no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : IRAN: 31 ESECUZIONI IN 4 GIORNI 2.
NEWS FLASH: USA: OBAMA COMMUTA DUE CONDANNE A MORTE 3. NEWS FLASH: VIRGINIA (USA): RICKY GRAY
GIUSTIZIATO 4. NEWS FLASH: INDIA: IL
PRESIDENTE COMMUTA QUATTRO CONDANNE A MORTE 5.
NEWS FLASH: BAHREIN: GIUSTIZIATI TRE SCIITI ACCUSATI DI AVER UCCISO
POLIZIOTTI 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA :
IRAN: 31 ESECUZIONI IN 4 GIORNI
19 gennaio 2017: almeno trentuno detenuti sono stati impiccati
in Iran tra il 14 e 17 gennaio.
Il 14 gennaio due prigionieri sono stati giustiziati
nella prigione di Dizel Abad a Kermanshah, ha riferito Iran Human Rights. Sono
stati identificati come: Seifollah Hosnian, 33 anni, arrestato nel 2010 per
possesso di due chili e 200 grammi di crack e un chilo e 80 grammi di
metanfetamina; Tofigh Bahramnejad, 31, arrestato nel 2012, sempre per droga.
Sempre il 14 gennaio, almeno 14 prigionieri sono stati
impiccati nel carcere centrale di Karaj per reati legati alle droghe.
Iran Human Rights ha identificato dieci dei giustiziati:
Mohammad Soleimani, Ali Ebadi, Ali Reza Moradi, Majid Badarloo, Omid
Garshasebi, Ali Yousefi, Seyed Ali Sorouri, Ebrahim Jafari, Ali Mohammad
Lorestani, e Mohsen Jelokhani.
Dodici di questi prigionieri erano stati posti in
isolamento l’8 gennaio, in attesa di essere giustiziati.
Secondo un parente di uno dei giustiziati, tra i 14 messi
a morte figurerebbero due donne, che erano state trasferite dal carcere di
Gharchak a quello di Karaj per essere giustiziate. Non si conoscono le
generalità delle due donne.
Ancora il 14 gennaio, almeno cinque prigionieri sono
stati impiccati nel carcere Rajai Shahr di Karaj, nel nord dell’Iran.
Fonti vicine all’organizzazione Iran Human Rights hanno
reso noto che i cinque erano stati riconosciuti colpevoli di omicidio e
Moharebeh (guerra contro Dio).
Sempre Iran Human Rights è riuscita a conoscere le
generalità di quattro dei cinque giustiziati: Siamak Shafiee, Abouzar Alijani,
Saeed Teymouri, e Reza Naghizadeh.
Il 15 gennaio altri due prigionieri, identificati come
Akbar K. e Morteza H., sono stati giustiziati nella prigione centrale di Qazvin
per traffico di droga, ha annunciato Ismail Sadeqi Niaraki, procuratore della
città.
Il 15 gennaio Arman Bahr Asemani è stato impiccato nella
prigione di Kerman insieme a un co-imputato adulto, Shams Allah R. Nato il 10
febbraio 1997, Asemani era minorenne al momento dell'omicidio del 2012 per cui
lui e Allah R. sono stati arrestati. La stampa iraniana ha incentrato la
notizia sul caso su Allah R., l'adulto, con nessun riferimento ad Asemani, ha
riportato la HRANA.
La Fondazione Abdorrahman Boroumand ha documentato almeno
122 esecuzioni di delinquenti minorenni in Iran dall'inizio del 2000.
Il 16 gennaio un prigioniero è stato impiccato in
pubblico nel villaggio di Bektash, nei pressi della città iraniana di Miandoab.
Lo hanno reso noto fonti ufficiali iraniane, secondo cui
il l’uomo era stato riconosciuto colpevole degli omicidi di cinque membri di
una stessa famiglia, commessi nell’estate del 2016.
L’esecuzione del detenuto, di cui non sono state fornite
le generalità, è stata effettuata di mattina.
Secondo il procuratore di Miandoab, Adel Gol-Hosseini,
l’uomo era stato condannato a morte a meno di due mesi dall’arresto.
I media della Repubblica Islamica hanno pubblicato foto
in cui si vedono centinaia di persone assistere all’impiccagione.
Il sito web "Kurdistan Human Rights Network" ha
identificato il giustiziato come Ali Aghayan, 24 anni.
Infine, cinque persone sono state giustiziate in due
diverse città il 17 gennaio.
Un prigioniero di 36 anni, identificato come Ramezan
Yousef Heydari, è stato impiccato nella prigione centrale di Bandar Abbas, ha
riferito Iran Human Rights. Era stato arrestato nel 2011 per possesso e
traffico di 900 grammi di metanfetamina e due chili e 200 grammi di crack. Lo
stesso giorno, quattro prigionieri sono stati giustiziati nella prigione di
Vakilabad a Mashhad. Uno di loro è stato identificato dalla HRANA come Ahmad
Shekarabi, condannato per possesso e traffico di cinque chilogrammi di eroina.
"La prima condanna a morte di Ahmad era stata annullata dalla Corte Suprema,
ma poi è stato di nuovo condannato a morte dal tribunale rivoluzionario di
Mashhad," ha detto una fonte vicina alla famiglia di Shekarabi a Iran
Human Rights. La fonte ha insistito che Shekarabi era innocente.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
USA: OBAMA COMMUTA DUE CONDANNE A MORTE
17 gennaio 2017: il Presidente Barack Obama ha commutato
due condanne a morte, la condanna federale di Abelardo Arboleda Ortiz e quella
militare di Dwight J. Loving.
Come è noto, è consuetudine dei Presidenti degli Stati
Uniti concludere i loro mandati promulgando una serie di provvedimenti di
clemenza.
Il 17 gennaio, 3 giorni prima del giuramento del nuovo
Presidente, Donald Trump, Obama ha emesso 209 commutazioni e 64 grazie.
Per commutazione si intende abbreviare una condanna, per
grazia si intende disporre l’immediata scarcerazione per effetto del “perdono
presidenziale”.
Il caso che più ha attirato l’attenzione dei media è
quello del “soldato Manning”, condannato a 35 anni per aver “passato” a Snowden
e Assange le informazioni riservate del caso Wikileaks.
Ma due casi hanno riguardato due condannati a morte.
Abelardo Arboleda Ortiz, 50 anni, colombiano, venne condannato a morte in una
corte federale del Missouri il 19 dicembre 2000 per concorso in un omicidio in
un contesto di traffico di cocaina. Ortiz venne arrestato assieme a due
connazionali, con l’accusa di aver ucciso, il 26 novembre 1998, Julian Colon.
I due coimputati, compreso l’uomo che aveva materialmente
sparato alla vittima, non vennero condannati a morte. Da allora Ortiz ha
sostenuto che nei suoi confronti non fossero state rispettate le norme previste
dalla Convenzione di Vienna che, tra le altre cose, prevedono che quando un
cittadino straniero viene arrestato, deve essere informato che può chiedere
assistenza legale al proprio consolato, o comunque ricevere assistenza legale
nella propria lingua.
Amy Gershenfeld Donnella, a nome degli avvocati che negli
ultimi anni hanno seguito il caso di Ortiz, in un comunicato ha detto: “Siamo
incredibilmente grati al Presidente Obama per la commutazione. Il caso del
signor Ortiz mette in evidenza diversi dei gravi problemi che presenta il
sistema giudiziario federale, problemi in comune con il sistema statale:
pessima assistenza legale d’ufficio, sentenze sproporzionate anche tra
coimputati, disparità rilevanti in base alla razza, al censo sociale e alle
zone geografiche, e rigidità procedurali che rendono praticamente impossibile
apportare correzioni ad una sentenza di primo grado, anche in quei casi in
teoria garantiti dalla Costituzione in cui si possono presentare nuove prove.
Il caso di Ortiz è un riassunto dei gravissimi difetti del sistema capitale
federale. Basti pensare al fatto che all’epoca del processo i suoi avvocati non
hanno minimamente affrontato il fatto che Ortiz ha un quoziente intellettivo di
soli 54 punti (al di sotto dei 70 una
persona viene considerata portatrice di grave disabilità intellettuale, ndt),
che non ha mai imparato a leggere e scrivere né in spagnolo né in inglese, non
sa fare nemmeno le operazioni aritmetiche più semplici, ed ha imparato ad
allacciarsi le scarpe solo dopo i 10 anni.
La giuria che lo ha condannato ha deciso in totale
mancanza di informazioni su questi fatti. Una persona così non avrebbe mai
dovuto essere condannata a morte.
Dwight J. Loving, 49 anni, nero, era uno dei 6 uomini nel
braccio della morte militare.
Loving venne condannato a morte da una corte marziale il
3 aprile 1989 con l’accusa di omicidio a scopo di rapina. Soldato semplice di
stanza in Texas, nella notte tra l’11 e il 12 dicembre 1988 Loving rapinò due
negozi, realizzando solo 100 dollari. Decise allora di rapinare dei tassisti.
Al momento dell’arresto ne aveva uccisi due, e aveva cercato di ucciderne un
terzo.
Dopo il processo i difensori di Loving contestarono
manipolazioni in base alla razza e al genere nella formazione della corte
marziale, e l’impossibilità di presentare una serie di ricorsi a causa di
rigide regole formali tipiche della giustizia militare.
Ortiz e Loving sconteranno una condanna all’ergastolo
senza condizionale.
VIRGINIA (USA): RICKY GRAY GIUSTIZIATO
18 gennaio 2017: Ricky Gray, 39 anni, nero, è stato
giustiziato. Era accusato, e in parte aveva confessato, di aver ucciso diverse
persone.
Venne arrestato il 7 gennaio 2006 dopo il ritrovamento,
all’interno della loro abitazione, dei cadaveri di Ashley Baskerville, 21 anni,
Mary Tucker, 47 anni, e Percyell Tucker, 55 anni.
Si ritiene che gli omicidi fossero avvenuti il 6 gennaio.
Gray oggi però è stato giustiziato per altri omicidi, commessi una settimana
prima. Era infatti stato condannato a morte il 23 ottobre 2006 con l’accusa di
aver ucciso, nel corso di una rapina in abitazione il 1° gennaio 2006, due
bambini, Stella e Ruby Harvey, di 9 e 4 anni.
Nella stessa rapina furono uccisi anche i genitori dei
bambini, Kathryn, 39 anni, e Brian, 49 anni. Per l’uccisione dei genitori Gray
era stato oggi condannato all’ergastolo.
Gray aveva anche confessato di aver ucciso la propria
moglie, Treva Gray, in Pennsylvania nel novembre 2005.
L’esecuzione apparentemente non ha presentato problemi,
anche se la fase preliminare, quella in cui gli aghi vengono inseriti nelle
vene, secondo i testimoni è durata più del consueto, più di mezzora.
I testimoni comunque non sono stati in grado di fornire
informazioni, perché la fase preliminare viene effettuata dietro una tenda.
Fuori dal carcere, il Greensville Correctional Center,
hanno manifestato una mezza dozzina di attivisti contro la pena di morte,
assieme ad una ventina di membri della famiglia Gray, che recentemente avevano
insistito per un provvedimento di clemenza motivato con gravi abusi fisici e
sessuali che Gray avrebbe subito da bambino, e che lo avrebbero portato alla
tossicodipendenza da PCP (Fenciclidina).
Gray diventa il 1° giustiziato di quest’anno in Virginia,
il 112 da quando la Virginia ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 2° dell’anno
negli Usa e il n° 1444 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
INDIA: IL PRESIDENTE COMMUTA QUATTRO CONDANNE A MORTE
15 gennaio 2017: il presidente indiano Pranab Mukherjee
ha commutato in ergastolo le condanne a morte di quattro prigionieri, esaurendo
così le richieste di grazia di condannati a morte pendenti dinanzi a lui.
Quest’ultimo caso riguarda i quattro condannati a morte
per la strage di Bara nel distretto di Gaya, dove 32 bramini Bhumihar furono
uccisi dal fuorilegge Centro Maoista Comunista (MCC).
Nel 2001, Krishna Mochi insieme ad altri tre, Nanhe Lal
Mochi, Bir Kuer Paswan e Dharmendra Sing, alias Dharu Sing, furono condannati a
morte in relazione al massacro.
Furono processati in base alle disposizioni della Legge
per la Prevenzione delle Attività Terroristiche. Nel 2002, la Corte Suprema
confermò le condanne a morte con una maggioranza di 2 a 1. Fu il giudice M B
Shah a dissentire dalla maggioranza, assolvendo Sing e commutando le condanne a
morte degli altri tre in ergastolo.
Tutti e quattro i detenuti sono stati rinchiusi nel
carcere centrale di Bhagalpur.
Le loro richieste di grazia sono state spedite dal
carcere il 2 marzo 2003.
Da allora, erano pendenti davanti al Ministero degli
Interni dell'Unione. Solo nel mese di agosto dello scorso anno il Ministero
degli Interni ha inviato le petizioni al Presidente Mukherjee affinché le
prendesse in considerazione.
Il Presidente ha cercato sulla questione un parere
giuridico, a causa della recente importante sentenza della Corte Suprema che ha
ribaltato una precedente sentenza e operato una distinzione tra omicidi legati
al terrorismo e altri tipi di omicidi.
Dopo aver esaminato il caso con attenzione, il Presidente
ha adottato l’opinione del giudice dissenziente tranne che per l'assoluzione
dell’imputato.
Questo mese il Presidente ha così ridotto in ergastolo le
condanne a morte dei quattro.
Si trattava delle ultime domande di grazia pendenti
dinanzi a lui. Durante il suo mandato, il presidente Mukherjee ha accolto
quattro richieste di grazia respingendone altre 28.
BAHREIN: GIUSTIZIATI TRE SCIITI ACCUSATI DI AVER UCCISO
POLIZIOTTI
15 gennaio 2017: le autorità del Bahrein hanno
giustiziato tre musulmani sciiti condannati per aver ucciso un agente di
polizia degli Emirati e due poliziotti del Bahrein in un attentato dinamitardo
del 2014.
Le esecuzioni sono avvenute meno di una settimana dopo
che più alta corte del Paese ha confermato la condanna a morte di Abbas
al-Samea, Sami Mushaima e Ali al-Singace.
L’agenzia di stampa statale BNA ha detto che gli uomini
sono stati fucilati in presenza di un giudice, un medico e un religioso
musulmano, nelle prime condanne a morte eseguite dal 2010.
Dopo che le dimostrazioni della "primavera
araba" guidate dalla maggioranza sciita del Bahrain sono state schiacciate
dal Governo sunnita con l'aiuto dei suoi vicini arabi del Golfo, nel 2016 le
autorità hanno intensificato il giro di vite sui suoi oppositori sciiti
imprigionando attivisti per i diritti umani e membri del principale blocco
d’opposizione e revocando al leader spirituale della comunità la sua
cittadinanza.
"Questo è un giorno nero nella storia del
Bahrein. È il crimine più efferato commesso dal governo del Bahrein e una
vergogna per i suoi governanti ... Questo atto è una minaccia per la sicurezza
in Bahrein e nell'intera regione", ha detto Sayed Ahmed Alwadaei
dell'Istituto del Bahrain per i Diritti e la Democrazia.
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