sabato 19 maggio 2018

        nessuno   tocchi      CAINO          
   NO    ALLA   PENA    DI   MORTE        



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : INVITO AL CONVEGNO: ‘LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE E IL RUOLO DELL’IRAN’
2.  NEWS FLASH: MAURITANIA: L’UNIONE AFRICANA INVITA A ‘RIVEDERE’ LA LEGGE SULLA BLASFEMIA 3.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): JUAN CASTILLO GIUSTIZIATO 4.  NEWS FLASH: UE: TRINIDAD E TOBAGO ABOLISCA LA PENA DI MORTE 5.  NEWS FLASH: SUDAN: FRUSTATA PER ESSERSI SPOSATA SENZA CONSENSO DEL PADRE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DEVOLVI IL 5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO


INVITO AL CONVEGNO: ‘LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE E IL RUOLO DELL’IRAN’
Il Convegno si terrà mercoledì, 23 maggio 2018 – ore 15.00 Via di Torre Argentina,76 – Roma

Indirizzi di saluto
Maurizio Turco per il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito Sen. Cinzia Bonfrisco, Sen. Lucio Malan, Sen. Salvatore Margiotta, Sen. Roberto Rampi, On.
Stefania Pezzopane, On. Giuseppe Basini, S.E. Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia

Moderatore
Stefano Sansonetti, “La Notizia”

DIMENSIONE “DIRITTI UMANI”
Elisabetta Zamparutti, anticipazione del Rapporto 2018 “LA PENA DI MORTE NEL MONDO”
di Nessuno Tocchi Caino
Maryan Ismail, "Le rivoluzioni e le evoluzioni delle donne nel mondo islamico"

DIMENSIONE “GEOPOLITICA”
Dott. Yahya Pallavicini, “Cooperazione interreligiosa o conflitto geopolitico”. Ebrei, Cristiani e Musulmani, Cattolici e Ortodossi, Sunniti e Sciiti. Quanto la differente appartenenza e interpretazione religiosa influenza la politica dei conflitti?”
Dott. Piero De Luca, “Il “grande gioco” iraniano in Siria: strategia ed interessi”
Dott. Lucio Tirinnanzi, "Il mosaico mediorientale un secolo dopo gli accordi di Sykes-Picot"
Dott. Enrico Mariutti, “La politica di potenza iraniana in Medio Oriente. Limiti e prospettive”

DIMENSIONE “UE — IRAN”
Amb. Giulio Terzi di Sant’Agata

DIMENSIONE “RULE OF LAW”
Laura Harth, “Erosione dello Stato di Diritto”


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

MAURITANIA: L’UNIONE AFRICANA INVITA A ‘RIVEDERE’ LA LEGGE SULLA BLASFEMIA
11 maggio 2018: L'organismo per i diritti umani dell'Unione Africana ha invitato la Mauritania a "rivedere" un progetto di legge che prevede la pena di morte per la blasfemia, mentre l'indignazione cresce per l’imprigionamento nel Paese di un giovane blogger.
Cheikh Ould Mohamed Ould Mkheitir è detenuto da più di quattro anni, nonostante a novembre la sua condanna a morte sia stata declassata a condanna a due anni di carcere.
La decisione di un tribunale di appello di risparmiare la vita di Mkheitir, che ha causato scontri e indignazione nella nazione musulmana conservatrice, è arrivata dopo il suo pentimento rispetto all’accusa di aver insultato il profeta Maometto in un post sul blog.
In seguito il governo si è adoperato per rafforzare le leggi religiose, in modo che il pentimento per blasfemia e apostasia non potesse più impedire la pena di morte.
Tuttavia il testo del disegno di legge non è stato ancora promulgato dal presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, senza una spiegazione ufficiale.
Il capo della Commissione Africana per i Diritti umani e dei Popoli, Soyata Maiga, il 9 maggio nella capitale Nouakchott ha invitato il governo a riconsiderare il disegno di legge.
"La Commissione Africana usa l'occasione della sua attuale sessione in Mauritania per sollecitare le più alte autorità a rivedere questa legislazione", ha detto.
"Questa revisione deve essere effettuata in conformità con le linee guida e gli sforzi del gruppo di lavoro della Commissione Africana sulla pena di morte e le uccisioni extragiudiziarie in Africa".
L’organismo sostenuto dall'Unione Africana, le cui decisioni non sono vincolanti, chiede l'abolizione della pena di morte.
Le autorità mauritane non hanno commentato la vicenda di Mkheitir da novembre.
Circa 20 ONG hanno chiesto da allora alle autorità del Paese di porre fine alla "segretezza" e garantire la sicurezza del blogger, che ha circa trent'anni.
Il caso ha contribuito alla discesa della Mauritania di 17 posizioni nell'Indice sulla Libertà di Stampa 2018 di Reporters Without Borders, il più grande calo di qualsiasi nazione africana.
La condanna a morte non viene applicata in Mauritania dal 1987.


TEXAS (USA): JUAN CASTILLO GIUSTIZIATO
16 maggio 2018: Juan Castillo, 37 anni, ispanico, è stato giustiziato.
Era stato condannato a morte il 1° settembre 2005 nella Bexar County con l’accusa di aver ucciso, nel corso di una rapina, il 3 dicembre 2003, Tommy Garcia, 19 anni.
Castillo è entrato nella camera della morte di Huntsville alle 18,21, ed è stato dichiarato morto 23 minuti dopo, dopo una iniezione letale di Pentobarbital.
Castillo diventa il 6° giustiziato di quest’anno in Texas, il 551° da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1982, l’11° dell’anno negli Usa, e il n° 1476 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.


UE: TRINIDAD E TOBAGO ABOLISCA LA PENA DI MORTE
11 maggio 2018: L'Unione Europea ha esortato Trinidad e Tobago ad abolire la pena di morte, affermando di non credere che la pena capitale scoraggi il crimine.
Mentre i rappresentanti dell'UE hanno espresso preoccupazione per l'alto tasso di criminalità di Trinidad e Tobago, per l'attività delle bande e per il numero significativo di armi nelle strade del Paese, l'ambasciatore britannico Tim Stew ha affermato che "ci sono molte prove per dimostrare che la pena di morte obbligatoria non sia un deterrente efficace contro il crimine." Ha concluso che la pena di morte non è semplicemente la risposta giusta.
Affiancato da colleghi provenienti da Francia, Spagna, Paesi Bassi e Germania, Stew ha dichiarato: "Non pensiamo che sia la risposta giusta, non spetta a noi dire agli altri cosa fare, è il tuo Paese e puoi gestirlo come desideri e possiamo ben capire le pressioni pubbliche che possono esserci, le pressioni politiche che possono esserci, le persone che chiedono di fronte al crimine di applicare la pena di morte.
"Ci sono prove che dimostrano che quando una giuria sa che sta giudicando qualcuno e deve decidere se non sia colpevole in un caso di omicidio, quando sa che l'unica sanzione disponibile per un giudice è la pena di morte, è meno incline a trovare quella persona colpevole e più incline a lasciare che quella persona esca da quella corte, anche se può aver fatto ciò di cui è accusata.
"Se le giurie sapessero che esiste una gamma di opzioni disponibili per un giudice, dalla condanna pesante alla condanna più leggera, a seconda dei termini e delle circostanze, allora sarebbero più inclini a vedere che giustizia sia fatta".
La condanna a morte a Trinidad e Tobago viene di solito eseguita per impiccagione. L'ultima esecuzione del genere è avvenuta nel 1999.


SUDAN: FRUSTATA PER ESSERSI SPOSATA SENZA CONSENSO DEL PADRE
15 maggio 2018: Una donna ha subito 75 colpi di frusta dopo che una corte l'ha dichiarata colpevole di aver sposato un uomo senza il consenso di suo padre, hanno detto il suo avvocato e attivisti per i diritti.
La donna, originaria del Darfur, è stata frustata in una stazione di polizia a Omdurman, la città gemella di Khartoum, dopo aver scontato una pena detentiva di sei mesi.
"Ha completato i suoi sei mesi di prigione e oggi è stata frustata 75 volte", come ordinato dalla corte, l'avvocato Azza Mohamed Ahmed ha detto all'AFP.
Ahmed ha detto che la sua cliente è stata processata dopo che il padre ha rifiutato di approvare il suo matrimonio con un uomo scelto dalla ragazza.
"Lei e l'uomo si sono sposati e hanno vissuto insieme per un anno", ha detto l'avvocato, aggiungendo che la coppia ora ha un bambino di due mesi.
"La sua famiglia ha quindi presentato una denuncia contro di lei, accusandola di vivere con un uomo illegittimamente e di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio".
Ahmed ha detto che la corte ha ritenuto la sua cliente colpevole di matrimonio senza il consenso di suo padre, come richiesto dalla legge del paese musulmano.
Suo marito è stato condannato a due anni di carcere.
"Oggi la sua punizione è completa", ha detto l'avvocato, aggiungendo che la donna è stata rilasciata e che sarebbe rimasta nella casa in cui viveva con suo marito.
Amnesty International, contattata dall'AFP, ha confermato la condanna e la flagellazione della donna, dicendo che avrebbe seguito il caso.
Un’attivista per i diritti delle donne ha detto di essere stata testimone della fustigazione.
"Tenevo il suo bambino tra le mani mentre il calvario si svolgeva davanti a me", ha detto Tahani Abbas, un membro di Do not Oppress Women, una ONG sudanese.
"Questa è stata la visione più dolorosa, soprattutto per un’attivista per i diritti delle donne", ha detto ad AFP.
L'attivista per i diritti delle donne Amal Habbani ha condannato la fustigazione.
"La donna è stata frustata perché ha sposato un uomo di sua scelta", ha detto.
"Questo mostra la condizione delle donne sudanesi. Sono oppresse dalla legge."

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