GAETANO PESCE-LA MAESTA' TRADITA-PIAZZA SANTA MARIA NOVELLA
FIRENZE
In Piazza Santa Maria Novella, posta in relazione con la magnifica facciata della basilica progettata da Leon Battista Alberti, è stata inaugurata ieri mattina una scultura inedita di Gaetano Pesce, alla presenza del sindaco Dario Nardella e dei curatori della mostra Sergio Risaliti e Vittorio Sgarbi.
La statua, concepita per lo spazio pubblico, in relazione con il contesto storico-artistico e religioso, rappresenta una monumentale figura di donna, avvolta in un lungo mantello, una sorta di Mater matuta (come quella conservata al Museo Archeologico di Firenze), ma anche archetipo ispirato alla “Maestà” cristiana (l’iconografia della Madonna in trono), e quindi eco contemporaneo di quella celeberrima “Madonna Rucellai” commissionata nel 1285 a Duccio di Boninsegna dalla confraternita dei Laudesi per la cappella della compagnia in Santa Maria Novella, poi spostata alla fine del cinquecento nella cappella Rucellai della chiesa domenicana, infine trasferita agli Uffizi nel XX secolo. La Maestà tradita è seduta su un trono che a sua volta appoggia su un alto piedistallo. La figura di regina e madre si presenta però con segni di inequivocabile sofferenza. Il suo mantello è anche corpo, corpo tutto nudo, di nuda pelle. Ma anche corpo scorticato e flagellato, nuda carne esposta e segnata da prepotenza e violenza, sia fisica sia verbale. Una grande e pesante sfera di metallo arrugginito è legata al piede destro della figura con una grossa catena, quale simbolo della schiavitù a cui migliaia di donne, ancora oggi, sono costrette in diverse parti del mondo. La composizione riflette nella sua odierna presentazione le forme della celebre Up, che è una reinvenzione delle Veneri paleolitiche, simboli di fertilità e di sacralità, in un collegamento tra potenze della terra e del cosmo. A lato della facciata di Santa Maria Novella, la Maestà tradita vuole essere un monumento alla ‘liberazione’ femminile e del femminile, testo di accusa e manifesto di una nuova civiltà, condanna per un mondo maschile che continua a tradire, offendere e violentare la sacralità del corpo femminile, costringendo la donna a sopportare esperienze di mercificazione, manipolazione ed emarginazione insopportabile, la pena mai sopita di “essere donna”. A questa condizione, a questa pena, a questa amarezza, rinvia l’installazione site-specifica realizzata da Pesce in una delle nuove sale espositive del Museo Novecento, dove su dei piedistalli sono presentati pezzi di pane e del fiele. Nella stessa sala si avvertirà anche un forte odore, traccia sensibile del peso e della fatica provata dalle donne in un mondo che ancora oggi le vuole condizionate al potere maschile.
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