sabato 28 settembre 2019

       NESSUNO     TOCCHI       CAINO             
    NO     ALLA       PENA     DI      MORTE       


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI DOLLARI E I PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI 2.  NEWS FLASH: TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO 3.  NEWS FLASH: EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA OTTO CONDANNE CAPITALI PER TERRORISMO 4.  NEWS FLASH: IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO TERRORISTICO 5.  NEWS FLASH: THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE DI UN OMICIDIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI DOLLARI E I PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI Mentre i contribuenti statunitensi ricevono un conto di oltre 6 miliardi di dollari, destinati ad aumentare, ex alti funzionari coinvolti nei casi di pena di morte della commissione militare contro i detenuti di Guantánamo criticano i tribunali militari per spreco, cattiva gestione e inefficacia.

In un servizio in occasione del 18° anniversario degli attacchi dell'11 settembre, National Public Radio ha riportato gli attacchi di Gary Brown, colonnello in pensione ed ex consulente legale a dei vertici delle “military commissions“ (tribunali militari) di Guantánamo. Brown ha presentato quello che si chiama “whistleblower complaint”, ossia quel tipo di denuncia di irregolarità che viene effettuata dal cosiddetto “whistleblower”, uno che “soffia nel fischietto” e segnala irregolarità o casi di corruzione all’interno della struttura per cui lavora.  Secondo Brown chi ha gestito i tribunali militari e la struttura di detenzione della baia di Guantánamo è responsabile di "ingenti sprechi finanziari" e "pessima gestione". Morris Davis, procuratore capo di Guantánamo dal 2005 al 2007, ha dichiarato a NPR "A Guantanamo sono stati spesi miliardi di dollari che erano totalmente inutili" e ha criticato i tribunali militari come "un fallimento travolgente"“.
Un’inchiesta del New York Times del 16 settembre 2019, in collaborazione con il Pulitzer Center on Crisis Reporting, ha rivelato che la prigione e i tribunali militari della baia di Guantánamo costano ai contribuenti "circa $ 13 milioni per ciascuno dei 40 prigionieri detenuti" o un totale di $ 540 milioni nel solo 2018. Sebbene non abbia offerto alcuna soluzione al problema, il presidente Donald Trump ha dichiarato il 18 settembre che il costo annuale di 13 milioni di dollari per detenuto era "folle".
Attualmente, otto prigionieri di Guantanamo sono stati accusati di terrorismo o crimini di guerra e sei di loro sono passibili di condanne a morte.
Il procedimento preliminare nel processo capitale di Abd al-Rahim al-Nashiri, accusato di aver organizzato l’attacco con un motoscafo-kamikaze contro la nave da guerra americana USS Cole, si era interrotto dopo che l'intero pool difensivo si era dimesso dopo aver accusato i vertici militari di aver intercettato illegalmente i colloqui tra avvocati e imputato.
Pochi mesi fa una corte d'appello federale ha annullato le ordinanze giudiziarie preliminari dal 2015 al 2018 perché il giudice militare che le aveva emesse aveva da tempo fatto richiesta di assunzione come giudice federale (più precisamente, giudice dell’immigrazione), e trovandosi quindi in chiaro conflitto di interessi. Avrebbe infatti lavorato per il Department of Justice (il ministero della giustizia statunitense), che è l’autorità che muove le accuse a Al-Nashiri, e nella figura del Procuratore Generale (Attorney General) ne chiede la condanna a morte. Nel servizio del NYT Morris Davis ricordava di essersi dimesso nel 2007 per le troppe pressioni da parte dei suoi superiori perché utilizzasse le prove che erano state ottenute dalla Cia interrogando gli imputati con metodi di tortura. Dopo le sue dimissione un giudice militare stabilì che in effetti le prove estorte con la tortura non potevano essere utilizzate nei processi, nemmeno nei processi “speciali” di Guant  anamo.
Come è noto, l’amministrazione Usa ha deciso di detenere i sospetti terroristi islamici e di farli processare in una zona fuori dal suolo degli Usa, cercando di tenere i processi ancorati alle corti marziali e non alle corti federali “normali”. Lo scopo principale è rispettare almeno formalmente il dettato costituzionale che i processi devono essere pubblici, ma al tempo stesso si cerca di circoscrivere la circolazione di notizie, che sono state quasi tutte ottenute da fonti segrete che i servizi segreti vorrebbero non divulgare. Guantanamo è stata individuata all’epoca come “soluzione di compromesso”, ma si tratta di procedure mai utilizzate in precedenza, che stanno presentando molti problemi.
Nel suo “whistleblower complaint”, Brown sosteneva che lui e Harvey Rishikof, all'epoca il supervisore delle commissioni militari, erano stati licenziati nel febbraio 2018 perché stavano negoziando accordi con Khalid Sheikh Mohammed e gli altri 4 accusati negli attacchi dell'11 settembre, per ottenere una loro parziale collaborazione al processo in cambio della rinuncia a chiedere la pena di morte.
Secondo NPR le operazioni statunitensi a Guantanamo sono costate complessivamente 6 miliardi di dollari da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a utilizzare il centro di detenzione nel 2002. "Ci sono stati miliardi di dollari spesi per Guantanamo che erano totalmente inutili", ha detto Davis. Michel Paradis, un avvocato difensore di Guantánamo che rappresenta Al-Nashiri, ha dichiarato che "è un orribile spreco di denaro. È un catastrofico spreco di denaro ... Non importa se sei di quelli che vorrebbero questa gente fucilata per strada o se sei tra quelli che pensano che Guantánamo stessa sia un'aberrazione che avrebbe dovuto essere chiusa ieri - qualunque sia il tuo obiettivo, le commissioni militari hanno fallito."
Brown ha affermato che le trattative non solo avrebbero risparmiato denaro, ma “avrebbero portato sollievo ai familiari delle vittime, che era la nostra principale preoccupazione, e avrebbe potenzialmente portato sollievo anche a quella ferita che Guantánamo costituisce per la sicurezza degli Stati Uniti”. L'accordo avrebbe anche posto fine al lungo e costoso processo legale, ha affermato: gli imputati dell'11 settembre sono a Guantanamo dal 2003 e i loro processi non sono ancora iniziati. "Non hanno avuto successo. Si sono bloccati. Sono incredibilmente costosi", ha detto Brown. "Invece, non sarebbe meglio se dicessimo semplicemente "Sai cosa? Questa volta non hanno funzionato".
"Il 3 ottobre sarà il 12° anniversario del giorno in cui mi sono dimesso", ha detto Davis, "e se guardi cosa è successo negli ultimi 12 anni, penso che potresti riassumerlo come "non molto". Secondo me avrebbero dovuto trasferire questi casi a una corte federale, dove sarebbero stati chiusi anni fa e avrebbero risparmiato un sacco di soldi dei contribuenti.” Cheryl Bormann, avvocato di Walid bin Attash, accusato di aver addestrato gli attentatori dell'11 settembre, ha detto delle commissioni militari, “Questo è ridicolo. Non c'è motivo per questo. Avremmo potuto rinchiudere per sempre questi uomini e garantirci che nessun altro venga mai colpito a costi molto più bassi."
L'elaborata procedura legale ha anche messo a dura prova coloro i cui cari sono stati uccisi l'11 settembre. Glenn Morgan ha perso suo padre, Richard Morgan, ed è andato due volte fino a Guantanamo per assistere al processo. Ha detto che secondo lui gli imputati dovrebbero essere giustiziati, ma, visto l’andamento del processo, un patteggiamento sarebbe stato meglio di niente, e avrebbe portato almeno un po’ di sollievo. "Non sto dicendo che lo sostengo, ma quando qualcuno nella tua famiglia viene ucciso in questo modo e tua madre viene lasciata a combattere il cancro da sola senza suo marito, la tua definizione di soddisfatto viene modificata", ha detto. “Quindi sarei soddisfatto se ci fossero delle conclusioni. Non voglio che non ci siano conclusioni." Ha detto di essere preoccupato che "i prigionieri moriranno prima di essere giudicati colpevoli", e questa sarebbe una beffa. "Non sarebbero stati giudicati colpevoli. Non saranno mai stati giudicati colpevoli di omicidio e ha  nno ucciso oltre 2.900 persone. E quindi sarebbe un'ingiustizia."


---------------------------------------
NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO
Robert Sparks, 45 anni, nero, è stato giustiziato in Texas il 25 settembre 2019. Era stato condannato a morte nel 2008 con l’accusa di aver ucciso, il 15 settembre 2007, la propria moglie Chare Agnew, 30 anni, e i due figli che la donna aveva avuto da un’altra relazione, Harold Sublet Jr., 9 anni, e Raeqwon Agnew, 10 anni.
Sparks ha confessato di aver poi violentato le due figlie della moglie, che all’epoca avevano 12 e 14 anni. Ha detto di averlo fatto perché la moglie cercava di avvelenargli il cibo, e i ragazzi la aiutavano. I difensori hanno sempre insistito che Sparks fosse intellettualmente disabile, e un loro perito aveva diagnosticato che fosse psicotico delirante e con disturbo schizoaffettivo. Ieri la Corte d’Appello del 5° Circuito ha respinto l’ultimo ricorso basato sulla disabilità intellettuale, ritenendo che i difensori non la avrebbero dimostrata con sufficienti elementi, e comunque hanno sollevato la questione troppo tardi. Sparks diventa il 7° detenuto giustiziato quest’anno in Texas, il 565° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 16° di quest’anno negli USA, e il n° 1505 da quando gli USA hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
(Fonti: Houston Chronicle, Associated Press, 25/09/2019) Per saperne di piu' :

EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA OTTO CONDANNE CAPITALI PER TERRORISMO La Corte di Cassazione egiziana il 26 settembre 2019 ha annullato le condanne a morte emesse nei confronti di otto imputati nel caso noto sui media come "cellula terroristica di Imbaba", ma ha confermato gli ergastoli di altri quattro imputati nello stesso caso.
Il tribunale penale di Giza a marzo dello scorso anno aveva confermato le condanne a morte di 10 imputati nel caso, dopo che il verdetto del tribunale di gennaio era stato approvato dal Grand Mufti.
Il tribunale ha anche emesso l'ergastolo per altri quattro imputati, un altro ergastolo in contumacia per un imputato latitante e la sospensione della sentenza per un altro imputato a causa della sua morte.
Gli imputati sono stati accusati di aver formato un gruppo fuorilegge; attaccato le istituzioni statali; preso di mira cristiani, poliziotti e membri delle forze armate mettendo in pericolo la stabilità e l'ordine pubblico, oltre al possesso illegale di armi da fuoco.
Secondo le indagini, due degli imputati erano dipendenti pubblici, altri due lavoravano come conducenti e uno era un dipendente dell'emittente statale Maspero, insieme a un allenatore sportivo, un elettricista e un tecnico.
Durante le indagini, il leader della cellula, Mohamed Hamdy Zaky, avrebbe ammesso di aver organizzato manifestazioni per rovesciare l'attuale regime sulla scia della rivoluzione del 30 giugno, e ha affermato di aver effettuato diversi attacchi contro la polizia e le forze armate, usando armi da fuoco ed esplosivi procurati per questo motivo.
Secondo quanto riferito, altri imputati avrebbero ammesso di aver partecipato ai campi di Rabaa e Nahda gestiti dai Fratelli Musulmani.


IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO TERRORISTICO Un tribunale iracheno il 23 settembre 2019 ha condannato a morte sei miliziani dello Stato Islamico per il loro coinvolgimento in un attacco terroristico con autobomba vicino al Ministero della Giustizia nel 2013, che provocò decine di morti e feriti.
Secondo una dichiarazione del Consiglio Giudiziario Supremo iracheno, gli imputati avrebbero confessato di aver compiuto il massacro, utilizzando tre veicoli carichi di esplosivo.
Il verdetto è stato emesso dal tribunale penale di Karkh a Baghdad, ha aggiunto la dichiarazione.
Nel marzo 2013, due autobombe esplosero nel distretto di Alawi, una vicino all'edificio del Ministero della Giustizia, prima che un kamikaze con auto-bomba si facesse esplodere vicino a un ufficio del Ministero degli Interni.
Un attentatore suicida entrò quindi nel Ministero della Giustizia e i miliziani attaccarono l'edificio, scontrandosi con le forze di sicurezza irachene, che alla fine ripresero il controllo.
Tra i morti ci furono almeno 7 poliziotti e 15 civili, riferirono polizia e medici. Anche tre miliziani furono uccisi. Almeno 50 le persone ferite.


THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE DI UN OMICIDIO Il tribunale provinciale di Khon Kaen, in Thailandia, il 24 settembre 2019 ha condannato a morte Nawat Tocharoensuk, ex parlamentare di Khon Kaen del partito Pheu Thai, per essere stato il mandante dell'omicidio nel 2013 di Suchart Kotthum, ex amministratore delegato dell'organizzazione amministrativa della provincia.
Il tribunale ha ritenuto Nawat colpevole di aver assunto dei killer per eliminare Suchart, condannandolo a morte, e gli ha anche ordinato di risarcire le spese per il funerale sostenute dalla famiglia della vittima, secondo una fonte del tribunale.
Dopo che Nawat è stato portato in una cella di detenzione, il suo team legale ha subito richiesto la sua liberazione su cauzione mentre è in attesa dell’appello, ha detto la fonte.
L'omicidio è avvenuto il 3 maggio 2013 con un sicario che ha sparato a Suchart di fronte alla sua casa di Tambon Nai Muang a Muang Khon Kaen.

Nessun commento:

Posta un commento