lunedì 23 marzo 2020


Enews 626, lunedì 23 marzo 2020   

Buongiorno a tutti.

Sono giornate difficili. Piene di dolore per chi ci sta lasciando, di sofferenza per chi combatte contro il CoronaVirus, di spaesamento per chi è chiuso in casa.
Eppure in queste giornate difficili dobbiamo tenere desta la speranza.
La scienza vincerà contro il virus. E le tante testimonianze di generosità, dedizione, altruismo ci aiuteranno a costruire il futuro. Che sarà un futuro profondamente diverso da come immaginavamo fino a qualche settimana fa. Ma sarà un futuro in cui l’Italia potrà giocare un ruolo se facciamo oggi le scelte giuste.
Io ci credo e voglio invitare tutti a crederci, a non mollare, a lottare oggi più che mai.

Penso che abbiamo tre emergenze davanti a noi.

1. La prima è sanitaria.

2. La seconda è economica.

3. La terza è istituzionale.

Sanità.
L’Italia conta più morti della Cina e ha il non invidiabile record di morti per colpa del Coronavirus.
Tutti insieme abbiamo costruito una diga. È fatta dai medici e dagli infermieri, ma anche dai nostri comportamenti. Restare a casa serve a questo: permettere alla diga di non crollare. L’onda di piena oggi è in Lombardia: dobbiamo fare di tutto perché la diga regga e perché l’onda di piena arrivi meno forte nelle regioni del Sud, dove le infrastrutture ospedaliere sono meno attrezzate.
Questa è la sfida dei prossimi giorni.
Serve però più attenzione per il personale in prima linea: troppi sono i contagiati tra medici e infermieri, troppi. E quando noi chiediamo più attenzione sul materiale di protezione non stiamo facendo polemica: stiamo solo pensando ai nostri medici, ai nostri infermieri, a chi combatte contro il virus in corsia.
Ci sono oltre cinquemila persone che ci hanno lasciato. Non sono numeri, sono persone. Non sono statistiche, sono storie. Sono i nostri nonni, sono i nostri anziani, e talvolta nemmeno così anziani. La cosa che più fa male è che nessuno possa stringere loro la mano nel momento del dolore supremo. E questo è ciò che fa piangere le lacrime più amare alle famiglie… Ogni vita che contribuiremo a salvare dà un senso al sacrificio di queste ore.
Non molliamo adesso.

Economia.
C’è anche un’emergenza economica. Proprio in queste ore, in cui si chiudono le fabbriche, con un’accesa polemica tra Confindustria e Sindacati, tra Regioni e Governo, penso che sia opportuno che si metta in campo ADESSO la strategia per quando riapriremo. Il politico non segue gli eventi: deve anticiparli. Questo vale o dovrebbe valere anche per l’economia. Non a caso, dagli Stati Uniti alla Germania, dal Regno Unito alla Cina, tutte le leadership stanno organizzando da subito gli investimenti necessari. Bene, adesso anche noi, tutti insieme, dobbiamo immaginare cosa avverrà nei prossimi mesi e mettere in campo tutti gli strumenti per ripartire. Non è fuori tempo parlare oggi di quando ripartire: è fondamentale. Altrimenti rischiamo di avere molte aziende che oggi chiudono ma che domani non riaprono. Liquidità, shock sui cantieri, rinvio di tasse e mutui, certo. Ma anche un piano strategico per l’Italia del futuro: questo deve consegnarci l’emergenza Covid. Ho scritto un tweet su questo e molti mi hanno risposto: ah, ma cosa parli di futuro? Ora dobbiamo pensare ai malati. Certo che dobbiamo pensare ai malati. Ma dobbiamo anche pensare a ripartire, non possiamo pensare che la soluzione del futuro sia un reddito di cittadinanza per tutti.
Perdere tempo oggi sarebbe letale per domani.
E l’Europa deve immettere liquidità nel sistema. Lo hanno fatto i cinesi, lo stanno facendo gli americani, dobbiamo farlo anche noi da Bruxelles e soprattutto Francoforte.

Istituzioni.
Chiedere la convocazione del Parlamento significa riaffermare la centralità della democrazia nel nostro sistema istituzionale. Non significa esporre a un rischio i parlamentari: significa evitare un rischio per i cittadini. Se vanno a lavorare i carabinieri e le commesse, potranno pure andare a lavorare i parlamentari, no? Ricordo che il Parlamento si riunisce anche in tempo di guerra. E che facciamo? Ci fermiamo per il Coronavirus? Il Parlamento deve lavorare, discutere, votare. E chiedere conto di alcune scelte: perché la Consob non ha chiuso la borsa? Si convochi il Presidente Paolo Savona in audizione. Perché il DAP ha sottovalutato l’emergenza carceri? Che aspetta il direttore Francesco Basentini a dimettersi dopo che ci sono stati tredici morti? Che succederà ai ragazzi che devono fare l’esame di maturità? La ministra Lucia Azzolina venga in commissione a confrontarsi sulle scelte da fare per garantire questo anno scolastico. È una fase di emergenza, certo. Ma dura da settimane e andrà avanti a lungo: la democrazia non si mette in quarantena.



Pensierino della sera. Palazzo Chigi è stato molto criticato per aver bloccato i programmi del sabato sera annunciando una diretta Facebook di Giuseppe Conte, andata poi in onda con un’ora di ritardo. Anche giornalisti tutt’altro che critici verso il Premier hanno scritto parole molto dure: qui Enrico Mentana. Qui Paolo Mieli. Ma anche "Il Messaggero", "Il Corriere" e "la Repubblica". Penso che le critiche siano utili e che sia importante cambiare il tono della comunicazione istituzionale di Palazzo Chigi: dirlo non significa fare polemica, ma dare una mano. Perché questo è il CoronaVirus, non il Grande Fratello. E la comunicazione deve essere rigorosa e istituzionale. In molti dicono: il problema non è la comunicazione, ma la direzione che stiamo prendendo. Capisco la critica. Ma attenzione: durante le crisi, la comunicazione è fondamentale perché aiuta a prendere l’una o l’altra direzione. Facciamo allora tesoro degli errori dello Staff della comunicazione: gli italiani stanno facendo benissimo, rispettando le regole e restando in casa da giorni. Cerchiamo di far sì che gli errori dei professionisti della comunicazione non danneggino tutti i sacrifici fatti dai cittadini. Siamo un grande Paese e ce la faremo.

Un sorriso,
P.S. Tante persone, amici storici, ci hanno lasciato in questi giorni. Volontari storici della Leopolda come Mario Landini. Colonne di Palazzo Vecchio come Franco Sottani. Personaggi della politica come Carlo Casini. E anche uomini della cultura come Alberto Arbasino. Raiplay lo ricorda con un suo programma, dal titolo "Match - Domande Incrociate". Andato in onda fra il '77 ed il '78, metteva a confronto personalità di grande livello, che la pensavano in modo opposto: Indro Montanelli e Giorgio Bocca, Mario Monicelli e un giovanissimo Nanni Moretti, per citare due puntate. Una tv molto diversa dall’attuale, dove contavano molto le idee, non c’era posto per le urla e il pubblico non applaudiva. In questi giorni, durante i quali abbiamo molto tempo libero, vi consiglio di guardarlo.






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