sabato 16 febbraio 2019

       NESSUNO TOCCHI    CAINO       
    no   alla    pena    di       morte                   



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, RIDUZIONE DELLE ESECUZIONI PER DROGA MA I NUMERI RESTANO PREOCCUPANTI 2.  NEWS FLASH: EGITTO: TRE GIUSTIZIATI PER L’OMICIDIO DI UN POLIZIOTTO 3.  NEWS FLASH: CINA: GIUSTIZIATO PER AVER UCCISO 15 PERSONE COL SUV 4.  NEWS FLASH: BOTSWANA: QUATTRO CONDANNE ALL’IMPICCAGIONE CONFERMATE 5.  NEWS FLASH: IRAQ: SEI FRATELLI CONDANNATI A MORTE PER TERRORISMO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, RIDUZIONE DELLE ESECUZIONI PER DROGA MA I NUMERI RESTANO PREOCCUPANTI Nessuno tocchi Caino, nel quarantennale della rivoluzione komeinista, rende note le cifre della pena di morte in Iran nel 2018.

Sono almeno 277 le esecuzioni compiute del 2018, di cui 89 riportate da fonti ufficiali iraniane e 188 casi segnalati da fonti non ufficiali. Il numero effettivo delle esecuzioni è probabilmente molto superiore ai dati forniti nel dossier di Nessuno tocchi Caino. Dai dati emerge un calo nel numero delle esecuzioni rispetto al 2017 (erano state almeno 544). A incidere su questo calo, la legge di riforma delle norme sul traffico degli stupefacenti, entrata in vigore il 14 novembre del 2017. Nel 2018 le esecuzioni per droga sono infatti scese ad almeno 23 rispetto alle almeno 257 del 2017.
I reati che hanno motivato le condanne a morte sono stati in termini di frequenza: omicidio, 195 esecuzioni (circa 63%); moharebeh (fare guerra a Dio), “corruzione in terra”, rapina ed estorsione: 32 (circa 10%); traffico di droga: 23 esecuzioni (circa 7%); stupro: 23 (circa 7%); reati di natura politica e “terrorismo”: 13 (4%); in almeno 10 altri casi (3%) non sono stati specificati i reati per i quali i detenuti sono stati trovati colpevoli.
L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la Sharia in Iran.
Almeno 13 persone sono state impiccate sulla pubblica piazza nel 2018 secondo le notizie ufficiali raccolte da Nessuno tocchi Caino, un numero nettamente inferiore alle 36 del 2017.
Le esecuzioni di donne sono state almeno 5 (rispetto alle 12 del 2017). Due di loro erano minorenni al momento del fatto. Con quelle del 2018, salgono ad 86 le donne giustiziate sotto la presidenza Rouhani.
Le esecuzioni di minorenni sono continuate nel 2018, fatto che pone l’Iran in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato. Sono stati giustiziati almeno 6 presunti minorenni al momento del fatto.
Nel 2018, almeno 10 persone sono state impiccate per fatti di natura essenzialmente politica. Ma è probabile che molti altri giustiziati per reati comuni fossero in realtà oppositori politici, in particolare appartenenti alle varie minoranze etniche iraniane, tra cui azeri, curdi, baluci e ahwazi. Accusati di essere mohareb, cioè nemici di Allah, gli arrestati sono di solito sottoposti a un processo rapido e severo che si risolve spesso con la pena di morte. Oltre alla morte, la punizione per Moharebeh è l’amputazione della mano destra e del piede sinistro, secondo il codice penale iraniano.
Non c’è solo la pena di morte, secondo i dettami della Sharia iraniana, ci sono anche torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane e degradanti. Non si tratta di casi isolati e avvengono in aperto contrasto con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che l’Iran ha ratificato e queste pratiche vieta. Migliaia di ragazzi subiscono ogni anno frustate per aver bevuto alcolici o aver partecipato a feste con maschi e femmine insieme o per oltraggio al pubblico pudore. Le autorità iraniane considerano le frustate una punizione adeguata per combattere comportamenti ritenuti immorali e insistono perché siano eseguite sulla pubblica piazza come “lezione per chi guarda”.
Nel 2018, secondo le informazioni dell’Osservatorio sui diritti umani in Iran, sono state emesse oltre 110 sentenze di flagellazione e 11 sono state eseguite. Inoltre, è stato riportato almeno un caso di amputazione degli arti. Inoltre, si stima che durante la protesta esplosa nel Paese nel gennaio 2018, sarebbero stati effettuati 8.000 arresti arbitrari, sarebbero state uccise almeno 58 persone e 12 tra i manifestanti imprigionati sarebbero stati uccisi sotto tortura.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

EGITTO: TRE GIUSTIZIATI PER L’OMICIDIO DI UN POLIZIOTTO L'Egitto ha giustiziato il 13 febbraio 2019 tre persone che erano state condannate a morte per l'omicidio di un alto ufficiale di polizia durante un raid al Cairo nel 2013. Il caso è legato all'uccisione del Gen. Nabil Farag nel settembre 2013, che guidò la polizia all’assalto dell'area di Kerdassa, alla periferia occidentale della capitale egiziana, per arrestare dei militanti ricercati.


CINA: GIUSTIZIATO PER AVER UCCISO 15 PERSONE COL SUV La Corte Suprema del Popolo cinese ha reso noto che un uomo riconosciuto colpevole di aver ucciso 15 persone investendole con un SUV è stato giustiziato il 29 gennaio 2019 nella provincia centrale dello Hunan.
Yang Zanyun avrebbe deliberatamente lanciato il suo SUV Land Rover contro un gruppo di persone in una piazza nella contea di Hengdong nella città di Hengyang il 12 settembre 2018, poi avrebbe continuato il suo attacco con una pala e un coltello.
Quindici persone furono uccise mentre altre 43 rimasero ferite nel suo attacco.
La Corte Intermedia del Popolo di Hengyang aveva confermato la condanna a morte contro Yang per aver minacciato la pubblica sicurezza con metodi pericolosi, privandolo per sempre dei suoi diritti politici.


BOTSWANA: QUATTRO CONDANNE ALL’IMPICCAGIONE CONFERMATE Una Corte d'appello del Botswana l'8 febbraio 2019 ha confermato le condanne a morte di quattro uomini riconosciuti colpevoli di aver ucciso un tassista a Gaborone e la proprietaria di un'azienda agricola di Gantsi.
Matshidiso Tshidi Boikanyo e Moabi Seabelo Mabiletsa erano stati condannati nel 2017 per il brutale omicidio del tassista, Vincent Mopipi, commesso con 44 volte coltellate.
Tshiamo Kgalalelo e Mmika Mpe, ex contadini di Gantsi, erano stati condannati nel 2017 per aver brutalmente ucciso e bruciato il loro datore di lavoro, Reinette Vorster.
Kgalalelo, 33 anni, e Mpe, 29 anni, sono stati riconosciuti colpevoli di aver rubato la Toyota Hilux della donna, del valore di 300.000 pula, oltre a due telefoni cellulari e denaro pari a 11.000 pula.


IRAQ: SEI FRATELLI CONDANNATI A MORTE PER TERRORISMO Un tribunale penale iracheno ha condannato a morte mediante impiccagione sei fratelli per aver aderito al gruppo terroristico dello Stato Islamico (IS), ha riportato il 12 febbraio 2019 IraqiNews.com.
I sei sono stati riconosciuti colpevoli di aver lanciato attacchi armati e autobombe contro forze di sicurezza e civili nei distretti di Al Khasfa e Hamam Al Alil a Ninive, provocando decine di morti, ha comunicato il Consiglio giudiziario supremo iracheno.
La sentenza della corte è stata emessa ai sensi dell'articolo 1/4 della legge antiterrorismo, è scritto nella dichiarazione.

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