giovedì 8 marzo 2018

ELISABETTA SIRANI MOSTRA ALLA GALLERIA DEGLI UFFIZI DI 
FIRENZE

Il 6 marzo, apre al pubblico a Firenze la mostra Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665), ospitata nella Sala Edoardo Detti e nella Sala del Camino della Galleria degli Uffizi: 34 opere della pittrice bolognese provenienti da raccolte italiane pubbliche e private (ad eccezione dell’Autoritratto come Allegoria della Pittura del Museo Pušhkin di Mosca).
La mostra è promossa da Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei, mentre ad Opera Laboratori Fiorentini – Civita è stata affidata la cura sia della realizzazione dell’allestimento che della produzione, gestione e comunicazione dell’iniziativa.

Elisabetta Sirani, anche grazie a una prodigiosa velocità esecutiva, si distinse per una “facilità” e per una stupefacente sicurezza di mano riscontrabile sia nei dipinti, che nei disegni e nelle incisioni. Ma a dire il vero, la pittrice era famosa anche per la sua bellezza che i contemporanei consideravano rappresentasse bene le qualità della sua arte.
La produzione sia grafica che pittorica della Sirani è stata al centro di molti studi, a partire da alcuni contributi risalenti agli anni Settanta del secolo scorso fino alle numerose pubblicazioni degli ultimi anni, tra le quali quelleriferite al particolare fenomeno delle artiste bolognesi.
Il progetto, curato da Roberta Aliventi e Laura Da Rin Bettina, con il coordinamento scientifico di Marzia Faietti, approfondisce la conoscenza di quest’artista brava, bella e sfortunata (morta a soli 27 anni), a partire dal contesto in cui Elisabetta visse e lavorò fino ai legami con alcuni dei protagonisti della scena culturale bolognese che la fecero entrare in rapporto con la Firenze medicea e soprattutto con il cardinale Leopoldo, uno dei più importanti collezionisti della sua epoca.

La sua maestria emerge non solo nei temi sacri e nei ritratti, ma anche nella capacità di affrontare soggetti allegorici e storici, spesso rappresentati con iconografie non banali, frutto anche dello studio attento dei testi letterari presenti nella biblioteca del padre Giovanni Andrea, pittore anch’egli e anzi primo maestro di Elisabetta e uno dei principali fautori della sua fortuna.

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