martedì 28 maggio 2019

Enews 581, martedì 28 maggio 2019

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Buona settimana e buon fine maggio, in attesa che con giugno inizi l’estate. O almeno la primavera, viste le temperature di questo periodo. Dopo le elezioni è obbligatoria l’analisi del voto. La faccio semplice per chi non ha tempo:
Sulle Europee i populisti sono andati bene ma non quanto essi stessi pensassero. E la maggioranza è saldamente in mano ai partiti europeisti: speriamo che i leader pro UE abbiano coraggio e facciano un buon lavoro.
In Italia, la Lega ha vinto le europee, il PD ha vinto le amministrative, Di Maio ha perso tutto.
Se non avete tempo fermatevi qui. Altrimenti, per chi ha qualche minuto, ecco le cinque considerazioni appena accennate sopra.
1. Volevano distruggere l’Europa, non ci sono riusciti. È vero che Le Pen è prima in Francia (con meno voti del 2014, peraltro) ma i numeri in tutte le Istituzioni Europee sono a favore dei pro-europei. Ora però i leader europei dimostrino di essere coraggiosi e non grigi burocrati. Perché se è vero che il populismo minaccia l’Europa, è anche vero che non si può continuare con lo status quo e una visione algida e noiosa del Vecchio Continente. Dunque, cambiare è un dovere. Sull’innovazione, sull’identità culturale, sulla strategia di investimenti e contro l’austerità, sulla creazione di grandi campioni economici europei, sulla difesa comune, sulla solidarietà e il welfare, sulla tassazione alle grandi multinazionali del web, cambiare è un dovere. I populisti questa volta non hanno vinto. Ma se l’Europa non cambia, vinceranno la prossima
2. In Italia la Lega ha vinto. Salvini è arrivato al 34%: il suo palloncino ancora non si è sgonfiato, a differenza di quello di Di Maio. Ma ha promesso molto, troppo. Sarà in grado di mantenere ciò che ha ipotizzato sulla flat tax? Ovviamente no. Dice di voler abbassare le tasse e sarà ricordato come il Matteo che ha tolto, non dato, gli 80€. Il Matteo che ha aumentato l’IVA. Il Matteo che ha fatto schizzare lo spread. E a quel punto vedremo come reagirà il suo elettorato. Salvini ha vinto, ci faccia vedere se è capace di fare qualcosa di più di una diretta facebook o di un discorso d’odio.
3. Il Movimento Cinque Stelle ha perso 15 punti in un anno. Adesso dovranno dire di sì alla TAV e accettare l’agenda Salvini. Oppure andare a votare dimezzando – come minimo – i seggi dei propri rappresentanti e aumentando di molto le domande per il reddito di cittadinanza di tanti attuali parlamentari che tornerebbero a fare ciò che facevano prima: nulla o quasi. Penso che Di Maio non si scollerà dalla poltrona per nessun motivo.
4. Il PD alle europee ha portato a casa un buon pareggio. Eravamo secondi nel 2018, siamo secondi nel 2019. Abbiamo perso 120.000 voti assoluti rispetto alle Politiche del 2018 ma abbiamo recuperato quattro punti percentuali. E la campagna si è svolta in un clima di pace interna che per me è molto importante: basta polemiche, l’unità è un valore. Hanno votato per noi anche leader che l’altra volta avevano fatto dichiarazioni di voto per LEU (Boldrini, D’Alema, Bersani), INSIEME (Prodi), la lista Popolare (Casini), la lista Bonino. Esagerava chi diceva che il PD era morto un anno fa, esagera chi usa toni trionfalistici adesso. Un pareggio, un passo in avanti. E bravi, bravissimi i nostri candidati a cominciare dal recordman di preferenze Carlo Calenda e proseguendo con tutti gli altri (un abbraccio doppio alle donne elette: Simona, Caterina, Pina, Elisabetta, Alessandra, Irene, Patrizia). Un pensiero a chi è rimasto fuori per un pugno di voti dopo una campagna bellissima e migliaia di preferenze. Andiamo avanti!
5. Il PD ha invece vinto nettamente le amministrative. E dobbiamo dire grazie a quei magnifici sindaci che da cinque anni si impegnano sui territori. Dal barese Antonio Decaro, capo dei sindaci italiani al bergamasco Giorgio Gori, dal pesarese Matteo Ricci al fiorentino Dario Nardella. Non hanno vinto i “renziani” come ha scritto qualcuno anche perché questi sindaci – tutti amici, ovviamente – non si definivano “renziani” nemmeno quando era comodo farlo. No, hanno vinto loro, con le loro storie, con le loro squadre, con le loro città. Certo: rimane l’orgoglio di vedere la vittoria di chi è cresciuto, si è formato e affermato alla Leopolda che si conferma una grande scuola di innovazione politica. Bravi anche a tutti i candidati che sono stati eletti nei consigli ma anche a chi non ce l’ha fatta. Questa esperienza vi segnerà, per sempre. Perché non c’è onore più grande di provare a servire la propria comunità. Tra le tante storie bellissime (come dimenticare “i bis” di Muzzarelli a Modena o di Salvemini a Lecce) voglio segnalare le vittorie delle donne. Sapete che ho da sempre a cuore la partecipazione femminile e vi lascio con alcuni piccoli esempi, ma potrei citare centinaia di storie bellissime. Penso all’incredibile affermazione di Isabella Conti, strepitosa sindaco di San Lazzaro che ha vinto con l’81% – il 56% peraltro con una sua lista civica – in un comune importante, che tanti definivano a rischio: comune nel quale Isabella ha combattuto contro speculazioni e cementificazioni. Ma anche i territori piccoli fanno la differenza: un’avvocatessa che si impegna con noi da anni, Marta Giovannini, ha vinto nelle Langhe a Verduno, piccolo comune ma con una meravigliosa qualità di vita, vino e cibo. È la vittoria del modello civico, inatteso. E poi le donne toscane: nel mio collegio Angela Bagni, bravissima, rieletta sindaco a Lastra a Signa, ma anche ad esempio Simona Rossetti, una ragazza con cui siamo partiti insieme ai tempi del movimento giovanile e che adesso vince per la seconda volta a Cerreto Guidi. Entrambe oltre il 60%. Non vinciamo solo a Pontassieve o Empoli (con Monica e Brenda) ma anche in realtà dove sembrava persa dopo lo scrutinio delle europee: penso alla tenacia di Sandra Scarpellini, sindaco rieletto di Castagneto Carducci, cittadina che abbiamo toccato nel tour in treno famosa per il poeta, per il viale dei cipressi e… per il Sassicaia o a Giulia Deidda che ha recuperato con un guizzo una situazione che sembrava compromessa a Santa Croce sull’Arno.
Non troverete questi nomi sui giornali ma sono gli uomini e – soprattutto – le donne che fanno la differenza ogni giorno. Questa enews speciale è per loro. Quando ieri vedevo arrivare i risultati ho pensato a quanta strada bellissima abbiamo fatto insieme con molti di loro. E a quanta ancora ne abbiamo da fare con tutti voi. A chi mi dice: “voi non avete una squadra”, rispondo: “Guardate i nostri sindaci e poi ne riparliamo”. Una squadra straordinaria costruita insieme in questi anni.
Parliamoci chiaro: la tattica di far bollire i cinque stelle fino a farli scoppiare, per il momento, ha funzionato. Spero che adesso nessuno abbia più in testa strani accordi con i grillini. Non dico “ci dovete ringraziare”, mi basta sapere che non ci proverete più. Adesso la partita è far scoppiare l’altro palloncino populista. Personalmente credo che accadrà molto prima di quanto si pensi. Noi, nel dubbio, mettiamoci al lavoro.
Per adesso segnalo solo
– L’iniziativa sulle FAKE NEWS con i comitati civici. Iniziate a barrare l’agenda sul giorno 12 luglio. E chi ha voglia di fare un comitato civico contro questo Governo può cliccare su www.comitatiritornoalfuturo.it
– La Leopolda 10: dal 18 al 20 ottobre. Sarà una edizione incredibile, l’edizione del decennale
Un sorriso,
Matteo
Ps: da giugno riprenderò a girare per una ventina di altre presentazioni del libro Un’altra strada, l’email per proporre location è presentazioni@matteorenzi.it

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