NESSUNO TOCCHI CAINO.......
no alla pena di morte nel mondo.....
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : TEXAS (USA): ALFRED DEWAYNE BROWN 154° ‘ESONERATO’ NEGLI USA
2. NEWS FLASH: MISSOURI (USA): RICHARD
STRONG GIUSTIZIATO 3. NEWS FLASH: IRAN:
19 ESECUZIONI IN DUE GIORNI, 3 IN PUBBLICO 4.
NEWS FLASH: PAKISTAN: IMPICCATI ALTRI DUE CONDANNATI A MORTE 5. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: PAKISTANO DECAPITATO
PER TRAFFICO DI DROGA 6. I SUGGERIMENTI
DELLA SETTIMANA : DONA IL 5 X 1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO
TEXAS (USA): ALFRED DEWAYNE BROWN 154° ‘ESONERATO’ NEGLI
USA
8 giugno 2015: dopo 12 anni di carcere, 10 dei quali nel
braccio della morte, oggi è stato scarcerato Alfred Dewayne Brown, 33 anni,
nero.
Ad attenderlo fuori dal carcere di Houston, anche la
giornalista Lisa Falkenberg, che con i suoi articoli, per i quali ha vinto il
Pulitzer 2015, ha aiutato a riaprire il caso.
Brown era stato condannato a morte nella Harris County il
25 ottobre 2005 con l’accusa di aver partecipato ad una rapina nel corso della
quale, il 3 aprile 2003, erano rimaste uccise 2 persone, il poliziotto Charles
R. Clark, 45 anni, e la commessa di un negozio, Alfredia Jones, 27 anni.
All’epoca del processo Brown sosteneva di essere stato a casa con la fidanzata,
e di aver fatto una telefonata. Il tabulato di questa telefonata è stato
ritrovato solo 2 anni fa, a casa di un detective della squadra omicidi che si
preparava a traslocare. Dopo il ritrovamento del tabulato lo stesso giudice che
aveva condannato Brown aveva sollecitato la corte d’appello a rivedere
rapidamente il caso, e la attuale procuratrice della Harris County, Devon
Anderson, aveva dato parere favorevole.
Il 5 novembre 2014 la Corte d’appello di stato aveva
annullato il verdetto di colpevolezza di Brown, riconoscendo che si trattava di
quello che in gergo si chiama “Brady case”, ossia il comportamento omissivo da
parte della pubblica accusa che secondo la legge dovrebbe passare alla difesa
anche le eventuali notizie positive riscontrate durante l’indagine. La
procuratrice Anderson, dopo aver puntualizzato che a suo giudizio quello della
polizia era stato un errore, e non un atto intenzionale, oggi ha formalizzato
la sua decisione di non tentare di riprocessare Brown, ed ha dichiarato:
“Abbiamo reinterrogato tutti i testimoni, abbiamo ricontrollato tutte le prove,
e siamo giunti alla conclusione che non abbiamo elementi sufficienti per sostenere
la colpevolezza di Brown oltre il ragionevole dubbio. Quindi, come prevede la
legge, ritiro le accuse contro il signor Brown e ne chiedo la scarcerazione”.
Brown è stato aiutato da Anthony Graves, scarcerato il 27
ottobre 2010 dopo aver trascorso 18 anni nel braccio della morte, e dalla
giornalista Lisa Falkenberg, che con i reportage con cui è riuscita a far
riaprire il caso è stata finalista del premio Pulitzer nel 2014, e lo ha vinto
nel 2015 con la motivazione: “Con i suoi articoli sullo Houston Chronicle,
scritto dall’angolo visuale di una texana di sesta generazione, ha spesso
sfidato i potenti, e dato voce a chi non l’aveva. Nei suoi racconti, vividi e
innovativi, ha trattato gli abusi del sistema giudiziario che hanno portato ad
una condanna a morte senza prove, e ad altri gravi problemi legali e del
sistema dell’immigrazione”.
Lisa Falkenberg ha atteso Brown fuori dal carcere,
assieme ai familiari di Brown.
Graves, 49 anni, nero, ha aiutato Brown a ricontattare la
ex fidanzata per verificare i tempi dell’alibi di cui la pubblica accusa
sosteneva non esistessero riscontri, ed ha sensibilizzato i cronisti del
Houston Chronicle. Anche nel caso di Graves era stato il procuratore a
nascondere elementi favorevoli alla difesa, e nel gennaio 2014 ha avviato
un’azione legale chiedendo che all’allora procuratore, oggi avvocato, venga
ritirata la licenza professionale. Brown, dopo aver abbracciato Lisa
Falkenberg, tenendo per mano sua sorella Connie Brown, ha scambiato alcune
battute con i giornalisti: “Mi sento bene, è stata una lunga attesa, ma ne
valeva la pena”. Ha paragonato la vita in carcere al vivere in un canile. La
cosa più difficile da sopportare è stato non essere in grado di abbracciare la
sua famiglia, soprattutto sua figlia che compirà 15 anni a luglio. "Non si
può raggiungere e toccare qualcuno. Si va in giro con le manette per tutto il
tempo", ha detto Brown, che ha poi ag
giunto di non essere amareggiato per la condanna che lo ha mandato nel
braccio della morte. "Hanno fatto quello che credevano fosse giusto, anche
se era sbagliato". Trattandosi di una indagine che a questo punto deve
considerarsi ancora aperta, la procuratrice Anderson non ha voluto rispondere
alla domanda se, al di là della mancanza di prove, ritiene che Brown sia comunque
colpevole. Certi della colpevolezza di Brown si sono invece detti il capo della
polizia di Houston, Charles McClelland, e il vicepresidente del sindacato della
polizia di Houston, Joseph Gamaldi. Entrambe hanno voluto puntualizzare che il
fatto che le prove presentate siano state considerate insufficienti non vuole
dire affatto che l’uomo sia innocente. Certo dell’innocenza di Brown si è
invece detto l’avvocato said Brian Stolarz, 41 anni, che ha seguito il caso di
Brown per 5 anni. “Sono stato certo della sua innocenza dall’istante stesso in
cui lo ho incontrato. Sono contento che sia stata fatta giustizia e che non sia stata fatta troppo tardi”..................
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