mercoledì 8 marzo 2017

PLAUTILIA NELLI-PITTRICE FIRENZE


Plautilla Nelli nacque a Firenze nel 1524, secondogenita di Piero, merciaio della parrocchia di S. Felice in Piazza, e di Francesca Calandri. Alla morte della madre, il padre Piero sposò Francesca di Tommaso Michelozzi, parente del celebre architetto Michelozzo da Forlì.
Probabilmente nel dicembre 1538 divenne suora col nome di Plautilla nel convento domenicano di S. Caterina di Cafaggio a Firenze. Gran parte dell’esistenza di Plautilla si è svolta nel convento, del quale fu per tre volte priora. All’impegno nella conduzione della comunità religiosa associò, in un periodo in cui era una pratica prevalentemente maschile, il lavoro di pittrice.
Fu sicuramente legata al culto di Savonarola: conservò con cura per tutta la vita una sua biografia, trascritta da suor Petronilla: Vita di Frate Girolamo Savonarola, risalente a poco dopo il 1560.
Pur esprimendo critiche nei confronti degli artisti contemporanei, Savonarola era molto interessato alla funzione dell’arte lasciando varie testimonianze nei suoi scritti. Giorgio Vasari, legato a Cosimo I de’ Medici, pur non avendo simpatie per le tendenze repubblicane dei religiosi savonaroliani, dedicò a Plautilla una biografia nell’edizione delle Vite del 1568, includendola, insieme ad altre donne artiste, in quella della scultrice Properzia de’ Rossi.
Non sappiamo come si svolse l’apprendistato artistico di Plautilla. La biografia di Vasari, contrariamente al solito, non fornisce nessuna indicazione in proposito, se non la corretta osservazione che non ebbe una formazione tradizionale «come fanno gl’uomini» ma è chiaro che Plautilla fece uso della "moderna" pittura a olio.
Plautilla Nelli ha una corretta collocazione, e quindi comprensione, soltanto se inserita in una categoria che nel Cinquecento aveva un ruolo e significato piuttosto definito: quella dei ‘dilettanti’ d’arte, ovvero non tanto coloro che si cimentavano per svago, come è nell’accezione moderna del termine, ma coloro che, pur non esercitando la professione, praticavano l’esercizio artistico al fine della propria elevazione intellettuale.

Plautilla Nelli si può considerare come la prima donna pittrice della storia della quale sono sopravvissute opere autonome. Il suo dipinto più antico è la tavola a olio rappresentante la Deposizione, oggi nel Museo di S. Marco a Firenze. La Pala presenta un impianto forse un po’ superato, ma con una buona qualità nella costruzione dei volti e lo sfondo con rimandi all'artista Perugino (maestro di Raffaello). Plautilla si muove in un terreno di esemplarità devota, che approfondisce il dolore per la morte del Cristo attraverso una rappresentazione attenta alle lacrime e al rossore degli occhi, secondo un riferimento all’arte fiamminga. Nello stile della tradizione artistica devota dei conventi domenicani, che aveva avuto fra Angelico come altissimo precorritore e poi, dopo la riforma savonaroliana, fra Bartolomeo e fra Paolino, Plautilla è comunque riuscita a costruire un’opera con forte sensibilità verso il colore e con volti che raggiungono una inusuale delicatezza, la stessa che Vasari ricorda nella fattura dei ritratti che non sono stati rintracciati.
Nella Pentecoste (firmata: “S. Plautilla faciebat”) della chiesa di S. Domenico di Perugia la rappresentazione si svolge all’interno di una severa architettura e presenta una precisa indagine nella descrizione dei volti e un’iconografia centrata sulle figure femminili.
Nell' Ultima Cena (firmata “S. Plautilla. Orate pro pictora”), oggi nel refettorio del convento di S. Maria Novella. l'artista prende spunto dal dipinto di analogo soggetto di Giovanni Antonio Sogliani (1531) nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Anghiari, ma Plautilla vi mostra un’attenzione per il colore più simile a quello contemporaneo della scuola di Bronzino e inserisce fra i volti degli apostoli ritratti di grande qualità. Vasari ricorda anche «una grande tavola», fino a oggi non rintracciata, una Sacra Conversazione, che Plautilla fece per il convento di S. Lucia a Pistoia.
Dal punto di vista della storia sociale dell’arte, la novità più evidente nella biografia di Plautilla è il fatto che guidasse una bottega, probabilmente con una collaborazione di altre suore-artiste, e dalle differenze qualitative all’interno di ogni dipinto.
Morì, secondo la cronaca del convento di S. Caterina, a Firenze nel maggio 1588.

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