi che non hanno avuto colpevoli,
il secolo del terrorismo rosso e nero. Il secolo dei più grandi criminali che
la storia possa annoverare ( Hitler-Mussolini-Stalin) il secolo di quella
grande tragedia che è stato l’olocausto. Il secolo anche dei grandi ideali.
Dopo la tragedia della prima guerra mondiale si cercò attraverso la creazione
della Società delle Nazioni di impedire che una cosa del genere potesse
ripetersi ed infatti neanche vent’anni dopo ci sarà la tragedia delle
tragedie…..la seconda guerra mondiale. Come dicevo il ‘900 è stato il secolo
dei grandi ideali, la Società delle Nazioni, la creazione dell’unità
economico-politica della vecchia Europa ( trattato di Roma ), una generazione di giovani
idealisti e tra questi c’era anche chi sta scrivendo queste righe, che
immaginavano una società senza ingiustizie ove tutti fossero uguali; questa
generazione di illusi utopisti va sotto il nome più ampio di sessantotttini. Il libretto rosso
di Mao anzi del compagno Mao, le lunghe e faticose discussioni su essere o meno
economicisti……roba da sesso degli
angeli tanto per capirci. Speravamo anzi
auspicavamo la rivoluzione di tutto il proletariato, poi tutti sanno come è
andata a finire. Una frangia violenta e senza scrupoli si è allontanata dal
movimento che fondamentalmente era pacifista cominciando a sparare ed
uccidere……stavano cominciando gli anni di piombo, gli anni degli opposti
estremismi, gli anni dello stragismo senza colpevoli, gli anni della P2.
Per comprendere
meglio gli ideali e le ideologie che erano alla base della nostra utopia qui di
seguito riporto alcuni pensieri di Mao che costituivano una base solida alla
nostra attività politica:
“La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una
festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta
eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia o cortesia, la
rivoluzione è un atto di violenza.”
“I cambiamenti nella società sono dovuti
principalmente allo sviluppo delle contradizioni tra le forze produttive e i
rapporti di produzione, tra le classi, tra il nuovo e il vecchio. E’ lo
sviluppo di queste contradizioni che fa avanzare la società, che porta alla
sostituzione della vecchia società con la nuova “
Questa
mia narrazione non vuol raccontare la storia di un secolo, si limita a narrare
la vita di un modesto personaggio che ha avuto la ventura di vivere in questo lasso
di tempo.
Era
un tardo pomeriggio di un giorno di mezza primavera dell’anno 2014, ero seduto
su una poltrona sgangherata ma allo stesso tempo comoda dietro una vecchia scrivania posta al centro
di una stanza che fungeva da studio. Le pareti erano occupate da librerie e da
scaffali carichi di libri ed edizioni più disparate di vecchie riviste e i pochi
spazzi liberi erano occupati da stampe di poco valore di dipinti di grandissimo
valore artistico ed economico. Tutto in quella stanza era vecchio e decadente
come vecchio e decadente era il suo occupante, io………. A proposito ancora non mi sono presentato il mio
nome è Antonio, per quello mi potrei chiamare Asdrubale e nulla cambierebbe.
Ovviamente il nome Antonio è di pura fantasia, ma come ho detto un nome vale
l’altro. Di fronte alla scrivania era
posta una grande porta finestra che dava su un cortile rinchiuso in tutti i
suoi lati liberi da un alto muro tutto scrostato al centro di questo modesto
spazio che aveva la pavimentazione cementata si trovava un grande e vecchio
platano con le chiome fronzute. Dalle persiane semi chiuse penetrava nella
stanza studio un’aria ricca di profumi primaverili. Ero intento a rimettere a
posto documenti più disparati sparpagliati sulla mia scrivania, quando il mio
sguardo cadde su un fascicolo ripieno di fogli ingialliti lo presi con
delicatezza lo scossi un po’ per togliergli la polvere che si era accumulata me
lo misi davanti, presi dal pacchetto che si trovava alla mia sinistra una
sigaretta l’accesi con un accendino di poco conto, aspirai volutamente buttando
fuori dalla bocca una voluta di fumo bianco che si stava trasformando in anelli
che si sollevavano verso il soffitto. Mi ero dimenticato di dire che ero un
tabagista inveterato, questo lo si poteva constatare dai miei diti ingialliti
dalla nicotina, dall’aria viziata dal fumo che ristagnava nella mia abitazione.
Con la mano destra, visto che la sinistra era impegnata dalla sigaretta,
cominciai a sfogliare delicatamente il contenuto del fascicolo. Mi massaggiai
in modo energico con il pollice e l’indice la sommità del naso, strizzai gli
occhi per meglio mettere a fuoco ciò che stavo per vedere e leggere. Pagine
ingiallite di quotidiani veline dattiloscritte, dai caratteri riconobbi la
mia olivetti, chissà che fine avrà fatto
la mia vecchia compagna di tante avventure letterarie fallite. Era stata
sostituita da un più moderno P.C. anch’esso prodotto dalla fabbrica di Ivrea,
anch’essa morta e sepolta a causa dell’incompetenza di qualche grande capitano
d’industria. Come tutto muore in questo paese a causa dell’ignoranza,
dell’incompetenza del mondo della produzione, dal mondo della politica, dal
mondo della pseudo cultura e dalla
nostra diffusa ed inveterata idiozia. Ma lasciamo perdere questi
ragionamenti…….tanto ormai tutto è finito tutto è morto. Tutto è sbagliato.
Anch’io sono sbagliato, critico, critico e poi ricritico ma cosa ho fatto di
positivo io ???????? Che cosa ho combinato di costruttivo io ??????? rien de
rien niente di niente…....allora non mi posso permettere di criticare
l’incapacità altrui se anch’io nel mio piccolo non sono stato da meno. In quel
fascicolo ricolmo di fragili carte era condensata la storia di una vita………la
mia. Come è buffo ma soprattutto come è sorprendente che le passioni, gli
ideali irrisolti, i fallimenti risolti di una persona non più giovane si
possano condensare in qualche foglio ingiallito dal tempo. La mia attenzione si
rivolse verso un libretto di poche pagine dalla copertina grigia di carta più
spessa, lo estrassi dal fascicolo, lo guardai e lo riguardai con molta
attenzione mista ad una sorta di reverenziale rispetto. Socchiusi gli occhi e
ritornai addietro nel tempo, molto addietro quando non ancora venticinquenne
fui accettato in una nobile e prestigiosa associazione. Il libretto portava
come titolo “ HIRAM “, ai più non dirà niente, ma sono convinto che tra voi
esistono persone che comprenderanno benissimo……..Mi dimenticavo che tra i miei
quattro lettori forse tutto ciò è assolutamente insignificante, ed allora mi
corre l’obbligo di spiegare che cosa è od
era quella rivista e chi essa rappresentava.
HIRAM
era od è tuttora la rivista ufficiale del GRANDE ORIENTE DI ITALIA la più
importante ed antica organizzazione massonica presente nel nostro paese. Aprire
questo fascicolo ha lo stesso effetto della macchina del tempo così
magistralmente narrata da JULES VERNE nel suo celebre romanzo. La rivista
massonica che tenevo in mano e che, con mano tremante, aprii alla prima pagina
interna ove era pubblicato un saggio sul valore simbolico del numero tre. L’argomento
era trattato con saggia e colta banalità che mi portò alla mente certe mie
disertazioni su argomenti analoghi. Ritornai addietro nel tempo di vari lustri,
quando giovane pieno di entusiasmi e di speranze per un futuro radioso fui
condotto in un ambiente denominato tempio e dopo i quattro viaggi di rito
divenni un fratello libero muratore con il grado di apprendista. Ero pieno di
sincero entusiasmo per i valori propugnati “ libertà, uguaglianza, fraternità “
ma soprattutto tolleranza verso coloro che sono diversi da noi sia per cultura,
religione e razza. Un mondo di fratelli ove veniva abolita ogni forma di
superstizione e di pregiudizio. Il mio mondo, il mondo che avevo sempre
sognato, il mondo della pura utopia, la mia nuova Atlantide. Purtroppo per me
capitai nel momento più sbagliato, infatti stava per scoppiare l’affaire Gelli
e di conseguenza lo scandalo della loggia coperta P2. Cercai di giustificare questo
enorme scandalo……con…..qualche mela marcia non può distruggere qualcosa di
moralmente elevato, in un’organizzazione di questa vastità ed importanza una
cosa del genere può anche accadere, noi comunque possediamo gli anticorpi
giusti per sconfiggere questo terribile morbo. La nostra storia i grandi
personaggi che hanno dato lustro all’istituzione. Giuseppe Garibaldi padre
della patria e per un certo periodo anche Gran Maestro del GOI. Tutto ciò era
più che sufficiente a garantire il superamento di questa grave crisi. In
effetti essa fu superata nonostante la commissione parlamentare presieduta
dalla onorevole Tina Anselmi. Gli anticorpi esistevano almeno lo abbiamo creduto
a quel tempo. Fu eletto un Gran Maestro molto autorevole, fu redatto un nuovo
statuto che aveva lo scopo di impedire il ripetersi di queste pericolose
deviazioni. Ma…….purtroppo esiste sempre
un ma. A distanza di anni un magistrato operante in Calabria fece ricadere, a
ragione, l’istituzione nel caos più
completo scoprendo gravi irregolarità di alcune logge di quella regione. Ciò
che non avvenne a causa della P2 e di Gelli
si verificò per colpa di questa nuova crisi. Gli effetti più gravi
furono quando la Gran Loggia d’Inghilterra, madre di tutte le massonerie sparse
per il mondo tolse il riconoscimento al G.O.I.. Il trauma fu molto grave, in
fondo la nostra diversità nella superiorità nei confronti delle altre
massonerie veniva meno. Eravamo uguali agli altri. Tutto ciò avvenne in un
momento particolarmente difficile della mia turbolenta esistenza. Il lavoro che andava malissimo procurandomi
gravi difficoltà economiche, la compagna di quel periodo che mi aveva dato il
ben servito, i miei ideali che venivano infangati. Il mondo mi stava crollando
addosso. In questo sfacelo presi la decisione peggiore che avessi potuto
prendere. Mi isolai dal mondo, lasciando in modo vigliacco che tutto andasse
alla malora. Ancora a distanza di tanti anni sento il dolore fisico e morale
che quei lontani avvenimenti mi producono ancora. Una semplice vecchia rivista
quanti ricordi, belli pochi, brutti tanti,mi ha riportato alla mente. Nel
rimetterla al suo posto con grande
rispetto fui attratto da un giornale che
aveva l ‘intestazione colorata di rosso. Ah guarda un po’ che cosa ho ripescato
dopo così tanto tempo. Lo avevo detto che il fascicolo era più efficace della
macchina del tempo. Il titolo del giornale era……. “ LINEA PROLETARIA “ giornale
ufficiale dell’omonima organizzazione politica. L’articolo di spalla trattava
di lotta di classe ed dell’imminenza della rivoluzione………….sic. Sotto il
giornale notai un libriccino con la copertina rossa dove era raffigurata la
testona di un uomo dai cappelli e la barba molto lunghi, Karl Marx. Lo presi
con le mani tremanti matide di sudore per la forte emozione nel rivedere
qualcosa che ritenevo perduto. La macchina del tempo ricominciava a
rifunzionare. Con grande difficoltà lo aprii umettando il pollice e l’indice
della mano destra. Le pagine si erano incollate ed io, vista la loro fragilità
avevo una tremenda paura di rovinarlo irrimediabilmente. Leggendo le prime
righe di quel trattatello giovanile dell’uomo che avrà una grande influenza
nella storia politico-sociale di quasi tutto il novecento e la parte finale del
secolo precedente. Appoggiai con estrema cautela il fascicoletto su un vecchio
e consunto raccogli carte in finta pelle. Con l’indice della mano destra stesi
bene le pagine aperte al fine che esse non si richiudessero, stirai la mia
povera e rovinata schiena sulla mia vecchia ma comoda poltrona fatta di un
finto cuoio che aveva i bulloni che tenevano il rivestimento fissato al telaio di legno in
parte saltati e quelli che erano
sopravvissuti al trascorrere inesorabile del tempo avevano perso l’antica
bronzea lucentezza. Chiusi gli occhi in
una sorta di meditazione trascendentale, mi massaggia energicamente, ormai era
diventato una specie di tic, usando il pollice e l’indice della mano destra la
sommità del mio abbondante naso feci un profondo e prolungato respiro ed
iniziai a leggere quella che era stata un a specie di bibbia laica degli allora
giovani rivoluzionari.
"La storia di ogni società sinora esistita è
storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi
della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressi ed
oppressori sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una
lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre
o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina
comune delle classi in lotta."
Sembravano
passati mille anni da quando queste parole per noi non solo avevano un senso, ma rappresentavano
la nostra stella polare…………….. poi continuai nella lettura……………………………
……….- a questo risultato, Le mie
ricerche approdarono che tanto i rapporti giuridici quanto le forme di Stato
non devono essere concepiti né come autonomi né come prodotti del cosiddetto
sviluppo generale dello spirito umano; le loro radici si trovano piuttosto
nelle condizioni materiali di vita, che Hegel, seguendo le orme degli Inglesi e
dei Francesi del XVIII secolo, indica, nel loro complesso, con il termine di
società civile; ma l'anatomia di questa società deve essere cercata
nell'economia politica.................................
Dopo aver letto queste poche righe richiusi il
rosso libretto e socchiudendo gli occhi stanchi mi tornarono alla mente in un accalcarsi
di immagini, i cortei che organizzavamo urlando slogan contro il capitalismo
monopolista, la borghesia ed inneggiando a LENIN, STALIN, MAO TSE TUNG. I padri
della rivoluzione proletaria. Mi ricordo dei duri scontri con la polizia ed i
carabinieri del lancio da una parte dei candelotti lacrimogeni e dall’altra
delle bottiglie molotov. Che giorni carichi di gloria, di grandi eroismi e di
immense illusioni. Ma soprattutto di grandi delusioni. I nostri animi erano
puri non avevano subito contaminazioni di sorta. Nessun interesse non
confessabile condizionava il nostro modo di agire ed il nostro modo di pensare.
Come tutte le cose belle ed oneste che non si basano su qualcosa di realmente
concreto anche questa avventura ebbe termine. Personaggi senza scrupoli,
probabilmente manovrati ( i cattivi maestri ) da qualcuno ancor più privo di
remore morali, si allontanarono ed ebbe inizio quel triste periodo storico
conosciuto come “ gli anni di piombo “ .
Ero
seduto nella mia vecchia poltrona in una posizione statuaria, le mie mani
tremanti tenevano stretti i suoi logori braccioli in quella classica posizione
che il passeggero pauroso assume al momento del decollo dell’aereo. Il sudore mi imperlava la fronte e dalle persiane
socchiuse entrava nella stanza un vago profumo di quella primavera che era
completamente scoppiata nella sua bellezza e nella sua voglia di perpetrare la
vita. Sui rami del vecchio platano gruppi di uccellini si rincorrevano ed il
loro intenso cinguettio era un chiaro richiamo sessuale. La vita deve creare
altra vita, questa è la grande ed immutabile legge di natura.
Come
è possibile coniugare Hiram a Marx, la Massoneria al movimento della
rivoluzione proletaria? Sembra che siano assolutamente inconciliabili. In
realtà sono le due facce della stessa medaglia, che propugnano attraverso
strade diverse la libertà, la fratellanza, l’uguaglianza, la tolleranza. Sono
due utopie a cui gli idealisti di tutto il mondo si sono abbeverati e sono
cresciuti e maturati. Ed anch’io nella mia ingenuità mi ero attaccato a questi
grandi ideali, a cui erano affidati gran parte delle mie aspettative.
Aspettative che regolarmente erano miseramente fallite, come del resto tutto
ciò che io avevo toccato.
Il
mio lavoro un fallimento totale, la mia vita sentimentale neanche a parlarne, i
rapporti inesistenti con le persone a me care. La mia vita veramente spesa
male. Nel famoso fascicolo tra le tante carte, veline e libriccini alla fine ho
ritrovato l’opuscolo che parlava di armi ed in modo particolare di una…….la
pistola luger 08 parabellum deriva dalla locuzione latina (Parabellum
"Si vis pacem, para
bellum" ovvero "Se vuoi la pace,
prepara la guerra") arma che era stata il fiore
all’occhiello dell’esercito tedesco in due guerre mondiali.
Nel
vedere la sagoma inconfondibile della mitica luger fui scosso da un profondo ed
improvviso sussulto ed un brivido di freddo mi attraversò per tutta la
lunghezza la mia schiena, che era rigidamente appoggiata allo schienale della
poltrona. Un raggio del sole oramai morente penetrava dalle persiane della
porta finestra e la miriade di corpuscoli presenti nell’aria assumevano colori
da calendeoscopio. Il tempo sembrava essersi fermato. In modo meccanico cercai
di aprire la prima cassetta in alto posta nella cassettiera a destra della
scrivania. Inutilmente, solo allora mi ricordai che la tenevo ben chiusa a
chiave. Aprii la cassetta centrale e senza guardare comincia a frugare tra una
miriade di inutili cianfrusaglie cercando di trovare… Eccola la chiave color
ottone che serviva ad aprire la cassetta contenente i miei tesori e i miei
segreti. L’afferrai me la rigirai nella mano e un impercettibile tremolio non
mi facilitò la sua introduzione nella toppa. Finalmente dopo alcuni infruttuosi
tentativi riuscii a far scattare la chiusura ed usando una piccola maniglia
color ottone scolorito riuscii ad aprire la cassetta. La vidi nel fondo del
cassetto, la guardai affascinato, introdussi la mano e la afferrai per la sua
impugnatura depositandola delicatamente davanti a me sul porta documenti posto
sul pianale della scrivania. Stirai mollemente la mia disastrata schiena, presi
il pacchetto di sigarette ormai semi vuoto ne accesi una aspirai con voluttà ed
ad un tratto mi passò davanti agli occhi tutto il film di una vita fatta quasi
esclusivamente di fallimenti, mi prese una voglia irrefrenabile di piangere e
gli occhi si riempirono di lacrime, piangevo come ormai non facevo da anni. Il
mio petto era squassato da singhiozzi. Con la mano sinistra spensi ciò che
rimaneva della sigaretta in un posacenere stracolmo di mozziconi e con la
destra estrassi dai pantaloni una busta ti fazzoletti. Ne estrassi uno che mi
servì ad asciugare gli occhi lacrimosi.
Presi con le due mani la…..con una la tenevo per l’impugnatura e con
l’altra per la sua lunga canna fatta di freddo metallo. La rimirai con grande
rispetto e con tanta ammirazione per la sua germanica perfezione. In modo risoluto
la afferrai per l’impugnatura, con il
pollice della stessa mano feci scattare la levetta della sicura. Un rumore
secco indicava che un proiettile era stato inserito pronto per essere usato………la
sollevai con estrema lentezza ma con altrettanta
determinazione appoggiai la fredda
imboccatura della canna sulla mia tempia destra matida di
sudore…………………………………………………………………………………………………………..
dalla fessura delle
persiane socchiuse a ponte entrò nella stanza studio il gatto di casa, un
magnifico esemplare maschio di soriano. Stirò con lentezza felina le zampe
anteriori annusò l’aria pregna di un acre odore, si avvicinò alla scrivania si
rotolò su se stesso mostrando la sua pancia ad una carezza che non sarebbe
stata fatta più dal padrone di casa …..…………………………………………………………………………
GUIDO MICHI
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