lunedì 11 febbraio 2019

           nessuno     tocchi       CAINO               
  NO     ALLA      PENA      DI    MORTE      


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : EGITTO: TRE ISLAMISTI GIUSTIZIATI PER OMICIDIO 2.  NEWS FLASH: ALABAMA (USA): DOMINIQUE RAY GIUSTIZIATO 3.  NEWS FLASH: ZIMBABWE: 34 CONDANNE A MORTE COMMUTATE IN ERGASTOLO 4.  NEWS FLASH: KUWAIT: INDIANO SALVO GRAZIE AL ‘PREZZO DEL SANGUE’
5.  NEWS FLASH: GAZA: DUE CONDANNE A MORTE PER OMICIDIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


EGITTO: TRE ISLAMISTI GIUSTIZIATI PER OMICIDIO Le autorità egiziane hanno giustiziato tre prigionieri politici islamisti il 7 febbraio 2019, un anno dopo che erano stati condannati a morte con l'accusa di aver ucciso il figlio di un giudice, secondo gli attivisti per i diritti locali.

Un attivista egiziano che conosceva i tre uomini ha detto che erano membri dei Fratelli Musulmani e avevano preso parte alle proteste contro il colpo di stato guidato dal presidente Abdel Fattah el-Sisi contro il suo predecessore Mohamed Morsi.
I tre uomini erano gli studenti universitari Ahmed Maher Hindawi e Almotaz Ghanem, e il proprietario di una società informatica Abdel Hamid Metwalli.
Il caso, noto sui media del Paese come "Il figlio del giudice", risale al settembre 2014, quando uomini armati mascherati uccisero Mohamed el-Morelli, il figlio ventiseienne del vicepresidente della corte d'appello del Cairo, giudice Mahmoud el-Morelli, nella città del Delta del Nilo di Mansoura.
A seguito dell'omicidio, le forze di sicurezza radunarono un certo numero di giovani di Mansoura, tre dei quali furono successivamente condannati a morte dopo aver confessato - secondo quanto riferito sotto tortura – di aver commesso il crimine.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ALABAMA (USA): DOMINIQUE RAY GIUSTIZIATO Dominique Ray, 42 anni, nero, è stato giustiziato il 7 febbraio 2019.
Era stato condannato a morte nel 1999 dopo che aveva parzialmente confessato il rapimento, lo stupro e l’omicidio di Tiffany Harville, 15 anni, avvenuti il 15 luglio 1995.
Il caso era rimasto irrisolto per 2 anni, fino a quando nel 1977 Marcus D. Owden, a seguito di una “crisi spirituale”, si era costituito ed aveva fatto ritrovare il cadavere della ragazza, ed aveva indicato Ray come complice.
Ray aveva confessato di aver partecipato al rapimento, ma attribuiva le responsabilità più gravi a Owden.
Owden confessò anche gli omicidi di 2 fratelli, Reinhard e Earnest Mabins, commessi il 4 febbraio 1994, perché i due avevano rifiutato di entrare nella gang di Ray e Owden. Per questi omicidi Ray era stato condannato all’ergastolo, perché all’epoca aveva 17 anni.
L’esecuzione è stata rinviata di 3 ore e 45 minuti perché nei giorni scorsi la Corte d’Appello dell’11° Circuito aveva concesso una sospensione per valutare la richiesta di Ray di poter essere assistito, durante l’esecuzione, da un imam.
La Corte Suprema degli Stati Uniti, votando 5-4, ha annullato la sospensione concedendo a Ray di allontanare il Cappellano, ma non concedendogli l’assistenza dell’Imam all’interno della camera della morte in quanto “non dipendente dell’Amministrazione Penitenziaria”, come è invece il cappellano.
Ray ha pronunciato le sue ultime parole in arabo. Un’altra richiesta che Ray aveva fatto era di essere giustiziato con la camera a gas ad azoto, un metodo introdotto recentemente nel protocollo dell’Alabama. Sono circa 50 i detenuti del braccio della morte che hanno optato per il nuovo tipo di esecuzione, ma, secondo la nuova legge, l’opzione andava esercitata entro il giugno 2018. Ray l’ha esercitata in ritardo, solo nel gennaio 2019, e la Corte Suprema oggi ha anche respinto quella parte del suo ricorso in cui chiedeva che il suo ritardo venisse giustificato a causa dell’incertezza sua e del suo assistente spirituale circa la liceità di un tale sistema di esecuzione secondo i parametri della legge islamica.
Ray diventa la 1a persona giustiziata quest’anno in Alabama, la 64a da quando l’Alabama ha ripreso le esecuzioni nel 1983, la 2a dell’anno negli Usa e la n° 1.492 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.


ZIMBABWE: 34 CONDANNE A MORTE COMMUTATE IN ERGASTOLO Il governo dello Zimbabwe ha commutato in ergastolo le sentenze di 34 detenuti nel braccio della morte, mostrando il proprio impegno verso l'abolizione della pena di morte in linea con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani, ha detto un ministro del Gabinetto il 31 gennaio 2019.
Ci sono 81 prigionieri nel braccio della morte del Paese, mentre il numero totale dei condannati all’ergastolo è ora 127.
Il processo di commutazione in ergastolo dei rimanenti detenuti nel braccio della morte è ora in corso.
La moratoria sulle esecuzioni aprirà la strada all'abolizione totale della pena di morte, secondo un documento presentato a nome del ministro della Giustizia, Affari Legali e Parlamentari Ziyambi Ziyambi da un alto funzionario del ministero, Charles Manhiri, presso lo Zimbabwe Staff College.
Il governo sta implementando strategie e politiche volte ad abolire la pena di morte.
Il ministro Ziyambi ha detto che il suo Ministero sta aspettando che il governo approvi le sue raccomandazioni sulla pena di morte.
"Se il Gabinetto approverà la raccomandazione del Ministero di abolire la pena di morte, la disposizione costituzionale che consente l'imposizione della pena di morte sarà successivamente modificata", ha affermato il ministro Ziyambi.


KUWAIT: INDIANO SALVO GRAZIE AL ‘PREZZO DEL SANGUE’
Un uomo del Tamil Nadu, che era stato condannato a morte per omicidio in Kuwait, ha ricevuto la commutazione in ergastolo dopo che la sua famiglia ha raccolto 3 milioni di rupie di "prezzo del sangue" per compensare la famiglia della vittima. L'uomo era stato condannato a morte per aver ucciso un uomo di etnia Keralite nel settembre 2013. La famiglia della vittima aveva chiesto 3 milioni di rupie come risarcimento per perdonare l'imputato.


GAZA: DUE CONDANNE A MORTE PER OMICIDIO
A Gaza sono state emesse due condanne a morte in una settimana, ha reso noto il Centro palestinese per i Diritti umani (PCHR) il 4 febbraio 2019.
Il 3 febbraio 2019, il tribunale di primo grado di Deir al-Balah ha emesso una condanna a morte mediante impiccagione nei confronti di A. F. (32 anni), del campo profughi di al-Nussairat, dopo averlo riconosciuto colpevole dell’omicidio di un bambino.
A. F. era stato condannato in precedenza all’impiccagione con le stesse accuse il 6 luglio 2010, ma la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza e rinviato il caso al Tribunale di primo grado per un nuovo processo.
Il 29 gennaio 2019, il Tribunale di primo grado di Khan Younis ha emesso una condanna a morte contro Y. A. (30 anni) di Rafah City dopo averlo riconosciuto colpevole dell’omicidio di M. Sh.

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