NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI DOLLARI E I
PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI 2.
NEWS FLASH: TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO 3. NEWS FLASH: EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE
ANNULLA OTTO CONDANNE CAPITALI PER TERRORISMO 4. NEWS FLASH: IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS
CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO TERRORISTICO 5.
NEWS FLASH: THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE
DI UN OMICIDIO 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA :
USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI
DOLLARI E I PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI Mentre i contribuenti
statunitensi ricevono un conto di oltre 6 miliardi di dollari, destinati ad
aumentare, ex alti funzionari coinvolti nei casi di pena di morte della
commissione militare contro i detenuti di Guantánamo criticano i tribunali
militari per spreco, cattiva gestione e inefficacia.
In un servizio in occasione del 18° anniversario degli
attacchi dell'11 settembre, National Public Radio ha riportato gli attacchi di
Gary Brown, colonnello in pensione ed ex consulente legale a dei vertici delle
“military commissions“ (tribunali militari) di Guantánamo. Brown ha presentato
quello che si chiama “whistleblower complaint”, ossia quel tipo di denuncia di
irregolarità che viene effettuata dal cosiddetto “whistleblower”, uno che
“soffia nel fischietto” e segnala irregolarità o casi di corruzione all’interno
della struttura per cui lavora. Secondo
Brown chi ha gestito i tribunali militari e la struttura di detenzione della
baia di Guantánamo è responsabile di "ingenti sprechi finanziari" e
"pessima gestione". Morris Davis, procuratore capo di Guantánamo dal
2005 al 2007, ha dichiarato a NPR "A Guantanamo sono stati spesi miliardi
di dollari che erano totalmente inutili" e ha criticato i tribunali
militari come "un fallimento travolgente"“.
Un’inchiesta del New York Times del 16 settembre 2019, in
collaborazione con il Pulitzer Center on Crisis Reporting, ha rivelato che la
prigione e i tribunali militari della baia di Guantánamo costano ai
contribuenti "circa $ 13 milioni per ciascuno dei 40 prigionieri detenuti"
o un totale di $ 540 milioni nel solo 2018. Sebbene non abbia offerto alcuna
soluzione al problema, il presidente Donald Trump ha dichiarato il 18 settembre
che il costo annuale di 13 milioni di dollari per detenuto era
"folle".
Attualmente, otto prigionieri di Guantanamo sono stati
accusati di terrorismo o crimini di guerra e sei di loro sono passibili di
condanne a morte.
Il procedimento preliminare nel processo capitale di Abd
al-Rahim al-Nashiri, accusato di aver organizzato l’attacco con un motoscafo-kamikaze
contro la nave da guerra americana USS Cole, si era interrotto dopo che
l'intero pool difensivo si era dimesso dopo aver accusato i vertici militari di
aver intercettato illegalmente i colloqui tra avvocati e imputato.
Pochi mesi fa una corte d'appello federale ha annullato
le ordinanze giudiziarie preliminari dal 2015 al 2018 perché il giudice
militare che le aveva emesse aveva da tempo fatto richiesta di assunzione come
giudice federale (più precisamente, giudice dell’immigrazione), e trovandosi
quindi in chiaro conflitto di interessi. Avrebbe infatti lavorato per il
Department of Justice (il ministero della giustizia statunitense), che è
l’autorità che muove le accuse a Al-Nashiri, e nella figura del Procuratore
Generale (Attorney General) ne chiede la condanna a morte. Nel servizio del NYT
Morris Davis ricordava di essersi dimesso nel 2007 per le troppe pressioni da
parte dei suoi superiori perché utilizzasse le prove che erano state ottenute
dalla Cia interrogando gli imputati con metodi di tortura. Dopo le sue
dimissione un giudice militare stabilì che in effetti le prove estorte con la
tortura non potevano essere utilizzate nei processi, nemmeno nei processi
“speciali” di Guant anamo.
Come è noto, l’amministrazione Usa ha deciso di detenere
i sospetti terroristi islamici e di farli processare in una zona fuori dal
suolo degli Usa, cercando di tenere i processi ancorati alle corti marziali e
non alle corti federali “normali”. Lo scopo principale è rispettare almeno
formalmente il dettato costituzionale che i processi devono essere pubblici, ma
al tempo stesso si cerca di circoscrivere la circolazione di notizie, che sono
state quasi tutte ottenute da fonti segrete che i servizi segreti vorrebbero
non divulgare. Guantanamo è stata individuata all’epoca come “soluzione di
compromesso”, ma si tratta di procedure mai utilizzate in precedenza, che
stanno presentando molti problemi.
Nel suo “whistleblower complaint”, Brown sosteneva che
lui e Harvey Rishikof, all'epoca il supervisore delle commissioni militari,
erano stati licenziati nel febbraio 2018 perché stavano negoziando accordi con
Khalid Sheikh Mohammed e gli altri 4 accusati negli attacchi dell'11 settembre,
per ottenere una loro parziale collaborazione al processo in cambio della
rinuncia a chiedere la pena di morte.
Secondo NPR le operazioni statunitensi a Guantanamo sono
costate complessivamente 6 miliardi di dollari da quando gli Stati Uniti hanno
iniziato a utilizzare il centro di detenzione nel 2002. "Ci sono stati
miliardi di dollari spesi per Guantanamo che erano totalmente inutili", ha
detto Davis. Michel Paradis, un avvocato difensore di Guantánamo che
rappresenta Al-Nashiri, ha dichiarato che "è un orribile spreco di denaro.
È un catastrofico spreco di denaro ... Non importa se sei di quelli che
vorrebbero questa gente fucilata per strada o se sei tra quelli che pensano che
Guantánamo stessa sia un'aberrazione che avrebbe dovuto essere chiusa ieri -
qualunque sia il tuo obiettivo, le commissioni militari hanno fallito."
Brown ha affermato che le trattative non solo avrebbero
risparmiato denaro, ma “avrebbero portato sollievo ai familiari delle vittime,
che era la nostra principale preoccupazione, e avrebbe potenzialmente portato
sollievo anche a quella ferita che Guantánamo costituisce per la sicurezza
degli Stati Uniti”. L'accordo avrebbe anche posto fine al lungo e costoso
processo legale, ha affermato: gli imputati dell'11 settembre sono a Guantanamo
dal 2003 e i loro processi non sono ancora iniziati. "Non hanno avuto
successo. Si sono bloccati. Sono incredibilmente costosi", ha detto Brown.
"Invece, non sarebbe meglio se dicessimo semplicemente "Sai cosa?
Questa volta non hanno funzionato".
"Il 3 ottobre sarà il 12° anniversario del giorno in
cui mi sono dimesso", ha detto Davis, "e se guardi cosa è successo
negli ultimi 12 anni, penso che potresti riassumerlo come "non
molto". Secondo me avrebbero dovuto trasferire questi casi a una corte
federale, dove sarebbero stati chiusi anni fa e avrebbero risparmiato un sacco
di soldi dei contribuenti.” Cheryl Bormann, avvocato di Walid bin Attash,
accusato di aver addestrato gli attentatori dell'11 settembre, ha detto delle
commissioni militari, “Questo è ridicolo. Non c'è motivo per questo. Avremmo
potuto rinchiudere per sempre questi uomini e garantirci che nessun altro venga
mai colpito a costi molto più bassi."
L'elaborata procedura legale ha anche messo a dura prova
coloro i cui cari sono stati uccisi l'11 settembre. Glenn Morgan ha perso suo
padre, Richard Morgan, ed è andato due volte fino a Guantanamo per assistere al
processo. Ha detto che secondo lui gli imputati dovrebbero essere giustiziati,
ma, visto l’andamento del processo, un patteggiamento sarebbe stato meglio di
niente, e avrebbe portato almeno un po’ di sollievo. "Non sto dicendo che
lo sostengo, ma quando qualcuno nella tua famiglia viene ucciso in questo modo
e tua madre viene lasciata a combattere il cancro da sola senza suo marito, la
tua definizione di soddisfatto viene modificata", ha detto. “Quindi sarei
soddisfatto se ci fossero delle conclusioni. Non voglio che non ci siano
conclusioni." Ha detto di essere preoccupato che "i prigionieri
moriranno prima di essere giudicati colpevoli", e questa sarebbe una
beffa. "Non sarebbero stati giudicati colpevoli. Non saranno mai stati
giudicati colpevoli di omicidio e ha nno
ucciso oltre 2.900 persone. E quindi sarebbe un'ingiustizia."
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO
Robert Sparks, 45 anni, nero, è stato giustiziato in
Texas il 25 settembre 2019. Era stato condannato a morte nel 2008 con l’accusa
di aver ucciso, il 15 settembre 2007, la propria moglie Chare Agnew, 30 anni, e
i due figli che la donna aveva avuto da un’altra relazione, Harold Sublet Jr.,
9 anni, e Raeqwon Agnew, 10 anni.
Sparks ha confessato di aver poi violentato le due figlie
della moglie, che all’epoca avevano 12 e 14 anni. Ha detto di averlo fatto
perché la moglie cercava di avvelenargli il cibo, e i ragazzi la aiutavano. I
difensori hanno sempre insistito che Sparks fosse intellettualmente disabile, e
un loro perito aveva diagnosticato che fosse psicotico delirante e con disturbo
schizoaffettivo. Ieri la Corte d’Appello del 5° Circuito ha respinto l’ultimo
ricorso basato sulla disabilità intellettuale, ritenendo che i difensori non la
avrebbero dimostrata con sufficienti elementi, e comunque hanno sollevato la
questione troppo tardi. Sparks diventa il 7° detenuto giustiziato quest’anno in
Texas, il 565° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 16° di
quest’anno negli USA, e il n° 1505 da quando gli USA hanno ripreso le
esecuzioni nel 1977.
(Fonti: Houston Chronicle, Associated Press, 25/09/2019)
Per saperne di piu' :
EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA OTTO CONDANNE
CAPITALI PER TERRORISMO La Corte di Cassazione egiziana il 26 settembre 2019 ha
annullato le condanne a morte emesse nei confronti di otto imputati nel caso
noto sui media come "cellula terroristica di Imbaba", ma ha
confermato gli ergastoli di altri quattro imputati nello stesso caso.
Il tribunale penale di Giza a marzo dello scorso anno
aveva confermato le condanne a morte di 10 imputati nel caso, dopo che il
verdetto del tribunale di gennaio era stato approvato dal Grand Mufti.
Il tribunale ha anche emesso l'ergastolo per altri
quattro imputati, un altro ergastolo in contumacia per un imputato latitante e
la sospensione della sentenza per un altro imputato a causa della sua morte.
Gli imputati sono stati accusati di aver formato un
gruppo fuorilegge; attaccato le istituzioni statali; preso di mira cristiani,
poliziotti e membri delle forze armate mettendo in pericolo la stabilità e
l'ordine pubblico, oltre al possesso illegale di armi da fuoco.
Secondo le indagini, due degli imputati erano dipendenti
pubblici, altri due lavoravano come conducenti e uno era un dipendente
dell'emittente statale Maspero, insieme a un allenatore sportivo, un
elettricista e un tecnico.
Durante le indagini, il leader della cellula, Mohamed
Hamdy Zaky, avrebbe ammesso di aver organizzato manifestazioni per rovesciare
l'attuale regime sulla scia della rivoluzione del 30 giugno, e ha affermato di
aver effettuato diversi attacchi contro la polizia e le forze armate, usando
armi da fuoco ed esplosivi procurati per questo motivo.
Secondo quanto riferito, altri imputati avrebbero ammesso
di aver partecipato ai campi di Rabaa e Nahda gestiti dai Fratelli Musulmani.
IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS CONDANNATI A MORTE PER
ATTACCO TERRORISTICO Un tribunale iracheno il 23 settembre 2019 ha condannato a
morte sei miliziani dello Stato Islamico per il loro coinvolgimento in un
attacco terroristico con autobomba vicino al Ministero della Giustizia nel
2013, che provocò decine di morti e feriti.
Secondo una dichiarazione del Consiglio Giudiziario
Supremo iracheno, gli imputati avrebbero confessato di aver compiuto il
massacro, utilizzando tre veicoli carichi di esplosivo.
Il verdetto è stato emesso dal tribunale penale di Karkh
a Baghdad, ha aggiunto la dichiarazione.
Nel marzo 2013, due autobombe esplosero nel distretto di
Alawi, una vicino all'edificio del Ministero della Giustizia, prima che un
kamikaze con auto-bomba si facesse esplodere vicino a un ufficio del Ministero
degli Interni.
Un attentatore suicida entrò quindi nel Ministero della
Giustizia e i miliziani attaccarono l'edificio, scontrandosi con le forze di
sicurezza irachene, che alla fine ripresero il controllo.
Tra i morti ci furono almeno 7 poliziotti e 15 civili,
riferirono polizia e medici. Anche tre miliziani furono uccisi. Almeno 50 le
persone ferite.
THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE
DI UN OMICIDIO Il tribunale provinciale di Khon Kaen, in Thailandia, il 24
settembre 2019 ha condannato a morte Nawat Tocharoensuk, ex parlamentare di
Khon Kaen del partito Pheu Thai, per essere stato il mandante dell'omicidio nel
2013 di Suchart Kotthum, ex amministratore delegato dell'organizzazione
amministrativa della provincia.
Il tribunale ha ritenuto Nawat colpevole di aver assunto
dei killer per eliminare Suchart, condannandolo a morte, e gli ha anche
ordinato di risarcire le spese per il funerale sostenute dalla famiglia della
vittima, secondo una fonte del tribunale.
Dopo che Nawat è stato portato in una cella di
detenzione, il suo team legale ha subito richiesto la sua liberazione su
cauzione mentre è in attesa dell’appello, ha detto la fonte.
L'omicidio è avvenuto il 3 maggio 2013 con un sicario che
ha sparato a Suchart di fronte alla sua casa di Tambon Nai Muang a Muang Khon
Kaen.
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