no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, RIDUZIONE DELLE ESECUZIONI PER DROGA MA
I NUMERI RESTANO PREOCCUPANTI 2. NEWS
FLASH: EGITTO: TRE GIUSTIZIATI PER L’OMICIDIO DI UN POLIZIOTTO 3. NEWS FLASH: CINA: GIUSTIZIATO PER AVER UCCISO
15 PERSONE COL SUV 4. NEWS FLASH:
BOTSWANA: QUATTRO CONDANNE ALL’IMPICCAGIONE CONFERMATE 5. NEWS FLASH: IRAQ: SEI FRATELLI CONDANNATI A
MORTE PER TERRORISMO 6. I SUGGERIMENTI
DELLA SETTIMANA :
IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, RIDUZIONE DELLE ESECUZIONI
PER DROGA MA I NUMERI RESTANO PREOCCUPANTI Nessuno tocchi Caino, nel
quarantennale della rivoluzione komeinista, rende note le cifre della pena di
morte in Iran nel 2018.
Sono almeno 277 le esecuzioni compiute del 2018, di cui
89 riportate da fonti ufficiali iraniane e 188 casi segnalati da fonti non
ufficiali. Il numero effettivo delle esecuzioni è probabilmente molto superiore
ai dati forniti nel dossier di Nessuno tocchi Caino. Dai dati emerge un calo
nel numero delle esecuzioni rispetto al 2017 (erano state almeno 544). A
incidere su questo calo, la legge di riforma delle norme sul traffico degli
stupefacenti, entrata in vigore il 14 novembre del 2017. Nel 2018 le esecuzioni
per droga sono infatti scese ad almeno 23 rispetto alle almeno 257 del 2017.
I reati che hanno motivato le condanne a morte sono stati
in termini di frequenza: omicidio, 195 esecuzioni (circa 63%); moharebeh (fare
guerra a Dio), “corruzione in terra”, rapina ed estorsione: 32 (circa 10%);
traffico di droga: 23 esecuzioni (circa 7%); stupro: 23 (circa 7%); reati di
natura politica e “terrorismo”: 13 (4%); in almeno 10 altri casi (3%) non sono
stati specificati i reati per i quali i detenuti sono stati trovati colpevoli.
L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata
la Sharia in Iran.
Almeno 13 persone sono state impiccate sulla pubblica
piazza nel 2018 secondo le notizie ufficiali raccolte da Nessuno tocchi Caino,
un numero nettamente inferiore alle 36 del 2017.
Le esecuzioni di donne sono state almeno 5 (rispetto alle
12 del 2017). Due di loro erano minorenni al momento del fatto. Con quelle del
2018, salgono ad 86 le donne giustiziate sotto la presidenza Rouhani.
Le esecuzioni di minorenni sono continuate nel 2018,
fatto che pone l’Iran in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del
Fanciullo che pure ha ratificato. Sono stati giustiziati almeno 6 presunti
minorenni al momento del fatto.
Nel 2018, almeno 10 persone sono state impiccate per
fatti di natura essenzialmente politica. Ma è probabile che molti altri
giustiziati per reati comuni fossero in realtà oppositori politici, in
particolare appartenenti alle varie minoranze etniche iraniane, tra cui azeri,
curdi, baluci e ahwazi. Accusati di essere mohareb, cioè nemici di Allah, gli
arrestati sono di solito sottoposti a un processo rapido e severo che si
risolve spesso con la pena di morte. Oltre alla morte, la punizione per
Moharebeh è l’amputazione della mano destra e del piede sinistro, secondo il
codice penale iraniano.
Non c’è solo la pena di morte, secondo i dettami della
Sharia iraniana, ci sono anche torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e
altre punizioni crudeli, disumane e degradanti. Non si tratta di casi isolati e
avvengono in aperto contrasto con il Patto Internazionale sui Diritti Civili e
Politici che l’Iran ha ratificato e queste pratiche vieta. Migliaia di ragazzi
subiscono ogni anno frustate per aver bevuto alcolici o aver partecipato a
feste con maschi e femmine insieme o per oltraggio al pubblico pudore. Le
autorità iraniane considerano le frustate una punizione adeguata per combattere
comportamenti ritenuti immorali e insistono perché siano eseguite sulla
pubblica piazza come “lezione per chi guarda”.
Nel 2018, secondo le informazioni dell’Osservatorio sui
diritti umani in Iran, sono state emesse oltre 110 sentenze di flagellazione e
11 sono state eseguite. Inoltre, è stato riportato almeno un caso di
amputazione degli arti. Inoltre, si stima che durante la protesta esplosa nel
Paese nel gennaio 2018, sarebbero stati effettuati 8.000 arresti arbitrari,
sarebbero state uccise almeno 58 persone e 12 tra i manifestanti imprigionati
sarebbero stati uccisi sotto tortura.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
EGITTO: TRE GIUSTIZIATI PER L’OMICIDIO DI UN POLIZIOTTO
L'Egitto ha giustiziato il 13 febbraio 2019 tre persone che erano state
condannate a morte per l'omicidio di un alto ufficiale di polizia durante un
raid al Cairo nel 2013. Il caso è legato all'uccisione del Gen. Nabil Farag nel
settembre 2013, che guidò la polizia all’assalto dell'area di Kerdassa, alla
periferia occidentale della capitale egiziana, per arrestare dei militanti
ricercati.
CINA: GIUSTIZIATO PER AVER UCCISO 15 PERSONE COL SUV La
Corte Suprema del Popolo cinese ha reso noto che un uomo riconosciuto colpevole
di aver ucciso 15 persone investendole con un SUV è stato giustiziato il 29
gennaio 2019 nella provincia centrale dello Hunan.
Yang Zanyun avrebbe deliberatamente lanciato il suo SUV
Land Rover contro un gruppo di persone in una piazza nella contea di Hengdong
nella città di Hengyang il 12 settembre 2018, poi avrebbe continuato il suo
attacco con una pala e un coltello.
Quindici persone furono uccise mentre altre 43 rimasero
ferite nel suo attacco.
La Corte Intermedia del Popolo di Hengyang aveva
confermato la condanna a morte contro Yang per aver minacciato la pubblica
sicurezza con metodi pericolosi, privandolo per sempre dei suoi diritti
politici.
BOTSWANA: QUATTRO CONDANNE ALL’IMPICCAGIONE CONFERMATE
Una Corte d'appello del Botswana l'8 febbraio 2019 ha confermato le condanne a
morte di quattro uomini riconosciuti colpevoli di aver ucciso un tassista a
Gaborone e la proprietaria di un'azienda agricola di Gantsi.
Matshidiso Tshidi Boikanyo e Moabi Seabelo Mabiletsa
erano stati condannati nel 2017 per il brutale omicidio del tassista, Vincent
Mopipi, commesso con 44 volte coltellate.
Tshiamo Kgalalelo e Mmika Mpe, ex contadini di Gantsi,
erano stati condannati nel 2017 per aver brutalmente ucciso e bruciato il loro
datore di lavoro, Reinette Vorster.
Kgalalelo, 33 anni, e Mpe, 29 anni, sono stati
riconosciuti colpevoli di aver rubato la Toyota Hilux della donna, del valore
di 300.000 pula, oltre a due telefoni cellulari e denaro pari a 11.000 pula.
IRAQ: SEI FRATELLI CONDANNATI A MORTE PER TERRORISMO Un
tribunale penale iracheno ha condannato a morte mediante impiccagione sei
fratelli per aver aderito al gruppo terroristico dello Stato Islamico (IS), ha
riportato il 12 febbraio 2019 IraqiNews.com.
I sei sono stati riconosciuti colpevoli di aver lanciato
attacchi armati e autobombe contro forze di sicurezza e civili nei distretti di
Al Khasfa e Hamam Al Alil a Ninive, provocando decine di morti, ha comunicato
il Consiglio giudiziario supremo iracheno.
La sentenza della corte è stata emessa ai sensi
dell'articolo 1/4 della legge antiterrorismo, è scritto nella dichiarazione.
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