mercoledì 28 agosto 2019

PALAZZO PUCCI FIRENZE

Palazzo Pucci è uno storico palazzo di Firenze, che dà il nome anche alla via de' Pucci dove sorge. Occupa quasi un isolato tra le vie Ricasoli e dei Servi, ed è organizzato su tre nuclei, rispondenti ad altrettanti cortili, che nati in un progetto unitario hanno avuto poi vicende e proprietà diverse. Il nucleo al n.6, in angolo con via Ricasoli 14-16-18, è ancora abitato dai discendenti della famiglia Pucci; quello centrale (via dei Pucci 4) è oggi diviso in appartamenti; quello ad ovest (via dei Pucci 2, via dei Servi) appartiene ormai all'arcidiocesi di Firenze.
La storia della grande fabbrica ha inizio nel 1480, quando Antonio Pucci acquistò in questa zona varie case e orti (in parte dei Parenti e dei del Palagio), primo nucleo dell'attuale palazzo. Prima del 1525, a dare una prima unità alle varie proprietà, Antonio da Sangallo il Giovaneintervenne sul nucleo centrale e su quello tra via dei Pucci e via dei Servi, determinando due diversi edifici contigui, in ragione di quelle che sarebbero state le successive divisioni patrimoniali.

Tra il 1528 e il 1534 fu costruito l'attuale palazzo, attribuito a Bartolomeo Ammannati, su incarico dei cardinali Roberto e Lorenzo Pucci, anche se il suo completamento, almeno della parte centrale, è documentato nella seconda metà del Cinquecento, molti anni dopo la morte del cardinale Lorenzo. Del primitivo palazzo cinquecentesco rimangono alcune tracce all'interno della parte centrale, come il balcone con le colonne su via Pucci. Le ragioni dell'attribuzioni all'Ammannati sono alcune somiglianze con i vicini palazzo Giugni e palazzo Grifoni, con l'uso della pietraforte al piano terra, la serliana riccamente decorata al primo piano, i mascheroni negli stipiti laterali e la finestra con timpano spezzato al primo piano.
Alla morte del senatore Niccolò (1625) la proprietà si divise definitivamente, toccando al primogenito e alla sua discendenza il palazzo maggiore, al secondogenito quello sulla cantonata su via dei Servi. Su quest'ultima proprietà si tornò a intervenire a partire dal 1681 e per circa i quindici anni successivi su incarico di Orazio Roberto Pucci, primo marchese di Barsento dal 1670, sulla base di un progetto redatto da Paolo Falconieri e, per quanto riguarda gli interni, con il coinvolgimento di pittori e quadraturisti, quali Giovanni da San Giovanni (una parte delle cui decorazioni è oggi al Museo Bardini), Jacopo Chiavistelli e Giovanni Domenico Ferretti.

Nel 1748 anche il palazzo adiacente fu interessato da lavori tesi a far assumere una veste unitaria alle due distinte proprietà, seguendo l'impianto voluto dal Falconieri ed ampliando la fabbrica fino a via Ricasoli con la demolizione delle unità edilizie che qui insistevano e che erano state acquistate nel corso del tempo: nell'ambito di tale cantiere furono tra gli altri coinvolti Antonio Giachi e Bernardino Ciurini, come risulta da pagamenti protratti dal 1748 al 1754. Conclusi i lavori architettonici, dal 1751 si lavorò agli apparati decorativi delle sale al piano terra e al piano nobile (ma già attorno al 1709 era stato coinvolto Giovanni Battista Foggini per la realizzazione del "salone degli specchi").
Restauri alla facciata sono invece documentati nel 1923, nel 1937 e nel 1958. Tra il 1961 e il 1965 si intervenne sull'intero complesso con un intervento di restauro a cura dell'architetto Piero Sanpaolesi.
Il cortile centrale venne restaurato su iniziativa di Puccio Pucci solo nel 1980, come ricorda una targa con un disegno del palazzo confrontato con le antiche case medieavali dei Pucci. Da allora ospita una galleria commerciale.
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

"Il lunghissimo fronte unico dei due palazzi è organizzato secondo tre sezioni accostate, di cui quella centrale più ornata; il bugnato rustico definisce l'edificio dalle quattro finestre del piano terreno, prossime al portone centrale, fino al fregio che divide il terreno dal primo piano, dove un finestrone arcuato rappresenta il fulcro del prospetto, incassandosi nel muro con un organismo di archi e colonne. Gli stucchi del finestrone che incorniciano lo stemma Pucci, è probabile che siano opera di Bartolomeo Portogalli per il quale risultano pagamenti per la nuova fabbrica nel 1758-1759. Molto più semplici e dilatate orizzontalmente le facciate laterali rispetto a quella centrale, con il bugnato rustico che inquadra i cantonali, in contrasto con il bugnato liscio in corrispondenza agli accessi terreni".

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