no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : SUDAN: IL PRESIDENTE AL-BASHIR GRAZIA 259 RIBELLI 2. NEWS FLASH: GIORDANIA: 15 PRIGIONIERI
IMPICCATI 3. NEWS FLASH: TEXAS (USA):
GIUSTIZIATO ROLANDO RUIZ 4. NEWS FLASH:
IRAN: ALMENO 530 ESECUZIONI NEL 2016 SECONDO ‘IRAN HUMAN RIGHTS’
5. I SUGGERIMENTI
DELLA SETTIMANA : SVILUPPARE LO STATO DI DIRITTO NEL CONTINENTE AFRICANO
PARTENDO DAL CONTRASTO ALLA PENA CAPITALE - DI DOMENICO LETIZIA, MEMBRO DEL
CONSIGLIO DIRETTIVO DI NTC
SUDAN: IL PRESIDENTE AL-BASHIR GRAZIA 259 RIBELLI
8 marzo 2017: Il presidente sudanese Omar al-Bashir ha graziato
259 ribelli catturati negli scontri con le forze governative, tra cui decine
che erano stati condannati a morte.
L’ordine di Bashir è giunto tre giorni dopo che un gruppo
ribelle ha liberato decine di prigionieri, per lo più soldati, che aveva catturato
in combattimenti contro le forze governative.
"La decisione di graziare 259 ribelli mira a
preparare le condizionin per il raggiungimento di una pace duratura nel
Paese," ha detto in un comunicato l'ufficio di Bashir.
Tra i graziati figurano 66 ribelli che erano stati
condannati a morte.
Dei 259 ribelli da rilasciare, decine sono stati
catturati nel 2015, dopo aspri combattimenti nel Sud Darfur tra forze
governative e ribelli.
Anche se la presidenza non ha specificato a quale gruppo
questi ribelli appartenessero, le forze governative nel 2015 hanno combattuto
contro il Movimento Giustizia e Uguaglianza (JEM) nel Darfur meridionale.
Quarantaquattro ribelli, tra quelli graziati, sono stati
catturati nella città di Omdurman nel 2008 dopo scontri tra forze governative e
JEM.
"La decisione di perdonare è un passo in avanti e
potrebbe aiutare nella cessazione delle ostilità," Nur Ahmed al-Nur,
redattore capo del giornale Assayha, ha detto all'agenzia di stampa AFP.
Il 5 marzo, un altro gruppo di ribelli di primo piano, il
Movimento di Liberazione Popolare del Sudan- Nord (SPLM-N), ha liberato almeno
125 prigionieri, per lo più soldati.
I prigionieri erano stati catturati negli stati del Blue
Nile e Sud Kordofan, dove il SPLM-N combatte da anni le forze governative.
Bashir, che governa il Sudan da quasi tre decenni, è
ricercato dal Tribunale penale internazionale per presunti crimini di guerra in
Darfur. Egli nega fermamente l’accusa.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
GIORDANIA: 15 PRIGIONIERI IMPICCATI
4 marzo 2017: la Giordania ha giustiziato 15 prigionieri,
tra cui 10 condannati con accuse di terrorismo che vanno da un attacco di dieci
anni fa contro turisti occidentali all'uccisione di uno scrittore, hanno
comunicato una fonte giudiziaria e il portavoce del governo Mohammad al Momani.
I 15 erano tutti cittadini giordani e sono stati
impiccati nel carcere di Suaga, a sud della capitale Amman.
Al Momani ha detto che tra i giustiziati figura un uomo
che era stato condannato per un attacco lo scorso anno contro una struttura
dell’intelligence che provocò la morte di cinque agenti di sicurezza.
Altri cinque furono coinvolti in un attacco da parte
delle forze di sicurezza contro un nascondiglio di militanti nella città di
Irbid, nello stesso anno che portò alla morte di sette miliziani e di un agente
di polizia, mentre i rimanenti sono legati a episodi distinti che vanno
indietro fino a 2003.
Si tratta del più grande numero di persone giustiziate in
un solo giorno nella storia recente della Giordania, secondo una fonte
giudiziaria di alto livello.
Amnesty International ha condannato le impiccagioni
dicendo che sono state effettuate in "segretezza e senza
trasparenza."
"La dimensione delle esecuzioni di massa di oggi è
scioccante ed è un grande passo indietro in materia di protezione dei diritti
umani in Giordania," ha dichiarato alla Reuters Samah Hadid, vice
direttore dell'ufficio regionale di Beirut di Amnesty International.
Hadid ha detto che la pena di morte è "problematica
perchè in alcuni casi le confessioni in Giordania vengono estorte sotto tortura
o coercizione", facendo eco a diffuse denunce di attivisti per i diritti
umani.
Amnesty ha scritto in un comunicato "La Giordania
costituiva da anni un esempio in una regione in cui il ricorso alla pena di
morte è fin troppo frequente."
La Giordania nel passato si è astenuta dal giustiziare
detenuti politici e riduceva o sospendeva le condanne a morte di islamisti
accusati di terrorismo.
Gli attivisti internazionali per i diritti umani
sostengono che i militanti siano messi sotto processo nei tribunali militari,
che sono incostituzionali e mancano di garanzie giuridiche adeguate,
aggiungendo che sono in crescita i casi di maltrattamento e di confessioni rese
sotto coercizione.
Il governo nega di torturare i prigionieri o maltrattare
i detenuti, affermando che i suoi tribunali rispettano le leggi sui diritti
umani.
Una fonte giudiziaria ha detto che le autorità hanno
giustiziato un uomo che lo scorso anno con un’arma da fuoco aveva ucciso fuori
da un tribunale uno scrittore cristiano che si trovava sotto processo per
vilipendio della religione, dopo aver condiviso sui social media una caricatura
che offendeva l'Islam.
Tra i 10 giustiziati per terrorismo c’è anche un uomo
accusato di aver sparato a un gruppo di turisti occidentali vicino
all'anfiteatro romano nel centro di Amman nel 2006, uccidendo un britannico e
ferendo altre cinque persone, ha aggiunto la fonte giudiziaria.
Gli altri cinque giustiziati erano accusati di stupro e
violenza sessuale.
La Giordania ha ripreso le impiccagioni nel 2014, dopo
una moratoria sulla pena di morte tra 2006 e 2014.
Secondo fonti giudiziarie, 94 persone rimangono nel
braccio della morte in Giordania, la maggior parte condannati per omicidio o
stupro.
TEXAS (USA): GIUSTIZIATO ROLANDO RUIZ
7 marzo 2017: Rolando Ruiz, 44 anni, ispanico, è stato
giustiziato.
Era stato condannato a morte nel 1995 con l’accusa di
aver ucciso, dietro il pagamento di 2.000 dollari, il 14 luglio 1992, Theresa
Rodriguez, 29 anni.
Mandanti dell’omicidio, secondo l’accusa, erano il marito
e il cognato della vittima, Michael e Mark Rodriguez, che intendevano incassare
i 400.000 dollari di una polizza assicurativa.
I Rodriguez si dichiararono colpevoli, e vennero
condannati all’ergastolo.
Michael Rodriguez evase nel 2000, e prima di essere
riarrestato uccise un poliziotto.
Venne condannato a morte, e dopo aver volontariamente
rinunciato ai ricorsi, venne giustiziato nel 2008.
Gli avvocati di Ruiz hanno presentato un ricorso
cosiddetto “dell’ultima ora” alla Corte Suprema degli Stati Uniti, sostenendo
che l’aver passato 17 anni in isolamento nel braccio della morte costituiva
“punizione crudele ed inusuale”.
La Corte Suprema ha respinto il ricorso, e l’esecuzione è
avvenuta nel giorno previsto, seppure con alcune ore di ritardo rispetto
all’orario previsto.
Ruiz ha espresso il suo rimorso nelle ultime
dichiarazioni, ed è stato dichiarato morto 29 minuti dopo l‘inizio della
procedura di iniezione letale, senza apparenti problemi.
Ruiz è il 3° giustiziato di quest’anno in Texas, il 541°
da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 5° dell’anno negli
Usa, e il n° 1447 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
IRAN: ALMENO 530 ESECUZIONI NEL 2016 SECONDO ‘IRAN HUMAN
RIGHTS’
3 marzo 2017: Il 9° Rapporto annuale dell'organizzazione
Iran Human Rights (IHR) sulla pena di morte in Iran riporta che nel 2016 almeno
530 persone sono state giustiziate nella Repubblica Islamica. Anche se questo
numero è significativamente inferiore rispetto alle esecuzioni annuali degli
ultimi cinque anni, l'Iran, con una media di più di una esecuzione al giorno,
rimane nel 2016 il paese con il più alto numero di esecuzioni pro capite.
Commentando la relativa diminuzione delle cifre del 2016,
Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore e portavoce di IHR ha dichiarato:
"Accogliamo con favore qualsiasi riduzione dell'uso della pena di morte.
Ma purtroppo non ci sono indicazioni che la diminuzione del numero delle
esecuzioni nel 2016 sia legata ad un cambiamento nella politica dell’Iran. I
nostri rapporti mostrano che solo nei primi due mesi del 2017 le autorità
iraniane hanno giustiziato almeno 140 persone".
Il Rapporto pone particolare attenzione al ruolo dei
tribunali rivoluzionari come una delle principali fonti di arbitrio e di
violazioni del giusto processo nel sistema giudiziario iraniano. I tribunali
rivoluzionari sono responsabili per la maggior parte delle condanne a morte
emesse ed eseguite nel corso degli ultimi 37 anni in Iran. Secondo il Rapporto
2016 di IHR, almeno il 64% di tutte le esecuzioni nel 2016 e più di 3200
esecuzioni dal 2010, sono basate su condanne a morte emesse dai tribunali
rivoluzionari. I tribunali rivoluzionari sono meno trasparenti rispetto ai
tribunali pubblici, inoltre i giudici dei tribunali rivoluzionari sono noti per
l'abuso dei propri poteri legali. Processi di durata inferiore a 15 minuti,
mancanza di accesso a un avvocato scelto, e condanne sulla base di confessioni
estorte sotto tortura sono i tratti distintivi dei suddetti tribunali.
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