In un contesto di emergenza come quello che stiamo
vivendo, l’accesso alle cure palliative e la terapia del dolore
dovrebbe rappresentare più che mai uno strumento di tutela della
dignità alla fine della vita per tutti quei pazienti che ci stanno
lasciando.
Il nostro Sistema Sanitario è, o meglio dovrebbe,
essere fondato sul rispetto
dei diritti individuali e costituzionalmente rilevanti:
tutti devono avere la possibilità di accedere ai trattamenti
sanitari in modo uguale, così come di godere del diritto ad
essere informati e di scegliere liberamente di usufruire dei
benefici della scienza, o di rifiutarli, nel
rispetto del personale concetto di dignità della persona. In un
momento come questo, ma anche nei periodi di ordinarietà, non
sempre vige questa garanzia principalmente a causa delle
inadempienze accumulate nell’ultimo decennio dalle Regioni su
questo fronte.
Alla luce delle recenti raccomandazioni
dei medici anestesisti-rianimatori della SIAARTI sulle delicate
scelte di ammissione a trattamenti intensivi in condizioni
eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse sanitarie
limitate, l’accesso alle cure palliative potrebbe fare la
differenza per molti pazienti. Eppure la situazione delle cure
palliative, a 10 anni dall’entrata in vigore della legge, ci mostra
un quadro di estrema carenza in Italia con forti disomogeneità
territoriali. I responsabili di questa situazione sono in primo
luogo gli assessori regionali alla salute che in 10 anni non sono
riusciti a rispettare la legge 38/2010 sulle cure palliative.
Riusciremo ad uscire da questa crisi e di tutto
questo dovremo parlare.
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