NESSUNO TOCCHI CAINO
contro la pena di morte........................
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : ZIMBABWE: MINISTRO EMMERSON MNANGAGWA, 'ABOLIRE DEL TUTTO LA PENA
CAPITALE'
2. NEWS FLASH:
USA: ‘SOLO IL 16% DELLE PERSONE CONDANNATE A MORTE È STATO GIUSTIZIATO’
3. NEWS FLASH:
PAKISTAN: IMPICCATI ALTRI QUATTRO PRIGIONIERI A RAWALPINDI E MIANWALI 4. NEWS FLASH: BIELORUSSIA: 21ENNE CONDANNATO A
MORTE PER OMICIDIO E STUPRO 5. NEWS
FLASH: INDONESIA: PRESIDENTE WIDODO COMMUTA CONDANNA A MORTE IN ERGASTOLO
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
PADOVA: TAVOLA ROTONDA SU ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE NEL MONDO E
DELL’ERGASTOLO
ZIMBABWE: MINISTRO EMMERSON MNANGAGWA, 'ABOLIRE DEL TUTTO
LA PENA CAPITALE'
13 marzo 2015: intervenendo a un meeting sulla
Costituzione a Marondera, il Presidente facente funzione dello Zimbabwe, oltre
che Ministro della Giustizia, degli Affari Legali e Parlamentari, Emmerson
Mnangagwa, ha ribadito di volere la pena di morte “totalmente” abolita dalla
Costituzione.
La nuova Costituzione ha messo fuorilegge la pena di
morte per le donne e gli uomini minori di 18 anni e ultra settantenni. Ma
Mnangagwa, da sempre contrario alla pena capitale, ha detto che la forca va
risparmiata anche per gli uomini per i quali l’esecuzione è consentita.
“Sono felice che le donne siano state escluse dalla pena
di morte, ma ora io sto lottando perché anche voi uomini non possiate essere
impiccati”, ha detto tra gli applausi dalla folla.
“I miei colleghi possono dire quello che vogliono, ma io
penso che il progresso della società è abolire la pena di morte, ferme restando
le pesanti sanzioni per coloro che commettono reati gravi come omicidio, rapina
e così via… I tribunali possono condannarli addirittura all'ergastolo, non sono
contrario a questo, lo sostengo, sono solo contro l'esecuzione di un essere
umano, perché ho sperimentato questo, ho rischiato di essere impiccato.”
“Non m’importa di quello che pensate, anche se tutti voi
la volete, io non la voglio. Quando il Presidente [Mugabe] mi ha nominato
Ministro della Giustizia, gli ho detto chiaro e tondo che se mi metteva lì io
non avrei mai fatto impiccare la gente.”
Il Vice Presidente Mnangagwa è scampato alla forca per
sabotaggio negli anni 60, durante il dominio coloniale, sol perché era minore
di 21 anni. Ha suscitato l’ilarità generale quando ha detto che avrebbe
automaticamente scampato la forca una seconda volta oggi che ha ormai più di 70
anni. Il 14 novembre 2014, una delegazione di Nessuno tocchi Caino e del
Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito ha incontrato ad
Harare il Ministro della Giustizia Emmerson Mnangagwa, il quale ha voluto
raccontare come, durante la sua detenzione nella prigione di Harare, ha dovuto
accompagnare alla forca numerosi suoi compagni e, dopo l’impiccagione,
seppellirli nel parco del carcere. Da allora ha maturato una convinzione
abolizionista e si è sempre rifiutato di firmare condanne a morte durante i due
mandati in cui, è stato responsabile della giustizia dello Zimbabwe. (Fonti:
The Herald, 14/03/2015) Per saperne di piu' : http://www.thezimbabwedaily.com/zimbabwe/25398-remove-death-penalty-totally.html
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
USA: ‘SOLO IL 16% DELLE PERSONE CONDANNATE A MORTE È
STATO GIUSTIZIATO’
17 marzo 2015: il Washington Post ha riassunto lo stato
della pena di morte negli Usa. Da quando la pena di morte è stata reintrodotta
nel 1976, al 31 dicembre 2013, negli Usa sono state emesse 8.466 condanne
capitali. Nello stesso periodo preso in considerazioni, le esecuzioni sono
state 1359, il 16%. Delle 8.466 condanne emesse, 3.194 sono state annullate in
appello; 2.979 rimangono nei bracci della morte; 1.359 sono stati giustiziati;
509 sono morti di cause naturali o per suicidio, 392 hanno ottenuto un
provvedimento di clemenza da parte del governatore con la pena commutata in
ergastolo, e 33 hanno lasciato il braccio della morte per “motivi vari”. Come
si vede, gli annullamenti costituiscono l’esito più probabile delle condanne a
morte. Gli annullamenti sono stati motivati con: conferma del verdetto di
colpevolezza ma annullamento della condanna a morte (1.781), annullamento del
verdetto di colpevolezza (890), articoli della legge capitale in seguito
dichiarati incostit uzionali (523). La
seconda probabilità più alta è quella di rimanere nei bracci della morte un
numero molto alto di anni, e l’eventualità di essere giustiziati è solo la
terza in ordine di grandezza.
Il motivo di una percentuale così alta di annullamenti
non risiede nella “leggerezza” dei giudici, ma nelle particolari garanzie che
vengono concesse ad un condannato a morte, il quale può fare ricorso sia alle
corti di stato, che alle Corti Supreme, che ai giudici federali.
C’è molta differenza tra gli stati per come applicano la
pena di morte. Nel periodo in analisi alcuni stati (Kansas, Massachusetts, New
Hampshire, New Jersey, New York e Rhode Island) hanno emesso condanne a morte,
ma non ne hanno eseguita nessuna. La media nazionale dice che il 13,34% delle
condanne a morte messe ha avuto come esito finale l’esecuzione.
Lo stato che ha la percentuale più alta di rispondenza
tra condanne ed esecuzioni è la Virginia, con il 72%. Ha emesso 152 condanne a
morte ed ha compiuto 110 esecuzioni. Nessun altro stato raggiunge il 50%, il
Texas si avvicina al 50%, e il South Dakota si avvicina al 45%, il Missouri non
arriva al 40%. Il 5° stato in ordine di percentuale è l’Oklahoma, che non
arriva al 30%.
Tre stati hanno emesso più di 1.000 condanne a morte:
Texas (1075), Florida (1040), e California (1013). Di queste condanne, il Texas
ne ha eseguite 508, la Florida 81, e la California 13. Indipendentemente
dall’opinione che si può avere sulla pena di morte, una così evidente disparità
su come i diversi stati applicano la pena di morte solleva dubbi sul rispetto
del principio costituzionale della “uguale protezione”, attiva e passiva, che i
cittadini devono avere dalla legge. Troppo varia è l’eventualità che sia le
vittime che gli imputati ottengano, davanti alla legge, “uguale trattamento”.
Per lo stesso motivo un giudice federale in California ha recentemente
dichiarato incostituzionale la pena di morte in California per la lentezza e
arbitrarietà con cui viene applicata, sconfinando nella tortura, ossia nella
“punizione crudele ed inusuale” che viene esplicitamente vietata dall’8°
emendamento alla costituzione degli Stati Uniti. Infine, la lentezza del
sistema capitale met te a dura prova sia
gli imputati, sia le vittime, costrette a processi ripetuti nel tempo, a
verdetti altalenanti, e ad attese anche di decenni. Un sistema del genere
sembra tradire la promessa di giustizia, e sconfinare piuttosto nella tortura.
(Fonti: Washington Post, dati del Bureau of Justice
Statistics, 17/03/2015) Per saperne di piu' : http://www.washingtonpost.com/blogs/monkey-cage/wp/2015/03/17/most-death-penalty-sentences-are-overturned-heres-why-that-matters/
PAKISTAN: IMPICCATI ALTRI QUATTRO PRIGIONIERI A
RAWALPINDI E MIANWALI
19 marzo 2015: altri quattro condannati a morte sono
stati giustiziati a Rawalpindi e Mianwali, tutti detenuti per fatti non legati
al terrorismo.
Tra i prigionieri impiccati nel carcere di Adiala a
Rawalpindi figurano anche due fratelli, Mohammad Asghar e Ghulam Mohammad,
condannati per aver ucciso due loro familiari nel 1996 nella stazione di
polizia della città di Jatli, nel sub-distretto di Gujar Khan.
Il terzo giustiziato, Gulistan Zaman, era stato
condannato per aver ucciso un uomo a Kallar Syedan nel 1998.
Un altro detenuto, Abdul Sattar, è stato impiccato nel
carcere di Mianwali per aver ucciso un uomo nel corso di una lite nel 1992.
I loro appelli erano stati respinti dai tribunali
superiori e le loro richieste di clemenza rigettate dal Presidente del
Pakistan.
Con le recenti impiccagioni, sono stati 52 i detenuti
impiccati in tutto il Paese, dopo l'attacco mortale alla scuola pubblica
dell'Esercito a Peshawar il 16 dicembre 2014.
Esprimendo grave preoccupazione per l’alto numero di
impiccagioni praticate nel Paese da dicembre 2014, le Nazioni Unite hanno
chiesto al Pakistan l’immediata reintroduzione della moratoria sulle esecuzioni
capitali.
(Fonti: arynews.tv, 19/03/2015)
Per saperne di piu' : http://www.nessunotocchicaino.it/news/index.php?iddocumento=19302012
BIELORUSSIA: 21ENNE CONDANNATO A MORTE PER OMICIDIO E
STUPRO
18 marzo 2015: la Corte Distrettuale di Rechytsa, in
Bielorussia, ha condannato a morte Siarhei Ivanou, 21 anni, con l'accusa di
aver stuprato e ucciso una ragazza di 19 anni, il 29 agosto 2013.
Oltre all’accusa di omicidio commesso con particolare
crudeltà e con violenza sessuale (Parte 2, Art. 139 del codice penale), il
condannato è stato accusato di teppismo crudele (Parte 2, Art. 339 del codice
penale), rapina (Parte 2, Art. 206), di aver inflitto lesioni personali gravi
(para. 7, Parte 2, Art. 147), furto (Parte 2, Art. 205), e altri atti di natura
sessuale (Parte 3, Art. 167).
Il processo si è svolto a porte chiuse e le accuse sono
state molto probabilmente valutate da una corte di livello diverso, dal momento
che i casi che possono comportare un verdetto di morte sono normalmente
trattati da corti regionali.
Secondo l'agenzia di stampa BelaPAN, l'imputato era stato
più volte condannato e al momento dell'omicidio era intossicato, anche a causa
di abuso di sostanze psicotrope. (Fonti: Viasna Belarus Human Rights Center,
foreignaffairs.co.nz, 19/03/2015) Per saperne di piu' :
INDONESIA: PRESIDENTE WIDODO COMMUTA CONDANNA A MORTE IN
ERGASTOLO
15 marzo 2015: il Presidente indonesiano Joko
"Jokowi" Widodo ha accolto la richiesta di grazia presentata da Dwi
Trisna Firmansyah, un 28enne che era stato riconosciuto colpevole di omicidio
premeditato, commutando la sua condanna a morte in ergastolo.
L'avvocato di Dwi, Asep Ruhiat, ha detto di aver ricevuto
il 13 marzo copia del Decreto presidenziale (Keppres) No.18/G/2015 sulla grazia
dal Penitenziario di Gobah, a Pekanbaru, dove il suo cliente è stato detenuto
negli ultimi tre anni. La Corte Distrettuale di Pekanbaru (PN) ha confermato la
concessione della grazia.
"Il presidente Jokowi, attraverso la Segretariato di
Stato, ha stabilito il decreto presidenziale a Jakarta lo scorso 13
febbraio," ha detto Asep al Jakarta Post il 15 marzo.
"Il decreto non contiene considerazioni sul perché
il presidente Jokowi abbia accolto la richiesta di clemenza, limitandosi a dire
che il condannato merita di ricevere la grazia", ha proseguito.
Dwi è uno dei tre condannati a morte coinvolti nella
rapina e negli omicidi premeditati di Agusni Bahar, proprietario del negozio Niagara
Ponsel a Pekanbaru, e di suo figlio Dodi Haryanto.
I tre condannati avrebbero brutalmente ucciso le vittime
che stavano recitando la preghiera del Subuh, il 16 aprile 2012.
Una giuria presieduta da Ida Bagus Dwiyantara condannò a
morte i tre imputati il 25 settembre 2012.
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