lunedì 10 novembre 2014

UNA VITA SPESA MALE……………………….
RACCONTO di   GUIDO MICHI
La storia è di pura fantasia dell’autore, ed ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.


E’ difficile ma soprattutto lungo narrare la storia di un uomo che ha appena superato le sessanta primavere, vivendo quasi la metà del precedente secolo e  tutti gli anni di quello in corso. Il novecento  considerato un secolo  nefasto  a causa di due guerre devastanti; comunque straordinario  per gli eventi culturali, sociali e politici che ne ha visto la loro nascita e lo  sviluppo. Il secolo delle ideologie, soprattutto il secolo dei grandi ideali. Il secolo della pop art, dei Beatles, della guerra in Vietnam e della contestazione giovanile.  Il secolo del maggio francese e dell’autunno caldo in Italia, è stato il secolo delle stragi che non hanno avuto colpevoli, il secolo del terrorismo rosso e nero. Il secolo dei più grandi criminali che la storia possa annoverare ( Hitler-Mussolini-Stalin) il secolo di quella grande tragedia che è stato l’olocausto. Il secolo anche dei grandi ideali. Dopo la tragedia della prima guerra mondiale si cercò attraverso la creazione della Società delle Nazioni di impedire che una cosa del genere potesse ripetersi ed infatti neanche vent’anni dopo ci sarà la tragedia delle tragedie…..la seconda guerra mondiale. Come dicevo il ‘900 è stato il secolo dei grandi ideali, la Società delle Nazioni, la creazione dell’unità economico-politica della vecchia Europa (  trattato di Roma ), una generazione di giovani idealisti e tra questi c’era anche chi sta scrivendo queste righe, che immaginavano una società senza ingiustizie ove tutti fossero uguali; questa generazione di illusi utopisti va sotto il nome  più ampio di sessantotttini. Il libretto rosso di Mao anzi del compagno Mao, le lunghe e faticose discussioni su essere o meno economicisti……roba da  sesso degli angeli  tanto per capirci. Speravamo anzi auspicavamo la rivoluzione di tutto il proletariato, poi tutti sanno come è andata a finire. Una frangia violenta e senza scrupoli si è allontanata dal movimento che fondamentalmente era pacifista cominciando a sparare ed uccidere……stavano cominciando gli anni di piombo, gli anni degli opposti estremismi, gli anni dello stragismo senza colpevoli, gli anni della P2.
Per comprendere meglio gli ideali e le ideologie che erano alla base della nostra utopia qui di seguito riporto alcuni pensieri di Mao che costituivano una base solida alla nostra attività politica:
“La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia o cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza.”

“I cambiamenti nella società sono dovuti principalmente allo sviluppo delle contradizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, tra le classi, tra il nuovo e il vecchio. E’ lo sviluppo di queste contradizioni che fa avanzare la società, che porta alla sostituzione della vecchia società con la nuova “

Questa mia narrazione non vuol raccontare la storia di un secolo, si limita a narrare la vita di un modesto personaggio che ha avuto la ventura di vivere in questo lasso di tempo. 
Era un tardo pomeriggio di un giorno di mezza primavera dell’anno 2014, ero seduto su una poltrona sgangherata ma allo stesso tempo comoda  dietro una vecchia scrivania posta al centro di una stanza che fungeva da studio. Le pareti erano occupate da librerie e da scaffali carichi di libri ed edizioni più disparate di vecchie riviste e i pochi spazzi liberi erano occupati da stampe di poco valore di dipinti di grandissimo valore artistico ed economico. Tutto in quella stanza era vecchio e decadente come vecchio e decadente era il suo occupante, io………. A  proposito ancora non mi sono presentato il mio nome è Antonio, per quello mi potrei chiamare Asdrubale e nulla cambierebbe. Ovviamente il nome Antonio è di pura fantasia, ma come ho detto un nome vale l’altro.  Di fronte alla scrivania era posta una grande porta finestra che dava su un cortile rinchiuso in tutti i suoi lati liberi da un alto muro tutto scrostato al centro di questo modesto spazio che aveva la pavimentazione cementata si trovava un grande e vecchio platano con le chiome fronzute. Dalle persiane semi chiuse penetrava nella stanza studio un’aria ricca di profumi primaverili. Ero intento a rimettere a posto documenti più disparati sparpagliati sulla mia scrivania, quando il mio sguardo cadde su un fascicolo ripieno di fogli ingialliti lo presi con delicatezza lo scossi un po’ per togliergli la polvere che si era accumulata me lo misi davanti, presi dal pacchetto che si trovava alla mia sinistra una sigaretta l’accesi con un accendino di poco conto, aspirai volutamente buttando fuori dalla bocca una voluta di fumo bianco che si stava trasformando in anelli che si sollevavano verso il soffitto. Mi ero dimenticato di dire che ero un tabagista inveterato, questo lo si poteva constatare dai miei diti ingialliti dalla nicotina, dall’aria viziata dal fumo che ristagnava nella mia abitazione. Con la mano destra, visto che la sinistra era impegnata dalla sigaretta, cominciai a sfogliare delicatamente il contenuto del fascicolo. Mi massaggiai in modo energico con il pollice e l’indice la sommità del naso, strizzai gli occhi per meglio mettere a fuoco ciò che stavo per vedere e leggere. Pagine ingiallite di quotidiani veline dattiloscritte, dai caratteri riconobbi la mia  olivetti, chissà che fine avrà fatto la mia vecchia compagna di tante avventure letterarie fallite. Era stata sostituita da un più moderno P.C. anch’esso prodotto dalla fabbrica di Ivrea, anch’essa morta e sepolta a causa dell’incompetenza di qualche grande capitano d’industria. Come tutto muore in questo paese a causa dell’ignoranza, dell’incompetenza del mondo della produzione, dal mondo della politica, dal mondo della pseudo cultura  e dalla nostra diffusa ed inveterata idiozia. Ma lasciamo perdere questi ragionamenti…….tanto ormai tutto è finito tutto è morto. Tutto è sbagliato. Anch’io sono sbagliato, critico, critico e poi ricritico ma cosa ho fatto di positivo io ???????? Che cosa ho combinato di costruttivo io ??????? rien de rien niente di niente…....allora non mi posso permettere di criticare l’incapacità altrui se anch’io nel mio piccolo non sono stato da meno. In quel fascicolo ricolmo di fragili carte era condensata la storia di una vita………la mia. Come è buffo ma soprattutto come è sorprendente che le passioni, gli ideali irrisolti, i fallimenti risolti di una persona non più giovane si possano condensare in qualche foglio ingiallito dal tempo. La mia attenzione si rivolse verso un libretto di poche pagine dalla copertina grigia di carta più spessa, lo estrassi dal fascicolo, lo guardai e lo riguardai con molta attenzione mista ad una sorta di reverenziale rispetto. Socchiusi gli occhi e ritornai addietro nel tempo, molto addietro quando non ancora venticinquenne fui accettato in una nobile e prestigiosa associazione. Il libretto portava come titolo “ HIRAM “, ai più non dirà niente, ma sono convinto che tra voi esistono persone che comprenderanno benissimo……..Mi dimenticavo che tra i miei quattro lettori forse tutto ciò è assolutamente insignificante, ed allora mi corre l’obbligo di spiegare che cosa è  od era quella rivista e chi essa rappresentava.
HIRAM era od è tuttora la rivista ufficiale del GRANDE ORIENTE DI ITALIA la più importante ed antica organizzazione massonica presente nel nostro paese. Aprire questo fascicolo ha lo stesso effetto della macchina del tempo così magistralmente narrata da JULES VERNE nel suo celebre romanzo. La rivista massonica che tenevo in mano e che, con mano tremante, aprii alla prima pagina interna ove era pubblicato un saggio sul valore simbolico del numero tre. L’argomento era trattato con saggia e colta banalità che mi portò alla mente certe mie disertazioni su argomenti analoghi. Ritornai addietro nel tempo di vari lustri, quando giovane pieno di entusiasmi e di speranze per un futuro radioso fui condotto in un ambiente denominato tempio e dopo i quattro viaggi di rito divenni un fratello libero muratore con il grado di apprendista. Ero pieno di sincero entusiasmo per i valori propugnati “ libertà, uguaglianza, fraternità “ ma soprattutto tolleranza verso coloro che sono diversi da noi sia per cultura, religione e razza. Un mondo di fratelli ove veniva abolita ogni forma di superstizione e di pregiudizio. Il mio mondo, il mondo che avevo sempre sognato, il mondo della pura utopia, la mia nuova Atlantide. Purtroppo per me capitai nel momento più sbagliato, infatti stava per scoppiare l’affaire Gelli e di conseguenza lo scandalo della loggia coperta P2. Cercai di giustificare questo enorme scandalo……con…..qualche mela marcia non può distruggere qualcosa di moralmente elevato, in un’organizzazione di questa vastità ed importanza una cosa del genere può anche accadere, noi comunque possediamo gli anticorpi giusti per sconfiggere questo terribile morbo. La nostra storia i grandi personaggi che hanno dato lustro all’istituzione. Giuseppe Garibaldi padre della patria e per un certo periodo anche Gran Maestro del GOI. Tutto ciò era più che sufficiente a garantire il superamento di questa grave crisi. In effetti essa fu superata nonostante la commissione parlamentare presieduta dalla onorevole Tina Anselmi. Gli anticorpi esistevano almeno lo abbiamo creduto a quel tempo. Fu eletto un Gran Maestro molto autorevole, fu redatto un nuovo statuto che aveva lo scopo di impedire il ripetersi di queste pericolose deviazioni.  Ma…….purtroppo esiste sempre un ma. A distanza di anni un magistrato operante in Calabria fece ricadere, a ragione, l’istituzione nel caos  più completo scoprendo gravi irregolarità di alcune logge di quella regione. Ciò che non avvenne a causa della P2 e di Gelli  si verificò per colpa di questa nuova crisi. Gli effetti più gravi furono quando la Gran Loggia d’Inghilterra, madre di tutte le massonerie sparse per il mondo tolse il riconoscimento al G.O.I.. Il trauma fu molto grave, in fondo la nostra diversità nella superiorità nei confronti delle altre massonerie veniva meno. Eravamo uguali agli altri. Tutto ciò avvenne in un momento particolarmente difficile della mia turbolenta esistenza.  Il lavoro che andava malissimo procurandomi gravi difficoltà economiche, la compagna di quel periodo che mi aveva dato il ben servito, i miei ideali che venivano infangati. Il mondo mi stava crollando addosso. In questo sfacelo presi la decisione peggiore che avessi potuto prendere. Mi isolai dal mondo, lasciando in modo vigliacco che tutto andasse alla malora. Ancora a distanza di tanti anni sento il dolore fisico e morale che quei lontani avvenimenti mi producono ancora. Una semplice vecchia rivista quanti ricordi, belli pochi, brutti tanti,mi ha riportato alla mente. Nel rimetterla  al suo posto con grande rispetto  fui attratto da un giornale che aveva l ‘intestazione colorata di rosso. Ah guarda un po’ che cosa ho ripescato dopo così tanto tempo. Lo avevo detto che il fascicolo era più efficace della macchina del tempo. Il titolo del giornale era……. “ LINEA PROLETARIA “ giornale ufficiale dell’omonima organizzazione politica. L’articolo di spalla trattava di lotta di classe ed dell’imminenza della rivoluzione………….sic. Sotto il giornale notai un libriccino con la copertina rossa dove era raffigurata la testona di un uomo dai cappelli e la barba molto lunghi, Karl Marx. Lo presi con le mani tremanti matide di sudore per la forte emozione nel rivedere qualcosa che ritenevo perduto. La macchina del tempo ricominciava a rifunzionare. Con grande difficoltà lo aprii umettando il pollice e l’indice della mano destra. Le pagine si erano incollate ed io, vista la loro fragilità avevo una tremenda paura di rovinarlo irrimediabilmente. Leggendo le prime righe di quel trattatello giovanile dell’uomo che avrà una grande influenza nella storia politico-sociale di quasi tutto il novecento e la parte finale del secolo precedente. Appoggiai con estrema cautela il fascicoletto su un vecchio e consunto raccogli carte in finta pelle. Con l’indice della mano destra stesi bene le pagine aperte al fine che esse non si richiudessero, stirai la mia povera e rovinata schiena sulla mia vecchia ma comoda poltrona fatta di un finto cuoio che aveva i bulloni che  tenevano  il rivestimento fissato al telaio di legno in parte  saltati e quelli che erano sopravvissuti al trascorrere inesorabile del tempo avevano perso l’antica bronzea lucentezza.  Chiusi gli occhi in una sorta di meditazione trascendentale, mi massaggia energicamente, ormai era diventato una specie di tic, usando il pollice e l’indice della mano destra la sommità del mio abbondante naso feci un profondo e prolungato respiro ed iniziai a leggere quella che era stata un a specie di bibbia laica degli allora giovani rivoluzionari.
"La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressi ed oppressori sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta."
Sembravano passati mille anni da quando queste parole per noi  non solo avevano un senso, ma rappresentavano la nostra stella polare…………….. poi continuai nella lettura…………………………… 
……….- a questo risultato, Le mie ricerche approdarono che tanto i rapporti giuridici quanto le forme di Stato non devono essere concepiti né come autonomi né come prodotti del cosiddetto sviluppo generale dello spirito umano; le loro radici si trovano piuttosto nelle condizioni materiali di vita, che Hegel, seguendo le orme degli Inglesi e dei Francesi del XVIII secolo, indica, nel loro complesso, con il termine di società civile; ma l'anatomia di questa società deve essere cercata nell'economia politica.................................
 Dopo aver letto queste poche righe richiusi il rosso libretto e socchiudendo gli occhi stanchi mi tornarono alla mente in un accalcarsi di immagini, i cortei che organizzavamo urlando slogan contro il capitalismo monopolista, la borghesia ed inneggiando a LENIN, STALIN, MAO TSE TUNG. I padri della rivoluzione proletaria. Mi ricordo dei duri scontri con la polizia ed i carabinieri del lancio da una parte dei candelotti lacrimogeni e dall’altra delle bottiglie molotov. Che giorni carichi di gloria, di grandi eroismi e di immense illusioni. Ma soprattutto di grandi delusioni. I nostri animi erano puri non avevano subito contaminazioni di sorta. Nessun interesse non confessabile condizionava il nostro modo di agire ed il nostro modo di pensare. Come tutte le cose belle ed oneste che non si basano su qualcosa di realmente concreto anche questa avventura ebbe termine. Personaggi senza scrupoli, probabilmente manovrati ( i cattivi maestri ) da qualcuno ancor più privo di remore morali, si allontanarono ed ebbe inizio quel triste periodo storico conosciuto come “ gli anni di piombo “ .
Ero seduto nella mia vecchia poltrona in una posizione statuaria, le mie mani tremanti tenevano stretti i suoi logori braccioli in quella classica posizione che il passeggero pauroso assume al momento del decollo dell’aereo.  Il sudore mi imperlava la fronte e dalle persiane socchiuse entrava nella stanza un vago profumo di quella primavera che era completamente scoppiata nella sua bellezza e nella sua voglia di perpetrare la vita. Sui rami del vecchio platano gruppi di uccellini si rincorrevano ed il loro intenso cinguettio era un chiaro richiamo sessuale. La vita deve creare altra vita, questa è la grande ed immutabile legge di natura.
Come è possibile coniugare Hiram a Marx, la Massoneria al movimento della rivoluzione proletaria? Sembra che siano assolutamente inconciliabili. In realtà sono le due facce della stessa medaglia, che propugnano attraverso strade diverse la libertà, la fratellanza, l’uguaglianza, la tolleranza. Sono due utopie a cui gli idealisti di tutto il mondo si sono abbeverati e sono cresciuti e maturati. Ed anch’io nella mia ingenuità mi ero attaccato a questi grandi ideali, a cui erano affidati gran parte delle mie aspettative. Aspettative che regolarmente erano miseramente fallite, come del resto tutto ciò che io avevo toccato.
Il mio lavoro un fallimento totale, la mia vita sentimentale neanche a parlarne, i rapporti inesistenti con le persone a me care. La mia vita veramente spesa male. Nel famoso fascicolo tra le tante carte, veline e libriccini alla fine ho ritrovato l’opuscolo che parlava di armi ed in modo particolare di una…….la pistola luger 08 parabellum deriva dalla locuzione latina (Parabellum "Si vis pacem, para bellum" ovvero "Se vuoi la pace, prepara la guerra") arma che era stata il fiore all’occhiello dell’esercito tedesco in due guerre mondiali.
Nel vedere la sagoma inconfondibile della mitica luger fui scosso da un profondo ed improvviso sussulto ed un brivido di freddo mi attraversò per tutta la lunghezza la mia schiena, che era rigidamente appoggiata allo schienale della poltrona. Un raggio del sole oramai morente penetrava dalle persiane della porta finestra e la miriade di corpuscoli presenti nell’aria assumevano colori da calendeoscopio. Il tempo sembrava essersi fermato. In modo meccanico cercai di aprire la prima cassetta in alto posta nella cassettiera a destra della scrivania. Inutilmente, solo allora mi ricordai che la tenevo ben chiusa a chiave. Aprii la cassetta centrale e senza guardare comincia a frugare tra una miriade di inutili cianfrusaglie cercando di trovare… Eccola la chiave color ottone che serviva ad aprire la cassetta contenente i miei tesori e i miei segreti. L’afferrai me la rigirai nella mano e un impercettibile tremolio non mi facilitò la sua introduzione nella toppa. Finalmente dopo alcuni infruttuosi tentativi riuscii a far scattare la chiusura ed usando una piccola maniglia color ottone scolorito riuscii ad aprire la cassetta. La vidi nel fondo del cassetto, la guardai affascinato, introdussi la mano e la afferrai per la sua impugnatura depositandola delicatamente davanti a me sul porta documenti posto sul pianale della scrivania. Stirai mollemente la mia disastrata schiena, presi il pacchetto di sigarette ormai semi vuoto ne accesi una aspirai con voluttà ed ad un tratto mi passò davanti agli occhi tutto il film di una vita fatta quasi esclusivamente di fallimenti, mi prese una voglia irrefrenabile di piangere e gli occhi si riempirono di lacrime, piangevo come ormai non facevo da anni. Il mio petto era squassato da singhiozzi. Con la mano sinistra spensi ciò che rimaneva della sigaretta in un posacenere stracolmo di mozziconi e con la destra estrassi dai pantaloni una busta ti fazzoletti. Ne estrassi uno che mi servì ad asciugare gli occhi lacrimosi.  Presi con le due mani la…..con una la tenevo per l’impugnatura e con l’altra per la sua lunga canna fatta di freddo metallo. La rimirai con grande rispetto e con tanta ammirazione per la sua germanica perfezione. In modo risoluto la afferrai  per l’impugnatura, con il pollice della stessa mano feci scattare la levetta della sicura. Un rumore secco indicava che un proiettile era stato inserito pronto per essere usato………la sollevai con estrema lentezza  ma con altrettanta determinazione  appoggiai la fredda imboccatura della canna sulla mia tempia destra matida di sudore…………………………………………………………………………………………………………..                                                               dalla fessura delle persiane socchiuse a ponte entrò nella stanza studio il gatto di casa, un magnifico esemplare maschio di soriano. Stirò con lentezza felina le zampe anteriori annusò l’aria pregna di un acre odore, si avvicinò alla scrivania si rotolò su se stesso mostrando la sua pancia ad una carezza che non sarebbe stata fatta più dal padrone di casa  …..…………………………………………………………………………
          GUIDO MICHI


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