sabato 3 marzo 2018

        nessuno    tocchi     caino                
   NO    ALLA   PENA    DI    MORTE             


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : USA: GIUDICE FEDERALE VIETA ISOLAMENTO ‘AUTOMATICO’ DEI CONDANNATI A MORTE 2.  NEWS FLASH: MYANMAR: QUATTRO ROHINGYA CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO ALLA POLIZIA 3.  NEWS FLASH: IRAQ: 16 TURCHE CONDANNATE A MORTE PER TERRORISMO 4.  NEWS FLASH: IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IRANIANO PREVEDE MENO ESECUZIONI PER DROGA 5.  NEWS FLASH: BAHRAIN: CONFERMATA CONDANNA A MORTE PER TERRORISMO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


USA: GIUDICE FEDERALE VIETA ISOLAMENTO ‘AUTOMATICO’ DEI CONDANNATI A MORTE
21 febbraio 2018: La giudice federale Leonie M. Brinkema (U. S. District Court for the Eastern District of Virginia) ordina di migliorare le condizioni di detenzione nel braccio della morte.

Con una ordinanza emessa oggi, la giudice vieta all’Amministrazione di applicare in maniera automatica l’isolamento ai condannati a morte, di isolarli fisicamente dai visitatori o dagli altri detenuti, e inibisce una serie di altre restrizioni.
Il primo ad intentare un’azione legale contro l’Amministrazione Penitenziaria della Virginia nel 2014 fu Alfredo Prieto, poco prima di essere giustiziato l’1 ottobre 2015.
Ottenne che un giudice federale (la stessa Brinkema) dichiarasse incostituzionale la pratica di mettere i condannati a morte automaticamente in regime d’isolamento. In seguito una corte d’appello annullò quella decisione, e la Corte Suprema di stato confermò l’annullamento, ma nel frattempo altri detenuti avevano chiesto di accedere allo stesso regime di Prieto, e il 16 ottobre 2015 quei ricorsi hanno indotto l’Amministrazione Penitenziaria ad adottare alcune modifiche “migliorative”.
Da un comunicato stampa dell’epoca si apprende che il regime contestato prevedeva la permanenza per circa 23 ore al giorno in una cella di 6,5 metri quadrati, potevano lasciare le loro celle singole 3 volte a settimana per una doccia, e un’ora al giorno per 5 giorni di “ricreazione” in un piccolo cortile esterno, col pavimento in cemento e nessuna attrezzatura sportiva o ricreativa. I colloqui con i familiari avvenivano dietro un vetro.
Con la riforma annunciata nel 2015 i detenuti avrebbero avuto “mezz’ora in più al giorno di “ricreazione”, la possibilità di riunirsi in gruppi di 4 per un’ora al giorno, e la doccia tutti i giorni. In più, era stata annunciata la costruzione di un altro cortile dove sarebbe stato posto un cesto da pallacanestro ed alcuni attrezzi ginnici, e una stanza dove i detenuti avrebbero potuto guardare la televisione, telefonare, mandare e-mail, e fare alcuni giochi da tavolo.
Quanto ai colloqui, sarebbero stati a cadenza settimanale, con durata di 90 minuti, e con la possibilità di abbracciare amici e parenti, e tenersi per mano. Altri colloqui, questa volta utilizzando ancora il vetro divisorio, sarebbero stati possibili nei week end o nei giorni festivi”.
Sembra però che le “innovazioni” decise nel 2015 in realtà non siano state applicate, o almeno lo siano state solo in parte.
Oggi Brinkema ha ribadito la sentenza emessa ai tempi di Prieto, e per prevenire le contestazioni che nel 2015 portarono al capovolgimento della sua decisione nella motivazione ha scritto: "Le informazioni in rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti nocivi della detenzione in isolamento" collocano questo caso in un contesto in cui si deve prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di detenzione, e di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della corte d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono il braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti. "Come hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni penitenziarie di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di reclusione pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, un rischio significativo di danni psicologici ed emotivi sostanziali".
Kathryn Ali, uno degli avvocati dei detenuti, ha dichiarato: "La legge in quest'area è pessima, ma è anche molto vecchia. ... La sentenza del giudice Brinkema è una sentenza storica, ma penso che sia anche solo buon senso, che non dovremmo torturare le persone tenendole in isolamento”.
Victor M. Glasberg, che nel 2014 ha intentato la causa “originaria” per conto dei primi cinque ricorrenti, ha detto che la decisione della corte potrebbe avere implicazioni per le azioni legali in altri stati. Cause simili a quelle della Virginia sono state avviate in Arizona e Pennsylvania. In Arizona nel marzo 2017 l’Amministrazione, per concludere la causa, si è impegnata a cessare la consuetudine di mettere automaticamente i detenuti del braccio della morte in isolamento. A febbraio in Pennsylvania una corte d’appello federale ha dichiarato incostituzionale la pratica di tenere automaticamente i detenuti del braccio della morte in isolamento anche dopo che la condanna a morte è stata annullata e il detenuto è in attesa della ripetizione del processo, e alla luce di questa sentenza, anche i detenuti “normali” del braccio della morte hanno avviato un’azione legale per chiedere la cessazione dell’isolamento automatico.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

MYANMAR: QUATTRO ROHINGYA CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO ALLA POLIZIA
23 febbraio 2018: Quattro militanti Rohingya sono stati condannati a morte da un tribunale speciale nel distretto di Maungdaw dello stato di Rakhaine nel Myanmar, secondo un resoconto della rivista Irrawaddy.
I quattro Rohingya sono stati giudicati colpevoli tra le 30 persone accusate di un attacco alla polizia di Nga Khura nel nord della città di Maungdaw il 9 ottobre 2016, che causò la morte di due agenti della sicurezza.
Gli altri 26 imputati sono stati condannati a pene da 10 a 20 anni di carcere.
Altri 15 sospetti sono stati rilasciati dopo che il tribunale li ha assolti, secondo il rapporto che cita il vice-giudice distrettuale di Maungdaw.
"La corte ha condannato i quattro a morte per il reato di omicidio", ha detto il vice giudice, aggiungendo che le 45 persone sono state inizialmente accusate ai sensi degli articoli 303, 326, 33 e 34 del codice penale del Myanmar.
Il vice giudice ha detto che le udienze relative ai casi di altri 294 rohingya sono in corso presso il tribunale speciale e che i verdetti saranno annunciati a breve, ha aggiunto il rapporto.
Inoltre, secondo l'ufficio del Procuratore generale dello Stato di Rakhine, 76 abitanti del villaggio Rohingya accusati di essere coinvolti in una serie di attacchi agli avamposti di sicurezza il 25 agosto scorso, sono stati accusati di aver commesso atti di terrorismo.
(Fonti: nenow.in, 24/02/2018)
Per saperne di piu' :

IRAQ: 16 TURCHE CONDANNATE A MORTE PER TERRORISMO
25 febbraio 2018: Un tribunale iracheno ha condannato a morte 16 donne turche per appartenenza al gruppo terroristico Daesh Takfiri e il coinvolgimento in atti di terrorismo in tutto il paese arabo dilaniato dalla guerra.
Abdul Sattar al-Biraqdar, portavoce del Consiglio Giudiziario Supremo, ha dichiarato che il Tribunale Penale Centrale ha condannato a morte le 16 cittadine turche, che avrebbero confessato di aver sposato elementi del Daesh o di aver fornito aiuti logistici ai membri del gruppo o di averli aiutati a compiere attacchi terroristici.


IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IRANIANO PREVEDE MENO ESECUZIONI PER DROGA
27 febbraio 2018: Il ministro della Giustizia iraniano ha sostenuto che una recente riforma in Iran delle leggi sulla droga dovrebbe portare a un minor numero di esecuzioni, dopo che il Segretario Generale dell’Onu ha detto di essere allarmato per il loro alto numero - quasi 500 l'anno scorso.
Mentre Ali Reza Avai si rivolgeva al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, all’esterno manifestanti si sono radunati contro l'alto funzionario iraniano che si trova sulla lista delle sanzioni di Unione europea e Svizzera per il coinvolgimento in violazioni tra cui arresti arbitrari e aumento delle esecuzioni mentre era presidente della magistratura di Teheran.
Avai era un alto funzionario giudiziario negli anni '80 e il Mujahedin-e Khalq, un gruppo di opposizione iraniano, lo accusa di aver svolto un ruolo nell'esecuzione da parte della Repubblica Islamica di migliaia di prigionieri politici nel 1988.
I tentativi della Reuters di raggiungere i ministeri degli esteri e della giustizia iraniani e la sua missione diplomatica a Ginevra per un commento non hanno avuto successo.
Circa 100 manifestanti si sono radunati fuori dalla sede europea delle Nazioni Unite a Ginevra per protestare contro la partecipazione di Avai alla sessione del Consiglio per i diritti.
Avai ha dichiarato al forum che in Iran il codice penale islamico e il codice di procedura penale sono stati rivisti per essere più efficienti e tutelare i diritti degli imputati.
"In questo contesto la legge contro le droghe è stata modificata. Di conseguenza, le esecuzioni relative ai reati di droga diminuiranno notevolmente ", ha detto.

BAHRAIN: CONFERMATA CONDANNA A MORTE PER TERRORISMO
26 febbraio 2018: La più alta corte d'appello del Bahrain ha confermato una condanna a morte e lunghe pene detentive in un processo di massa per un attentato esplosivo del 2016 che le autorità hanno collegato all'Iran.
La Corte di Cassazione ha confermato la pena capitale per un imputato, l'ergastolo per un secondo e lunghe pene detentive per altri sei, secondo una dichiarazione dell'ufficio del pubblico ministero.
A tutti e otto è stata inoltre revocata la cittadinanza del Bahrain.
Una fonte giudiziaria informata del caso ha detto che gli imputati sono sciiti, che costituiscono la maggioranza della popolazione nella monarchia guidata da sunniti.
L'attentato del 2016, nel villaggio orientale di Sitra, prese di mira una pattuglia della polizia, dissero le autorità all'epoca. Le vittime, tuttavia, furono civili: una donna fu uccisa e i suoi tre bambini feriti.
Un tribunale penale avrebbe accertato che 10 cittadini del Bahrein sono colpevoli di accuse legate all'attacco, tra cui omicidio, legami con la Guardia Rivoluzionaria iraniana, spionaggio e attività "terroristiche".
Due di loro – dicono le autorità - sono ancora latitanti.

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