giovedì 14 febbraio 2019

Enews 565, martedì 12 febbraio 2019

Il libro “Un’altra strada” è un inno all’ottimismo.
E voi direte: Matteo, ma ti senti bene?
Qui l’economia fa come il gambero, l’Italia torna in recessione e tu sei ottimista? E per cosa?
Sono ottimista perché credo nell’Italia. Ci credo oggi più di ieri. Non lo facevo per finta quando guidavo il Governo. E dunque ci credo ancora oggi. Nonostante i colpi terribili che il populismo economico e di politica estera sta dando alla nostra credibilità.

Sono ottimista perché la politica vincerà sul populismo. La cultura vincerà sull’ignoranza. La verità vincerà sulle Fake News. L’Europa vincerà sul nazionalismo. Il lavoro vincerà sull’assistenzialismo. E alla fine il futuro avrà la meglio sulla paura.
Non sono temi messi lì a caso, né slogan vuoti: sono i capitoli del libro. Provo a discutere nel merito, punto per punto, del futuro che ci aspetta. Facendo chiarezza su alcune vicende del passato, certo: dal depistaggio contro di me allo Ius Soli. Ma anche e soprattutto offrendo idee per il futuro. È un’altra strada quella che ci serve.
Il libro sarà in libreria da giovedì 14 febbraio. Lo trovate già adesso su Amazon (qui).
Inizia così.
A quarantaquattro anni sono già un ex. Ex di molte cose. Ho un curriculum fitto di incarichi inattesi, inimmaginabili anche nei sogni più belli di un giovane liceale fiorentino. Nessuno mi porterà via tutto quello che in questi dieci anni abbiamo fatto, dalle sfide vinte nella mia città all’esperienza dell’esecutivo, premier più giovane e governo tra i più longevi dell’esperienza repubblicana.
Ma a quarantaquattro anni ho anche molti futuri diversi da­vanti a me. E mi appaiono tutti affascinanti. Non riesco quasi a giustificare il mio entusiasmo per il domani, la curiosità per le tante occasioni che questo mondo, pazzo e bellissimo, può riservarci.
La narrazione di osservatori e analisti, che poco o nulla sanno di me, delle mie emozioni, dei miei sentimenti, vorrebbe confinarmi nell’angolo del rancore. Talvolta mi sento quasi in imbarazzo per essere totalmente diverso da come mi dipingo­no e mi verrebbe da chiedere: rancore per cosa?
Per aver vissuto una delle esperienze politiche più innovati­ve della storia italiana?
Per aver messo la faccia sulla riforma del terzo settore o del lavoro?
Per aver scritto nuove pagine lungo il cammino di questo paese verso i diritti, non solo diritti civili?
Per aver preso l’Italia in crisi economica, averla avviata di nuovo alla crescita e poi assistere all’opera di chi, non appena arrivato al governo, ha subito ingranato la retromarcia ripor­tandoci in recessione?
Per aver guidato l’Europa in un semestre difficile, combat­tendo contro l’austerity e per la flessibilità, ma anche istituendo il servizio civile europeo e visitando i campi profughi curdi, tra le persone che fuggivano dall’Isis?
Per cosa dovrei essere rancoroso o, peggio ancora, triste? Ho dato tanto in questi anni, ma ho ricevuto molto di più.
E la verità è che adesso sono un uomo felice, desideroso di vivere il domani, di costruire il domani.
Nel libro provo a raccontare che cosa sia questo “domani”. E sarò grato a chi di voi vorrà darmi suggerimenti e critiche dopo aver letto il testo
Ho fissato una decina di presentazioni, compresa quella – speciale – di Firenze. Ci vedremo infatti nella Sala Rossa del Palazzo dei Congressi. E ci vedremo il 15 febbraio, esattamente dieci anni dopo la serata della vittoria delle primarie fiorentine. Ritornare, dieci anni dopo, sul luogo del delitto, dove la candidatura fu annunciata, non è un tributo alla nostalgia ma il desiderio di scrivere una storia nuova, un nuovo inizio, un’altra strada insomma.
Altre presentazioni. Cerchiamo, come annunciato, di fare molte cose nelle città di provincia, non solo nei capoluoghi.
  1. Giovedì 14, sala stampa estera a Roma (ore 12, diretta Facebook)
  2. Giovedì 14, Tempio di Adriano a Roma. Intervista con due giornalisti tosti. (Ore 18, diretta Facebook)
  3. Venerdì 15, Sala Rossa del Palazzo dei Congressi (ore 21, diretta Facebook). Sarà una serata particolare.
  4. Sabato 16: ore 9.30 Sasso Marconi (BO), alle 11.30 San Lazzaro di Savena (BO), alle 15.30 Este (PD), alle 18:30 Venezia, alle 21 Verona
  5. Domenica 17: alle 9.30 Erbusco (BS), alle 11:30 Treviglio (BG), alle 15 Cernusco sul Naviglio (MI) ed alle 16.30 Milano (Teatro Parenti). Poi diretta da Fabio Fazio.
  6. Lunedì 18: Nichelino (TO) alle 18, Torino alle 21.
Pensierino della sera. In questi giorni continuo a pensare alla storia di Manuel. Uno dei più bravi nuotatori italiani, si allena nel centro sportivo della nazionale. Mentre è fermo a un distributore, due squallidi individui, che si vantano di “gestire il territorio” nella zona di Ostia, lo colpiscono alla schiena spezzandogli la spina dorsale. Manuel reagisce con note vocali, interviste e una forza che sinceramente commuovono. Le sue parole in questo momento terribile sono una lezione di vita. Ha fatto bene il ministro Salvini ad andare a trovarlo, è giusto che le Istituzioni stiano vicine a persone come Manuel. Ma la risposta dello Stato non può essere solo quella. La gestione della droga, il controllo del territorio a Ostia, queste bande di ragazzi che si contendono la piazza: su queste ci vuole la mano dura. Se fossimo stati al Governo noi, la Lega avrebbe già chiesto le dimissioni di mezzo Governo. Se ci fosse stato di mezzo un immigrato, oggi il tema sarebbe costantemente rilanciato dai social vicini alla Lega. Ma quello che è successo è incredibile: esige giustizia. Non vendetta, certo: ma giustizia. Qui bisogna essere chiari: ci vuole il pugno duro davvero, altro che discorsi. Due ragazzi che sparano e distruggono la carriera di un atleta, così, “per sbaglio” dicono loro, non sono solo due criminali, sono l’indice di una cultura di morte che va spezzata. Allora diciamolo al Ministro dell’Interno: nessuna polemica per essere andato a trovare Manuel, anzi, ha fatto benissimo. Noi crediamo alle istituzioni e dunque in quell’abbraccio c’era l’abbraccio di tutti noi. Ma se vogliamo essere seri, la risposta dello Stato deve essere durissima. Bisogna riprendersi il controllo di Ostia. Bisogna combattere la droga e chi la gestisce. Bisogna essere seri e uniti. Questa non è roba da post su facebook, questa non è roba da polemica di parte. Matteo Salvini non è un influencer, è il Ministro dell’Interno. Io non chiedo che si dimetta da Ministro dell’Interno dopo una sparatoria, come facevano loro con noi. Al contrario: chiedo che si ricordi di fare il Ministro dell’Interno, almeno nei ritagli di tempo. Tutti contro la droga, tutti contro chi spara e contro le pistole facili, tutti per Manuel e con Manuel. Tutti, insieme, stavolta.
Un sorriso
Matteo

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