domenica 30 novembre 2014

UNICITA’ DI CORPO E MENTE

UNICITÀ DI CORPO E MENTE
Secondo una concezione materialistica il mondo fisico, proprio perché tangibile e misurabile,
rappresenta l’unica “realtà”. Altre tradizioni di pensiero ritengono invece illusoria quella
dimensione e considerano come verità ultima il mondo spirituale.
Nel Buddismo la vita è un’unità indissolubile di aspetti fisici e spirituali. Ogni fenomeno,
materiale o spirituale, visibile o invisibile, è manifestazione della stessa Legge fondamentale
universale – o causa prima della vita – definita Myoho-renge-kyo da Nichiren Daishonin.
Entrambi gli aspetti sono assolutamente inseparabili e di uguale importanza. Questo principio è
espresso in giapponese col termine shiki shin funi. Shiki si riferisce a tutti i fenomeni fisici,
compreso il corpo umano. Shin definisce quelli spirituali, invisibili, compresa la ragione, le
emozioni e la volontà. Funi letteralmente significa “due ma non due”.
Nichiren Daishonin scrive a uno dei suoi seguaci: «Una persona può conoscere i pensieri di un
altro ascoltandone la voce. Ciò avviene perché l’aspetto fisico rivela quello spirituale, ma questi
aspetti, che sono uno nella sostanza, si manifestano come due aspetti distinti».
Lo stato d’animo di una persona si rivela nel suo aspetto fisico: il vissuto interiore di qualcuno
che si trovi in uno stato gioioso e ottimistico si può leggere nel suo viso, o anche nella sua
andatura. Allo stesso modo un portamento sofferente e il viso teso di una persona oppressa dal
dolore comunicano il suo tormento interiore. Le manifestazioni più evidenti sono il riso e il
pianto, segnali visibili dei nostri sentimenti interiori.
Lo stato d’animo influisce anche sul funzionamento fisico del corpo. Lo stress mentale o
psicologico è stato collegato a una gamma di malattie che vanno da disturbi cutanei, allergie,
asma e ulcere fino al cancro. La depressione e la disperazione abbassano la resistenza
dell’organismo, rendendoci vulnerabili a tutta una serie di malanni. D’altra parte, una positiva
determinazione a superare la malattia può “guidare” i nostri organi e persino le singole cellule
verso la guarigione.
«Quando la nostra determinazione cambia – scrive Daisaku Ikeda – tutto comincerà a muoversi
nella direzione che desideriamo. Nel momento in cui decidiamo di essere vittoriosi, ogni nervo e
fibra nel nostro essere si dirigerà immediatamente verso il nostro successo. Se invece pensiamo
che “non ce la faremo mai” allora in quell’istante, ogni nostra cellula sarà come svuotata e
soccomberà».
La vera salute e felicità interessano sia l’aspetto fisico sia quello spirituale. Molte delle
esperienze dei membri della Soka Gakkai riguardano miglioramenti della salute o delle
condizioni materiali. Attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo essi comprendono
anche l’inseparabilità degli aspetti spirituali e fisici della loro vita e col tempo ciò si manifesta
con un senso di benessere fisico e con una crescente chiarezza e purezza dei processi mentali e
percettivi. Ciò che si intende con “benefici visibili” della pratica buddista è collegato
direttamente al piano fisico e materiale.
Ben più importanti nel lungo periodo sono i “benefici invisibili” di una pratica buddista assidua:
maggiore conoscenza di sé, saggezza e compassione per gli altri. Il più importante dei benefici
invisibili, ovviamente, è l’Illuminazione.
Il Buddismo considera gli esseri viventi come un’armoniosa aggregazione delle cosiddette
“cinque componenti” che sono: i sensi (che collegano l’individuo al mondo fisico); la percezione
(che integra le impressioni ricevute attraverso i sensi); la concezione (con la quale ci formiamo
un’idea su ciò che abbiamo percepito); la volizione (la volontà che agisce sulla concezione); e
infine la coscienza (quella funzione del giudizio che sostiene il funzionamento delle altre
componenti). La vita rappresenta quella forza o energia che fa funzionare insieme queste cinque
componenti come un tutto armonioso e integrato.








Fondamentalmente il Buddismo vede gli aspetti fisici e spirituali come manifestazioni della
stessa forza vitale inerente all’universo stesso. La moderna scienza medica sta iniziando a
esplorare i sottili rapporti tra corpo e mente, tra gli aspetti fisici e spirituali della vita.
Come ha scritto Nichiren: «Mutua inclusione tra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni
significa che la vita in ogni singolo istante abbraccia il corpo e la mente, l’io e l’ambiente di tutti
gli esseri senzienti dei Dieci mondi e anche di tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni: le
piante, il cielo e la terra, fino al più piccolo granello di polvere. La vita in ogni singolo istante

permea l’intero regno dei fenomeni e si manifesta in ognuno di essi».

sabato 29 novembre 2014

Tina Turner Chanting Nam Myoho Renge Kyo

La rivoluzione umana in un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l'umanità.
                                                                                                          DAISAKU  IKEDA


La rivoluzione umana e il Buddismo di Nichiren Daishonin
Il Buddismo è caratterizzato dall'accento sulla possibilità di una trasformazione interiore che fa emergere il massimo potenziale umano. È convinzione diffusa che la disciplina e la concentrazione necessarie per questo processo necessitino di una serie di circostanze ideali di cui quasi nessuno dispone. 

Il Buddismo di 
Nichiren Daishonin
 insegna però che solo affrontando direttamente le difficoltà della realtà individuale e sociale possiamo realizzare l'impegno di cambiare la nostra vita e il mondo in meglio. 

"Rivoluzione umana" è la definizione utilizzata dal secondo presidente della Soka Gakkai, 
Josei Toda
, per descrivere quel processo fondamentale di trasformazione interiore attraverso il quale ci liberiamo dalle catene del nostro "piccolo io", imprigionato dall'ego e dall'autoconsiderazione, e accresciamo l'altruismo del "grande io" capace di preoccuparsi e di agire per gli altri e, in ultima analisi, per l'umanità intera. 

Come spiega 
Daisaku Ikeda
, terzo e attuale presidente, «esistono vari tipi di rivoluzione: politica, economica, industriale, scientifica, artistica... ma, indipendentemente da cosa viene cambiato, il mondo non sarà mai migliore finché le persone rimarranno egoiste e prive di compassione. In questo senso, la rivoluzione umana è la più importante di tutte le rivoluzioni e allo stesso tempo la più necessaria per l'umanità».






CONTRO LA PENA DI MORTE
NESSUNO TOCCHI CAINO

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ONU: VOTO PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO L’ABOLIZIONE 2.  NEWS FLASH: NIGER: DELEGAZIONE DI RADICALI VISITA LE CARCERI DI NIAMEY E DI KOLLO 3.  NEWS FLASH: IRAN: SETTE PRIGIONIERI IMPICCATI, DI CUI DUE IN PUBBLICO 4.  NEWS FLASH: PUERTO RICO: GOVERNATORE CONTRARIO ALLA REINTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE 5.  NEWS FLASH: SOMALIA: SOLDATO FUCILATO PER OMICIDIO NEL JUBALAND 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


ONU: VOTO PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO L’ABOLIZIONE
22 novembre 2014: Il Terzo Comitato sui Diritti Umani dell’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato la quinta Risoluzione per la moratoria Universale delle esecuzioni capitali con il numero record di 114 voti a favore e il più basso dei voti contrari, 36, mentre gli astenuti (34) e assenti (9) al momento del voto sono stati 43.

I voti a favore sono stati 3 in più del 2012 e i contrari 5 in meno. Degno di nota è in particolare il voto per la prima volta a favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21 novembre.
Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore anche Eritrea, Figi e Suriname.
Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar e Uganda.
Dopo il voto al Terzo Comitato, si attende ora per metà dicembre il passaggio della Risoluzione in plenaria, dove Nessuno tocchi Caino stima potranno aggiungersi altri voti a favore.
“Questo voto, il quinto in sette anni dell’Assemblea Generale ONU, segna un ulteriore passo verso l’abolizione della pena di morte, processo ormai irreversibile a livello mondiale, determinato dalla scelta dialogica e creativa di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale di proporre - sin dall’inizio e da soli - la moratoria delle esecuzioni come passaggio chiave per giungere all’abolizione,” ha dichiarato il Segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D’Elia. (Fonti: Nessuno tocchi Caino, 22/11/2014) Per saperne di piu' : http://www.nessunotocchicaino.it/

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

NIGER: DELEGAZIONE DI RADICALI VISITA LE CARCERI DI NIAMEY E DI KOLLO
21 novembre 2014: La delegazione del Partito Radicale e di Nessuno Tocchi Caino che si trovava in Niger per incontri istituzionali relativi alla risoluzione ONU per la Moratoria delle esecuzioni capitali ha anche potuto visitare due istituti penitenziari del paese, quello di Niamey e quello di Kollo a 30 chilometri dalla capitale.
Il carcere di Niamey è strutturato in una sezione maschile, una femminile e una minorile. Mentre le 46 donne e i 27 minorenni sono ospitati in settori che a norma di legge ne possono contenere 45 e 60 e che strutturalmente non presentano gravi carenze dal punto di vista architettonico o igienico-sanitario, i 1.114 uomini sono ammassati in locali malsani che ne dovrebbero ospitare 350.
La delegazione, composta da Marco Pannella, Sergio D'Elia, Marco Perduca, Matteo Angioli, Marco Maria Freddi e Stefano Marrella – che per Radio Radicale ha documentato le ore passate in carcere là dove è stato consentito - si è intrattenuta coi detenuti maschi nelle camerate e, brevemente, anche negli spazi all'aperto che, data la sovrappopolazione, sono utilizzati come giacigli permanentemente di fortuna.
La delegazione ha potuto constatare che la sezione maschile versa in preoccupanti condizioni igienico-sanitarie con celle sovraffollatissime che hanno delle minuscole finestre che non consentono la benché minima areazione. Gli spazi all'aria aperta ricordano un suk dove però non esiste praticamente alcuna separazione tra la parte dove è possibile camminare per andare al bagno o alle docce e la zona dove si dorme o si mangia. I giacigli sono riparati da teli o stuoie appesi a fili cadenti. Per ovviare all'eccessivo sovraffollamento, alle volte si è arrivati ad avere oltre 1.500 detenuti, le autorità penitenziarie attuano degli sfollamenti che comunque non riescono mai a ridurre significativamente i trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposto i detenuti. Come un po' dappertutto nel mondo, anche in Niger l'amministrazione della giustizia ha tempi lungi, infatti, dei 1.114 presenti, solo 411 avevano una sentenza definitiva. Al momento della visita c'erano 55 stranieri
  provenienti dai paesi limitrofi. Nessuno dei detenuti maschi lavora o va a scuola. Anche la moschea risente del drammatico sovraffollamento.
Migliore invece la situazione, anche dal punto di vista delle celle, nella sezione femminile e in quella minorile dove non esistono problemi di sovrappopolazione e dove la quasi totalità dei ristretti lavora in atelier di maglieria, falegnameria, taglio e cucito e coloratura batik. Nel reparto minorenni, al momento della visita, erano presenti 27 ragazzi in parte al lavoro e in parte a scuola. Nel parlare coi ragazzini è emerso che in molti casi la convalida dell'arresto è avvenuta senza che l'accusato fosse assistito da un avvocato. Parlando con alcuni dei più giovani si è inoltre scoperto che uno dei presenti aveva 12 anni - un'età per cui in Niger non si può stare i carcere. Il caso del ragazzo è stato immediatamente segnalato alle autorità presenti e ai rappresentanti delle Nazioni Unite che nel frattempo si erano uniti alla delegazione Radicale.
La visita al carcere di Kollo ha presentato una situazione radicalmente diversa rispetto a quella dell'istituto penitenziario della capitale. Il complesso è organizzato in quattro parti: una femminile dove erano presenti 24 donne in una struttura piuttosto angusta ma comunque discretamente tenuta, e la parte maschile divisa tra definitivi, giudiziario e "funzionari".
Costruito nel 1987 per ospitare circa 1,500 detenuti, al momento della visita della delegazione Radicale il carcere di Kollo conteneva 283 persone: 161 condannati, di cui quattro donne e due minorenni; 124 in attesa di sentenza definitiva, di cui 20 donne e 1 minorenne; 39 i detenuti stranieri proveniente da Burkina Faso, Costa d'Avorio, Nigeria e Benin. I settori detentivi maschili hanno tutti una zona preghiera centrale gestita da un detenuto che funge da imam. Le celle vanno da un minimo di quattro a un massimo di otto posti letto e sono aperte dalle 630 del mattino fino alle 19 della sera. Il resto della giornata viene passata all'aperto dove viene anche servito un pasto unico quotidiano - il resto dell'alimentazione viene garantito da cibo fornito dai famigliari. Recentemente è stato ampliato un orto antistante al carcere dove sei detenuti coltivano verdure eventualmente utilizzate per i pasti. La zona cosiddetta "funzionari" ospita una trentina di persone incolpate, o c  ondannate, di reati contro la pubblica amministrazione - questo settore è separato dagli altri ed è organizzato come una piccola comunità. In Niger non esiste la polizia penitenziaria e le carceri sono guardate da militari; il personale medico a Niamey era civile, a Kollo in divisa.
Grazie alla presenza di funzionari del Ministero della Giustizia la delegazione ha potuto interagire con gli ospiti, che non tutti capivano il francese; nella sezione dei condannati Marco Pannella ha tenuto un discorso - la Direttrice dell’Amministrazione Penitenziaria l’ha tradotto nel dialetto locale - il cui video è disponibile sul sito www.radioradicale.it Per saperne di piu' : www.radioradicale.it

IRAN: SETTE PRIGIONIERI IMPICCATI, DI CUI DUE IN PUBBLICO
26 novembre 2014: sette detenuti sono stati impiccati in Iran, in due diverse città.
I primi due uomini sono stati impiccati in pubblico a Mashhad, per “azioni dannose”. I due, identificati come Ali M e Ali Q, sono stati giustiziati alle 9.30 di mattina nel distretto Ghasem Abbad della città.
Gli altri cinque prigionieri sono stati giustiziati nel carcere Gohardasht di Karaj.
Facevano parte di un gruppo di nove detenuti che il 25 novembre erano stati posti in isolamento.
Gli altri quattro sono stati fatti rientrare nelle loro celle, dopo il rinvio della loro impiccagione.
Sono più di 1.000 le persone messe a morte in Iran sotto la presidenza di Hassan Rouhani, il leader cosiddetto “moderato” salito al potere 18 mesi fa.
(Fonti: NCRI, 27/11/2014)
Per saperne di piu' :

PUERTO RICO: GOVERNATORE CONTRARIO ALLA REINTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE
24 novembre 2014: il governatore di Puerto Rico Alejandro Garcia Padilla ha dichiarato che la pena di morte è una "aberrazione sociale" e si è detto contrario all'uso della pena capitale sull'Isola, dove è proibita da decenni.
"La pena di morte è una aberrazione sociale che dovrebbe essere sradicata dall'umanità," ha detto Garcia Padilla in risposta alle richieste di reintroduzione della pena capitale a seguito della strage, avvenuta una settimana fa, di una famiglia di quattro persone nella loro abitazione, nel quartiere di Guaynabo, alla periferia di San Juan.
Garcia Padilla ha sottolineato che con l'uso della pena di morte si corre il rischio di "giustiziare innocenti".
Puerto Rico ha praticato l'ultima esecuzione nel 1926 e nel 1929 ha abolito la pena di morte, una decisione ratificata dalla Costituzione dell'Isola nel 1952 in base alla quale, nonostante la pena capitale sia legale negli Stati Uniti, non può essere utilizzata sull'Isola, che fa parte del commonwealth USA.
(Fonti: EFE, 24/11/2014)
Per saperne di piu' :

SOMALIA: SOLDATO FUCILATO PER OMICIDIO NEL JUBALAND
22 novembre 2014: il Tribunale militare del Jubaland, regione autonoma nel sud della Somalia, ha giustiziato un soldato condannato per l'uccisione di un bambino di 9 anni, avvenuta nella città portuale di Kismayo, ha riportato il Garowe Online.
L’omicida - Abdirashid Abdi – è stato fucilato alla presenza del procuratore generale Hassan Ishaq Yarow.
Rivolgendosi ai giornalisti giunti sul luogo dell'esecuzione, Yarow ha detto che i soldati che deliberatamente uccidono civili dovranno affrontare la pena di morte.
La condanna a morte e l'esecuzione sono le prime da quando, la scorsa settimana, si è avviato nel Jubaland il nuovo corso militare.
Nel frattempo, il presidente del Jubaland, Sheikh Ahmed Mohamed Islam (Madobe), su invito ufficiale si è recato in aereo a Dubai attraverso la capitale del Kenya Nairobi.
Le forze armate del Jubaland stanno combattendo i ribelli islamisti nell’entroterra, lungo il fiume Juba.
Il Governo Federale Somalo ha riconosciuto il Jubaland nell’agosto del 2013. (Fonti: Garowe Online, 23/11/2014) Per saperne di piu' :

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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA


ROMA: INVITO ALLA PRESENTAZIONE IN CAMPIDOGLIO DEL RAPPORTO DI NTC
28 novembre 2014: l’Associazione Nessuno tocchi Caino, in occasione dell’imminente voto in Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dell’adesione del Comune di Roma alla campagna “Le Città, le Province e le Regioni italiane per abolire la pena di morte dalla storia dell’umanità”, invita a partecipare alla presentazione del Rapporto 2014 di Nessuno tocchi Caino che si svolgerà venerdì 5 dicembre presso la Sala della Piccola Protomoteca, Piazza del Campidoglio, dalle ore 10.30 alle 12.30.
Interverranno:               
Furio Colombo, giornalista e politico
Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino e curatore del Rapporto 2014.
Gianluca Peciola, capogruppo al Comune di Roma di Sinistra Ecologia e Libertà.
Iaia Shulamit Vantaggiato, scrittrice e giornalista Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno tocchi Caino


venerdì 28 novembre 2014

GOSHO      VIRTU' INVISIBILE RICOMPENSA VISIBILE

NICHIREN DAISHONIN


La cosa più temibile per un essere umano
è la slealtà. Poiché tuo fratello maggiore
e tuo fratello minore hanno scelto
volontariamente di diventare nemici del
Sutra del Loto e si sono allontanati da te,
loro sono stati sleali, tu non ne hai alcuna
colpa. Ma, se non proteggi le loro mogli,
sarai tu a essere considerato sleale. Dato
che i tuoi possedimenti sono aumentati,
falle venire presso di te e provvedi al loro
mantenimento meglio che puoi. Se fai così,
sicuramente i tuoi defunti genitori ti proteggeranno
e infine anche le preghiere di
Nichiren otterranno risposta. Non importa
quali difetti possano avere le mogli dei tuoi
fratelli, tu non badarci. Se in questa situazione
ti comporterai come ti ho detto, penso
che otterrai un feudo ancor più grande e
riguadagnerai la stima degli altri.
Come ho già affermato varie volte, si
dice che dove c’è una virtù invisibile ci sarà
una ricompensa visibile. I tuoi colleghi
samurai hanno parlato male di te al tuo signore
ed egli ha anche dubitato che dicessero
il vero, ma, poiché per molti anni hai
nutrito il forte e sincero desiderio di salvare
il tuo signore nella prossima vita, hai
ottenuto questo beneficio. E questo non
è che l’inizio: sii sicuro che la ricompensa
grande deve ancora venire.
Inoltre, la cosa importante è mantenere
buoni rapporti con coloro che credono in
questo insegnamento, non è vedere, sentire
o dire ciò che può dispiacerti. Continua
con calma a offrire preghiere. Quanto ti
ho esposto non è una mia opinione personale.
Ho estrapolato e trascritto i punti
fondamentali dei tremila volumi delle
scritture non buddiste e dei cinquemila
volumi delle scritture buddiste.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il ventitreesimo giorno del quarto mese
FILIPPO BRUNELLESCHI




Filippo Brunelleschi (1377-1446), è stato sicuramente l’artista che più di ogni altro ha contribuito alla nascita dell’arte rinascimentale. Uomo di grande genialità, a lui si deve sia la scoperta della prospettiva, sia la definizione del nuovo linguaggio architettonico rinascimentale. In pratica, è lui che più di ogni altro riesce a dare le coordinate del nuovo sentire artistico: un sentire che si basa sulla razionalità di matrice umanistica ma anche di matrice matematica. In un’epoca in cui scienze umane e scienze matematiche non avevano ancora divaricato le loro strade, l’umanesimo di Brunelleschi non era semplicemente letterario, ma soprattutto l’applicazione della razionalità al fare. Era un umanesimo che significava l’applicazione della chiarezza mentale (e quindi della matematica) alla creazione delle opere dell’uomo. Del resto tutta la sua opera, sia artistica e architettonica, sia teorica, può essere letta come una ricerca matematica: ricerca di relazioni geometriche, di rapporti matematici, di leggi fisiche e meccaniche. Da questa sua grande razionalità di pensiero dovevano scaturire le soluzioni ad alcuni dei grandi problemi artistici del tempo.
La sua attività di artista iniziò come orafo e scultore. Una delle sue prime opere note è la formella con la quale partecipò al concorso, indetto nel 1401, per la realizzazione della seconda porta di bronzo del Battistero di Firenze: questa formella viene oggi simbolicamente assunta come il punto d’inizio dell’arte rinascimentale. Come è noto il concorso fu vinto da Lorenzo Ghiberti. Ma il Brunelleschi aveva ben altre potenzialità: fu egli infatti a proporre la soluzione alla costruzione della cupola su Santa Maria del Fiore. Ebbe quindi la committenza per quella che sicuramente era la maggiore opera del tempo, opera che egli ha mirabilmente realizzato nel corso di tutta la sua vita (alla sua morte alla cupola mancava solo la lanterna: costruttivamente era quindi completa).
La realizzazione della cupola spostò i suoi interessi sull’architettura. Nel 1417 aveva iniziato la progettazione della cupola. Nel 1419 progettò il prospetto dell’ospedale degli Innocenti a Firenze: questa facciata si distacca in modo totale dal linguaggio gotico allora praticato, creando da zero, in maniera già completamente matura, il nuovo stile architettonico del rinascimento. Sempre nel 1419 il Brunelleschi iniziò la progettazione della chiesa di San Lorenzo e un decennio dopo progettò la chiesa di Santo Spirito: due edifici che crearono un’immagine totalmente inedita degli edifici religiosi. Nello stesso periodo realizzò due piccole costruzioni, ma che costituiscono esempi mirabili della sua concezione geometricamente perfetta dell’architettura: la sacrestia vecchia di San Lorenzo e la cappella dei Pazzi.
Con queste sue opere architettoniche egli rivoluzionò completamente il concetto del fare architettura: le sue costruzioni non nascono con quel principio di sommatoria, potenzialmente illimitata, delle costruzioni romaniche e gotiche: i suoi edifici sono, da un punto di vista geometrico, delle forme perfette. Ad esse nulla può essere aggiunto o tolto senza rompere irrimediabilmente un equilibrio che l’architetto aveva studiato prima della realizzazione concreta dell’opera. Con Brunelleschi abbiamo quindi, per la prima volta, il primato del progetto sulla realizzazione.
Ma se ciò fu possibile al Brunelleschi fu anche perché egli fu il primo a scoprire la prospettiva. La data di questa scoperta viene di norma collocata intorno al 1413. Questa tecnica, che segna un radicale punto di svolta nella pittura del tempo, in realtà era, ed è ancora oggi, uno strumento progettuale molto potente e raffinato nelle mani di un architetto. Con la prospettiva, e la geometria descrittiva che essa presupponeva, gli architetti impararono a disegnare, e quindi a controllare in maniera totale il risultato finale della loro progettazione solo e soltanto in fase ideativa. Ciò rivoluzionò il modo di fare architettura, ma rivoluzionò anche il risultato finale dell’attività architettonica. Da questo momento il valore formale di un edificio prese il primato sui problemi squisitamente costruttivi, e ciò determinò una ricerca formale, basata sulle forme geometriche, prima del tutto assente nell’architettura.




giovedì 27 novembre 2014

BASILICA DI SANTA MARIA NOVELLA

FIRENZE, PIAZZA DI SANTA MARIA NOVELLA 18
 
DESCRIZIONE:
La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull'omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l'ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante, i domenicani.

I domenicani arrivarono a Firenze da Bologna, guidati da Fra' Giovanni da Salerno, nel 1219. Nel 1221, ottennero la piccola chiesa di Santa Maria delle Vigne, così chiamata per i terreni agricoli che la circondavano (all'epoca fuori dalle mura). Questa chiesetta era stata consacrata nel 1049 o, secondo altre fonti, nel 1094, anche se questa seconda ipotesi è più probabile, poiché nell'Archivio Capitolare della cattedrale fiorentina è conservato un documento che menziona questa data. Ad ogni modo, della chiesetta antica sono stati trovati alcuni resti sotto l'attuale sagrestia, in particolare le basi di alcuni pilastri romanici.

La prima pietra di un nuovo e più ampio edificio fu posta il 18 ottobre 1279, durante la festa di San Luca, con la benedizione del cardinale Latino Malabranca Orsini, mutando l'orientamento con la facciata verso sud, e fu completata alla metà del XIV secolo. Il progetto, secondo fonti documentarie molto controverse, si deve a due frati domenicani, fra' Sisto da Firenze e fra' Ristoro da Campi, ma partecipò all'edificazione anche fra' Jacopo Passavanti, mentre il campanile e buona parte del convento si deve all'intervento immediatamente successivo di fra' Jacopo Talenti. La chiesa, sebbene già conclusa verso la metà del Trecento con la costruzione dell'adiacente convento, fu tuttavia ufficialmente consacrata solo nel 1420 da papa Martino V che risiedeva in città.

Su commissione della famiglia Rucellai, Leon Battista Alberti disegnò il grande portale centrale, la trabeazione e il completamento superiore della facciata, in marmo bianco e verde scuro, terminata nel 1470. Tra il 1565 e il 1571 la chiesa fu rimaneggiata ad opera di Giorgio Vasari, con la rimozione del recinto del coro e la ricostruzione degli altari laterali, che comportò l'accorciamento delle finestre gotiche. Tra il 1575 e il 1577 fu costruita da Giovanni Dosio la cappella Gaddi. Un ulteriore rimaneggiamento si ebbe tra il 1858 e il 1860 ad opera dell'architetto Enrico Romoli.

Un importante restauro è stato effettuato nel 1999 con i fondi del giubileo, in seguito al quale per l'accesso alla chiesa è stato istituito un biglietto d'ingresso. Dall'aprile 2006 al marzo 2008 la facciata è stata di nuovo restaurata.

La facciata marmorea di Santa Maria Novella è fra le opere più importanti del Rinascimento fiorentino, pur essendo stata iniziata in periodi precedenti. Venne completata definitivamente solo nel 1920.

Il primo intervento si ebbe verso il 1350, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi grazie ai fondi da un tale Turino del Baldese deceduto un anno prima. In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche l'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primo cornicione, che assomigliano a quelli del Battistero di San Giovanni.

L'oculo risulta aperto dal 1367.

I lavori in seguito si interruppero e durante il Concilio di Firenze, che si tenne anche nel convento dal 1439, venne ribadita la necessità di provvedere al completamento della facciata. Solo un ventennio dopo si offrì il ricco mercante Giovanni Rucellai, che ne affidò il progetto al suo architetto di fiducia, Leon Battista Alberti.

Tra 1458 e 1478 fu rivestita la parte restante di marmi policromi, armonizzando con la parte già esistente. La parte inferiore venne lasciata pressoché intatta nel suo assetto medievale, aggiungendo solo il portale classicheggiante, ispirato a quello del Pantheon, incorniciato dal motivo colonna-pilastro, che ricorre, seppure con un rapporto diverso, anche alle estremità sui lati. Oltre una trabeazione classicheggiante si trova un'ampia fascia decorata a tarsie quadrate, ispirata agli attici dell'architettura antica, che separa e raccorda la zona inferiore e qualla superiore.

La parte superiore venne influenzata dalla preesistenza del rosone, attorno al quale Alberti installò, in posizione sfasata, un grande rettangolo tripartito, legato da rapporti geometrici di multipli e sottomultipli con il resto degli elementi della facciata. Esso e sormontato da un timpano con al centro il volto di Gesù Bambino inserito nel disco solare fiammeggiante, emblema del Quartiere di Santa Maria Novella.

Sull'architrave superiore campeggia un'iscrizione che ricorda il benefattore e un simbolico anno di completamento, il 1470: IOHA(N)NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCCCCLXX (Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, anno 1470). Le due volute capovolte ai lati, dalle tarsie finissime, hanno funzione di raccordo con la parte inferiore e mascherano il dislivello tra la navata centrale e quelle laterali, notevolmente più basse. Quella di destra fu rivestita di marmi solo nel 1920.

L'elegante fregio marmoreo centrale con le "vele con le sartie al vento" altro non è che l'emblema araldico di Giovanni di Paolo Rucellai. Lo stesso simbolo, che si può vedere sulla facciata del palazzo e della loggia Rucellai, nonché sul tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio, compare anche sui pilastri angolari, che in alto portano anche lo stemma familiare Rucellai.

L'intervento dell'Alberti si innestò quindi sulle strutture gotiche precedenti, ma seppe unificare la parte nuova e quella antica tramite il ricorso alla tarsia marmorea, derivata dal Romanico fiorentino (Battistero di San Giovanni, San Miniato al Monte, Badia Fiesolana). Questo retaggio tradizionale venne rielaborato secondo la lezione classica e i principi della geometria modulare, valorizzando la storia dell'edificio e il contesto locale.

Lo schema è comunque mitigato da alcune leggere asimmetrie, forse programmate dall'Alberti, forse dovute alla manodopera locale. Lo schema preimpostato anteriormente non era infatti modulato su corrispondenze matematiche, per cui è probabile che Alberti dovette mascherare la mancata corrispondenza tra gli elementi verticali della parte inferiore e superiore, proprio con l'aggiunta della fascia-attico, le cui tarsie non sono allineate agli altri elementi.

Alcuni dei rapporti modulari principali:

    La linea di base della chiesa è uguale all'altezza della facciata, con la quale forma un quadrato;
    Se la parte inferiore è esattamente la metà della superficie di questo quadrato, quella superiore, riguardo al quadrato tra le volute, equivale a un quarto;
    Dividendo ancora questa superficie in quattro si ottengono dei sedicesimi di superficie che inscrivono con precisione le volute laterali;
    Il portale centrale è alto una volta e mezzo la sua larghezza (rapporto di 2/3);
    L'altezza della fascia centrale a cerniera è uguale alla larghezza dei portali laterali e degli avelli, ed è sette volte l'altezza dell'ordine inferiore;
    I lati dei quadrati intarsiati sulla fascia centrale sono un terzo dell'altezza della fascia stessa ed il doppio del diametro delle colonne della parte inferiore.
    Il Sol Invictus rappresentato sul timpano è lo stemma del quartiere di Santa Maria Novella, ma anche un simbolo di forza e ragione; il diametro del tondo del Sole è esattamente la metà del diametro del rosone (compresa la cornice) ed è uguale a quello dei cerchi nelle volute.

martedì 25 novembre 2014




PRIMAVERA-BOTTICELLI-UFFIZI-FIRENZE

COMPASSIONE........

La compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla.[1]
Il concetto di compassione richiama quello di empatia dal greco "εμπαθεια" (empateia, composta da en-, "dentro", e pathos, "affezione o sentimento"),[2] che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione soggettiva che legava lo spettatore del teatro greco antico all'attore recitante ed anche l'immedesimazione che questi aveva con il personaggio che interpretava. Una tecnica di recitazione questa comune anche alla commedia dell'arte.[3]
Nelle scienze umane, il termine empatia è passato a designare un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell'altro, escludendo ogni attitudine istintiva affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.[4]
Filosofia antica
In un significato che richiama quello antico di empatia era la compassione che i sofisti erano in grado di suscitare in chi assisteva ai loro discorsi servendosi della magia della parola che
«  è una grande dominatrice, che con piccolissimo corpo e invisibilissimo, divinissime cose sa compiere; riesce infatti e a calmar la paura, e a eliminare il dolore, e a suscitare la gioia, e ad aumentar la pietà. E come ciò ha luogo, lo spiegherò. Perché bisogna anche spiegarlo al giudizio degli uditori: la poesia nelle sue varie forme io la ritengo e la chiamo un discorso con metro, e chi l’ascolta è invaso da un brivido di spavento, da una compassione che strappa le lacrime, da una struggente brama di dolore, e l’anima patisce, per effetto delle parole, un suo proprio patimento, a sentir fortune e sfortune di fatti e di persone straniere.
Nell'Atene del V secolo a.C. il sofista Gorgia usa la parola come strumento di una persuasione che deriva, non da un dialogo socratico, ma da un'abile mozione dei sentimenti. La parola non serve a conoscere né a predisporre l'azione morale ma è un'arte psicagogica  usata a fini di potere politico che instaura una condivisione di passioni tale nell'ascoltatore da fargli credere all'inganno poetico del retore. Questi, afferma Gorgia, è "migliore" di chi non inganna, perché il retore è capace di creare una "verità estetica", ed «è più saggio chi è ingannato di chi non lo è»  perché con la compassione partecipa emotivamente a questa intensa verità.
Il rifiuto invece della compassione come strumento politico è proprio dello stoicismo che abbatte l'antica tradizione politica del mondo greco che si appellava a questo sentimento per curare i mali dell'umanità. Eppure l'interesse per la politica nasce negli stoici per quella loro dimensione cosmopolita, che scaturisce proprio da quel sentimento di compassione e partecipazione agli eventi del mondo proprio della sympathèia, ossia dell'intima connessione esistente tra la sfera dell'uomo e quella dell'Anima cosmica: essi sono sudditi di una patria universale, non c'è avvenimento che non li riguardi, che non li coinvolga. Ma la compassione non deve fondare l'azione politica diretta al bene del prossimo: è vero che attraverso questo sentimento ci si renderebbe conto delle sofferenze, ad esempio, di uno schiavo facendo nascere in noi il desiderio di liberarlo ma la «compassione attribuisce importanza a circostanze esterne come se la dignità umana non fosse autosufficiente... La saggezza è ciò che basta a rendere l'uomo libero.» [9]
Come la compassione dia forza al messaggio filosofico appare chiaro nella poesia di Lucrezio, il filosofo poeta latino che con l'arte poetica fa sì che il pensiero epicureo penetri non solo nella mente ma anche nel cuore degli uomini. Tutta la poesia di Lucrezio è ispirata dalla considerazione di un dolore cosmico che lo porta a compatire soprattutto la sorte «dell'uomo non saggio, il quale privo della verità svelata da Epicuro, trascina una vita inutile e assurda nell'affanno e nella noia per perdersi poi nel nulla.» 
Filosofia moderna
L'importanza della compassione nella formazione della morale è stata oggetto dell'analisi dei filosofi del XVIII secolo che si possono genericamente identificare in due correnti: una prima che fonda il giudizio morale sulla ragione e una seconda che ne ricerca le origini nelle passioni e nei sentimenti umani). Il dibattito verte anche sulla presenza innatadel senso morale o la sua assimilazione dopo la nascita quale elemento culturale.
La compassione compare come strumento educativo nel progetto pedagogico di Rousseau: per sviluppare nell'adolescente una formazione morale bisogna fargli provare esperienze che suscitino in lui la compassione, la capacità di condividere le sofferenze degli altri.
Teoria questa condivisa da David Hume secondo il quale tutte le nostre attività razionali e morali hanno una comune origine negli atteggiamenti sentimentali.
« La ragione è, e deve solo essere schiava delle passioni e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di servire e obbedire ad esse.»
Il rifiuto di ogni sentimento di compassione nella morale caratterizza invece l'etica kantiana. Kant stesso ci dice che per un certo tempo egli fu attratto dalle concezioni morali deisentimentalisti inglesi che poi abbandonò insoddisfatto perché il loro metodo d'indagine si riduceva a una semplice analisi psicologica e perché il loro eccessivo ottimismo non faceva loro prendere in considerazione quello che per lui costituiva l'elemento essenziale della morale: l'obbligatorietà.
Viene quindi affermata l'indipendenza dell'atto morale dalla scienza e la sua irriducibilità al sentimento che non potrà mai essere confuso con la moralità. Il sentimento della compassione è qualcosa di impulsivo, debole, incostante su cui non può fare affidamento la morale: «una certa dolcezza d'animo che passa facilmente in un caldo senso di pietà, è cosa bella ed amabile, perché rivela una certa partecipazione alle vicende altrui...ma questo sentimento bonario è debole e cieco.» 
In Schopenhauer la compassione è una delle strade che porta alla liberazione dal dolore universale dell'uomo, come fenomeno schiavo del rapporto di causalità e comenoumeno soggetto alla "volontà di vivere". L'uomo provando compassione, nel senso originario del termine, cioè patendo assieme agli altri per il loro dolore, non solo prende coscienza del dolore ma lo sente e lo fa suo. Si realizzerà così la pur momentanea sconfitta della volontà di vivere poiché nella compassione è come se il singolo corpo del singolo uomo si dilatasse nel corpo degli altri uomini: la propria corporeità si assottiglia e la volontà di vivere è meno incisiva. Il dolore unendo gli uomini li accomuna e li conforta.[15]
Nel pensiero di Nietzsche l'etica patronale è compassionevole e filantropica non tanto per un sincero sentimento di pietà ma come naturale conseguenza di una pienezza di potere che straripa su i sottomessi e sugli schiavi che da parte loro giustificano la loro subordinazione esaltando i valori dell'umiltà e della rinuncia.[16]
Filosofia contemporanea
Riprendendo una tematica kantiana Karl-Otto Apel (1922) esclude nella formazione dei principi morali l'elemento della compassione.«La compassione, la simpatia, la benevolenza, l'amore e simili non possono dunque venir riconosciuti come principi alternativi per la fondazione della morale; possono però esser tenuti in considerazione come risorse motivazionali, empiricamente indispensabili per la fondazione delle norme anche di quelle fondate sulla scorta dell'etica del discorso, su quella morale formale, cioè, della comunicazione che, fondandosi sul rispetto reciproco di principi e regole tra gli interlocutori, individua i presupposti per realizzare un accordo mirante a realizzare pacificamente una vita felice.
Il filosofo israeliano Khen Lampert (1957), prendendo spunto dalla morale della compassione di Schopenhauer, elabora una "Teoria della Compassione Radicale" , che considerando il "comune soffrire" dell'umanità giudica come un imperativo morale quello di cambiare la realtà, al fine di alleviare il dolore degli altri.Questo stato d'animo, secondo la teoria di Lampert, è radicato nel profondo della nostra natura umana, non è mediato dalla cultura  è universale e sta alla radice delle rivendicazioni storiche di cambiamento sociale.