no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : TENNESSEE (USA): GIUSTIZIATO DONNIE EDWARD JOHNSON 2. NEWS FLASH: ALABAMA (USA): GIUSTIZIATO
MICHAEL BRANDON SAMRA 3. NEWS FLASH:
BIELORUSSIA: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA CAPITALE PER OMICIDIO 4. NEWS FLASH: BAHRAIN: CONDANNE A MORTE
CONFERMATE PER DUE ATTIVISTI ANTI-REGIME 5.
NEWS FLASH: MALESIA: RIENTRATI A CASA TRE MESSICANI CHE ERANO STATI
CONDANNATI A MORTE 6. I SUGGERIMENTI
DELLA SETTIMANA :
TENNESSEE (USA): GIUSTIZIATO DONNIE EDWARD JOHNSON Donnie
Edward Johnson, 68 anni, bianco, è stato giustiziato in Tennessee il 16 maggio
2019.
Era accusato, e in parte aveva confessato, di aver
ucciso, l’8 dicembre 1984, la propria moglie, Connie Johnson, 30 anni. Venne
condannato a morte nella Shelby County nel 1985. Lo scorso 3 aprile la figlia
della vittima (e sua figliastra) Cynthia Vaughn, si era rivolta al Governatore
per chiedergli un incontro, e soprattutto un atto di clemenza per l’assassino
della madre.
Inizialmente Vaughn era stata molto favorevole alla
condanna a morte di Johnson. Nel 2006, quando per la prima volta fu fissata una
data di esecuzione che avrebbe dovuto avvenire sulla sedia elettrica, la stampa
riporta una sua dichiarazione: “Voglio che quel balordo bruci”. Dopo che quella
esecuzione fu rinviata, Johnson cercò un contatto con la figliastra. Nel 2012 i
due si incontrarono. In un passaggio della petizione di clemenza Vaughn
descrive la sua visita come rivelatrice. "Dopo aver finito di raccontargli
tutti gli anni di dolore e sofferenza che mi aveva causato, mi sono seduta e ho
sentito una voce. La voce mi ha detto: "Ecco, lascia perdere".
"La frase successiva che è uscita dalla mia bocca ha cambiato la mia vita
per sempre. "L'ho guardato, gli ho detto che non potevo continuare a
odiarlo perché l’unico risultato che stavo ottenendo era uccidere me invece che
lui. poi ho detto: "Ti perdono". Nell’illustrare alla stampa la
richiesta di clemenza rivolta al gover
natore Bill Lee, i suoi avvocati avevano evidenziato che Johnson, già
dopo i primi mesi di carcere, si era avvicinato molto alla religione, e nel
corso degli anni, in qualità di seguace della Chiesa Cristiana Avventista del
Settimo Giorno, è diventato un punto di riferimento per gli altri detenuti. I
suoi legali hanno evidenziato che la chiara conversione cristiana
dell’imputato, e la fede cristiana nel nome della quale la figlia della vittima
ha espresso il suo perdono dovrebbero trovare ascolto nel governatore, che
nella sua campagna elettorale aveva fatto molto leva sui valori cristiani.
"Questa è una storia con tre capitoli", ha detto il reverendo Charles
Fels, uno degli avvocati di Johnson, durante una conferenza stampa. "La
Redenzione, questo è Don. Il Perdono, questa è Cynthia". "Il terzo e
ultimo capitolo è la Misericordia, e questo è per il Governatore dello stato
del Tennessee." Ma il Governatore non ha concesso clemenza, e oggi Johnson
è diventato il 1° giusti ziato dell’anno
in Tennessee, il 10° da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 2000, il
7° dell’anno negli Usa, e il n° 1497 da quando gli Usa hanno ripreso le
esecuzioni nel 1977.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
ALABAMA (USA): GIUSTIZIATO MICHAEL BRANDON SAMRA Michael
Brandon Samra, 41 anni, bianco, è stato giustiziato il 16 maggio 2019 in
Alabama. Era stato condannato a morte nel 1998 con l’accusa di aver
partecipato, il 23 marzo 1997, allo sterminio di una famiglia. Le vittime
furono Randy Duke, la sua fidanzata Dedra Mims Hunt, e le due figlie della
donna, Chelisa Nicole Hunt, 6 anni, e Chelsea Marie Hunt, 7 anni.
All’epoca fu condannato a morte anche il figlio di Randy
Duke, Mark Duke, che pare sia stato l’ispiratore del massacro dopo una lite con
il padre. Mark Duke aveva 16 anni all’epoca dei fatti, e dopo che nel 2005 la
Corte Suprema Usa ha dichiarato incostituzionale la pena di morte per i
minorenni, la sua condanna è stata commutata in ergastolo senza condizionale.
Samra aveva 19 anni all’epoca dei fatti. Samra diventa il
2° detenuto giustiziato quest’anno in Alabama, il 65° da quando lo stato ha
ripreso le esecuzioni nel 1983, il 6° detenuto giustiziato quest’anno negli
Usa, e il n° 1496 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
BIELORUSSIA: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA CAPITALE PER
OMICIDIO La Corte Suprema bielorussa il 14 maggio 2019 ha confermato la
condanna a morte di un uomo - Alyaksandr Asipovich - riconosciuto colpevole
degli omicidi di due donne, nonostante le richieste dell'Unione europea
affinché Minsk metta fine alla pena capitale.
L'attivista per i diritti umani Andrey Paluda, che
coordina i Difensori dei Diritti nella Campagna contro la Pena capitale, ha
dichiarato a RFE / RL che Asipovich ha il diritto di appellarsi contro la
decisione della corte presso il Comitato per i diritti umani delle Nazioni
Unite.
Paluda sostiene che il diritto di Asipovich a un processo
equo sia stato violato.
Secondo la legge bielorussa, Asipovich ha 10 giorni per
presentare una richiesta di grazia al presidente Alyaksandr Lukashenka.
La madre di Asipovich ha detto a RFE / RL che suo figlio
ha intenzione di chiedere la grazia.
Il 36enne Asipovich ha precedenti condanne per furto,
rapina, teppismo e lesioni fisiche.
E’ stato condannato a morte il 9 gennaio 2019 per gli
omicidi nel 2018 di due donne nella città orientale di Babruysk.
BAHRAIN: CONDANNE A MORTE CONFERMATE PER DUE ATTIVISTI
ANTI-REGIME La suprema corte d'appello del Bahrain il 12 maggio 2019 ha
confermato le condanne a morte di due attivisti anti-regime.
Le condanne capitali di Zuhair Ibrahim Jassem e Mohammad
Mahdi sono state confermate dalla Corte di Cassazione sulla base di
dichiarazioni estorte sotto tortura, secondo quanto riferito dalla rete
televisiva in lingua araba Lualua.
Amnesty International ha invitato i propri sostenitori ad
appellarsi al re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifah in favore dei due
detenuti nel braccio della morte, che sono a rischio di esecuzione.
Amnesty ha esortato il monarca "a non ratificare le
condanne a morte inflitte ai due uomini e a garantire che non vengano
giustiziati".
Ha anche richiesto un "nuovo processo che sia
pienamente conforme agli standard internazionali del processo equo, che escluda
le prove ottenute sotto tortura e senza ricorso alla pena di morte".
MALESIA: RIENTRATI A CASA TRE MESSICANI CHE ERANO STATI
CONDANNATI A MORTE Tre cittadini messicani che erano stati condannati a morte
in Malesia sono stati graziati e sono rientrati nel loro Paese, ha riportato
Riviera Maya News il 14 maggio 2019.
Il ministero degli Affari esteri messicano ha riferito
che José Regino, Luis Alfonso e Simón González Villarreal, i tre fratelli
González Villareal, sono stati rimpatriati dalla Malesia dopo aver ricevuto la
grazia dal Sultano dello Stato di Johor. I tre erano stati arrestati in Malesia
nel 2008 con accuse legate alla droga e condannati a morte nel 2012.
Il governo del Messico ha detto di riconoscere l'azione
umanitaria di Sultan Ibrahim Ismail Ibni Almarhum Sultan Iskandar Al-Haj, che
lo scorso settembre aveva annunciato la decisione di commutare la pena capitale
dei tre messicani.
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