venerdì 7 agosto 2020

 

Enews 653, lunedì 3 agosto 2020         

Ieri è finito il campionato di calcio più strano degli ultimi anni.  
Quando abbiamo combattuto per far ripartire la serie A in molti ci hanno attaccato: con tutti i problemi che ci sono pensate al calcio?
Feci allora questa intervista.
Oggi possiamo dire di aver fatto bene.
Lo sport è trasmissione di valori, emozioni, passioni. Lo spiega questo video della Nike che ha realizzato uno degli spot più belli di sempre.
E poi naturalmente c’è anche il profilo economico, il business.
Per questo ho presentato un emendamento per sbloccare i miliardi di euro fermi per stadi e centri sportivi di società professionistiche che la burocrazia sta impedendo di utilizzare.
Lo sport ovviamente è anche crescita caratteriale e personale.
L’ho pensato in queste ore, nelle quali - dopo 263 match diretti in serie A - ha lasciato il fischietto il miglior arbitro italiano, che si chiama Gianluca Rocchi.
Con Gianluca abbiamo iniziato insieme ad arbitrare ai tempi della sezione AIA di Via Faenza a Firenze.
Una vita fa, ormai. E chi è passato dall'esperienza di trovarsi solo con 22 giocatori in campo e tante polemiche in tribuna, anche se magari sugli spalti c’erano solo i genitori dei ragazzi, si rende conto di quanto sia importante per la crescita di una persona assumere decisioni, saper prendersi le proprie responsabilità.
Rocchi è diventato un arbitro internazionale di grandissimo livello. E gli invio un grande augurio per il futuro. Ma, quello che ci dice la storia di Gianluca, come i volti dello spot della Nike, è che noi abbiamo bisogno dello sport. Per essere noi stessi. Per essere migliori.
Chi pensa che lo sport sia solo roba per addetti ai lavori non ha capito che noi siamo una comunità, non un ammasso indistinto di gente.



Pensierino della sera. Dopo il mio intervento sull'autorizzazione a procedere contro Salvini, sono stato oggetto di attacchi e insulti da parte di molte testate di destra. E, ovviamente, chi qualche mese fa pubblicava copertine dicendo che io e Salvini eravamo la stessa cosa oggi tace, provando a nascondersi dietro un pudico silenzio. Purtroppo, questo è il destino di chi fa politica senza curarsi di cercare il consenso. La vicenda Salvini esigeva l’autorizzazione per le ragioni esposte in AULA. Questo Paese ha comunque bisogno di una cura garantista. Ma il garantismo non significa fuggire dai processi: il garantismo significa rispettare le regole. Difficile spiegare la differenza a chi come la Lega è entrata in Parlamento agitando il cappio giustizialista e oggi chiede semplicemente impunità. Continuo a sperare che, prima o poi, tutte le forze politiche comprendano la necessità di una seria discussione sul rapporto tra magistratura e politica. Nel frattempo, mi prendo gli insulti volanti e gli imbarazzati silenzi. Un anno fa, abbiamo tolto a Salvini la possibilità di prendersi i “pieni poteri”: quella scelta mi è costata tanto in termini di consenso e di mal di stomaco. Ma è la scelta che consente all'Italia di stare tra i paesi guida dell’Unione Europea e di non seguire l’Ungheria in Europa e il Brasile sul Covid. Lo rifarei domattina.

 

Un sorriso,


P.S.
Chi ha voglia di darci una mano:
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• Sul Coronavirus, leggete questa bellissima intervista a Rino Rappuoli. L’Italia della ricerca c’è e se la gioca come leader mondiale.


 

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