FILIPPO BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi (1377-1446), è
stato sicuramente l’artista che più di ogni altro ha contribuito alla nascita
dell’arte rinascimentale. Uomo di grande genialità, a lui si deve sia la
scoperta della prospettiva, sia la definizione del nuovo linguaggio
architettonico rinascimentale. In pratica, è lui che più di ogni altro riesce a
dare le coordinate del nuovo sentire artistico: un sentire che si basa sulla
razionalità di matrice umanistica ma anche di matrice matematica. In un’epoca
in cui scienze umane e scienze matematiche non avevano ancora divaricato le
loro strade, l’umanesimo di Brunelleschi non era semplicemente letterario, ma
soprattutto l’applicazione della razionalità al fare. Era un umanesimo che
significava l’applicazione della chiarezza mentale (e quindi della matematica)
alla creazione delle opere dell’uomo. Del resto tutta la sua opera, sia
artistica e architettonica, sia teorica, può essere letta come una ricerca
matematica: ricerca di relazioni geometriche, di rapporti matematici, di leggi
fisiche e meccaniche. Da questa sua grande razionalità di pensiero dovevano
scaturire le soluzioni ad alcuni dei grandi problemi artistici del tempo.
La sua attività di artista iniziò come
orafo e scultore. Una delle sue prime opere note è la formella con la quale
partecipò al concorso, indetto nel 1401, per la realizzazione della seconda
porta di bronzo del Battistero di Firenze: questa formella viene oggi
simbolicamente assunta come il punto d’inizio dell’arte rinascimentale. Come è
noto il concorso fu vinto da Lorenzo Ghiberti. Ma il Brunelleschi aveva ben
altre potenzialità: fu egli infatti a proporre la soluzione alla costruzione
della cupola su Santa Maria del Fiore. Ebbe quindi la committenza per quella
che sicuramente era la maggiore opera del tempo, opera che egli ha mirabilmente
realizzato nel corso di tutta la sua vita (alla sua morte alla cupola mancava
solo la lanterna: costruttivamente era quindi completa).
La realizzazione della cupola spostò i
suoi interessi sull’architettura. Nel 1417 aveva iniziato la progettazione
della cupola. Nel 1419 progettò il prospetto dell’ospedale degli Innocenti a
Firenze: questa facciata si distacca in modo totale dal linguaggio gotico
allora praticato, creando da zero, in maniera già completamente matura, il
nuovo stile architettonico del rinascimento. Sempre nel 1419 il Brunelleschi
iniziò la progettazione della chiesa di San Lorenzo e un decennio dopo progettò
la chiesa di Santo Spirito: due edifici che crearono un’immagine totalmente
inedita degli edifici religiosi. Nello stesso periodo realizzò due piccole
costruzioni, ma che costituiscono esempi mirabili della sua concezione
geometricamente perfetta dell’architettura: la sacrestia vecchia di San Lorenzo
e la cappella dei Pazzi.
Con queste sue opere architettoniche egli
rivoluzionò completamente il concetto del fare architettura: le sue costruzioni
non nascono con quel principio di sommatoria, potenzialmente illimitata, delle
costruzioni romaniche e gotiche: i suoi edifici sono, da un punto di vista
geometrico, delle forme perfette. Ad esse nulla può essere aggiunto o tolto
senza rompere irrimediabilmente un equilibrio che l’architetto aveva studiato
prima della realizzazione concreta dell’opera. Con Brunelleschi abbiamo quindi,
per la prima volta, il primato del progetto sulla realizzazione.
Ma se ciò fu possibile al Brunelleschi fu
anche perché egli fu il primo a scoprire la prospettiva. La data di questa
scoperta viene di norma collocata intorno al 1413. Questa tecnica, che segna un
radicale punto di svolta nella pittura del tempo, in realtà era, ed è ancora
oggi, uno strumento progettuale molto potente e raffinato nelle mani di un
architetto. Con la prospettiva, e la geometria descrittiva che essa
presupponeva, gli architetti impararono a disegnare, e quindi a controllare in
maniera totale il risultato finale della loro progettazione solo e soltanto in
fase ideativa. Ciò rivoluzionò il modo di fare architettura, ma rivoluzionò
anche il risultato finale dell’attività architettonica. Da questo momento il
valore formale di un edificio prese il primato sui problemi squisitamente
costruttivi, e ciò determinò una ricerca formale, basata sulle forme
geometriche, prima del tutto assente nell’architettura.
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