no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : CARCERE. NESSUNO TOCCHI CAINO, UN ALTRO SUICIDIO IN ISOLAMENTO
2. NEWS FLASH: PAKISTAN: COMMUTATA IN
ERGASTOLO CONDANNA A MORTE DI MINORENNE 3.
NEWS FLASH: PAKISTAN: ASSOLTI IN APPELLO DUE CONDANNATI A MORTE 4. NEWS FLASH: ZIMBABWE: PRESIDENTE FAVOREVOLE
AD ABOLIZIONE PENA DI MORTE 5. NEWS
FLASH: FILIPPINE: RIMPATRIATI 11 DEI 16 FILIPPINI GRAZIATI IN BAHRAIN 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : ERRORI DA
NON RIPETERE. COME LA CONOSCENZA DELLA PROPRIA STORIA AIUTA A ESSERE GENITORI –
DI DANIEL J. SIEGEL E MARY HARTZELL
CARCERE. NESSUNO TOCCHI CAINO, UN ALTRO SUICIDIO IN
ISOLAMENTO Roma, 6 giugno 2020
E’ stato trovato impiccato alle 6 di questa mattina nel
carcere di Rebibbia un altro detenuto. Le sue iniziali sono P. B. Salgono così
a 22 i suicidi avvenuti in carcere dall’inizio dell’anno, tre dei quali
avvenuti in “isolamento sanitario precauzionale”.
Per gli esponenti di Nessuno tocchi Caino-Spes contra
spem, Sergio D’Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti “quanto accaduto
oggi a Rebibbia è l’ennesima riprova della natura strutturalmente mortifera
della privazione della libertà in carcere, tanto più mortifera e criminogena
quando avviene in condizioni di isolamento. Inoltre è una tragica
contraddizione in termini definire “sanitario”, cioè attinente alla salute, e
“precauzionale”, cioè attinente alla sicurezza, un “isolamento”, che è il
momento più drammatico dello stato di privazione della libertà.” Gli esponenti
di Nessuno tocchi Caino hanno poi affermato che: “L’uomo che si è tolto oggi la
vita aveva 42 anni, il suo fine pena era previsto nel 2022. Era un lavorante al
G 12. A seguito dell’ingresso di un nuovo giunto il 25 maggio rivelatosi
asintomatico, erano stati disposti degli isolamenti precauzionali dei detenuti
e del personale che erano venuti in contatto con lui. Due sono le c onsiderazioni da fare. La prima, che vanno
contenuti gli ingressi in carcere. Tanto più che a Rebibbia Nuovo Complesso al
31 maggio i detenuti presenti erano 1.412 (51 in meno di aprile) in 1.053 posti
disponibili, con un sovraffollamento quindi del 134%. Sembra svanita nel nulla
la raccomandazione del Procuratore generale presso la Cassazione Giovanni Salvi
che ha raccomandato di ridurre al massimo gli ingressi in carcere limitandoli
ai reati più gravi, come quelli di sangue. Non come avvenuto a Rebibbia dove ad
entrare il 25 maggio è stata una persona per fatti non certamente gravi. La
seconda considerazione è che l’isolamento è misura estrema nella esecuzione
della quale vanno comunque assicurati “significativi contatti umani” come
stabiliscono anche le nuove regole penitenziarie europee. Nel caso in questione
come negli altri recentemente denunciati dal Garante Nazionale per le persone
private della libertà personale, questa regola minima è stata palesemente
violata .”
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
PAKISTAN: COMMUTATA IN ERGASTOLO CONDANNA A MORTE DI
MINORENNE Un tribunale pakistano l'8 giugno 2020 ha commutato in ergastolo la
condanna a morte di un uomo che ha trascorso gli ultimi 18 anni nel braccio
della morte per un crimine commesso da minorenne, ha reso noto un gruppo locale
di assistenza legale.
L'Alta Corte di Lahore ha commutato in ergastolo la pena
capitale di Mohammad Iqbal.
Si tratta di una sentenza importante, che potrebbe
costituire un precedente per futuri casi relativi a minori in Pakistan, ha
affermato Ali Haider Habib, portavoce del Justice Project Pakistan.
Iqbal era stato dichiarato colpevole di omicidio e rapina
all’età di 17 anni. Si trova in prigione dal 1999, anno in cui un tribunale
antiterrorismo lo condannò a morte, e si trova nel braccio della morte dal
marzo 2002.
Diversi gruppi per i diritti umani e Relatori Speciali
delle Nazioni Unite avevano inviato una lettera al governo pakistano lo scorso
marzo, chiedendo che la condanna a morte di Iqbal fosse commutata.
La lettera sottolineava che Iqbal era stato accusato di
omicidio e rapina a soli 17 anni e che era stato torturato durante la custodia
di polizia, prima di essere imputato.
Secondo la lettera di marzo, Iqbal avrebbe dovuto essere
liberato nel 2001, quando il presidente del Pakistan ha concesso un'amnistia
generale per tutti i prigionieri condannati a morte per crimini commessi da
minorenni. Tuttavia Iqbal non fu rilasciato.
Il Pakistan è firmatario di convenzioni internazionali
che riconoscono come minorenne chiunque abbia meno di 18 anni.
PAKISTAN: ASSOLTI IN APPELLO DUE CONDANNATI A MORTE
L'Alta Corte di Lahore (LHC) il 9 giugno 2020 ha annullato la decisione di un
tribunale di grado inferiore assolvendo per mancanza di prove due imputati che
erano stati condannati a morte per duplice omicidio. I giudici Sardar Ahmad
Naeem e Shehram Sarwar Chaudhry hanno così accolto gli appelli presentati da
Matloob Ahmad e Muhammad Rasheed contro le loro condanne a morte.
L’avvocato difensore aveva sostenuto che il tribunale non
avesse valutato i fatti emettendo le condanne a morte in contrasto col merito e
con la legge. Il legale aveva sostenuto che il tribunale avesse pronunciato il
verdetto sulla base di dichiarazioni di testimoni, tuttavia non c'erano prove
che dimostrassero la presenza degli imputati sulla scena del crimine. Aveva
quindi chiesto alla Corte di annullare la sentenza e di assolvere gli imputati
per mancanza di prove.
La pubblica accusa si era opposta all'appello, affermando
che il tribunale avesse emesso una decisione in accordo col merito.
La Corte, dopo aver ascoltato gli argomenti delle parti,
ha annullato le condanne capitali e assolto i due imputati.
Un tribunale di Kasur aveva condannato a morte Matloob
Ahmad e Muhammad Rasheed per aver ucciso Tariq e Shazia Bibi a causa di una
vecchia inimicizia.
ZIMBABWE: PRESIDENTE FAVOREVOLE AD ABOLIZIONE PENA DI
MORTE Il presidente Mnangagwa ha ribadito la sua richiesta di abolizione della
pena capitale nello Zimbabwe e ha osservato che una moratoria sulle esecuzioni
è in atto nel Paese dal 2005.
Ha ripetuto la sua richiesta nella prefazione a un
Rapporto intitolato; "È ora di abolire la pena di morte nello Zimbabwe:
approfondendo le opinioni dei suoi opinion leader", presentato l’8 giugno
2020.
Il presidente Mnangagwa ha sottolineato che lo Zimbabwe
non ha giustiziato nessun detenuto dal 2005 e che spera possa continuare così.
"La maggior parte dei cittadini dello Zimbabwe sa
che la pena di morte è un argomento che sento profondamente. Come ho già detto
in passato, ritengo che sia una flagrante violazione del diritto alla vita e
alla dignità", ha affermato il Presidente.
Il Rapporto è stato pubblicato dall'organizzazione locale
senza fini di lucro Veritas e dal The Death Penalty Project, un'organizzazione
internazionale che lotta per l'abolizione della pena capitale.
"Il risultato principale indica che il 90% degli
intervistati sostiene l'abolizione della pena di morte", ha affermato
Veritas in una nota. "Per quanto riguarda la fiducia degli opinion leader
nel sistema giudiziario, il 64% non si fida del sistema penale nella
prevenzione di errori giudiziari, il 79% ritiene che si verifichino condanne
errate e il 60% ritiene che persone innocenti siano state condannate a
morte".
Il Rapporto afferma inoltre che il 90% degli intervistati
considera la pena di morte come un abuso dei diritti umani o contraria alle
proprie credenze religiose, il 64% ritiene che il mantenimento della pena di
morte abbia danneggiato la reputazione internazionale del Paese e il 69%
ritiene che la pena di morte non scoraggi il crimine violento.
"Accolgo con favore questo Rapporto, che mostra come
quasi tutti gli opinion leader dello Zimbabwe siano dello stesso parere in
quanto desiderano vedere abolita la pena di morte. Questo Rapporto e la ricerca
su cui si basa segue un più ampio sondaggio condotto nel 2017, secondo cui solo
una piccola maggioranza dei nostri cittadini risulta favorevole a mantenere la
pena di morte e che tra quelli favorevoli, l'80% acconsentirà all’abolizione se
il governo lo deciderà", ha affermato Mnangagwa.
"Non ci sono esecuzioni in Zimbabwe dal 2005. Per
quasi 15 anni abbiamo quindi avuto una moratoria di fatto sulla pena di morte.
È mia sincera speranza, nel prossimo futuro, che lo Zimbabwe abolirà formalmente
la pena di morte rimuovendola dalle nostre leggi", ha concluso.
FILIPPINE: RIMPATRIATI 11 DEI 16 FILIPPINI GRAZIATI IN
BAHRAIN Undici dei 16 lavoratori filippini d'oltremare (OFW) che hanno di
recente ricevuto la grazia reale in Bahrain sono stati già rimpatriati nelle
Filippine, ha riferito il Dipartimento del Lavoro e dell'Occupazione (DOLE)
l'11 giugno 2020.
Nella dichiarazione, il DOLE rende noto che i 16
filippini sono tra i 154 detenuti graziati dal Re del Bahrain, Hamad bin lsa Al
Khalifa.
"Coloro che sono stati graziati erano stati
giudicati colpevoli di spaccio di droga, omicidio, complicità in omicidio,
tentato omicidio, prostituzione, appropriazione indebita di fondi, furto, traffico
di esseri umani e coinvolgimento in scontri", ha detto il DOLE.
Il Dipartimento del lavoro ha aggiunto che quelli che
sono stati graziati hanno parzialmente scontato le loro pene, che vanno da meno
di un anno di reclusione alla condanna a morte.
Mentre 11 degli OFW cui è stato concesso il perdono reale
sono già stati portati nelle Filippine, il rientro di altri quattro è ancora in
fase di organizzazione.
"Il restante OFW è stato graziato per il reato di
spaccio di droga, ma deve ancora scontare sette anni di prigione per traffico
di esseri umani", ha precisato il DOLE.
Il perdono reale è stato concesso lo scorso 20 maggio ed
"è stato salutato come testimonianza dei legami forti, dei valori
condivisi e dell'amicizia tra i governi delle Filippine e del Bahrain", ha
concluso.
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