venerdì 28 novembre 2014

FILIPPO BRUNELLESCHI




Filippo Brunelleschi (1377-1446), è stato sicuramente l’artista che più di ogni altro ha contribuito alla nascita dell’arte rinascimentale. Uomo di grande genialità, a lui si deve sia la scoperta della prospettiva, sia la definizione del nuovo linguaggio architettonico rinascimentale. In pratica, è lui che più di ogni altro riesce a dare le coordinate del nuovo sentire artistico: un sentire che si basa sulla razionalità di matrice umanistica ma anche di matrice matematica. In un’epoca in cui scienze umane e scienze matematiche non avevano ancora divaricato le loro strade, l’umanesimo di Brunelleschi non era semplicemente letterario, ma soprattutto l’applicazione della razionalità al fare. Era un umanesimo che significava l’applicazione della chiarezza mentale (e quindi della matematica) alla creazione delle opere dell’uomo. Del resto tutta la sua opera, sia artistica e architettonica, sia teorica, può essere letta come una ricerca matematica: ricerca di relazioni geometriche, di rapporti matematici, di leggi fisiche e meccaniche. Da questa sua grande razionalità di pensiero dovevano scaturire le soluzioni ad alcuni dei grandi problemi artistici del tempo.
La sua attività di artista iniziò come orafo e scultore. Una delle sue prime opere note è la formella con la quale partecipò al concorso, indetto nel 1401, per la realizzazione della seconda porta di bronzo del Battistero di Firenze: questa formella viene oggi simbolicamente assunta come il punto d’inizio dell’arte rinascimentale. Come è noto il concorso fu vinto da Lorenzo Ghiberti. Ma il Brunelleschi aveva ben altre potenzialità: fu egli infatti a proporre la soluzione alla costruzione della cupola su Santa Maria del Fiore. Ebbe quindi la committenza per quella che sicuramente era la maggiore opera del tempo, opera che egli ha mirabilmente realizzato nel corso di tutta la sua vita (alla sua morte alla cupola mancava solo la lanterna: costruttivamente era quindi completa).
La realizzazione della cupola spostò i suoi interessi sull’architettura. Nel 1417 aveva iniziato la progettazione della cupola. Nel 1419 progettò il prospetto dell’ospedale degli Innocenti a Firenze: questa facciata si distacca in modo totale dal linguaggio gotico allora praticato, creando da zero, in maniera già completamente matura, il nuovo stile architettonico del rinascimento. Sempre nel 1419 il Brunelleschi iniziò la progettazione della chiesa di San Lorenzo e un decennio dopo progettò la chiesa di Santo Spirito: due edifici che crearono un’immagine totalmente inedita degli edifici religiosi. Nello stesso periodo realizzò due piccole costruzioni, ma che costituiscono esempi mirabili della sua concezione geometricamente perfetta dell’architettura: la sacrestia vecchia di San Lorenzo e la cappella dei Pazzi.
Con queste sue opere architettoniche egli rivoluzionò completamente il concetto del fare architettura: le sue costruzioni non nascono con quel principio di sommatoria, potenzialmente illimitata, delle costruzioni romaniche e gotiche: i suoi edifici sono, da un punto di vista geometrico, delle forme perfette. Ad esse nulla può essere aggiunto o tolto senza rompere irrimediabilmente un equilibrio che l’architetto aveva studiato prima della realizzazione concreta dell’opera. Con Brunelleschi abbiamo quindi, per la prima volta, il primato del progetto sulla realizzazione.
Ma se ciò fu possibile al Brunelleschi fu anche perché egli fu il primo a scoprire la prospettiva. La data di questa scoperta viene di norma collocata intorno al 1413. Questa tecnica, che segna un radicale punto di svolta nella pittura del tempo, in realtà era, ed è ancora oggi, uno strumento progettuale molto potente e raffinato nelle mani di un architetto. Con la prospettiva, e la geometria descrittiva che essa presupponeva, gli architetti impararono a disegnare, e quindi a controllare in maniera totale il risultato finale della loro progettazione solo e soltanto in fase ideativa. Ciò rivoluzionò il modo di fare architettura, ma rivoluzionò anche il risultato finale dell’attività architettonica. Da questo momento il valore formale di un edificio prese il primato sui problemi squisitamente costruttivi, e ciò determinò una ricerca formale, basata sulle forme geometriche, prima del tutto assente nell’architettura.




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