sabato 14 gennaio 2017

       nessuno  tocchi   CAINO        
  no  alla  pena  di  morte     

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : TEXAS (USA): CHRISTOPHER WILKINS PRIMO GIUSTIZIATO DELL’ANNO 2.  NEWS FLASH: PAKISTAN: NON PIÙ IN FUNZIONE TRIBUNALI MILITARI PER CASI DI TERRORISMO 3.  NEWS FLASH: IRAN: ‘ENSAMBLE CONTRE LA PEINE DE MORT’ ALLERTA LA FIFA CHE L’IRAN GIUSTIZIA I CONDANNATI A MORTE NEGLI STADI DI CALCIO’
4.  NEWS FLASH: SRI LANKA: DIECI PERSONE CONDANNATE A MORTE IN DUE CASI DI OMICIDIO 5.  NEWS FLASH: TUNISIA: CONDANNATO ALLA FUCILAZIONE PER L’OMICIDIO E STUPRO DI UN BAMBINO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


TEXAS (USA): CHRISTOPHER WILKINS PRIMO GIUSTIZIATO DELL’ANNO
11 gennaio 2017: Christopher Wilkins, 48 anni, bianco, è stato giustiziato in Texas.

Era accusato, ed aveva ammesso, di aver ucciso, il 28 ottobre 2005, due persone al termine di una lite in un contesto di piccolo spaccio di cocaina.
Le vittime furono Willie Freeman, 40 anni, e Mike Silva, 33 anni.
Aveva anche ammesso di aver ucciso, il giorno prima un altro uomo, Gilbert Vallejo, 47 anni, dopo una lite per la precedenza a un telefono a gettoni.
Venne condannato a morte il 12 marzo 2008 nella Tarrant County.
L’esecuzione è avvenuta con circa 3 ore di ritardo rispetto all’orario previsto per attendere la risposta della Corte Suprema degli Stati Uniti su quello che convenzionalmente si chiama “ricorso dell’ultima ora”, ricorso respinto con una motivazione, anche questa convenzionale, per cui tutti gli argomenti trattati erano già stati trattati in precedenza dalle corti di merito.
Wilkins diventa il 1° giustiziato di quest’anno in Texas e negli Stati Uniti. È il 539° giustiziato in Texas dalla ripresa delle esecuzioni nel 1982, e il n° 1443 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

PAKISTAN: NON PIÙ IN FUNZIONE TRIBUNALI MILITARI PER CASI DI TERRORISMO
7 gennaio 2017: i controversi tribunali militari del Pakistan non resteranno più in funzione, avendo completato il loro periodo di due anni, hanno dichiarato funzionari della giustizia.
"Il mandato di due anni dei tribunali militari è terminato il 6 gennaio e il Governo non ha intenzione di prolungare il loro funzionamento," ha detto il ministro dell'Interno Chaudhry Nisar Ali Khan, riportato dal canale locale Geo TV.
Il Pakistan aveva istituito i tribunali militari nel gennaio 2015 attraverso un emendamento costituzionale a seguito dell’attacco contro una scuola dell’esercito a Peshawar, nel dicembre 2014, che provocò la morte di oltre 140 persone, per lo più studenti.
Tutti i casi connessi al terrorismo, che venivano trattati nei tribunali militari, saranno ora trattati dai tribunali anti-terrorismo, ha precisato il Ministro degli Interni.
I tribunali militari – fortemente criticati dai difensori dei diritti umani e dalle associazioni degli avvocati- erano stati istituiti per processare quei militanti che, secondo il governo, avrebbero altrimenti evitato la condanna a causa del carente e fragile sistema giudiziario.
La Corte Suprema del Paese, respingendo gli appelli delle organizzazioni per i diritti umani contro i tribunali militari, aveva confermato la decisione del governo.
I tribunali militari hanno trattato circa 275 casi negli ultimi due anni, in cui 161 militanti sono stati condannati a morte, mentre oltre 150 sono stati condannati a pene detentive. Solo 12 su un totale di 161 prigionieri del braccio della morte sono stati giustiziati durante questo periodo, mentre gli appelli degli altri contro le loro condanne sono pendenti presso le corti.
Il Pakistan ha interrotto una moratoria di fatto di 6 anni sulla pena di morte nel dicembre 2014, dopo l'attacco alla scuola di Peshawar.
Oltre 300 detenuti sono stati impiccati dal dicembre 2014, mentre sono quasi 7000 i prigionieri del braccio della morte.
Gruppi per i diritti umani, avvocati e politici hanno descritto la decisione del governo come un passo nella giusta direzione.
"Ci siamo opposti ai tribunali militari fin dalla loro creazione, perché sono contro i diritti umani fondamentali", ha dichiarato alla Anadolu Agency Mahmood-ul-Hassan, avvocato di Karachi e attivista per i diritti umani.
"Ma non è mai troppo tardi. Se il governo ha compreso gli effetti negativi dei tribunali militari su tutto il processo giudiziario, è un passo nella giusta direzione cui diamo il benvenuto", ha aggiunto.
"In una società e in un governo democratici non c'è posto per i tribunali militari. Dobbiamo lasciare che il normale processo giudiziario vada avanti", ha concluso.
Jamaat-e-Islami, uno dei più grandi partiti islamici del Paese, che non aveva votato a favore della istituzione dei tribunali militari, ha commentato la decisione del governo come "un buon sviluppo."


IRAN: ‘ENSAMBLE CONTRE LA PEINE DE MORT’ ALLERTA LA FIFA CHE L’IRAN GIUSTIZIA I CONDANNATI A MORTE NEGLI STADI DI CALCIO’
12 gennaio 2017: Raphael Chenuil-Hazan, Presidente di "Ensamble contre la peine de mort-Insieme contro la pena di morte" (ECPM), in una lettera inviata a Gianni Infantino, Presidente della FIFA, fa presente che in Iran si effettuano esecuzioni pubbliche anche negli stadi di calcio, come nel caso di Saeed T. giustiziato il 22 settembre 2016 a Neyriz.
In un articolo pubblicato dal giornale di calcio "So Foot", Raphael Chenuil-Hazan afferma che "la maggior parte delle condanne a morte in Iran sono per traffico di droga o omosessualità, e i condannati sono spesso appartenenti a minoranze etniche o religiose. Si tratta di un messaggio indirizzato ai curdi e afgani, che rappresentano il proletariato locale. Vi sono anche esecuzioni di minori."
Il segretario generale della FIFA Fatma Samoura, ha risposto che "la FIFA condanna simili azioni, che violano la dignità di ogni essere umano" e ha aggiunto di voler cogliere questa occasione per far conoscere un impegno statutario a tutela dei diritti umani. “In conformità con il nuovo articolo 3 del nostro statuto, la FIFA si impegna a rispettare i diritti umani riconosciuti a livello internazionale e si sforza di promuoverne la tutela. Questo impegno include anche sforzi volti a prevenire conseguenze negative sui diritti umani da parte di terzi che hanno un rapporto diretto con noi. Nell'ambito di queste attività, siamo sempre più impegnati nel sostenere i nostri associati affinchè mettano in atto meccanismi adeguati per rispettare i diritti umani nelle loro attività.
La FIFA si è impegnata ad affrontare la questione con la federazione iraniana, e Raphael Chenuil-Hazan si aspetta dalla FIFA risultati concreti nei confronti dell’Iran, senza escludere una estromissione del Paese dalle competizioni internazionali, visto che lo statuto glielo consentirebbe.


SRI LANKA: DIECI PERSONE CONDANNATE A MORTE IN DUE CASI DI OMICIDIO
9 gennaio 2017: dieci persone sono state condannate a morte in Sri Lanka, in due diversi casi di omicidio.
I primi sei imputati – cinque agenti di polizia e un agente della Forza di Difesa Civile - sono stati riconosciuti colpevoli dall’Alta Corte di Badulla di aver ucciso un uomo che era sotto la loro custodia.
Gli altri quattro imputati sono stati condannati a morte dal giudice Damith Thotawatte dell’Alta Corte di Matara per un omicidio che avrebbero commesso nel 2004 a Gandara.
E’ stato invece assolto un altro imputato che era stato accusato di omicidio, ha riportato l’emittente NewsRadio.


TUNISIA: CONDANNATO ALLA FUCILAZIONE PER L’OMICIDIO E STUPRO DI UN BAMBINO
3 gennaio 2017: un caporale dell'esercito è stato condannato alla fucilazione in Tunisia per l’omicidio di un bambino di quattro anni, ha reso noto l'avvocato della famiglia della vittima.
"La Corte militare permanente di Tunisi, il 3 gennaio ha pronunciato la condanna a morte contro l'assassino del piccolo Yassine Aouachri," ha detto l’avvocato Zoubeir Yahyaoui alla Agence Presse tunisina. L'imputato – identificato come Mohamed Amine Yahyaoui - ha il diritto di presentare appello contro la sentenza.
La pena capitale può essere applicata solo se convalidata dal Presidente della Repubblica. L’ultima esecuzione in Tunisia risale al 1991.
Yahyaoui, 25 anni, è stato accusato di sequestro di minore, violenza che ha portato alla sua morte, stupro e maltrattamento di un minore con premeditazione.
Il bambino fu rapito il 17 maggio 2016 davanti ad una scuola elementare nel quartiere di Mellassine a Tunisi, e trovato morto lo stesso giorno in una casa abbandonata a Cité Hellal.

Yahyaoui avrebbe fatto quattro tentativi di rapimento di un bambino prima di catturare Yassine.

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