lunedì 20 luglio 2020

Storia degli  Uffizi






L’edificio, commissionato da Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana, fu concepito per ospitare gli “uffizi”, ovvero gli uffici amministrativi e giudiziari di Firenze. Cosimo affidò l’impresa al suo artista di fiducia, Giorgio Vasari, che progettò un edificio con portico a colonne doriche e dall’aspetto insieme elegante e severo, fondato “in sul fiume e quasi in aria”.
La costruzione a partire dal 1560 dell’edificio delle Magistrature, originaria denominazione del complesso, comportò demolizioni e il risanamento del rione di Baldracca, quartiere in cui sorgeva l’omonima, malfamata taverna.  
Gli sventramenti risparmiarono l’antica chiesa romanica di San Pier Scheraggio, già sede delle assemblee del libero Comune prima della costruzione del Palazzo della Signoria. L’edificio sacro, inglobato nella fabbrica vasariana, conservò la destinazione al culto fino al ‘700.
Vasari risolse brillantemente i problemi imposti dallo spazio limitato adottando soluzioni di grande impatto scenografico. La serliana sull’Arno, elemento architettonico composto dal grande arco centrale e dalle due aperture contigue, inquadrava il piazzale porticato, nuovo foro economico e politico, e l’antico spazio civico per eccellenza, Piazza della Signoria.
Al piano terreno del complesso furono trasferite le 13 Magistrature che governavano la produzione e il commercio fiorentini. Al primo piano sopra il loggiato erano ubicati uffici amministrativi e gli opifici granducali, laboratori dediti alla fattura di oggetti di particolare pregio. L’edificio fu coronato da una loggia, originariamente aperta.
Cosimo I richiese l’edificazione di un cavalcavia, tuttora percorribile, teso tra il nuovo edificio e Palazzo Vecchio. Nel marzo 1565, in occasione delle nozze di Francesco I e Giovanna d'Austria, fu realizzato inoltre un passaggio che univa gli Uffizi alla residenza di Palazzo Pitti, l'attuale Corridoio Vasariano. Questa “via aerea”, riservata alla corte per tre secoli, fu aperta al pubblico nel 1865.
Alla morte del Vasari (1574) i lavori proseguirono sotto la direzione di Alfonso Parigi e Bernardo Buontalenti cui spetta il completamento dell’edificio, raccordato alla Loggia dei Lanzi nel 1580.
Si deve a Francesco I, Granduca dal 1574 al 1587, il primo allestimento museografico della Galleria posta all’ultimo piano del complesso. Il braccio di levante della loggia ospitava una serie di statue antiche e busti. Lungo il corridoio si apriva la Tribuna, ambiente ottagonale progettato dal Buontalenti, destinato ad accogliere i tesori delle raccolte medicee.
I soffitti della Galleria furono decorati con motivi a “grottesca”, secondo un gusto diffuso da Raffaello ed allievi, che traeva ispirazione dalle pitture della Domus Aurea, dimora dell’imperatore Nerone scoperta in quegli anni.
Francesco richiese al Buontalenti la costruzione, nell’ala orientale del palazzo, del Teatro Mediceo, inaugurato nel 1588. Dell’antica struttura resta oggi solo il Vestibolo al primo piano. Il Teatro, sede del Senato negli anni in cui Firenze fu capitale del Regno d'Italia (1865-1871), fu sezionato in due volumi nel 1889 per ricavarne ambienti espositivi.
Ferdinando I, fratello e successore di Francesco dal 1587, dispose il trasferimento in Galleria della serie gioviana, una collezione di ritratti di uomini illustri precedentemente collocati, per volere di Cosimo I, in Palazzo Vecchio. I ritratti, opera di Cristofano dell’Altissimo, erano copie di originali raccolti dall’umanista Paolo Giovio in una villa sul lago di Como. La teoria degli uomini illustri è intervallata dalla Serie Aulica, sequenza di ritratti dei principali esponenti della famiglia Medici  iniziata da Francesco I de' Medici. I dipinti della Serie Gioviana e della serie Aulica, collocati lungo i tre corridoi della Galleria compongono una delle più ampie e complete raccolte di ritratti al mondo.
Ferdinando diede anche impulso alla realizzazione di nuovi ambienti della Galleria: in una saletta attigua alla Tribuna fu allestito lo “Stanzino delle Matematiche”, e una Terrazza accolse le carte geografiche dipinte da Ludovico Buti su disegni del cartografo Stefano Bonsignori. Nelle salette collocate oltre la Tribuna, decorate da Buti nel 1588, fu esibita l’Armeria, una selezione di pregevoli armature e armi custodite nella Guardaroba privata del granduca.
Al tempo di Ferdinando II, tra il 1658 e il 1679, furono affrescati i soffitti del corridoio di ponente. Tra il 1696 e il 1699 il Granduca Cosimo III ordinò la decorazione del corridoio che si affaccia sull’Arno con affreschi di soggetto religioso. Nelle sale all’inizio del braccio di ponente era collocata la Fonderia, farmacia granducale nonché luogo di esposizione di curiosità naturali. Cosimo III prese anche l’iniziativa di trasferire a Firenze alcuni dei più celebri esemplari della statuaria antica conservati in Villa Medici a Roma: la Venere dei Medici, i Lottatori e l’Arrotino, che trovarono posto nella Tribuna buontalentiana.
Nel 1737, la morte senza eredi del Granduca Gian Gastone sancì il tramonto del principato mediceo. Il consesso delle potenze europee aveva disposto con gli accordi preliminari di Vienna del 1735 la cessione del Granducato di Toscana a Francesco Stefano di Lorena, consorte dell’erede al trono imperiale, Maria Teresa d’Asburgo. Con la Convenzione del 1737 Anna Maria, sorella di Gian Gastone, legava le collezioni d'arte medicee alla città di Firenze decretandone l’inalienabilità.
Il successore di Francesco Stefano, il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, aprì nel 1769 la Galleria al pubblico ed affidò a Zanobi del Rosso l’allestimento del nuovo ingresso al Museum Mediceum. Seguì il riordino secondo criteri razionali e pedagogici delle collezioni della Galleria a cura di Giuseppe Pelli Bencivenni e Luigi Lanzi. Nel 1779 fu realizzata, su progetto di Gaspare Maria Paoletti, la neoclassica Sala della Niobe, destinata ad accogliere il gruppo scultoreo antico raffigurante Niobe e i suoi figli, proveniente da Villa Medici a Roma. Tra il 1842 e il 1856, Leopoldo II ordinò la realizzazione di 28 statue per le nicchie dei pilastri sul piazzale, raffiguranti personaggi toscani illustri dal Medioevo all'Ottocento. 

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