NESSUNO TOCCHI CAINO
NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : ARABIA SAUDITA: GIUSTIZIATE FINORA QUEST’ANNO 134 PERSONE 2. NEWS FLASH: SIRIA: AMNISTIA CONCESSA DAL
PRESIDENTE BASHAR AL-ASSAD 3. NEWS
FLASH: SINGAPORE: COPPIA SOTTO INCHIESTA PER AVER INDOSSATO MAGLIETTE ANTI-PENA
DI MORTE 4. NEWS FLASH: VIETNAM: DONNA
CONDANNATA A MORTE PER TRAFFICO DI EROINA 5.
NEWS FLASH: CINA: INTELLETTUALE UIGURO RISCHIA ESECUZIONE 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
ARABIA SAUDITA: GIUSTIZIATE FINORA QUEST’ANNO 134 PERSONE
L'Arabia Saudita ha giustiziato 134 persone finora nel 2019, inclusi sei
minorenni all’epoca dell’arresto, secondo un rapporto presentato dal The Death
Penalty Project al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra il
16 settembre 2019.
I giustiziati sono stati torturati e uccisi con metodi
brutali, tra cui la crocifissione e la decapitazione, secondo l’organizzazione
per i diritti umani.
L'"aumento allarmante" delle esecuzioni nel Paese
arriva nonostante l'impegno del principe ereditario Mohammed bin Salman nel
ridurre l'uso della pena di morte.
Nel rapporto, The Death Penalty Project ha denunciato che
altre 24 persone sono a "rischio imminente" di esecuzione.
Sono compresi tre minori, importanti oppositori politici
del principe ereditario, religiosi e attivisti per i diritti umani.
Almeno sei adolescenti sono stati giustiziati quest'anno
dopo essere stati arrestati per presunti "crimini" quando erano
minori, secondo il rapporto.
Tra i giustiziati di quest'anno ci sono tre donne e altre
51 persone con accuse di droga che sarebbero considerati reati minori in altre
parti del mondo.
Almeno 58 dei giustiziati erano cittadini stranieri e per
la maggior parte erano stati accusati di diffondere l'Islam sciita - un crimine
nello stato arabo sunnita.
C'erano 21 pakistani, 15 yemeniti, cinque dalla Siria e
quattro dall'Egitto.
Figurano anche due giordani, due nigeriani, un somalo e
due di nazioni non identificate.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
SIRIA: AMNISTIA CONCESSA DAL PRESIDENTE BASHAR AL-ASSAD
Il presidente siriano Bashar al-Assad il 15 settembre 2019 ha emanato un
decreto per rilasciare o ridurre la pena di vari prigionieri, inclusi alcuni
detenuti ai sensi della "legge sul terrorismo" del Paese.
La cosiddetta "amnistia generale" è l'ultimo di
una serie di decreti, tra cui uno nel 2014 che ha visto il rilascio di migliaia
di detenuti.
Quest’ultimo decreto prevede la liberazione di alcuni
prigionieri detenuti ai sensi di una "legge sul terrorismo" del 2012,
usando un termine generico per attivisti antigovernativi, ribelli e jihadisti.
Le persone incarcerate ai sensi della legge del 2012 per
"cospirazione" o che non hanno informato le autorità di un atto di
"terrorismo" devono essere rilasciate, secondo il decreto.
L'amnistia non si estende però a chi è stato condannato
per aver ucciso qualcuno o per averlo reso paralitico.
Eccezioni a parte, i prigionieri condannati a morte
dovranno invece scontare l’ergastolo con lavori forzati.
Quelli che sono stati condannati all’ergastolo con lavori
forzati dovranno invece lavorare per 20 anni, e quelli che hanno ricevuto una
condanna all'ergastolo dovranno passare in carcere 20 anni.
Anche i prigionieri con malattie incurabili di età
superiore ai 75 anni saranno rilasciati.
I disertori che si consegnano entro tre mesi in Siria o
entro sei mesi fuori dal Paese sono esentati dalla punizione.
Lo stesso vale per i sequestratori che rilasciano i loro
ostaggi sani e salvi entro il prossimo mese.
SINGAPORE: COPPIA SOTTO INCHIESTA PER AVER INDOSSATO
MAGLIETTE ANTI-PENA DI MORTE Una coppia di Singapore che ha indossato magliette
anti-pena di morte nel corso di un evento è sotto inchiesta per aver violato le
severe leggi contro le proteste pubbliche, ha comunicato la polizia il 18
settembre 2019.
Le leggi della città-stato contro il dissenso e le
manifestazioni di strada rendono illegale persino la protesta di una singola
persona senza il permesso della polizia.
Nafiz Kamarudin, 38 anni, e sua moglie trentenne il 15
settembre hanno indossato le magliette in una corsa organizzata dal gruppo
locale The Yellow Ribbon Project con lo scopo di esprimere sostegno agli
ex-criminali e ai loro sforzi per reintegrarsi nella società.
Portavano le parole "SECONDA POSSIBILITA’ SIGNIFICA
NON UCCIDERLI" sul davanti e "#ANTIDEATHPENALTY" sul retro.
Kamarudin, co-fondatore di una ONG locale, ha detto
all'AFP che lui e sua moglie sono indagati per "aver indossato magliette
con un messaggio di compassione".
"Dimmi come si può promuovere l'idea di dare una
seconda possibilità agli ex criminali se mandiamo le persone a morte?"
Il Yellow Ribbon Project sostiene la seconda possibilità
per gli ex prigionieri.
La polizia ha dichiarato che due persone sono indagate
per reati ai sensi della legge sull'ordine pubblico, punibili con una multa di
3.000 dollari di Singapore (2.200 dollari Usa). Il recidivo può essere multato
per 5.000 dollari di Singapore.
Il servizio penitenziario, che supporta la corsa, ha
dichiarato che gli organizzatori dell'evento sono stati informati una settimana
prima che un partecipante aveva pianificato di indossare una maglietta con un
messaggio anti- pena di morte.
Gli organizzatori hanno contattato l'uomo e gli hanno
consigliato di non utilizzare l'evento come occasione per difendere una causa,
ma Kamarudin e sua moglie si sono presentati indossando le magliette, hanno
detto.
Non potendo unirsi al gruppo principale con la maglietta
addosso, Kamarudin ha corso separatamente su una strada lungo il percorso ufficiale.
Sua moglie non ha preso parte alla corsa.
VIETNAM: DONNA CONDANNATA A MORTE PER TRAFFICO DI EROINA
Una donna vietnamita il 17 settembre 2019 è stata condannata a morte per il
traffico di 22 panetti di eroina del peso complessivo di 7,73 kg dal Laos al
Vietnam.
La condanna capitale è stata emessa dalla Corte Superiore
del Popolo della città centrale di Da Nang nei confronti di Phan Thi Dao,
39enne residente nella provincia settentrionale di Bac Kan.
La donna era stata precedentemente processata dal
Tribunale del Popolo di Dak Lak, che l’aveva condannata all'ergastolo.
Dopo il primo processo, La Procura Provinciale del Popolo
ha ritenuto che l’ergastolo dato a Dao fosse una pena troppo mite, per cui il caso
è stato trasferito ad una corte di grado superiore, la Corte Superiore del
Popolo di Da Nang, per un secondo procedimento.
CINA: INTELLETTUALE UIGURO RISCHIA ESECUZIONE
L'intellettuale uiguro Tashpolat Tiyip potrebbe essere giustiziato a breve dal
governo cinese dopo due anni di detenzione segreta, secondo quanto riferito da
Amnesty International il 9 settembre 2019.
Tiyip era il presidente dell'Università dello Xinjiang e
stava partendo per la Germania con gli studenti per una conferenza nel 2017,
quando fu arrestato, uno dei centinaia di uiguri di spicco che sono scomparsi
mentre le autorità cinesi hanno trasferito milioni di questi cittadini
musulmani nei campi di concentramento nell'ovest del Paese.
Tiyip è stato sottoposto a un processo segreto e
"gravemente iniquo" in cui è stato riconosciuto colpevole di
"separatismo" e condannato a una "pena di morte sospesa" -
in cui il detenuto è idoneo alla commutazione dopo due anni, purché non abbia commesso
altri crimini – nel settembre di due anni fa, secondo Amnesty International. Il
gruppo per i diritti riferisce che l’uomo viene detenuto in condizioni non note
e che la sua esecuzione potrebbe essere imminente, poiché il periodo di
sospensione di due anni termina questo mese.
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