LEONARDO DA VINCI-ANDREA VERROCCHIO-IL BATTESIMO DI CRISTO-GALLERIA DEGLI UFFIZI
FIRENZE
Il Battesimo di Cristo è un dipinto a olio e tempera su tavola (177x151 cm) di Andrea del Verrocchio, Leonardo da Vinci e altri pittori di bottega, databile tra il 1475 ed il 1478.
« [Per] Andrea del Verrocchio [...che stava] faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d'Andrea stava l'Angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch'Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui. Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Vita di Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino (1568). »
L'opera fu realizzata per il monastero vallombrosano di San Salvi[1] quando la bottega del Verrocchio era la più importante di Firenze. Vasari raccontò la genesi dell'opera, che è stata confermata dalle radiografie del 1954. Il maestro Verrocchio infatti impostò la composizione e dipinse in parte le due figure principali del Cristo e del Battista, con il suo stile lineare e nervoso derivato dalla specializzazione nell'oreficeria. In un secondo momento vennero coinvolti altri due collaboratori: uno di livello mediocre, responsabile della schematica palma a sinistra e del paesaggio roccioso a destra, e un altro responsabile del volto dell'angelo visto di fronte, forse il giovane Sandro Botticelli.
L'opera fu realizzata per il monastero vallombrosano di San Salvi[1] quando la bottega del Verrocchio era la più importante di Firenze. Vasari raccontò la genesi dell'opera, che è stata confermata dalle radiografie del 1954. Il maestro Verrocchio infatti impostò la composizione e dipinse in parte le due figure principali del Cristo e del Battista, con il suo stile lineare e nervoso derivato dalla specializzazione nell'oreficeria. In un secondo momento vennero coinvolti altri due collaboratori: uno di livello mediocre, responsabile della schematica palma a sinistra e del paesaggio roccioso a destra, e un altro responsabile del volto dell'angelo visto di fronte, forse il giovane Sandro Botticelli.
L'angelo di Leonardo
Solo in una terza fase, quella finale, venne chiesto a Leonardo da Vinci, allievo del Verrocchio, di ultimare il dipinto cercando di uniformare le parti già dipinte. A lui spetta il dolce volto dell'angelo di profilo, dove si nota il suo caratteristico stile sfumato, ma anche le velature trasparenti a olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolcirono il corpo del Cristo. Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra. Vasari riporta anche l'aneddoto secondo cui Verrocchio non avrebbe più toccato il pennello dopo aver visto l'allievo superarlo; in realtà non pare essere vero, ma dimostra il precoce talento e la fama di Leonardo.
Solo in una terza fase, quella finale, venne chiesto a Leonardo da Vinci, allievo del Verrocchio, di ultimare il dipinto cercando di uniformare le parti già dipinte. A lui spetta il dolce volto dell'angelo di profilo, dove si nota il suo caratteristico stile sfumato, ma anche le velature trasparenti a olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolcirono il corpo del Cristo. Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra. Vasari riporta anche l'aneddoto secondo cui Verrocchio non avrebbe più toccato il pennello dopo aver visto l'allievo superarlo; in realtà non pare essere vero, ma dimostra il precoce talento e la fama di Leonardo.
La menzione vasariana aveva inizialmente fatto ipotizzare una datazione più precoce del dipinto, ai primi anni settanta, ma la maturità di alcune parti, come il perfetto paesaggio, e l'accertamento radiografico dell'esecuzione a olio sulla preparazione a tempera dell'angelo leonardesco hanno confermato un'attribuzione al 1475-1478 circa, dopo opere dalla tecnica più incerta come l'Annunciazione e il Ritratto di Ginevra de' Benci.
La pala passò nel monastero di Santa Verdiana, finché, con le soppressioni, venne destinata alla Galleria delle Belle Arti insieme a numerose altre opere di grande pregio confluite dalle chiese di Firenze. Solo nel 1810, con la ridistribuzione delle collezioni fiorentine, pervenne agli Uffizi.
Il paesaggio
L'opera è impostata su una composizione triangolare, con al vertice la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base la linea che collega il piede sinistro del Battista a quello dell'angelo inginocchiato; in essa è inscritta e funge da centro visivo la figura del Cristo stante, che dà alla scena anche un movimento rotatorio, accentuato dalla posizione di tre quarti dell'angelo sulla sinistra che volge le spalle all'osservatore. Lo sguardo dell'angelo inoltre guida lo spettatore verso il Cristo. La testa dell'angelo leonardesco è leggermente più bassa nella superficie: se ne deduce che il pittore dovette raschiare via una vecchia preparazione prima di ridipingerla.
L'opera è impostata su una composizione triangolare, con al vertice la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base la linea che collega il piede sinistro del Battista a quello dell'angelo inginocchiato; in essa è inscritta e funge da centro visivo la figura del Cristo stante, che dà alla scena anche un movimento rotatorio, accentuato dalla posizione di tre quarti dell'angelo sulla sinistra che volge le spalle all'osservatore. Lo sguardo dell'angelo inoltre guida lo spettatore verso il Cristo. La testa dell'angelo leonardesco è leggermente più bassa nella superficie: se ne deduce che il pittore dovette raschiare via una vecchia preparazione prima di ridipingerla.
L'intervento di Leonardo sul corpo di Cristo si riconosce bene in alcuni dettagli minuziosamente naturalistici, come i morbidi peli del pube, molto diversi ad esempio dal lucido e spigoloso perizoma rosso rigato. La mano di Leonardo intervenne anche nelle acque del fiume in primo piano (che con il tempo hanno assunto una clorazione più rossiccia) , estese fino a immergere i piedi di Gesù e del Battista.
In alto le mani di Dio Padre, di scarsa fattura, inviano la Colomba dello Spirito Santo circondata da raggi divini.
Il paesaggio sullo sfondo è aperto su di un'ampia valle percorsa da un fiume ed è reso con valori atmosferici che ammorbidiscono e sfumano le forme, differenziandosi dalle rocce rozzamente squadrate. Vi sono due uccelli rappresentati: una colomba bianca e un uccello rapace nero che sono in netto contrasto, uno à un animale pacifico e l'altro rappresenta l'eresia.
Alcune figure a monocromo, pure attribuite a Leonardo, si trovano sul retro del dipinto. Sul lato posteriore si vede come la tavola sia stata composta da sei assi, escludendo l'ipotesi di uno scorcio sul lato dell'angelo leonardiano. Inoltre vi si leggono alcune cifre in una grafia quattrocentesca.
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