no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : COVID-19: APPELLO PER UNA MORATORIA MONDIALE SULLA PENA DI MORTE
DURANTE LA PANDEMIA 2. NEWS FLASH: IRAN:
L’AYATOLLAH KHAMENEI GRAZIA 3.721 DETENUTI 3.
NEWS FLASH: IRAQ: PIU’ DI 3.000 I TERRORISTI DELL’ISIS NEL BRACCIO DELLA
MORTE 4. NEWS FLASH: USA: PAUL BROWNING
DIVENTA IL 168° ‘ESONERATO’ DAL BRACCIO DELLA MORTE 5. NEWS FLASH: SOMALIA: AL-SHABAAB TAGLIANO LA
MANO DI UN UOMO CONDANNATO PER FURTO 6.
I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : EDUCARE ALLA LIBERTA’ - MARIA
MONTESSORI
COVID-19: APPELLO PER UNA MORATORIA MONDIALE SULLA PENA
DI MORTE DURANTE LA PANDEMIA "Mentre il mondo intero si sta impegnando a
fondo per salvare vite umane dal COVID-19, un'esecuzione da parte dello stato è
contraddittoria e perversa", ha dichiarato Kevin Miguel Rivera Medina,
Presidente della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte.
In una dichiarazione rilasciata oggi, Nessuno tocchi
Caino e la World Coalition Against the Death Penalty fanno appello a tutti i
paesi che usano ancora la pena di morte perché impongano una moratoria sulle
condanne a morte e le esecuzioni per il fatto che è impossibile mantenere
processi equi e un'equa rappresentanza legale durante la pandemia COVID-19.
“Mentre alcuni paesi ora condannano a morte le persone in
videoconferenza, come in Nigeria o Singapore, in altri le restrizioni
carcerarie hanno gravemente violato i diritti di coloro che attendono
l'esecuzione perché i tribunali sono bloccati e gli studi legali sono chiusi.
Le opzioni per aiutare le persone le cui vite sono a rischio stanno
diminuendo."
“L'attuale crisi sanitaria globale ha dimostrato quanto profondamente
ingiusto sia stato il sistema nei confronti delle persone già indebolite dalla
loro pesante condanna. La mancanza di visite alle persone nel braccio della
morte e l'impossibilità per avvocati e giudici di lavorare normalmente sono
tutte conseguenze ingiuste di un sistema mal organizzato”. In confronto, quei
paesi che in questo periodo hanno avuto il coraggio di fare un passo, grande o
piccolo, verso l'abolizione mostrano che il nostro mondo è migliorato senza
questa pratica arcaica, crudele e degradante della pena capitale. Ad esempio,
Camerun, Kenya, Marocco e Zimbabwe hanno concesso commutazioni, che si sono
estese anche ai condannati a morte.
Il 10 ottobre, la società civile si mobiliterà per
celebrare la 18a Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte, che si concentrerà
sul diritto alla rappresentanza legale ed evidenzierà il ruolo degli avvocati
nella protezione di coloro che devono affrontare la pena di morte. Un diritto
che è leso profondamente dalla crisi sanitaria poiché gli avvocati, per altro
anche economicamente indeboliti, non sono messi in grado di assistere
adeguatamente i loro clienti.
Contatto stampa:
Nessuno tocchi Caino, Elisabetta Zamparutti +39 335
8000577 Coalizione mondiale contro la Pena di Morte: Aurelie Placais, direttore
- aplacais@worldcoalition.org
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
IRAN: L’AYATOLLAH KHAMENEI GRAZIA 3.721 DETENUTI Il leader
della rivoluzione islamica, l'Ayatollah Seyed Ali Khamenei, in occasione della
festa musulmana di Eid al-Fitr, ha graziato o commutato in Iran le pene
detentive di 3.721 detenuti.
Il perdono è stato concesso su richiesta del capo della
magistratura del paese, Hojatoleslam Seyed Ebrahim Raeisi (Ebrahim Raisi).
Eid al-Fitr, chiamata anche Festa della fine del digiuno,
è un'importante festa religiosa, che dura tre giorni, celebrata dai musulmani
di tutto il mondo. Quest'anno l'Eid cade il 24 maggio in Iran. L'articolo 110
della Costituzione conferisce alla Guida Suprema il diritto di perdonare o
ridurre le pene detentive su raccomandazione del capo della magistratura.
La clemenza, tuttavia, non si applica a tutti i tipi di
detenuti. Sono esclusi i condannati per lotta armata contro il paese, traffico
di droga armato o organizzato, stupro, rapina a mano armata, contrabbando di
armi, rapimento, corruzione e appropriazione indebita.
(Fonte: Tasnim News Agency, 24/05/2020)
Per saperne di piu' :
IRAQ: PIU’ DI 3.000 I TERRORISTI DELL’ISIS NEL BRACCIO
DELLA MORTE Una fonte della sicurezza irachena ha rivelato che sono più di 3000
i terroristi dell’ISIS che sono stati condannati a morte senza che nei loro
confronti sia stata eseguita la pena, ha riportato Shiawaves il 2 giugno 2020.
La fonte ha detto: "Le prigioni irachene sono
affollate di terroristi dell'ISIS che sono stati arrestati negli ultimi anni e
più di tremila di loro sono stati condannati a morte diversi mesi fa senza che
la punizione sia stata ancora eseguita".
Ha aggiunto che alcuni dei terroristi sono stati
consegnati dalle Forze Democratiche Siriane alle Forze irachene un anno fa.
In precedenza, il capo della Commissione Sicurezza e
Difesa del parlamento iracheno, Hakim al-Zamili, aveva chiesto l'esecuzione
delle condanne a morte emesse contro i terroristi.
USA: PAUL BROWNING DIVENTA IL 168° ‘ESONERATO’ DAL
BRACCIO DELLA MORTE La Corte Suprema del Nevada il 2 giugno 2020 ha respinto il
ricorso della pubblica accusa contro la sentenza del 21 agosto 2019 che
disponeva la scarcerazione dell’uomo a seguito del ritiro di tutti i capi di
imputazione. Rendendo definitivo il ritiro dei capi d’imputazione, la Corte
Suprema chiude definitivamente il caso e Browning viene aggiunto, con il numero
168, alla “lista degli esonerati” del DPIC, ossia la lista delle persone che,
dal 1973 ad oggi, sono state negli Stati Uniti prima condannate a morte e in un
secondo tempo completamente assolte.
La “lista degli esonerati” va anche sotto il nome di
“Innocence List”. Una lista equivalente, la National Registry of Exonerations,
un progetto congiunto di 3 università, tiene conto dei prosciolti anche quando
non erano stati condannati a morte, e dal 1989 ad oggi ne ha individuati 2.624.
Browning, oggi 63 anni, nero, ha trascorso 33 anni nel
braccio della morte. Venne condannato a morte nel 1986 con l’accusa di aver
ucciso un gioielliere, Hugo Elsen, nel corso di una rapina nel suo negozio l’8
novembre 1985. La condanna a morte venne annullata dalla Corte Suprema di stato
nel 2004 perché all’imputato era stato assegnato d’ufficio un avvocato con solo
un anno di esperienza, il quale non aveva controinterrogato né il principale
testimone dell’accusa, né gli agenti di polizia quando, in aula, avevano
esposto la loro ricostruzione dei fatti.
Una seconda giuria condannò di nuovo a morte Browning nel
2007 utilizzando le stesse prove del primo processo. Dopo una ulteriore serie
di ricorsi il 20 settembre 2017 una corte d’appello federale (la Corte
d’Appello del 9° Circuito) aveva annullato il processo alla radice, annullando
il verdetto di colpevolezza con la doppia motivazione del comportamento
scorretto della pubblica accusa (che aveva tenuto nascoste rilevanti
circostanze favorevoli alla difesa) e dell’inadeguata assistenza legale.
Nel marzo 2019 il giudice Douglas Herndon della Clark
County aveva annullato l’imputazione di omicidio, in quanto l’unico testimone
dell’accusa era nel frattempo deceduto, e quindi non era più sanabile l’errore
dell’avvocato che durante il primo processo non lo aveva controinterrogato. Il
21 agosto 2019 lo stesso giudice Herndon aveva ordinato la scarcerazione di Browning
prendendo atto che i ricorsi della pubblica accusa contro la sua decisione di
invalidare le imputazioni avrebbero portato via ancora molto tempo. Nel caso di
Browning si riscontrano tutte le principali cause delle condanne sbagliate:
comportamento scorretto della polizia o della pubblica accusa, falsa
testimonianza o falsa accusa, false prove forensi, errata identificazione da
parte di testimoni oculari e inadeguata assistenza legale d’ufficio.
La Corte d'appello federale nel 2017 aveva definito il
suo processo "un misto di inquietante cattiva condotta giudiziaria e
assistenza legale dolorosamente inadeguata". I nuovi difensori di Browning
avevano evidenziato che la polizia e i pubblici ministeri avevano nascosto
l’esistenza di una impronta insanguinata trovata sulla scena del crimine che
non corrispondeva alle scarpe o alle dimensioni del piede di Browning, avevano
forzato i test sul sangue trovato sulla scena del crimine, avevano manipolato i
testimoni oculari, non rivelato i vantaggi offerti a un testimone chiave che
potrebbe anche essere il vero autore dell'omicidio, e nascosto le incoerenze
tra le ferite della vittima e il coltello che i procuratori sostenevano
Browning avesse usato.
SOMALIA: AL-SHABAAB TAGLIANO LA MANO DI UN UOMO
CONDANNATO PER FURTO Membri del gruppo islamista Al-Shabaab il 1° giugno 2020
hanno tagliato la mano destra a un uomo che era stato riconosciuto colpevole di
furto, nella regione somala del Lower Shabelle.
L'amputazione è stata praticata in una piazza del
villaggio di Don-Burale, circa 124 km a sud-ovest della capitale somala
Mogadiscio, alla presenza degli abitanti del villaggio, che erano stati
chiamati ad assistere.
Il giudice di Al-Shabaab che si è occupato del caso ha
identificato l'uomo come Osman Manurey Mohamed, che era stato riconosciuto
colpevole di aver fatto irruzione in un negozio del villaggio, rubando
banconote di scellini somali per un valore di 6 milioni (equivalenti a 240
dollari USA).
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