NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : USA: GIUDICE FEDERALE VIETA ISOLAMENTO ‘AUTOMATICO’ DEI CONDANNATI
A MORTE 2. NEWS FLASH: MYANMAR: QUATTRO
ROHINGYA CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO ALLA POLIZIA 3. NEWS FLASH: IRAQ: 16 TURCHE CONDANNATE A
MORTE PER TERRORISMO 4. NEWS FLASH: IL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IRANIANO PREVEDE MENO ESECUZIONI PER DROGA 5. NEWS FLASH: BAHRAIN: CONFERMATA CONDANNA A
MORTE PER TERRORISMO 6. I SUGGERIMENTI
DELLA SETTIMANA :
USA: GIUDICE FEDERALE VIETA ISOLAMENTO ‘AUTOMATICO’ DEI
CONDANNATI A MORTE
21 febbraio 2018: La giudice federale Leonie M. Brinkema
(U. S. District Court for the Eastern District of Virginia) ordina di
migliorare le condizioni di detenzione nel braccio della morte.
Con una ordinanza emessa oggi, la giudice vieta
all’Amministrazione di applicare in maniera automatica l’isolamento ai
condannati a morte, di isolarli fisicamente dai visitatori o dagli altri
detenuti, e inibisce una serie di altre restrizioni.
Il primo ad intentare un’azione legale contro
l’Amministrazione Penitenziaria della Virginia nel 2014 fu Alfredo Prieto, poco
prima di essere giustiziato l’1 ottobre 2015.
Ottenne che un giudice federale (la stessa Brinkema)
dichiarasse incostituzionale la pratica di mettere i condannati a morte
automaticamente in regime d’isolamento. In seguito una corte d’appello annullò
quella decisione, e la Corte Suprema di stato confermò l’annullamento, ma nel
frattempo altri detenuti avevano chiesto di accedere allo stesso regime di
Prieto, e il 16 ottobre 2015 quei ricorsi hanno indotto l’Amministrazione
Penitenziaria ad adottare alcune modifiche “migliorative”.
Da un comunicato stampa dell’epoca si apprende che il
regime contestato prevedeva la permanenza per circa 23 ore al giorno in una
cella di 6,5 metri quadrati, potevano lasciare le loro celle singole 3 volte a
settimana per una doccia, e un’ora al giorno per 5 giorni di “ricreazione” in
un piccolo cortile esterno, col pavimento in cemento e nessuna attrezzatura
sportiva o ricreativa. I colloqui con i familiari avvenivano dietro un vetro.
Con la riforma annunciata nel 2015 i detenuti avrebbero
avuto “mezz’ora in più al giorno di “ricreazione”, la possibilità di riunirsi
in gruppi di 4 per un’ora al giorno, e la doccia tutti i giorni. In più, era
stata annunciata la costruzione di un altro cortile dove sarebbe stato posto un
cesto da pallacanestro ed alcuni attrezzi ginnici, e una stanza dove i detenuti
avrebbero potuto guardare la televisione, telefonare, mandare e-mail, e fare
alcuni giochi da tavolo.
Quanto ai colloqui, sarebbero stati a cadenza
settimanale, con durata di 90 minuti, e con la possibilità di abbracciare amici
e parenti, e tenersi per mano. Altri colloqui, questa volta utilizzando ancora
il vetro divisorio, sarebbero stati possibili nei week end o nei giorni
festivi”.
Sembra però che le “innovazioni” decise nel 2015 in
realtà non siano state applicate, o almeno lo siano state solo in parte.
Oggi Brinkema ha ribadito la sentenza emessa ai tempi di
Prieto, e per prevenire le contestazioni che nel 2015 portarono al capovolgimento
della sua decisione nella motivazione ha scritto: "Le informazioni in
rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti nocivi della detenzione in
isolamento" collocano questo caso in un contesto in cui si deve
prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di detenzione, e
di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della corte
d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono il
braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti.
"Come hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni
penitenziarie di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di
reclusione pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, un
rischio significativo di danni psicologici ed emotivi sostanziali".
Kathryn Ali, uno degli avvocati dei detenuti, ha
dichiarato: "La legge in quest'area è pessima, ma è anche molto vecchia.
... La sentenza del giudice Brinkema è una sentenza storica, ma penso che sia
anche solo buon senso, che non dovremmo torturare le persone tenendole in
isolamento”.
Victor M. Glasberg, che nel 2014 ha intentato la causa
“originaria” per conto dei primi cinque ricorrenti, ha detto che la decisione
della corte potrebbe avere implicazioni per le azioni legali in altri stati.
Cause simili a quelle della Virginia sono state avviate in Arizona e
Pennsylvania. In Arizona nel marzo 2017 l’Amministrazione, per concludere la
causa, si è impegnata a cessare la consuetudine di mettere automaticamente i detenuti
del braccio della morte in isolamento. A febbraio in Pennsylvania una corte
d’appello federale ha dichiarato incostituzionale la pratica di tenere
automaticamente i detenuti del braccio della morte in isolamento anche dopo che
la condanna a morte è stata annullata e il detenuto è in attesa della
ripetizione del processo, e alla luce di questa sentenza, anche i detenuti
“normali” del braccio della morte hanno avviato un’azione legale per chiedere
la cessazione dell’isolamento automatico.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
MYANMAR: QUATTRO ROHINGYA CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO
ALLA POLIZIA
23 febbraio 2018: Quattro militanti Rohingya sono stati
condannati a morte da un tribunale speciale nel distretto di Maungdaw dello
stato di Rakhaine nel Myanmar, secondo un resoconto della rivista Irrawaddy.
I quattro Rohingya sono stati giudicati colpevoli tra le
30 persone accusate di un attacco alla polizia di Nga Khura nel nord della
città di Maungdaw il 9 ottobre 2016, che causò la morte di due agenti della
sicurezza.
Gli altri 26 imputati sono stati condannati a pene da 10
a 20 anni di carcere.
Altri 15 sospetti sono stati rilasciati dopo che il
tribunale li ha assolti, secondo il rapporto che cita il vice-giudice
distrettuale di Maungdaw.
"La corte ha condannato i quattro a morte per il
reato di omicidio", ha detto il vice giudice, aggiungendo che le 45
persone sono state inizialmente accusate ai sensi degli articoli 303, 326, 33 e
34 del codice penale del Myanmar.
Il vice giudice ha detto che le udienze relative ai casi
di altri 294 rohingya sono in corso presso il tribunale speciale e che i
verdetti saranno annunciati a breve, ha aggiunto il rapporto.
Inoltre, secondo l'ufficio del Procuratore generale dello
Stato di Rakhine, 76 abitanti del villaggio Rohingya accusati di essere
coinvolti in una serie di attacchi agli avamposti di sicurezza il 25 agosto
scorso, sono stati accusati di aver commesso atti di terrorismo.
(Fonti: nenow.in, 24/02/2018)
Per saperne di piu' :
IRAQ: 16 TURCHE CONDANNATE A MORTE PER TERRORISMO
25 febbraio 2018: Un tribunale iracheno ha condannato a
morte 16 donne turche per appartenenza al gruppo terroristico Daesh Takfiri e
il coinvolgimento in atti di terrorismo in tutto il paese arabo dilaniato dalla
guerra.
Abdul Sattar al-Biraqdar, portavoce del Consiglio
Giudiziario Supremo, ha dichiarato che il Tribunale Penale Centrale ha
condannato a morte le 16 cittadine turche, che avrebbero confessato di aver
sposato elementi del Daesh o di aver fornito aiuti logistici ai membri del
gruppo o di averli aiutati a compiere attacchi terroristici.
IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IRANIANO PREVEDE MENO
ESECUZIONI PER DROGA
27 febbraio 2018: Il ministro della Giustizia iraniano ha
sostenuto che una recente riforma in Iran delle leggi sulla droga dovrebbe
portare a un minor numero di esecuzioni, dopo che il Segretario Generale
dell’Onu ha detto di essere allarmato per il loro alto numero - quasi 500
l'anno scorso.
Mentre Ali Reza Avai si rivolgeva al Consiglio per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite, all’esterno manifestanti si sono radunati
contro l'alto funzionario iraniano che si trova sulla lista delle sanzioni di
Unione europea e Svizzera per il coinvolgimento in violazioni tra cui arresti
arbitrari e aumento delle esecuzioni mentre era presidente della magistratura
di Teheran.
Avai era un alto funzionario giudiziario negli anni '80 e
il Mujahedin-e Khalq, un gruppo di opposizione iraniano, lo accusa di aver
svolto un ruolo nell'esecuzione da parte della Repubblica Islamica di migliaia
di prigionieri politici nel 1988.
I tentativi della Reuters di raggiungere i ministeri
degli esteri e della giustizia iraniani e la sua missione diplomatica a Ginevra
per un commento non hanno avuto successo.
Circa 100 manifestanti si sono radunati fuori dalla sede
europea delle Nazioni Unite a Ginevra per protestare contro la partecipazione
di Avai alla sessione del Consiglio per i diritti.
Avai ha dichiarato al forum che in Iran il codice penale
islamico e il codice di procedura penale sono stati rivisti per essere più
efficienti e tutelare i diritti degli imputati.
"In questo contesto la legge contro le droghe è
stata modificata. Di conseguenza, le esecuzioni relative ai reati di droga
diminuiranno notevolmente ", ha detto.
BAHRAIN: CONFERMATA CONDANNA A MORTE PER TERRORISMO
26 febbraio 2018: La più alta corte d'appello del Bahrain
ha confermato una condanna a morte e lunghe pene detentive in un processo di
massa per un attentato esplosivo del 2016 che le autorità hanno collegato
all'Iran.
La Corte di Cassazione ha confermato la pena capitale per
un imputato, l'ergastolo per un secondo e lunghe pene detentive per altri sei,
secondo una dichiarazione dell'ufficio del pubblico ministero.
A tutti e otto è stata inoltre revocata la cittadinanza
del Bahrain.
Una fonte giudiziaria informata del caso ha detto che gli
imputati sono sciiti, che costituiscono la maggioranza della popolazione nella
monarchia guidata da sunniti.
L'attentato del 2016, nel villaggio orientale di Sitra,
prese di mira una pattuglia della polizia, dissero le autorità all'epoca. Le
vittime, tuttavia, furono civili: una donna fu uccisa e i suoi tre bambini
feriti.
Un tribunale penale avrebbe accertato che 10 cittadini
del Bahrein sono colpevoli di accuse legate all'attacco, tra cui omicidio,
legami con la Guardia Rivoluzionaria iraniana, spionaggio e attività
"terroristiche".
Due di loro – dicono le autorità - sono ancora latitanti.
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