lunedì 20 luglio 2020

          NESSUNO   TOCCHI    CAINO             
       no   alla   pena    di     morte          



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : 41-BIS: MONUMENTO SPECIALE DELLA LOTTA ALLA MAFIA, FOSSA COMUNE DI SEPOLTI VIVI 2.  NEWS FLASH: PENA DI MORTE: NESSUNO TOCCHI CAINO, TRUMP RIPORTA INDIETRO L’AMERICA 3.  NEWS FLASH: USA: DANIEL LEWIS LEE E WESLEY IRA PURKEY GIUSTIZIATI NEL PENITENZIARIO FEDERALE DI TERRE HAUTE IN INDIANA 4.  NEWS FLASH: SUDAN: ABOLITA PENA DI MORTE PER SESSO GAY E APOSTASIA 5.  NEWS FLASH: IRAN: GIUSTIZIATO A MASHHAD PER AVER BEVUTO ALCOLICI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


41-BIS: MONUMENTO SPECIALE DELLA LOTTA ALLA MAFIA, FOSSA COMUNE DI SEPOLTI VIVI CONSIGLIO DIRETTIVO sabato 25 luglio 2020, ore 9:30 – 18:30 (pausa dalle 13:30 alle 15:00), in diretta su Radio Radicale, su YouTube e Facebook di Nessuno tocchi Caino

Nessuno tocchi Caino-Spes contra Spem terrà un altro Consiglio Direttivo sabato, 25 luglio 2020, dalle 9:30 alle 18:30 (con una pausa pranzo dalle 13:30 alle 15:00), sempre sulla piattaforma Zoom. Il Consiglio Direttivo sarà trasmesso in diretta da Radio Radicale, sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Nessuno tocchi Caino.
Come annunciato nella riunione del 20 giugno scorso, lo dedicheremo al 41-bis e lo faremo a partire da un fascicolo della rivista giuridica Giurisprudenza Penale, curato dagli avvocati Lucilla Amerio, Veronica Manca e Guido Stampanoni Bassi e interamente dedicato al “carcere duro”.
Nella riunione, cercheremo di tenere insieme l’aspetto tecnico-giuridico (di cui il fascicolo prevalentemente tratta) e quello umano del vissuto delle vittime di questo regime speciale che vige in Italia da quasi trent’anni e che nessuno pare voglia mettere in discussione. Prenderanno la parola ex detenuti al 41-bis, avvocati difensori, magistrati di sorveglianza, giuristi. Ritorneremo sulla vicenda di Vincenzo Stranieri, di cui la figlia Anna ha raccontato in modo straziante nella ultima riunione. Parleremo della storia di Raffaele Cutolo, un uomo di quasi 80 anni vissuti in un tempo “equamente” diviso fra tre generazioni: la prima in libertà, la seconda nel carcere “normale”, la terza al “carcere duro”. Entrambi rischiano di morire nelle mani di uno Stato che ha abolito la pena di morte, ma non la morte per pena e la pena fino alla morte.
Il monumento simbolo della lotta alla mafia si erge su una fossa di sepolti vivi, uomini privati di sensi umani fondamentali come la vista e l’udito, di facoltà sociali minime come la parola.
Da regime speciale introdotto per tagliare le comunicazioni mafiose tra l’interno e l’esterno del carcere, il 41-bis si è nel tempo involuto fino ad attorcigliarsi su se stesso, si è incattivito fino ad accanirsi anche contro se stesso, con norme, disposizioni, circolari assurde che, al confronto, quelle in vigore a Guantanamo o nei campi di rieducazione cinesi appaiono regole libertarie.
La mania securitaria ha spinto, ad esempio, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a percorrere tutti i gradi di ricorso fino alla Suprema Corte di Cassazione per ripristinare la sanzione disciplinare, che il Magistrato di Sorveglianza di Sassari aveva cancellato, nei confronti di due detenuti che da una cella all’altra, prima di cena, si erano scambiati un “buon appetito”.
Se il “diritto penale del nemico” ha stravolto le regole basilari del giusto processo nelle aule di tribunale dove si trattano reati di mafia, il “codice penitenziario del nemico” applicato ai detenuti per mafia (anche a quelli in attesa di giudizio, quindi innocenti fino a prova contraria) ha travolto le regole minime del buon senso. Dire a quello della cella di fronte “buonanotte” prima di dormire o “buon appetito” prima di mangiare, costituisce grave minaccia all’ordine democratico e alla sicurezza pubblica, ordine e sicurezza non solo interni al carcere, anche esterni e, forse, anche internazionali. La Corte di Cassazione ha seppellito il ricorso del DAP con una risata. Ma c’è poco da ridere.
Il 41-bis è un regime di tortura, un dominio dell’uomo sull’uomo pieno e incontrollato, sempre più chiuso e ottuso. È la quintessenza del carcere, dell’isolamento, della privazione della libertà.
Un giorno – che noi di Nessuno tocchi Caino, noi che siamo anche Spes contra Spem, faremo in modo non sia molto lontano – ci volgeremo indietro e guarderemo al carcere, nella sua versione “dura” e nella sua versione “morbida”, come si guarda a una rovina della storia, un resto archeologico dell’umanità. Ci volgeremo indietro e diremo a noi stessi: cosa abbiamo fatto? Siamo arrivati a giudicare, punire e chiudere le persone in una cella! A tenerle fuori dal tempo e fuori dal mondo. A volte senza pane e acqua, a volte con pane e acqua, interdette all’uso stesso della parola, all’usanza civile del dire “buon appetito”, alla buona maniera del dirsi “buongiorno” o “buonanotte”.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

PENA DI MORTE: NESSUNO TOCCHI CAINO, TRUMP RIPORTA INDIETRO L’AMERICA L’associazione Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem ha così commentato la notizia della ripresa delle esecuzioni federali in America.
“Con la ripresa delle esecuzioni capitali a livello federale, Donald Trump realizza l’unico successo del programma elettorale per la sua rielezione. In questo modo Trump manifesta la sua “straordinaria” visione del futuro dell’America, cioè quella di un ritorno al passato e alla logica arcaica dell’occhio per occhio. Trump ottiene la ripresa delle esecuzioni quando in tutto il mondo e negli stessi Stati Uniti di cui è lui Presidente la tendenza è quella di dismettere questo ferro vecchio della storia.
Sono infatti 165 gli Stati a diverso titolo abolizionisti (106 completamente abolizionisti, 8 per crimini ordinari, 6 in moratoria legale delle esecuzioni e 45 di fatto abolizionisti) e solo 33 sono mantenitori, di cui solo 20 nell’ultimo anno. Mentre negli USA, 33 Stati sui 50 della federazione, o hanno abolito la pena di morte (21) o non effettuano più esecuzioni da oltre 10 anni (12, di cui 4 con una moratoria legale in atto). Delle altre 3 giurisdizioni, il Distretto di Columbia ha abolito la pena di morte, mentre il Governo Federale l’ha ripresa e l’Amministrazione Militare non la pratica da almeno 10 anni.
Le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Barr come di Trump di aver così fatto giustizia in nome delle vittime, sono un esercizio abusivo, cinico e volgare del dolore altrui. E’ una logica aberrante quella per la quale per difendere Abele, lo Stato diventa Caino. La giustizia autenticamente dalla parte delle vittime è una giustizia che ripara, non è quella che alimenta l’eterna catena della violenza e del dolore.”


USA: DANIEL LEWIS LEE E WESLEY IRA PURKEY GIUSTIZIATI NEL PENITENZIARIO FEDERALE DI TERRE HAUTE IN INDIANA Due detenuti sono stati giustiziati in questi ultimi giorni nel penitenziario federale di Terre Haute, in Indiana.
Il 47enne bianco Daniel Lewis Lee, che era stato condannato a morte nel 2002, è stato giustiziato il 14 luglio 2020 per aver ucciso, nel gennaio 1996, in Arkansas, William Mueller, la moglie Nancy Mueller, e la figlia Sarah Powell, di 8 anni.
Lee, un “suprematista bianco” assieme ad un complice, il coetaneo, Chevie O'Brien Kehoe, aveva rapinato il proprietario di un negozio di armi in Arkansas, William Mueller, ebreo, e per farsi dire dove, oltre alle armi, Mueller nascondesse anche denaro e gioielli, l’intera famiglia venne torturata a morte e poi gettata in un lago, da dove venne ripescata circa sei mesi dopo.
Il furto di molte armi, e il fatto che tali armi sembra fossero destinate alla “Repubblica del Popolo Ariano”, un gruppo neonazista fondato da Kehoe, hanno dato origine ad un processo federale invece che a un “normale” processo per triplice omicidio.
Per altro, Kehoe, considerato non solo il capo del gruppo, ma anche colui che aveva materialmente sparato alla bambina dopo che Lee si era rifiutato di farlo, non è stato condannato a morte, ma a tre ergastoli senza condizionale. Secondo gli osservatori del processo dell’epoca, la disparità di trattamento derivava in parte dal fatto che Kehoe avesse un “aspetto migliore” rispetto al coimputato Lee, che aveva perso un occhio in una lite, e aveva il simbolo delle SS e una croce runica tatuati sul collo. Anche il giudice federale G. Thomas Eisele, che aveva presieduto il processo di Lee, aveva dichiarato pubblicamente di essersi trovato a disagio nell’emettere la condanna a morte di Lee, perché era evidente che non fosse lui il leader della coppia criminale.
Il 16 luglio 2020 è stato giustiziato Wesley Ira Purkey, 68 anni, bianco.
Purkey era stato condannato a morte per lo stupro e omicidio della 16enne Jennifer Long a Kansas City, Missouri, nel gennaio 1998.
Inoltre stava scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio, confessato, di Mary Ruth Bales, 80 anni, compiuto in Kansas nell’ottobre 1998.
Per l’omicidio della Long Purkey, che aveva confessato, venne processato da una corte federale perché la pubblica accusa aveva collegato il reato a un contesto di criminalità organizzata, contesto che fa scattare il processo federale.
Inoltre si era trattato di un rapimento che partendo da uno stato si era concluso in un altro stato, e siccome il trasporto della vittima era avvenuto su strade “federali”, anche questo aspetto configurava il reato federale.
Purkey venne condannato a morte nel 2003 da una giuria popolare, sentenza formalizzata da un giudice nel gennaio 2004. Gli avvocati degli ultimi ricorsi hanno insistito sulla "straziante storia di traumi giovanili sia a casa che a scuola", compresi gli abusi sessuali di un prete cattolico.
Con queste due ultime esecuzioni diventano 9 le persone messe a morte quest’anno negli Stati Uniti, 1.521 da quando gli USA hanno ripreso le esecuzioni nel 1977, e 5 messe a morte dal Governo Federale.

SUDAN: ABOLITA PENA DI MORTE PER SESSO GAY E APOSTASIA Il Consiglio Sovrano del Sudan, organo di governo transitorio del Paese, il 9 luglio 2020 ha approvato una serie di nuove leggi, oltre a un pacchetto di modifiche a quelle esistenti. Secondo le autorità questi emendamenti intendono riformare il sistema giudiziario del Sudan. In particolare, il pacchetto di emendamenti elimina: 1) la pena di morte per l’apostasia, 2) reati relativi alla libertà religiosa e di pensiero, 3) la pratica del pentimento per gli apostati, 4) il potere della Sicurezza Nazionale di convocare e ispezionare, 5) la pena di morte contro i minori e le persone di età superiore a 70 anni, 6) articoli che minano la dignità delle donne; questo include il bando delle mutilazioni genitali femminili e il riconoscimento del diritto delle donne ad accompagnare i propri figli mentre viaggiano fuori dal Sudan senza chiedere il permesso dei loro padri".
Nell'ambito di tali riforme, l'articolo 148 del codice penale del 1991 (la Legge sulla Sodomia) è stato modificato eliminando la pena di morte e le frustate per il sesso gay.
In base alle modifiche, la punizione delle cento frustate per il sesso gay è stata completamente rimossa, così come il riferimento alla pena di morte nel terzo paragrafo.
L'articolo ora stabilisce per il sesso gay delle pene detentive.
Secondo la legge emendata, una persona può essere condannata fino a cinque anni di prigione per aver fatto sesso gay, nel caso abbia commesso il "reato" per la prima volta.
Se una persona viene condannata una seconda volta, la pena detentiva può arrivare fino a sette anni, mentre una terza volta può comportare l’ergastolo.


IRAN: GIUSTIZIATO A MASHHAD PER AVER BEVUTO ALCOLICI Un uomo non identificato è stato giustiziato nella prigione centrale di Mashhad il 9 luglio 2020 per aver bevuto alcolici. Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Iran Human Rights, ha dichiarato: "con questa esecuzione, il sistema giudiziario della Repubblica islamica ha dimostrato ancora una volta che i suoi punti di vista non sono diversi da quelli dell'ISIS".
Secondo l'IHR, il prigioniero condannato a morte per "aver bevuto alcolici per la sesta volta" è stato giustiziato nella prigione centrale di Mashhad, anche detta prigione di Vakilabad, all'alba del 9 luglio. Hossein Habibi Shahri, avvocato del detenuto, ha detto a IHR: "Il mio cliente è stato arrestato nel 2016 o 17. È stato condannato per aver bevuto alcolici per la sesta volta. Naturalmente, c'era anche l’imputazione di guida senza patente e di possesso di alcol".
Al momento della pubblicazione di questo articolo, l'esecuzione non è stata annunciata dai media locali o da fonti ufficiali. Ai sensi dell'articolo 179 del codice penale islamico: "Se una persona consuma più volte sostanze tossiche e riceve ogni volta la punizione prevista, la terza volta sarà condannata alla pena di morte". Secondo la sharia, il consumo di alcolici è un crimine “contro Dio”, e deve essere punito secondo quanto scritto nel Corano, ossia con la morte. Questa è una delle poche esecuzioni registrate per consumo di alcolici. A causa della mancanza di trasparenza nella magistratura della Repubblica islamica, la maggior parte delle esecuzioni in Iran non sono dichiarate ufficialmente dalle autorità.

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