La SICP ribadisce che la Sedazione Palliativa/Terminale non è eutanasia né suicidio assistito
1. Le Cure Palliative sono state definite dalla Organizzazione
Mondiale della Sanità come un diritto umano fondamentale: queste cure hanno
come obiettivo prioritario quello di prevenire e controllare la sofferenza
delle persone affette da malattie inguaribili, considerano la morte un evento
naturale e non prolungano o abbreviano la vita di queste persone. In Italia, le
Cure Palliative sono un diritto garantito a malati e familiari, sancito dalla
Legge 38/2010, approvata dal Parlamento all’unanimità e sono molte centinaia i medici, gli infermieri, gli psicologi, i fisioterapisti che ogni giorno assistono con competenza questi pazienti a domicilio, negli hospice, in ospedale;
2. Nel Servizio “Così muore un italiano”, andato in onda nel corso del Programma “Le iene” del 23/11/2015, si propone un inaccettabile accostamento e una pericolosa confusione di termini fra sedazione palliativa/terminale ed eutanasia e suicidio assistito;
3. La sedazione palliativa/terminale è una procedura terapeutica che viene praticata in un numero limitato di malati con sofferenze altrimenti incontrollabili, seguendo in modo rigoroso linee guida e raccomandazioni pubblicate da Società scientifiche nazionali ed internazionali. Questa procedura è del tutto lecita e addirittura doverosa, se indicata, sotto il profilo clinico, etico, deontologico e giuridico;
4. La sedazione palliativa/terminale è radicalmente differente dall’eutanasia e dal suicidio medicalmente assistito, per l’obiettivo che si prefigge (controllare le sofferenze refrattarie, altrimenti non trattabili con i normali mezzi terapeutici), per i mezzi utilizzati (farmaci sedativi ad azione reversibile e modulabile) e per il risultato (perdita dello stato di vigilanza di variabile profondità); l’eutanasia ed il suicidio medicalmente assistito hanno invece l’obiettivo di provocare la morte del malato utilizzando farmaci letali completamente differenti da quelli impiegati nella sedazione palliativa/terminale;
5. L’evidenza scientifica ha dimostrato che la sedazione palliativa/terminale non abbrevia la vita, ma può, al contrario, prolungarla brevemente pur nell’ambito di una terminalità molto prossima;
6. La proporzionalità nella riduzione della vigilanza di fronte all’aumento dell’intensità dei sintomi refrattari e la non abbreviazione della vita sono, insieme al principio etico del doppio effetto, solide giustificazioni etiche per la sedazione palliativa/terminale;
7. La sedazione palliativa/terminale è una procedura terapeutica che è praticata, se indicata, in modo trasparente da parte delle équipe curanti di cure palliative, competenti ed esperte per questo tipo di trattamenti; questo esclude decisioni arbitrarie di singoli curanti;
8. Se possibile e opportuno la sedazione palliativa/terminale viene attuata con il consenso, anche anticipato, del malato; in tutti i casi vi è un coinvolgimento informativo dei familiari o delle persone a lui care. Questa è un’ulteriore garanzia del rispetto degli standard etici, deontologici e giuridici che ogni procedura terapeutica deve rispettare.
Legge 38/2010, approvata dal Parlamento all’unanimità e sono molte centinaia i medici, gli infermieri, gli psicologi, i fisioterapisti che ogni giorno assistono con competenza questi pazienti a domicilio, negli hospice, in ospedale;
2. Nel Servizio “Così muore un italiano”, andato in onda nel corso del Programma “Le iene” del 23/11/2015, si propone un inaccettabile accostamento e una pericolosa confusione di termini fra sedazione palliativa/terminale ed eutanasia e suicidio assistito;
3. La sedazione palliativa/terminale è una procedura terapeutica che viene praticata in un numero limitato di malati con sofferenze altrimenti incontrollabili, seguendo in modo rigoroso linee guida e raccomandazioni pubblicate da Società scientifiche nazionali ed internazionali. Questa procedura è del tutto lecita e addirittura doverosa, se indicata, sotto il profilo clinico, etico, deontologico e giuridico;
4. La sedazione palliativa/terminale è radicalmente differente dall’eutanasia e dal suicidio medicalmente assistito, per l’obiettivo che si prefigge (controllare le sofferenze refrattarie, altrimenti non trattabili con i normali mezzi terapeutici), per i mezzi utilizzati (farmaci sedativi ad azione reversibile e modulabile) e per il risultato (perdita dello stato di vigilanza di variabile profondità); l’eutanasia ed il suicidio medicalmente assistito hanno invece l’obiettivo di provocare la morte del malato utilizzando farmaci letali completamente differenti da quelli impiegati nella sedazione palliativa/terminale;
5. L’evidenza scientifica ha dimostrato che la sedazione palliativa/terminale non abbrevia la vita, ma può, al contrario, prolungarla brevemente pur nell’ambito di una terminalità molto prossima;
6. La proporzionalità nella riduzione della vigilanza di fronte all’aumento dell’intensità dei sintomi refrattari e la non abbreviazione della vita sono, insieme al principio etico del doppio effetto, solide giustificazioni etiche per la sedazione palliativa/terminale;
7. La sedazione palliativa/terminale è una procedura terapeutica che è praticata, se indicata, in modo trasparente da parte delle équipe curanti di cure palliative, competenti ed esperte per questo tipo di trattamenti; questo esclude decisioni arbitrarie di singoli curanti;
8. Se possibile e opportuno la sedazione palliativa/terminale viene attuata con il consenso, anche anticipato, del malato; in tutti i casi vi è un coinvolgimento informativo dei familiari o delle persone a lui care. Questa è un’ulteriore garanzia del rispetto degli standard etici, deontologici e giuridici che ogni procedura terapeutica deve rispettare.
In base a quanto finora affermato e in relazione alla
particolare delicatezza di questa tematica, che riguarda una procedura
praticata nella fase di morte imminente di alcuni malati, la SICP auspica
ancora una volta che la divulgazione informativa sulla sedazione
palliativa/terminale avvenga al di fuori di fuorvianti sensazionalismi o di
inutili protagonismi, nel rispetto delle evidenze scientifiche, dei malati in
assistenza e dei loro familiari, dell’impegno quotidiano di tanti
professionisti.
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