no alla pena di MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO INIZIA MISSIONI IN AFRICA A SOSTEGNO MORATORIA
ONU 2. NEWS FLASH: ZIMBABWE: GRAZIATI 10
PRIGIONIERI DEL BRACCIO DELLA MORTE 3.
NEWS FLASH: SUDAN: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER I RIBELLI DEL SPLM-N
4. NEWS FLASH: KAZAKHSTAN: CONDANNATO A
MORTE PER ATTACCO ISLAMISTA 5. NEWS
FLASH: PAKISTAN: LA CORTE SUPREMA SOSPENDE L’IMPICCAGIONE DI UN MALATO MENTALE
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
NESSUNO TOCCHI CAINO INIZIA MISSIONI IN AFRICA A SOSTEGNO
MORATORIA ONU
3 novembre 2016: Ha inizio oggi una missione di Nessuno
tocchi Caino in quattro Paesi africani, Kenya, Zambia; Malawi e Swaziland con
l’obiettivo di far aumentare il sostegno alla Risoluzione per la moratoria
universale delle esecuzioni capitali di nuovo al voto dell’Assemblea generale
delle Nazioni Unite. La prima tappa è il Kenya.
La missione è realizzata grazie al sostegno del Ministero
degli Esteri italiano e la delegazione è composta da Antonio Stango, del
consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino e neo eletto Presidente della Lega
italiana diritti umani; Raphaël Chenuil-Hazan, coordinatore del Congresso
mondiale contro la pena di morte, Yuliya Vassilyeva, già del direttivo di
Nessuno tocchi Caino ed Elenora Mongelli, attivista radicale e coordinatrice
culturale del Congresso mondiale contro la pena di morte. La delegazione sarà
raggiunta nello Swaziland dall’onorevole Roberto Rampi.
Kenya, Malawi e Zambia si sono finora astenuti mentre lo
Swaziland era assente al momento del voto. L’obiettivo è quello di convincere
questi Paesi, che rispettano da tempo una moratoria di fatto, a votare a favore
della Risoluzione pro moratoria al Palazzo di Vetro dove un primo voto è
previsto intorno al 17 novembre al terzo comitato diritti umani ed un secondo nella
plenaria dell’Assemblea generale verso il 20 dicembre.
Il continente africano continua ad essere quello dove
esiste il maggior numero di Paesi abolizionisti di fatto che, proprio per
questo, potrebbero decidere di passare ad un voto a favore. Il sostegno a
questo progetto da parte della Farnesina, dove il sottosegretario Benedetto
della Vedova ha coordinato quest'anno la task force contro la pena di morte,
conferma l’impegno dell’Italia per la moratoria universale delle esecuzioni
capitali e l’attenzione di questo Governo all’Africa.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
ZIMBABWE: GRAZIATI 10 PRIGIONIERI DEL BRACCIO DELLA MORTE
3 novembre 2016: lo Zimbabwe la settimana scorsa ha
graziato 10 prigionieri del braccio della morte che avevano chiesto la grazia
presidenziale, mentre anche i restanti 80 prigionieri si salveranno
dall’esecuzione nel caso il governo decida di abolire completamente la pena di
morte per tutti i reati, ha dichiarato il Vice Presidente Emmerson Mnangagwa.
Le parole di Mnangagwa sono giunte durante la
presentazione da parte dello Zimbabwe del suo rapporto nazionale sui diritti
umani sotto gli auspici della Revisione Periodica Universale, il 2 novembre
presso il Centro delle Nazioni Unite a Ginevra.
Mnangagwa, che è responsabile del Ministero della
Giustizia, degli Affari Giuridici e Parlamentari, stava rispondendo a diverse
sollecitazioni provenienti da diversi Paesi che hanno chiesto allo Zimbabwe di
abolire completamente la pena di morte.
Tuttavia il Vice presidente ha detto che mentre il Paese
ha accettato la raccomandazione di abolire la pena di morte in occasione
dell'ultima RPU nel 2012, la maggior parte dei cittadini dello Zimbabwe che
hanno partecipato al processo costituente hanno detto di volerla mantenere.
Ha detto tuttavia che il governo sta attuando campagne di
sensibilizzazione a livello nazionale per rendere consapevoli i cittadini dello
Zimbabwe sugli effetti della pena di morte.
Mnangagwa inoltre ha respinto le accuse da parte di
alcuni Paesi secondo cui lo Zimbabwe ha prigionieri politici, dicendo che non è
corretto.
"Sulla questione della pena di morte, posso dirvi
che per oltre un decennio non abbiamo avuto esecuzioni in Zimbabwe", ha
dichiarato Mnangagwa.
"Attualmente abbiamo 90 detenuti nel braccio della
morte, e la settimana scorsa nel nostro Gabinetto abbiamo ricevuto 10 richieste
di grazia presidenziale e tutte e 10 sono state concesse.
"Abbiamo quindi deciso che io, in qualità di Vice
Presidente responsabile per l'amministrazione della giustizia, debba presentare
un documento sulla questione dell'abolizione della pena di morte, che dobbiamo
discutere."
Il vice presidente ha precisato che la nuova Costituzione
impone la pena di morte solo ai maschi di età compresa tra 21 e 70 anni che
sono condannati per omicidio aggravato, rispetto a quella precedente che aveva
una gamma più ampia di reati per i quali si poteva essere condannati a morte,
indipendentemente dal sesso.
I rappresentanti di diversi Paesi hanno detto che per lo
Zimbabwe è fondamentale abolire completamente la pena di morte.
"Raccomandiamo che lo Zimbabwe abolisca
completamente la pena di morte per tutti i reati e stabilisca una moratoria
sulle esecuzioni e commuti rapidamente le condanne a morte in pene
detentive", ha detto un rappresentante dell'Uruguay.
Il rappresentante del Portogallo ha dichiarato: "Il
Portogallo raccomanda allo Zimbabwe di stabilire una moratoria sulla pena di
morte in vista della completa abolizione sia in pratica che nel diritto, in
tutti i casi e in tutte le circostanze."
I rappresentanti di Belgio e Slovenia hanno detto che,
nonostante le campagne del governo dello Zimbabwe per informare i cittadini
circa gli effetti della pena di morte, è importante che la pena capitale venga
immediatamente sospesa.
La Svizzera ha espresso preoccupazione per il
sovraffollamento e le cattive condizioni nelle carceri e ha chiesto al governo
come intenda affrontare la questione.
Mnangagwa ha detto che ogni volta che la popolazione
carceraria ha superato la capienza, il governo ha attuato vari interventi, tra
cui il trasferimento dei detenuti in spaziose prigioni agricole, mentre altri
sono stati liberati attraverso la grazia presidenziale.
In generale, la maggior parte dei Paesi hanno
riconosciuto allo Zimbabwe l'attuazione delle 130 raccomandazioni che ha
accettato all'ultima RPU.
Paesi Bassi, Danimarca, Portogallo, Russia, Spagna,
Svizzera, Svezia, Ucraina, Gran Bretagna e Belgio sono alcuni dei Paesi europei
che si sono congratulati con lo Zimbabwe per l'attuazione delle
raccomandazioni.
Hanno apprezzato la Costituzione per la sua ampia Carta
dei Diritti, ma hanno esortato il governo affinché garantisca la piena
attuazione della legge.
La delegazione dello Zimbabwe riceverà un elenco completo
delle nuove raccomandazioni.
SUDAN: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER I RIBELLI DEL SPLM-N
27 ottobre 2016: il presidente del Sudan Omar Al Bashir
ha deciso di liberare diversi membri del Movimento di Liberazione del Popolo
del Sudan-Nord (SPLM-N) che erano stati riconosciuti colpevoli di aver preso
parte agli scontri con le forze governative a Ed Damazin nel 2011.
Un membro del consiglio di difesa, El Tijani Hassan, ha
detto a Radio Dabanga che la decisione riguarda 64 condannati, 17 dei quali
condannati a morte in contumacia, tra cui il capo del SPLM-N, Malik Aggar, e il
Segretario generale Yasser Arman.
Tra i 64 figura anche Munnllah Hussein Huda, che è stato
condannato a morte ed è imprigionato a Port Sudan.
El Tijani Hassan ha sottolineato che quelli che saranno
liberati sono attualmente detenuti nella prigione di El Huda a Omdurman, così
come nelle prigioni di Medani e Port Sudan.
Hassan ha attribuito la decisione di graziare i
condannati ai notevoli sforzi compiuti dall'amministrazione del Nilo Blu e la
buona volontà del governo nei confronti dei movimenti armati dopo gli esiti del
dialogo nazionale.
Non è stato annunciato quando avverranno i rilasci.
Nel settembre 2011, il Nilo Blu ha assistito a pesanti
scontri e bombardamenti aerei tra le forze armate del Sudan e l'SPLM-N.
Attualmente i combattimenti avvengono lungo un terzo
fronte nel nord del Sudan, dove il conflitto era in corso nel Sud Kordofan e in
Darfur. Le parti si accusano a vicenda di aver iniziato le ostilità.
KAZAKHSTAN: CONDANNATO A MORTE PER ATTACCO ISLAMISTA
28 ottobre 2016: un tribunale del Kazakistan, paese
dell'Asia centrale, ha condannato a morte un uomo per aver ucciso 10 persone in
un attacco islamista nella città più grande del paese, in precedenza
quest'anno.
Il tribunale di Almaty ha concluso che il 27enne Ruslan
Kulekbayev era guidato da "ideologia religiosa" quando a luglio
attaccò con armi da fuoco una stazione di polizia locale, uccidendo otto agenti
di polizia e due civili.
Kulekbayev, che si è dichiarato responsabile dell’attacco
terroristico e di diversi omicidi, ha detto di voler vendicare i suoi
"fratelli musulmani".
Altre cinque persone che avrebbero fornito le armi a
Kulekbayev hanno ricevuto pene detentive da tre a 10 anni.
Il Kazakhstan ha introdotto una moratoria sulla pena di
morte nel 2003, ma i tribunali sono ancora autorizzati ad emettere condanne
capitali.
PAKISTAN: LA CORTE SUPREMA SOSPENDE L’IMPICCAGIONE DI UN
MALATO MENTALE
31 ottobre 2016: la Corte Suprema pakistana ha sospeso
l’esecuzione di Imdad Ali, un uomo schizofrenico condannato nel 2002 per aver
ucciso un religioso. L'impiccagione è stata rinviata sulla base della malattia
mentale di Ali.
La Corte ha informato l’Avvocato generale del Punjab, il
Procuratore generale del Punjab e il Ministro della Giustizia, chiedendo i loro
pareri sulla questione.
Le informative sono state inviate a seguito di una petizione
per la revisione del caso presentata dalla moglie di Imdad Ali.
La Corte aveva già respinto un’istanza presentata dagli
avvocati difensori secondo cui Ali non può essere giustiziato poiché non in
grado di comprendere il suo crimine e la punizione.
Un panel di tre membri presieduto dal giudice Anwar
Zaheer Jamali ha trattato il caso.
Le udienze riprenderanno nella seconda settimana di
novembre.
I medici nel 2012 certificarono che Imdad Ali, 50 anni, è
un soggetto schizofrenico paranoico, dopodiché l’imputato fu giudicato
colpevole e condannato a morte per l'uccisione nel 2001 di un religioso.
Ali doveva essere giustiziato il 26 ottobre, in base
all’ordine di esecuzione emesso la settimana scorsa.
Tuttavia la Corte Suprema ha accettato di rivedere la
sentenza del 21 ottobre relativa all’appello finale di Ali, in cui la Corte ha
stabilito che la schizofrenia non rientra nella definizione giuridica dei
disturbi mentali.
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