lunedì 12 marzo 2018



           nessuno    tocchi       CAINO            
   NO    ALLA    PENA    DI    MORTE     





1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO DEDICA L’8 MARZO ALLE DONNE IRANIANE 2.  NEWS FLASH: BIELORUSSIA: UOMO GIUSTIZIATO LO SCORSO OTTOBRE PER OMICIDIO 3.  NEWS FLASH: BAHRAIN: 15 CONDANNE CAPITALI CONFERMATE 4.  NEWS FLASH: GIAPPONE: PERUVIANO CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER SEI OMICIDI 5.  NEWS FLASH: EGITTO: PENA DI MORTE PER POSSESSO DI ESPLOSIVI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


NESSUNO TOCCHI CAINO DEDICA L’8 MARZO ALLE DONNE IRANIANE Nessuno tocchi Caino ha dedicato la giornata internazionale dell’8 marzo alle donne iraniane.

L’Iran è il Paese in cui la discriminazione di genere è maggiormente diffusa e assume forme parossistiche: nei procedimenti legali, la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo e la versione iraniana del “prezzo del sangue” stabilisce che per una vittima donna esso sia la metà di quello di un uomo. Inoltre, se uccide una donna, un uomo non potrà essere giustiziato, anche se condannato a morte, senza che la famiglia della donna abbia prima pagato a quella dell’assassino la metà del suo “prezzo del sangue”. L’età minima per la responsabilità penale è di poco meno di nove anni per le donne, di poco meno di 15 anni per gli uomini. Lo stupro coniugale e la violenza domestica non sono considerati reati penali. Non c’è da stupirsi se l’uguaglianza dei diritti delle donne sia sistematicamente negata quando si tratta di matrimonio, divorzio, affidamento dei figli, eredità, viaggio e persino per quanto riguarda l’abbigliamento. In Iran  infatti le donne e persino le bambine al di sopra dei nove anni che non si coprono i capelli col velo e non seguono i codici obbligatori di abbigliamento possono essere punite con una multa e anche col carcere. L’Iran è al 139° posto, su 144, nella graduatoria del Global Gender Gap Index.”
In questo clima misogino, il Consiglio dei Guardiani, il potente corpo di religiosi e giuristi islamici che controlla l’attività parlamentare e certifica che corrisponda alla legge della Sharia, ha reinserito, nell’aprile 2013, la lapidazione in una precedente versione del nuovo codice penale nella quale era stata omessa come pena esplicita per l’adulterio.
Elisabetta Zamparutti, curatrice del Rapporto annuale di Nessuno tocchi Caino sulla pena di morte nel mondo ha dichiarato: “In Iran, le esecuzioni di donne sono state nel 2017 almeno 12 (rispetto alle 10 del 2016) secondo le notizie raccolte, di cui 3 attraverso fonti ufficiali (2 per reati sessuali e 1 per omicidio) e 9 non-ufficiali (5 per omicidio e 4 per droga).
Una preoccupazione ulteriore riguarda le oltre 30 donne arrestate per essersi tolte il velo in segno di protesta contro l’obbligo di indossarlo. Proprio alla vigilia della festa della donna, l’Iran ha condannato a due anni e tre mesi di carcere una di loro, il cui nome non è stato reso pubblico. Nell’annunciare la decisione, il Procuratore generale di Tehran Abbas Jafari Dolatabadi, ha dichiarato che la donna è responsabile di aver "incoraggiato la corruzione morale" in pubblico, e ha criticato la pena inflitta perché troppo lieve. Due delle donne arrestate Atena Daemi e Golrokh Iraee sono in sciopero della fame dallo scorso 3 febbraio, recluse in isolamento nel carcere di Garchak (Varamin)”.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

BIELORUSSIA: UOMO GIUSTIZIATO LO SCORSO OTTOBRE PER OMICIDIO
7 marzo 2018: Un gruppo per i diritti umani di Minsk ha reso noto che oltre quattro mesi fa le autorità bielorusse hanno giustiziato un uomo che era stato condannato per aver ucciso i propri figli.
Il Centro per i diritti umani Vyasna (Primavera) ha citato la madre del giustiziato, Kiryl Kazachok, che ha detto di essere stata informata solo nei giorni scorsi dell’esecuzione avvenuta ad ottobre.
Amnesty International a gennaio aveva menzionato il caso di Kazachok in una dichiarazione che esortava il presidente bielorusso Alyaksandr Lukashenka ad abolire la pena capitale.
Kazachok era stato condannato a morte nel dicembre 2016 dopo che un tribunale nella città sud-orientale di Homel lo aveva dichiarato colpevole di aver ucciso suo figlio di 17 anni e la figlia di 9 anni per punire la moglie che aveva chiesto il divorzio.
Secondo gli atti del processo Kazachok era ubriaco quando ha commesso gli omicidi.
Kazachok si era rifiutato di presentare appello.


BAHRAIN: 15 CONDANNE CAPITALI CONFERMATE
9 marzo 2018: La Corte d'Appello del Bahrain ha confermato le condanne a morte di 15 imputati e le condanne a pene detentive di altri 19.
Secondo il quotidiano Rai al-Youm, Ahmed al-Hamadi, procuratore capo del Bahrain, ha detto che queste persone sono state accusate di spionaggio a beneficio di altri paesi e gruppi terroristici, di ricevere denaro per perpetrare atti di sabotaggio contro l’interesse nazionale, di aver creato un gruppo terroristico e di sostenerlo economicamente.
Li ha anche accusati di avere legami con l'Iran e gli Hezbollah libanesi.
Il Bahrain è solito muovere queste accuse contro Teheran, che, da parte sua, ha sempre negato.


GIAPPONE: PERUVIANO CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER SEI OMICIDI
9 marzo 2018: Un tribunale giapponese ha condannato all’impiccagione un cittadino peruviano per aver ucciso sei persone nel giro di pochi giorni, nel 2015 vicino a Tokyo.
Il tribunale distrettuale di Saitama ha riconosciuto il trentaduenne Jonathan Nakada responsabile degli omicidi commessi a Kumagaya, a nord di Tokyo. L'agenzia Kyodo News ha riferito che è stato anche riconosciuto colpevole di rapina.
Nakada fece irruzione in tre case nell’arco di tre giorni nel settembre 2015, uccidendo una coppia di mezza età in una casa e una donna di 84 anni in un'altra.
La polizia arrestò Nakada nell'ultima casa, dove uccise una donna di 41 anni e le sue due figlie di 7 e 10 anni. Durante il suo arresto Nakada si tagliò diverse volte il braccio e il petto e si lanciò dal secondo piano dell’abitazione.
Il tribunale ha respinto la tesi dei suoi avvocati secondo cui era malato di mente e avrebbe dovuto essere assolto. Secondo il giudice Naoto Sasaki, gli investigatori hanno dimostrato che l'intenzione di Nakada fosse quella di compiere omicidi con rapina e che l’uomo fosse pienamente consapevole delle conseguenze.


EGITTO: PENA DI MORTE PER POSSESSO DI ESPLOSIVI
6 marzo 2018: Il parlamento egiziano ha approvato un nuovo disegno di legge che aumenta fino all'esecuzione la pena per possesso di esplosivi, se essi vengono usati in attacchi terroristici, ha detto il Parlamento in una dichiarazione.
"L'ergastolo sarà la sanzione inflitta a chi possiede esplosivi, li ottiene, li fabbrica o li importa prima di ottenere una licenza e la sanzione arriverà fino alla pena capitale se gli esplosivi vengono utilizzati in un crimine commesso per scopi terroristici", recita la modifica approvata dell'articolo 102 A del Codice penale dell'Egitto.
Secondo il progetto di legge, coloro che possiedono materiale usato per fabbricare esplosivi e coloro che sono al corrente dei suddetti crimini e li coprono saranno condannati all'ergastolo, che nella legge egiziana è una pena detentiva di 25 anni.
"Secondo il disegno di legge, gli edifici e le proprietà utilizzati in questi crimini devono essere confiscati se sono di proprietà degli autori", ha detto il Parlamento.

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