sabato 31 marzo 2018



BEATO ANGELICO-NOLI ME TANGERE-MUSEO DI SAN MARCO 
FIRENZE

Noli me tangere
Autore Beato Angelico
Data 1438-1440

Tecnica affresco
Dimensioni 177×139 cm
Ubicazione convento di San Marco, Firenze

Noli me tangere è uno degli affreschi di Beato Angelico che decorano il convento di San Marco a Firenze. Misura 177x139 cm e si tratta di una delle opere sicuramente autografe del maestro, risalente al 1438-1440.
L'Angelico si dedicò alla decorazione di San Marco su incarico di Cosimo de' Medici, tra il 1438 e il 1445, anno della sua partenza per Roma, per poi tornarvi negli anni 1450, quando completò alcuni affreschi e si dedicò alla statura di codici miniati per il convento stesso.
Molto si è scritto circa l'autografia dell'Angelico per un complesso di decorazioni di così ampia portata, realizzato in tempi relativamente brevi. Gli affreschi del piano terra vengono concordemente attribuiti all'Angelico, mentre più incerta e discussa è l'attribuzione dei quarantatré affreschi delle celle e dei tre dei corridoio del primo piano. Se i contemporanei come Giuliano Lapaccini attribuiscono tutti gli affreschi all'Angelico, oggi, per un mero calcolo pratico del tempo necessario a un individuo per portare a termine un'opera del genere e per studi stilistici che evidenziano tre o quattro mani diverse, si tende a attribuire all'Angelico l'intera sovrintendenza della decorazione ma l'autografia di solo un ristretto numero di affreschi, mentre i restanti si pensa che vennero dipinti su suo cartone o nel suo stile da allievi, tra cui Benozzo Gozzoli.
Il Noli me tangere si trova nella cella 1 del corridoio Est, lato esterno, nella fila di celle da cui si ritiene che sia iniziata la decorazione, e fa parte di quel ristretto numero di opere di attribuzione diretta al maestro assolutamente indiscussa, sia nel disegno che nell'esecuzione.
Descrizione e stile
La scena è stata composta in maniera simile alla vicina Annunciazione della cella 3, con due figure pressoché immobili e uno sfondo che se anche apparentemente è più ricco e vario (la grotta, il prato fiorito, gli alberi), nella sostanza è appiattito dalla fascia orizzontale dell'incannicciata, che isola le figure ed evita qualunque distrazione che allontani la mente dai confini della scena. Non a caso i toni giallo-ocra della palizzata si intonano con quello della testa del Cristo, isolandola e mettendola in assoluta evidenza.
I corpi della Maddalena e del Cristo sono scolpiti dalla luce cristallina, che dà una forte sensazione, tramite il chiaroscuro, di rilievo plastico. Le fisionomia sono dolci ma incisive, il panneggio realistico, la collocazione spaziale così solida per la donna e così eterea per il Cristo soprannaturale.
Si tratta dell'unico degli affreschi delle celle di San Marco a dimostrare un diffuso interesse per la natura, con una resa minuta delle specie del prato. Tra gli alberi spicca al centro la palma, simbolo del martirio.
          nessuno    tocchi      caino            
  NO    ALLA   PENA    DI    MORTE  


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NIGERIA: 30 CONDANNE A MORTE COMMUTATE DAL GOVERNATORE DEL DELTA 2.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): GIUSTIZIATO ROSENDO RODRIGUEZ 3.  NEWS FLASH: IRAN: GIOVANE CONDANNATA A MORTE PER L’OMICIDIO DEL MARITO 4.  NEWS FLASH: MYANMAR: CONDANNATO A MORTE PER LO STUPRO DI UNA BAMBINA 5.  NEWS FLASH: THAILANDIA: SEI CONDANNATI A MORTE PER IL MASSACRO DI UNA FAMIGLIA 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


NIGERIA: 30 CONDANNE A MORTE COMMUTATE DAL GOVERNATORE DEL DELTA
29 marzo 2018: Il senatore Ifeanyi Okowa, governatore dello Stato nigeriano del Delta, ha commutato in ergastolo le condanne a morte di 30 prigionieri e concesso la grazia totale a cinque detenuti che stavano scontando pene di varia lunghezza.

La grazia concessa dal Governatore rientra nell'esercizio della sua Prerogativa di Grazia ai sensi della Sezione 212 della Costituzione della Repubblica Federale della Nigeria del 1999 (come modificata).
Una dichiarazione rilasciata dall'Ufficio del Procuratore generale e Commissario alla Giustizia, Peter Mrakpor, ha precisato che il governatore ha agito in base ai poteri conferitigli nell'esercizio dei suoi poteri di prerogativa di grazia nello spirito della celebrazione pasquale e ha preso in considerazione le numerose richieste internazionali e locali, comprese quelle di Amnesty International.
Il Procuratore generale e Commissario alla Giustizia ha spiegato che il governatore ha agito in conformità con i suoi poteri costituzionali sulla base delle raccomandazioni del Consiglio Consultivo dei Sette uomini sulla Prerogativa della Grazia, diretto da Patrick Okpakpor, che è stato inaugurato dal Governatore del Delta il 30 marzo 2017.
Ha detto che il governatore ha approvato la concessione del pieno perdono ai seguenti detenuti e ha ordinato il loro rilascio immediato: Livinus Ugwu, che era stato condannato a 20 anni, Enebeli Dike, Orji Pascal, che era stato condannato a 10 anni di prigione, Moses Agedah che era anche nel braccio della morte e Martins Ishiekwene, un prigioniero condannato a morte il 30 novembre 1998.
I 30 detenuti le cui sentenze sono state commutate dal governatore erano tutti detenuti nel braccio della morte, condannati a morte per impiccagione.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

TEXAS (USA): GIUSTIZIATO ROSENDO RODRIGUEZ
27 marzo 2018: Rosendo Rodriguez (38 anni, ispanico) è stato giustiziato.
Era stato condannato a morte il 1° aprile 2008 nella Randal County per duplice omicidio per l’uccisione, avvenuta il 13 settembre 2005, di una prostituta di 29 anni, Summer Baldwin, e del feto di 10 settimane che la donna aveva in grembo.
Il corpo della donna venne chiuso in una valigia, forse ancora vivo secondo l’autopsia, e poi gettato in un cassonetto. Un codice a barre all’interno della valigia permise l’identificazione del supermercato dove era stata acquistata, e Rodriguez venne identificato grazie alla carta di credito e ai video di sorveglianza.
Rodriguez aveva ammesso l’omicidio, avvenuto in una stanza d’albergo, ma sosteneva si fosse trattato di legittima difesa. Esaminando il computer portatile dell’uomo la polizia trovò tracce di una chat con una ragazza di 16 anni, Joanna Rogers, scomparsa nel maggio 2004.
Il corpo venne ritrovato il 24 ottobre 2006 all’interno di una valigia nella stessa discarica. Rodriguez aveva confessato anche l’omicidio di Rogers.
Al processo cinque donne testimoniarono di essere state stuprate.
Rodriguez diventa il 4° giustiziato di quest’anno in Texas, il 549° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 7° dell’anno negli Usa, e il n° 1472 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.


IRAN: GIOVANE CONDANNATA A MORTE PER L’OMICIDIO DEL MARITO
27 marzo 2018: La Corte Suprema iraniana ha emesso la condanna a morte nei confronti di una giovane donna accusata di omicidio, ha riportato l’agenzia statale Aftab.
La donna, identificata come Mojgan, avrebbe ucciso suo marito nel luglio 2015, quando aveva 21 anni. In precedenza, la giovane era stata assolta dall’accusa di omicidio premeditato ed era stata condannata al pagamento del prezzo del sangue per omicidio involontario. La condanna non è stata tuttavia accettata dalla Corte Suprema, che l’ha condannata a morte.
Sono almeno 82 le donne messe a morte in Iran da quando Hassan Rouhani è presidente, 11 delle quali da gennaio 2017.


MYANMAR: CONDANNATO A MORTE PER LO STUPRO DI UNA BAMBINA
23 marzo 2018: Un tribunale di Mandalay ha condannato a morte un uomo per aver violentato una bambina di due anni e mezzo nella township di Madaya, il mese scorso.
Il tribunale distrettuale di Pyin Oo Lwin ha emesso la sentenza capitale contro l'imputato Phyo Htet Aung, 25 anni, che è stato riconosciuto colpevole del crimine.
Phyo Htet Aung, che era stato arrestato lo stesso giorno del crimine nel villaggio di Muto Kutoe Seik, è stato condannato a morte per impiccagione.
La vittima fu lasciata con i nonni mentre i genitori andarono nella foresta a raccogliere legna da ardere.
Quando tornarono, la bambina non si trovava da nessuna parte, seguì una ricerca frenetica condotta dai genitori insieme ai vicini di casa.
La vittima fu trovata a malapena cosciente in una piantagione di banane e morì mentre veniva portata all'ospedale.
Gli abitanti del villaggio presero subito in custodia Phyo Htet Aung, che era stata l'ultima persona vista con la vittima.
Nel corso delle udienze del processo, che è iniziato il 12 marzo, sono stati interrogati oltre 20 testimoni.
U Wai Phyo Maung Maung, avvocato della vittima, ha salutato la decisione della corte:
"Oggi c’è una decisione modello del tribunale per lo stupro su minori. La corte ha stabilito che lo stupratore che ha commesso un crimine contro una bambina di due anni e mezzo debba essere appeso fino alla morte".
Un portavoce del tribunale ha precisato che la sentenza può essere impugnata davanti un tribunale superiore entro sette giorni.


THAILANDIA: SEI CONDANNATI A MORTE PER IL MASSACRO DI UNA FAMIGLIA
28 marzo 2018: Sei uomini sono stati condannati a morte in Thailandia per l’omicidio del capo di un villaggio e di sette membri della sua famiglia, tra cui tre bambini, per una disputa su un terreno.
Uomini armati mascherati fecero irruzione nell’abitazione del leader locale nella provincia meridionale di Krabi nel luglio 2017 e presero in ostaggio la sua famiglia, con manette e occhi bendati.
Hanno tenuto il gruppo per diverse ore mentre aspettavano che il capo del villaggio Worayuth Sanlang tornasse. Poi gli hanno sparato alla testa insieme a sette membri della sua famiglia.
Altri tre rimasero feriti ma sono sopravvissuti, inclusa una donna che si finse morta dopo che una pallottola le era passata attraverso un orecchio.
Secondo il tribunale, il massacro è stato motivato da una disputa sulla terra tra il capo del villaggio e il capo del gruppo di fuoco, Surikfat Bannopwongsakul.
"I sei imputati hanno usato pistole per sparare a tutte e otto le vittime, tra cui donne e bambine di quattro, otto e undici anni", si legge nel verdetto del tribunale provinciale di Krabi.

venerdì 30 marzo 2018

SCOPPIO DEL CARRO-FIRENZE 

Lo scoppio del carro è una manifestazione della tradizione popolare laico-religiosa che si svolge la domenica di Pasqua a Firenze.
Il brindellone, una torre pirotecnica posizionata su un carro, viene trainato da una coppia di buoi per le strade del centro storico di Firenze e posizionato tra il battistero e la cattedrale. Al culmine della cerimonia, l'arcivescovo accende dall'altare del duomo un razzo a forma di colomba che, tramite un meccanismo a fune, percorre tutta la navata centrale della chiesa e raggiunge all'esterno il carro, facendolo scoppiare.
Questa nota cerimonia risale addirittura ai lontani tempi della prima crociata, indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli.
Nel 1097, al comando di Goffredo di Buglione, Duca della bassa Lorena, i crociati, il cui nome derivò dalla croce rossa cucita sulla spalla destra della tunica bianca che ricopriva l'armatura, partirono per la terra santa e nell'estate del 1099 posero l'assedio alla città di Gerusalemme che espugnarono il 15 luglio.
Secondo la tradizione fu il fiorentino Pazzino de' Pazzi a salire per primo sulle mura della città santa dove pose l'insegna bianca e vermiglia. Per questo atto di valore, Goffredo di Buglione gli donò tre schegge del Santo Sepolcro.

Rientrato a Firenze il 16 luglio 1101, il valoroso capitano fu festeggiatissimo ed accolto con solenni onori. Le tre pietre rimasero inizialmente conservate nel Palazzo dei Pazzi e quindi consegnate alla Chiesa di Santa Maria Sopra a Porta in Mercato Nuovo, poi ampliata e rinominata come chiesa di San Biagio fino a quando, nel 1785, questa fu soppressa. Dal 27 maggio di quell'anno le sacre reliquie vennero definitivamente trasferite nella vicina Chiesa di Santi Apostoli dove tuttora sono gelosamente conservate in un'apposita cripta.
Gli storici ci hanno tramandato che dopo la liberazione di Gerusalemme, nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunarono nella Chiesa della Resurrezione e, in devota preghiera, consegnarono a tutti il fuoco benedetto come simbolo di purificazione. A questa cerimonia risale l'usanza pasquale di distribuire il fuoco santo al popolo fiorentino. Difatti, dopo il ritorno di Pazzino, ogni Sabato Santo, i giovani di tutte le famiglie usavano recarsi nella cattedrale dove, al fuoco benedetto che ardeva, accendevano rispettivamente una fecellina (piccola torcia) per poi andare, in processione cantando laudi, per la città a portare la fiamma purificatrice in ogni focolare domestico. Il fuoco santo veniva acceso proprio con le scintille sprigionate dallo sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.
Con l'andar del tempo lo svolgimento della festa divenne sempre più articolato per cui venne introdotto l'uso di trasportare il fuoco santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati. Non si conosce quando, in sostituzione del tripode, si usarono i fuochi artificiali per lo "scoppio del carro" ma si ritiene che ciò risalga alla fine del trecento.
Alla famiglia Pazzi era affidata l'organizzazione del carro e l'onere delle relative spese. Il privilegio di questa antica famiglia cessò nel 1478, per una provvisione della Repubblica che cacciò i Pazzi dalla città a seguito della famosa congiura ordita da essi contro i Medici. I cospiratori vennero uccisi e la Signoria, per cancellare tutto ciò che era legato alla famiglia caduta in disgrazia, ordinò che non si facesse più lo scoppio del carro mantenendo solo, per tradizione, la distribuzione al popolo del fuoco benedetto, che doveva avvenire fra il Battistero e la Cattedrale.
I fiorentini, però, non gradirono l'abolizione spettacolare dello "scoppio" e cercarono con tutti i mezzi di far revocare la provvisione del governo della Repubblica, e ciò non tanto per rispetto verso la famiglia Pazzi ma perché non volevano che l'offerta del fuoco pasquale ritornasse ad essere effettuata alla maniera semplice usata anticamente, senza più la caratteristica e fragorosa cerimonia oramai divenuta una consuetudine. Pertanto la Signoria ordinò ai Consoli dell'Arte Maggiore di Calimala, amministratori del Battistero di San Giovanni, di provvedere ai futuri festeggiamenti così come si usava fare prima della congiura.
Nel 1494, scossa dalla predicazione di morale cristiana del frate domenicano Girolamo Savonarola, la città cacciò i Medici e un'altra provvisione governativa restituì alla famiglia de' Pazzi i suoi antichi diritti e privilegi, compreso quello dell'organizzazione del carro del Sabato Santo. Questo carro era inizialmente molto più semplice di quello attuale, ed a causa delle deflagrazioni e delle vampate che sopportava ogni anno, a cerimonia avvenuta, doveva essere quasi del tutto ripristinato. Parve quindi giusto ai Pazzi allestirne uno molto più solido ed imponente che dovesse durare per sempre. Fu, dunque, costruito il grande carro del tipo "trionfale" a tre ripiani, che da secoli, se pur più volte restaurato (anche dopo la tragica alluvione dell'Arno del 1966), gode ottima salute.

Descrizione
I fuochi di questo carro vengono incendiati da una colomba, o come si dice a Firenze dalla "colombina", la quale altro non è che un razzo dalle sembianze di un bianco piccione. È dotata di ben quattro razzi, che le permettono di compiere il percorso sul filo, lungo ben 150m, dall'altare maggiore verso il carro, sia di ritorno all'altare maggiore del duomo.
L'antica festa ha sempre richiamato una gran folla di turisti, di cittadini e di numerosi contadini della campagna fiorentina che traevano gli auspici per il raccolto dal felice esito della corsa della colombina sulla corda, che doveva svolgersi senza alcun intoppo.
Un tabernacolo della Chiesa di Santi Apostoli
Se la cerimonia religiosa ha conservato nel tempo quasi immutato il medesimo rituale, l'orario dello scoppio è stato, viceversa, più volte variato. Attualmente nella mattina di Pasqua, scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del calcio storico fiorentino, il carro del fuoco pasquale, detto affettuosamente dai fiorentini "Brindellone". Tale nome ha origini molto antiche, legate alla festa celebrata dalla Zecca fiorentina in onore del suo protettore, san Giovanni Battista. Ogni 24 giugno un alto carro di fieno partiva dalla torre della Zecca e faceva il giro della città, trainando un uomo vestito di pelo di cammello che rappresentava appunto il santo eremita. L'aspetto trasandato di tale figura lo faceva appunto chiamare "brindellone", cioè straccione, e ciò era accentuato anche dal suo ciondolare specialmente dopo aver mangiato e bevuto nel banchetto offerto in piazza di Santa Maria in Campo[1]. Per analogia si è chiamato poi "brindellone" qualsiasi carro festante che attraversasse la città, compreso quello pasquale.
Il carro si muove dal piazzale di Porta al Prato, trainato da due paia di candidi bovi infiorati ed arriva al solito posto, in piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale. I bovi vengono prontamente staccati ed un più moderno filo di ferro, che sostituisce la corda sugnata, viene teso a circa sette metri di altezza, da una colonna di legno, posta per l'occasione al centro del coro, fino a giungere al carro.
Mentre si procede a questa sistemazione, dalla Chiesa di Santi Apostoli, nella piazzetta del Limbo, ha principio il corteo-processione preceduto dal gonfalone di Firenze e dalla bandiera della famiglia Pazzi, con sacerdoti ed autorità, diretto al Battistero dove incominciano le funzioni religiose. Quindi il corteo si trasferisce in Duomo e, alle ore undici, al canto del Gloria in excelsis Deo, viene dato fuoco alla miccia della colombina che, sibilando, va ad incendiare i mortaretti ed i fuochi d'artificio sapientemente disposti sul Brindellone; una volta incendiati gli artifici, la colombina deve tornare indietro all'Altare Maggiore, da dov'è partita, ripercorrendo da sola il percorso di andata, altrimenti il raccolto dell'anno non avrà buoni auspici. Per la cronaca, una delle ultime volte che la colombina fallì tale "missione" fu il 1966, e a novembre, infatti, ci fu l'alluvione.
Inizia con fragore il susseguirsi di esplosioni e spettacoli pirotecnici (il tutto dura 20 minuti circa) e, sia pure in maniera simbolica, la distribuzione a tutta la città del fuoco benedetto. L'imponente mole dell'antico carro si avvolge puntualmente di nubi e scoppi come se l'aria stessa emettesse scintille sempre più luminose. Scintille che ad un tratto non parranno più piccole luci distinte ma una vera pioggia di viola, di rosa, di rosso, di verde, di bianco e di blu. Il profilo del Brindellone scompare del tutto in questo caleidoscopico gioco di colori che, pian piano, unitamente al fumo ed agli assordanti scoppi, si dissipa rendendo nuovamente visibili i marmi del Battistero, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e del Campanile di Giotto.




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giovedì 29 marzo 2018

BEATO ANGELICO-PALA DI ANNALENA-MUSEO DI SAN MARCO FIRENZE

Pala di Annalena
Angelico, pala di annalena con predella.jpg
Autore Beato Angelico
Data 1430
Tecnica tempera su tavola
Dimensioni 180×202 cm
Ubicazione Museo nazionale di San Marco, Firenze
La Pala di Annalena è una tempera su tavola (108×202 cm) di Beato Angelico, databile al 1430 circa e conservata nel Museo nazionale di San Marco a Firenze.



La pala si trovava nel convento di Annalena a Firenze, e venne spostata a San Marco dopo la soppressione ottocentesca. In ogni caso la tavola non venne sicuramente realizzata per il convento di via de' Serragli, poiché esso fu edificato solo dopo il 1453, perciò il dipinto vi venne trasferito in un secondo momento. Hood, notando la presenza dei santi Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici, ha ipotizzato una commissione per la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, databile a dopo il rientro di Cosimo il Vecchio dall'esilio (1434), o forse a prima della sua cattura. Si conserva dopotutto un documento del 1429, data dei funerali solenni di Giovanni di Bicci de' Medici, in cui Cosimo e suo fratello Lorenzo versarono ben 800 fiorini come sostegno delle spese sostenuta dal Capitolo per i festeggiamenti annuali dei santi Cosma, Damiano e Giovanni evangelista. Secondo John Pope-Hennessy invece la pala sarebbe più tarda, risalente a poco prima della partenza per Roma dell'artista (1445), sulla base di raffronti stilistici che la farebbero derivare dalle innovazioni della pala di San Marco (1438-1443).

Descrizione
Si tratta di una Sacra conversazione, con la Madonna col Bambino assisa al centro di un trono (con la nicchia a conchiglia tipica degli artisti del primo Rinascimento), affiancata da tre santi per lato: a sinistra san Pietro Martire e i santi Cosma e Damiano, protettori dei Medici riconoscibili dalle berrette rosse; a destra si trovano san Giovanni Evangelista, san Lorenzo e san Francesco d'Assisi.

La pala è una delle prime opere degli anni trenta del Quattrocento, durante i quali il pittore abbandonò il formato arcaico del polittico per prediligere dipinti di forma rettangolare, più adatti alla nuova costruzione spaziale basata sulla prospettiva. La prospettiva unificata fa sì che i santi appaiano presenti contemporaneamente nell'ambiente dipinto, scambiandosi sguardi e gesti come in una vera "conversazione", invece di essere accostati paratatticamente.
Secondo gli studiosi che attribuiscono la pala al 1443-1445 la pala ha alcuni elementi derivati dall'esperienza nella Pala di San Marco e non viceversa, inesplicabili nel contesto di opere degli anni trenta come il trittico di Cortona o la pala di Perugia. Questi elementi riguardano la concentrazione compositiva, la presenza del gradino esteso fino ai lati, lo sfondo architettonico col drappo, il tabernacolo e le arcate coperte dal drappo, ecc.

Predella
La pala è dotata di predella con Storie dei santi Cosma e Damiano, protettori dei Medici. Degli otto pannelli originali se ne conoscono solo sette:
San Damiano riceve denaro
San Cosma e San Damiano davanti al proconsole Lisia, in loco
San Cosma e San Damiano salvati dall'annegamento, in loco
San Cosma e San Damiano vanamente condannati al rogo, in loco
San Cosma e San Damiano vanamente crocifissi e lapidati, in loco
Martirio dei Santi Cosma e Damiano, in loco
Probabile pannello con la Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, perduto
Guarigione del diacono, a Zurigo, Kunsthaus
Forse esisteva un pannello centrale con una Pietà, come nella pala di San Marco. Gli studiosi non sono concordi nell'attribuire l'autografia della predella all'Angelico. Secondo John Pope-Hennessy essa sarebbe stata dipinta da seguaci del frate dopo la sua partenza per Roma (1445). Altri invece le ritengono autografe e i loro modelli, più semplici, avrebbero fatto da punto di partenza per le analoghe scene nella Pala di San Marco (1438-1443).
Yemen, Siria, Lasciti nel testamento.
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Yemen: stiamo facendo la guerra ai bambini
“Noi, i bambini dello Yemen, stiamo disperatamente cercando di sopravvivere. Andiamo a letto con il rumore degli aerei da guerra sopra le nostre teste e quello delle armi nelle strade. Quando ci svegliamo, attorno a noi vediamo sempre più distruzione”. In occasione del triste anniversario dei 3 anni della guerra in Yemen, a Roma un parco giochi si trasforma in uno scenario bellico, con un kalashnikov gigante, trincee e segnali antimine tra gli sguardi attoniti dei bambini: è l’installazione a forte impatto visivo che abbiamo realizzato per tenere alta l’attenzione sulla guerra in corso.

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LE NUOVE SCHIAVE INVISIBILI
La schiavitù moderna comprende la servitù, la tratta ai fini dello sfruttamento sessuale e lavorativo e l’uso dei bambini in guerra. Vogliamo approfondire una di queste tristi realtà che ogni giorno molte ragazze sono costrette a vivere in condizione di sfruttamento sessuale in Italia.
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Dovremmo, senza offesa per nessuno, tornare noi bambini, pensare e agire come loro per rendere il mondo migliore senza discriminazioni. Vai al post >>


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Mia figlia ha 7 anni e si chiama Siria, sente sempre parlare di tutta questa gente e i bambini che muoiono in un conflitto disumano e ignorato dai media e dall'umanità... oggi mi ha chiesto perché non la smettono ed io come faccio a spiegare ad una bambina così piccola le ragioni dei grandi? Quindi le ho detto che purtroppo ci sono di mezzo interessi di potere denaro e religione... lei incredula mi ha detto: ma la religione non è amare il prossimo? I bambini che c'entrano? Non è più importante la vita di qualsiasi essere umano che i soldi o la terra? Poi seria mi dice: dovremmo essere noi bambini a governare perché noi siamo più intelligenti! Beh come dargli torto... Vai al post >>


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