lunedì 10 agosto 2020

      NESSUNO    TOCCHI     CAINO           

       no     alla    pena    di      morte         


LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, IMPICCAGIONE DEL MANIFESTANTE MOSTAFA SALEHI È UNA VERGOGNA PER IL MONDO COSIDDETTO DEMOCRATICO 2.  NEWS FLASH: IRAN: DETENUTO POLITICO MOSTAFA SALEHI IMPICCATO NELLA PRIGIONE DI ISFAHAN 3.  NEWS FLASH: USA: CORTE D’APPELLO ANNULLA CONDANNA A MORTE FEDERALE DI DZHOKHAR TSARNAEV 4.  NEWS FLASH: CINA: QUARTO CANADESE CONDANNATO A MORTE PER DROGA 5.  NEWS FLASH: FILIPPINE: POSSIBILI SANZIONI INTERNAZIONALI IN CASO DI REINTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :

 

 

IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, IMPICCAGIONE DEL MANIFESTANTE MOSTAFA SALEHI È UNA VERGOGNA PER IL MONDO COSIDDETTO DEMOCRATICO Nessuno tocchi Caino considera di estrema gravità l’esecuzione per impiccagione di Mostafa Salehi, uno dei detenuti per le manifestazioni anti regime avvenute tra dicembre 2017 e gennaio 2018, avvenuta ieri nel carcere di Dastgerd a Isfahan.

 

L’associazione chiede alle Nazioni Unite di condannare l’accaduto e di condurre una visita nelle carceri iraniane. Salehi, 30 anni, era stato arrestato nel Kahrizsang, a Isfahan, e condannato a morte per aver guidato le rivolte del Kahrizsang a Najafabad.

“La sua impiccagione ieri è un atto di intimidazione nei confronti di chiunque voglia manifestare il proprio dissenso nei confronti del regime. Un regime sempre più aggressivo verso l’esterno e verso l’interno che proprio per questo necessita di un contenimento che può venire dalle Nazioni Unite attraverso una indagine di ciò che avviene nei penitenziari iraniani. La Comunità internazionale non può rimanere indifferente di fronte a fatti come l’esecuzione di Salehi, così come deve far emergere la verità sul massacro di 30.000 oppositori politici compiuto nel 1988. Quella della soppressione fisica dei dissidenti è una storia che si ripete, che dura da tempo e che deve farci vergognare, noi Paesi cosiddetti democratici e accondiscendenti nei confronti del regime dei Mullah, per non averla ancora voluta affrontare.”


 

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

 

IRAN: DETENUTO POLITICO MOSTAFA SALEHI IMPICCATO NELLA PRIGIONE DI ISFAHAN Il detenuto politico Mostafa Salehi è stato impiccato all’alba del 5 agosto 2020 nella prigione di Isfahan. Salehi era uno dei manifestanti arrestati durante le proteste del 2017-18 nella città di Kahrizsang, nella provincia di Isfahan. La notizia è stata data da Mizan e ISNA, due agenzie di stampa governative.

Era stato accusato di aver ucciso un membro delle Guardie Rivoluzionarie, Sajad Shahsanayi, usando un fucile da caccia.

"Mostafa (o Mustafa) Salehi è stato giustiziato questa mattina su richiesta della famiglia della vittima", hanno scritto le agenzie.

Salehi aveva sempre negato le accuse. Un suo parente ha raccontato che l’uomo, un operaio edile di 30 anni, “era stato processato un anno dopo l’arresto, ed era stato assolto. Dopo forti pressioni dell'intelligence dell'IRGC, il caso è stato riaperto e Salehi è stato condannato a morte".

“Era innocente, era stato costretto a confessare davanti alla telecamera, ma in tribunale si era dichiarato innocente, contro di lui non c’erano prove, solo le pressioni dell’Intelligence", ha aggiunto la fonte. I disordini della fine del 2017 e dell'inizio del 2018 sono iniziati come manifestazioni contro le difficoltà economiche che si sono diffuse in tutto il Paese, innescando disordini repressi dalle forze dell’ordine arrestando migliaia di persone, e uccidendone 21.

La signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI), ha condannato fermamente l'impiccagione di Salehi e ha dichiarato: Riluttante, costretto ad astenersi dal giustiziare altri otto manifestanti detenuti, a seguito delle milioni di adesioni alla campagna social per fermare le mesecuzioni, il fascismo religioso al potere ha praticato questa esecuzione per rappresaglia e per terrorizzare la gente e contrastare l’accendersi di qualsiasi rivolta.

La signora Rajavi ha esortato le Nazioni Unite e i suoi Stati membri, nonché le organizzazioni e le istituzioni internazionali a condannare immediatamente questa esecuzione criminale. Ha sottolineato che più di ogni altra volta, è indispensabile inviare una missione internazionale di accertamento dei fatti, per visitare le carceri iraniane e incontrare i prigionieri.


 

USA: CORTE D’APPELLO ANNULLA CONDANNA A MORTE FEDERALE DI DZHOKHAR TSARNAEV La Corte d’Appello del 1° Circuito il 31 luglio 2020 ha annullato la condanna a morte federale di Dzhokhar Tsarnaev.

Tsarnaev, oggi 27 anni, bianco, originario della Cecenia, era stato condannato a morte 6 volte il 24 giugno 2015 con l’accusa, da lui ammessa, di aver partecipato alla strage alla Maratona di Boston del 15 aprile 2013 che causò tre morti e 260 feriti.

“Mente” dell’attentato era stato il fratello maggiore di Dzhokhar, Tamerlan Tsarnaev, 26 anni, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia quattro giorni dopo l’attentato, il 19 aprile 2013.

La difesa di Tsarnaev sei mesi fa aveva sostenuto davanti alla Corte d’Appello federale che il clamore mediatico sul caso aveva compromesso l’imparzialità della giuria popolare. Oggi la Corte d’Appello, composta da tre giudici, ha dato ragione alla difesa, ed ha annullato la condanna a morte, disponendo che venga ripetuta quella parte del processo in cui, una volta stabilita la colpevolezza, si deve decidere l’entità della pena.

Uno dei tre giudici, Ojetta Rogeriee Thompson, nel motivare la sentenza ha scritto che il giudice del processo "non è riuscito" a condurre la procedura di selezione della giuria e a vagliare i giurati per possibili parzialità a seguito della pubblicità preliminare al processo. Gli avvocati di Tsarnaev avevano sostenuto che l'intensa copertura mediatica ha reso impossibile per lui un processo equo a Boston. Hanno anche citato post sui social media di due giurati che avevano espresso forti opinioni sul caso prima che il processo fosse avviato nel 2015.

Gli avvocati di Tsarnaev hanno affermato che uno dei giurati, che sarebbe poi diventato il portavoce della giuria, aveva pubblicato dozzine di tweet subito dopo l'attentato, definendo Tsarnaev un "pezzo di immondizia".

Tsarnaev è detenuto in una prigione federale di massima sicurezza in Colorado, denominata ADX Florence.


 

CINA: QUARTO CANADESE CONDANNATO A MORTE PER DROGA La Cina ha condannato a morte un quarto cittadino canadese per accuse di droga in meno di due anni, a seguito della crisi tra i due Paesi per l'arresto in Canada di una dirigente del gigante tecnologico cinese Huawei.

Ye Jianhui è stato condannato a morte il 7 agosto 2020 dal Tribunale Intermedio Municipale di Foshan, nella provincia meridionale del Guangdong. Ye è stato giudicato colpevole di produzione e trasporto di droghe illegali, ha detto il Tribunale in una breve dichiarazione.

Anche un altro imputato nel caso è stato condannato a morte, mentre altri quattro sono stati condannati a pene comprese tra sette anni e l'ergastolo.

Le condanne a morte in Cina vengono automaticamente sottoposte alla più alta corte del Paese per la revisione.

Il Tribunale non ha fornito dettagli sulle accuse contro Ye e gli altri. Tuttavia, il sito web del giornale Yangcheng Evening News, con sede nella vicina metropoli di Guangzhou, ha reso noto che Ye e il co-imputato Lu Hanchang avevano cospirato con altri per produrre e trasportare droghe tra maggio 2015 e gennaio 2016.

La polizia avrebbe sequestrato circa 218 kg di cristalli bianchi infusi con il MDMA (Ecstasy) in una stanza usata dai due, trovando altri 9,84 g di sostanza in sacchetti, all’interno di residenze usate da Lu e gli altri, ha detto il giornale.

I rapporti tra Canada e Cina si sono deteriorati a seguito dell'arresto da parte del Canada alla fine del 2018 di Meng Wanzhou, dirigente dell'azienda e figlia del fondatore di Huawei, all'aeroporto di Vancouver su richiesta degli Stati Uniti, che vogliono la sua estradizione poiché accusata di frode nei rapporti della società con l'Iran.

Il suo arresto ha fatto infuriare Pechino, che parla di mossa politica volta a frenare l'ascesa della Cina come potenza tecnologica globale.

La condanna di Ye è arrivata il giorno dopo che il connazionale canadese Xu Weihong è stato condannato a morte dal Tribunale Intermedio Municipale di Guangzhou, sempre nella provincia di Guandong. Il canadese Robert Schellenberg è stato condannato a morte per traffico di droga in un nuovo improvviso processo, poco dopo l'arresto di Meng, infine un cittadino canadese identificato come Fan Wei è stato condannato a morte nell'aprile 2019 per il ruolo svolto in un caso di traffico internazionale di droga.


 

FILIPPINE: POSSIBILI SANZIONI INTERNAZIONALI IN CASO DI REINTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE Una rappresentante della Commissione per i Diritti Umani (CHR) filippina ha avvertito il governo di Manila di possibili sanzioni da parte della comunità internazionale in caso di ripristino della pena capitale nel Paese.

Reintrodurre la pena di morte costituirebbe una violazione del diritto internazionale poiché le Filippine sono firmatarie di un trattato internazionale che prevede l'abolizione della pena capitale, ha detto la commissaria del CHR Karen Gomez-Dumpit nel corso della trasmissione "The Chiefs" su One News/TV 5, il 29 luglio 2020.

Dumpit ha dichiarato che non vi è alcuna possibilità di escludere condizioni del Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ratificato dalle Filippine nel 2007.

Il Trattato riconosce che l'abolizione della pena di morte contribuisce al rafforzamento della dignità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani. I suoi firmatari assumono l’impegno che nessuna persona venga giustiziata sotto la sua giurisdizione.

"Ovviamente possiamo sempre contestarlo, ma dovremmo prepararci alle conseguenze perché sarebbe in gioco la credibilità di uno stato che stipula accordi", ha affermato Dumpit.

"Tutto dipende dagli impegni. Si tratta di essere credibili come Stato parte in grado di rispettare e non sottrarsi a tali impegni", ha aggiunto.

Dumpit ha avvertito che le Filippine potrebbero subire conseguenze, come la rimozione dall'elenco dei Paesi che beneficiano di tariffe più basse nell'Unione Europea.

Anche restringendo il campo di applicazione della pena di morte a determinati reati di droga si violerebbe il diritto internazionale e il diritto umano fondamentale alla vita, ha aggiunto.

Ha sostenuto che il ripristino della pena di morte non sarebbe un deterrente per la criminalità, ricordando che gli studi dimostrano l'inefficacia della pena capitale nel contenere i crimini.

“La severità della punizione non sarà mai un deterrente. In realtà ci vuole un rigoroso lavoro di polizia, di intelligence e una corretta applicazione delle leggi ", ha detto Dumpit.

"È una falsa promessa affermare che la pena di morte sarebbe un deterrente per la criminalità, specialmente per i crimini più atroci. Questa è semplicemente una falsa promessa", ha aggiunto.


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