IL PALAZZO DEI MOZZI-VIA SAN NICCOLO'
FIRENZE
Il palazzo dei Mozzi è uno dei più importanti palazzi trecenteschi a Firenze. Si trova su via San Niccolò all'altezza della piazza de' Mozzi da dove si accede al ponte alle Grazie.
Formidabilmente vasto, fu costruito tra il 1266 e 1273 riunendo alcune costruzioni esistenti e appartenenti alla famiglia Mozzi, dopo la distruzione delle loro torri nel 1260. Il nuovo palazzo assunse la nuova forma più ampia rispetto alla casa-torre, ma non rinunciò a un severo aspetto fortificato.
I Mozzi furono banchieri ricchissimi ed ebbero la gestione della tesoreria pontificia. Come cassieri della Santa Sede, ospitarono nel loro palazzo tutti i personaggi importanti addetti alla Corte Romana, specialmente nel periodo in cui i papi risiedettero ad Avignone (1309-1411). Nel 1273 Gregorio X venne qui alloggiato, come ricorda una targa oggi sulla facciata del vicino Museo Bardini, quindi all'epoca doveva essere la costruzione più notabile della città.
Insieme al papa c'erano il re di Napoli, Carlo I d'Angiò e Baldovino II imperatore di Costantinopoli, cacciato dal trono. Il 2 luglio 1273 il papa, il re, l'imperatore, la signoria, i capi dei partiti Guelfi e Ghibellini (e molta folla) si riunirono nei pressi del ponte di Rubaconte. I Ghibellini giurarono di far pace coi Guelfi e questa pace fu firmata nel palazzo. Essa durò solo quattro giorni e il papa, sdegnato, partì per Lione, dando la scomunica contro il Comune, che fu revocata solo tre anni dopo da Innocenzo V. Ma, appena era stata fatta la pace, Gregorio X aveva posto la prima pietra della chiesa di San Gregorio, ora non più esistente.
Nel palazzo dei Mozzi fu ospite Piero, fratello del Re Roberto di Napoli e suo vicario in Toscana ed egli combinò la pace tra Fiorentini e Aretini il 23 settembre 1314, che fu firmata in questo palazzo. Anche Gualtieri VI di Brienne, duca di Atene, venuto a Firenze come vicario del Duca di Calabria, alloggiò nel palazzo dei Mozzi, nel maggio del 1326. Sulla facciata esiste lo stemma della famiglia, croce d'oro in campo rosso. Il palazzo venne ceduto per difficoltà economiche ai primi del Quattrocento, ma un secolo dopo i Mozzi ne ridivennero proprietari, tendendolo fino a metà dell'Ottocento.
A fine del XIX secolo il complesso fu acquistato dall'antiquario Stefano Bardini, che vi sistemò le sue collezioni, mentre il giardino veniva decorato da statue e reperti provenienti dalle demolizioni del centro storico. In un secondo tempo nel giardino vennero edificate anche la loggia e la scalinata. Restaurato dopo il 2000 a cura di un istituto Bancario, è stato riaperto come giardino Bardini ed oggi si può visitare con lo stesso biglietto per il giardino di Boboli.
Dopo la morte del figlio di Bardini, il palazzo è rimasto per lungo tempo in abbandono per una lunga controversia ereditaria. In seguito è stato acquistato dallo Stato Italiano per essere destinato a mostre ed attività culturali.
Tra gli esempi più notevoli dello stile di transizione sviluppatosi tra l'ultimo quarto del Duecento e agli inizi del Trecento, è una specie di grande palazzo-fortezza con caratteri da una parte ancora riferibili all'architettura delle torri dall'altra ai grandi palazzi pubblici che si stavano costruendo in quel periodo (palazzo del Bargello, palazzo della Signoria). Fu costruito anche nella posizione strategica per la difesa del ponte di Rubaconte, oggi ponte alle Grazie.
Dietro il palazzo si estende un grande giardino collinare in forte pendenza che fu acquistato dalla famiglia nel XVI secolo ed era originariamente un uliveto.
L'edificio prospiciente invece, dove esisteva l'antica chiesa di San Gregorio della Pace, venne restaurato in un nuovo "involucro" mantenendo il più possibile all'interno le strutture originali. Oggi in questo secondo palazzo è ospitato il Museo Bardini.
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