martedì 19 novembre 2019

SANDRO BOTTICELLI-LA SCOPERTO DEL CADAVERE DI OLOFERNE-GALLERIA DEGLI UFFIZI FIRENZE


La Scoperta del cadavere di Oloferne è un dipinto a tempera su tavola (31x25 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1472 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. È lo scomparto sinistro di un dittico con il Ritorno di Giuditta a Betulia.
Il dittico, datato in genere al 1472, è ricordato da Vincenzo Borghini nel 1584 come donato da Rodolfo Sirigatti a Bianca Cappello, che lo teneva nel suo "scrittoio" entro una cornice dorata e intagliata, poi perduta. Con la morte di quest'ultima passò nelle collezioni del figlio don Antonio de' Medici, che lo conservava nel suo Casino di San Marco in via Larga. Nel 1633 finì nelle collezioni granducali dei futuri Uffizi.
Le consonanze con le opere di Antonio del Pollaiolo fanno in genere optare gli studiosi per una datazione verso il 1470 e solo Bettini ne anticipa la realizzazione al 1467-1468, cogliendovi un'influenza di Mantegna che negli anni immediatamente precedenti fu a Firenze.
Le due opere sono tra le prime scene narrative conosciute di Botticelli e mostrano una notevole abilità nel descrivere gli avvenimenti con il ricorso sicuro ad elementi essenziali. Giuditta, eroina biblica, per proteggere la propria città di Betulia minacciata dal generale assiro Oloferne, finse di voler collaborare con il nemico riuscendo a parlare al comandante, che si innamorò di lei. La sera lo fece ubriacare e giunta nella sua tenda lo decapitò mentre dormiva intorpidito dall'alcol. La prima scena è ambientata nella tenda di Oloferne e mostra i suoi dignitari che scoprono con orrore il corpo decapitato nel suo letto; la seconda mostra Giuditta che incede con passo sicuro verso la sua città, seguita dall'ancella che tiene in un cesto coperto da un lenzuolo la testa mozzata del nemico.
Pur nelle piccole dimensioni le Storie di Giuditta sono un vero capolavoro per la complessità della composizione, l'attenzione alla resa dei dettagli minuti e l'azzeccata scelta della diversa ambientazione per ciascuna scena.
Nella tavoletta di Oloferne il tronco del condottiero giace nudo sul letto, con un'anatomia perfetta costruita con una linea di contorno tesa ed elastica derivata dalla lezione del Pollaiolo, avvolto da lenzuola e da cuscini gonfi che creano un segno robusto tipico dell'espressività "virile" di Botticelli. Pesante è anche il panneggio della tenda, che scopre al centro un piccolo paesaggio campestre, e che accentua il senso di cupa drammaticità senza però impedire alla luce di entrare all'interno, lasciandola rifrangere sulle corazze e sulle ricche bardature.

La modellazione delle figure è incisiva, e marcato è l'espressionismo della scena, con le figure che esprimono vari sentimenti, dallo sgomento al raccapriccio, dalla sorpresa allo smarrimento. Le linee di forza dirigono lo sguardo dello spettatore sia verso il corpo privo di testa, sia verso la figura del soldato vestito di armatura che si piega per sollevare il lenzuolo di Oloferne scoprendone il tronco. A destra stanno arrivando due sereni personaggi a cavallo, che ancora non sono toccati dalla macabra scoperta, dimostrando l'accortezza del pittore di rappresentare diversi stati d'animo che movimentano la narrazione della storia.

sabato 28 settembre 2019

       NESSUNO     TOCCHI       CAINO             
    NO     ALLA       PENA     DI      MORTE       


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI DOLLARI E I PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI 2.  NEWS FLASH: TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO 3.  NEWS FLASH: EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA OTTO CONDANNE CAPITALI PER TERRORISMO 4.  NEWS FLASH: IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO TERRORISTICO 5.  NEWS FLASH: THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE DI UN OMICIDIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


USA: GUANTANAMO È COSTATA AL CONTRIBUENTE 6 MILIARDI DI DOLLARI E I PROCESSI NON SONO NEANCHE COMINCIATI Mentre i contribuenti statunitensi ricevono un conto di oltre 6 miliardi di dollari, destinati ad aumentare, ex alti funzionari coinvolti nei casi di pena di morte della commissione militare contro i detenuti di Guantánamo criticano i tribunali militari per spreco, cattiva gestione e inefficacia.

In un servizio in occasione del 18° anniversario degli attacchi dell'11 settembre, National Public Radio ha riportato gli attacchi di Gary Brown, colonnello in pensione ed ex consulente legale a dei vertici delle “military commissions“ (tribunali militari) di Guantánamo. Brown ha presentato quello che si chiama “whistleblower complaint”, ossia quel tipo di denuncia di irregolarità che viene effettuata dal cosiddetto “whistleblower”, uno che “soffia nel fischietto” e segnala irregolarità o casi di corruzione all’interno della struttura per cui lavora.  Secondo Brown chi ha gestito i tribunali militari e la struttura di detenzione della baia di Guantánamo è responsabile di "ingenti sprechi finanziari" e "pessima gestione". Morris Davis, procuratore capo di Guantánamo dal 2005 al 2007, ha dichiarato a NPR "A Guantanamo sono stati spesi miliardi di dollari che erano totalmente inutili" e ha criticato i tribunali militari come "un fallimento travolgente"“.
Un’inchiesta del New York Times del 16 settembre 2019, in collaborazione con il Pulitzer Center on Crisis Reporting, ha rivelato che la prigione e i tribunali militari della baia di Guantánamo costano ai contribuenti "circa $ 13 milioni per ciascuno dei 40 prigionieri detenuti" o un totale di $ 540 milioni nel solo 2018. Sebbene non abbia offerto alcuna soluzione al problema, il presidente Donald Trump ha dichiarato il 18 settembre che il costo annuale di 13 milioni di dollari per detenuto era "folle".
Attualmente, otto prigionieri di Guantanamo sono stati accusati di terrorismo o crimini di guerra e sei di loro sono passibili di condanne a morte.
Il procedimento preliminare nel processo capitale di Abd al-Rahim al-Nashiri, accusato di aver organizzato l’attacco con un motoscafo-kamikaze contro la nave da guerra americana USS Cole, si era interrotto dopo che l'intero pool difensivo si era dimesso dopo aver accusato i vertici militari di aver intercettato illegalmente i colloqui tra avvocati e imputato.
Pochi mesi fa una corte d'appello federale ha annullato le ordinanze giudiziarie preliminari dal 2015 al 2018 perché il giudice militare che le aveva emesse aveva da tempo fatto richiesta di assunzione come giudice federale (più precisamente, giudice dell’immigrazione), e trovandosi quindi in chiaro conflitto di interessi. Avrebbe infatti lavorato per il Department of Justice (il ministero della giustizia statunitense), che è l’autorità che muove le accuse a Al-Nashiri, e nella figura del Procuratore Generale (Attorney General) ne chiede la condanna a morte. Nel servizio del NYT Morris Davis ricordava di essersi dimesso nel 2007 per le troppe pressioni da parte dei suoi superiori perché utilizzasse le prove che erano state ottenute dalla Cia interrogando gli imputati con metodi di tortura. Dopo le sue dimissione un giudice militare stabilì che in effetti le prove estorte con la tortura non potevano essere utilizzate nei processi, nemmeno nei processi “speciali” di Guant  anamo.
Come è noto, l’amministrazione Usa ha deciso di detenere i sospetti terroristi islamici e di farli processare in una zona fuori dal suolo degli Usa, cercando di tenere i processi ancorati alle corti marziali e non alle corti federali “normali”. Lo scopo principale è rispettare almeno formalmente il dettato costituzionale che i processi devono essere pubblici, ma al tempo stesso si cerca di circoscrivere la circolazione di notizie, che sono state quasi tutte ottenute da fonti segrete che i servizi segreti vorrebbero non divulgare. Guantanamo è stata individuata all’epoca come “soluzione di compromesso”, ma si tratta di procedure mai utilizzate in precedenza, che stanno presentando molti problemi.
Nel suo “whistleblower complaint”, Brown sosteneva che lui e Harvey Rishikof, all'epoca il supervisore delle commissioni militari, erano stati licenziati nel febbraio 2018 perché stavano negoziando accordi con Khalid Sheikh Mohammed e gli altri 4 accusati negli attacchi dell'11 settembre, per ottenere una loro parziale collaborazione al processo in cambio della rinuncia a chiedere la pena di morte.
Secondo NPR le operazioni statunitensi a Guantanamo sono costate complessivamente 6 miliardi di dollari da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a utilizzare il centro di detenzione nel 2002. "Ci sono stati miliardi di dollari spesi per Guantanamo che erano totalmente inutili", ha detto Davis. Michel Paradis, un avvocato difensore di Guantánamo che rappresenta Al-Nashiri, ha dichiarato che "è un orribile spreco di denaro. È un catastrofico spreco di denaro ... Non importa se sei di quelli che vorrebbero questa gente fucilata per strada o se sei tra quelli che pensano che Guantánamo stessa sia un'aberrazione che avrebbe dovuto essere chiusa ieri - qualunque sia il tuo obiettivo, le commissioni militari hanno fallito."
Brown ha affermato che le trattative non solo avrebbero risparmiato denaro, ma “avrebbero portato sollievo ai familiari delle vittime, che era la nostra principale preoccupazione, e avrebbe potenzialmente portato sollievo anche a quella ferita che Guantánamo costituisce per la sicurezza degli Stati Uniti”. L'accordo avrebbe anche posto fine al lungo e costoso processo legale, ha affermato: gli imputati dell'11 settembre sono a Guantanamo dal 2003 e i loro processi non sono ancora iniziati. "Non hanno avuto successo. Si sono bloccati. Sono incredibilmente costosi", ha detto Brown. "Invece, non sarebbe meglio se dicessimo semplicemente "Sai cosa? Questa volta non hanno funzionato".
"Il 3 ottobre sarà il 12° anniversario del giorno in cui mi sono dimesso", ha detto Davis, "e se guardi cosa è successo negli ultimi 12 anni, penso che potresti riassumerlo come "non molto". Secondo me avrebbero dovuto trasferire questi casi a una corte federale, dove sarebbero stati chiusi anni fa e avrebbero risparmiato un sacco di soldi dei contribuenti.” Cheryl Bormann, avvocato di Walid bin Attash, accusato di aver addestrato gli attentatori dell'11 settembre, ha detto delle commissioni militari, “Questo è ridicolo. Non c'è motivo per questo. Avremmo potuto rinchiudere per sempre questi uomini e garantirci che nessun altro venga mai colpito a costi molto più bassi."
L'elaborata procedura legale ha anche messo a dura prova coloro i cui cari sono stati uccisi l'11 settembre. Glenn Morgan ha perso suo padre, Richard Morgan, ed è andato due volte fino a Guantanamo per assistere al processo. Ha detto che secondo lui gli imputati dovrebbero essere giustiziati, ma, visto l’andamento del processo, un patteggiamento sarebbe stato meglio di niente, e avrebbe portato almeno un po’ di sollievo. "Non sto dicendo che lo sostengo, ma quando qualcuno nella tua famiglia viene ucciso in questo modo e tua madre viene lasciata a combattere il cancro da sola senza suo marito, la tua definizione di soddisfatto viene modificata", ha detto. “Quindi sarei soddisfatto se ci fossero delle conclusioni. Non voglio che non ci siano conclusioni." Ha detto di essere preoccupato che "i prigionieri moriranno prima di essere giudicati colpevoli", e questa sarebbe una beffa. "Non sarebbero stati giudicati colpevoli. Non saranno mai stati giudicati colpevoli di omicidio e ha  nno ucciso oltre 2.900 persone. E quindi sarebbe un'ingiustizia."


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TEXAS: ROBERT SPARKS GIUSTIZIATO
Robert Sparks, 45 anni, nero, è stato giustiziato in Texas il 25 settembre 2019. Era stato condannato a morte nel 2008 con l’accusa di aver ucciso, il 15 settembre 2007, la propria moglie Chare Agnew, 30 anni, e i due figli che la donna aveva avuto da un’altra relazione, Harold Sublet Jr., 9 anni, e Raeqwon Agnew, 10 anni.
Sparks ha confessato di aver poi violentato le due figlie della moglie, che all’epoca avevano 12 e 14 anni. Ha detto di averlo fatto perché la moglie cercava di avvelenargli il cibo, e i ragazzi la aiutavano. I difensori hanno sempre insistito che Sparks fosse intellettualmente disabile, e un loro perito aveva diagnosticato che fosse psicotico delirante e con disturbo schizoaffettivo. Ieri la Corte d’Appello del 5° Circuito ha respinto l’ultimo ricorso basato sulla disabilità intellettuale, ritenendo che i difensori non la avrebbero dimostrata con sufficienti elementi, e comunque hanno sollevato la questione troppo tardi. Sparks diventa il 7° detenuto giustiziato quest’anno in Texas, il 565° da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 16° di quest’anno negli USA, e il n° 1505 da quando gli USA hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
(Fonti: Houston Chronicle, Associated Press, 25/09/2019) Per saperne di piu' :

EGITTO: CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA OTTO CONDANNE CAPITALI PER TERRORISMO La Corte di Cassazione egiziana il 26 settembre 2019 ha annullato le condanne a morte emesse nei confronti di otto imputati nel caso noto sui media come "cellula terroristica di Imbaba", ma ha confermato gli ergastoli di altri quattro imputati nello stesso caso.
Il tribunale penale di Giza a marzo dello scorso anno aveva confermato le condanne a morte di 10 imputati nel caso, dopo che il verdetto del tribunale di gennaio era stato approvato dal Grand Mufti.
Il tribunale ha anche emesso l'ergastolo per altri quattro imputati, un altro ergastolo in contumacia per un imputato latitante e la sospensione della sentenza per un altro imputato a causa della sua morte.
Gli imputati sono stati accusati di aver formato un gruppo fuorilegge; attaccato le istituzioni statali; preso di mira cristiani, poliziotti e membri delle forze armate mettendo in pericolo la stabilità e l'ordine pubblico, oltre al possesso illegale di armi da fuoco.
Secondo le indagini, due degli imputati erano dipendenti pubblici, altri due lavoravano come conducenti e uno era un dipendente dell'emittente statale Maspero, insieme a un allenatore sportivo, un elettricista e un tecnico.
Durante le indagini, il leader della cellula, Mohamed Hamdy Zaky, avrebbe ammesso di aver organizzato manifestazioni per rovesciare l'attuale regime sulla scia della rivoluzione del 30 giugno, e ha affermato di aver effettuato diversi attacchi contro la polizia e le forze armate, usando armi da fuoco ed esplosivi procurati per questo motivo.
Secondo quanto riferito, altri imputati avrebbero ammesso di aver partecipato ai campi di Rabaa e Nahda gestiti dai Fratelli Musulmani.


IRAQ: SEI MILIZIANI DELL’ISIS CONDANNATI A MORTE PER ATTACCO TERRORISTICO Un tribunale iracheno il 23 settembre 2019 ha condannato a morte sei miliziani dello Stato Islamico per il loro coinvolgimento in un attacco terroristico con autobomba vicino al Ministero della Giustizia nel 2013, che provocò decine di morti e feriti.
Secondo una dichiarazione del Consiglio Giudiziario Supremo iracheno, gli imputati avrebbero confessato di aver compiuto il massacro, utilizzando tre veicoli carichi di esplosivo.
Il verdetto è stato emesso dal tribunale penale di Karkh a Baghdad, ha aggiunto la dichiarazione.
Nel marzo 2013, due autobombe esplosero nel distretto di Alawi, una vicino all'edificio del Ministero della Giustizia, prima che un kamikaze con auto-bomba si facesse esplodere vicino a un ufficio del Ministero degli Interni.
Un attentatore suicida entrò quindi nel Ministero della Giustizia e i miliziani attaccarono l'edificio, scontrandosi con le forze di sicurezza irachene, che alla fine ripresero il controllo.
Tra i morti ci furono almeno 7 poliziotti e 15 civili, riferirono polizia e medici. Anche tre miliziani furono uccisi. Almeno 50 le persone ferite.


THAILANDIA: EX PARLAMENTARE CONDANNATO A MORTE COME MANDANTE DI UN OMICIDIO Il tribunale provinciale di Khon Kaen, in Thailandia, il 24 settembre 2019 ha condannato a morte Nawat Tocharoensuk, ex parlamentare di Khon Kaen del partito Pheu Thai, per essere stato il mandante dell'omicidio nel 2013 di Suchart Kotthum, ex amministratore delegato dell'organizzazione amministrativa della provincia.
Il tribunale ha ritenuto Nawat colpevole di aver assunto dei killer per eliminare Suchart, condannandolo a morte, e gli ha anche ordinato di risarcire le spese per il funerale sostenute dalla famiglia della vittima, secondo una fonte del tribunale.
Dopo che Nawat è stato portato in una cella di detenzione, il suo team legale ha subito richiesto la sua liberazione su cauzione mentre è in attesa dell’appello, ha detto la fonte.
L'omicidio è avvenuto il 3 maggio 2013 con un sicario che ha sparato a Suchart di fronte alla sua casa di Tambon Nai Muang a Muang Khon Kaen.
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     NO   ALLA      PENA      DI     MORTE          


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAQ: 100 IMPICCATI DA GENNAIO 2.  NEWS FLASH: NIGERIA: NELLO ZAMFARA GRAZIATI 150 DETENUTI INCLUSI 5 NEL BRACCIO DELLA MORTE 3.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): GIUSTIZIATO BILLY JACK CRUTSINGER 4.  NEWS FLASH: USA: FISSATO PER IL 2021 L’INIZIO DEL PROCESSO CONTRO GLI ATTENTATORI DELL’11 SETTEMBRE 5.  NEWS FLASH: UGANDA: PARLAMENTO ABOLISCE PENA DI MORTE OBBLIGATORIA 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IRAQ: 100 IMPICCATI DA GENNAIO
Più di 100 persone sono state giustiziate in Iraq da gennaio 2019, e altri 8.000 detenuti si trovano nel braccio della morte, secondo l'organismo iracheno per i diritti umani riconosciuto dall'ONU.

I dati sulle esecuzioni capitali sono arrivati dal Ministero della Giustizia iracheno e sono stati esaminati dall'Alta Commissione irachena per i diritti umani, ha reso noto un membro della Commissione.
"Secondo i dati del Ministero della Giustizia iracheno che sono stati rivisti dall'Alta Commissione irachena per i diritti umani, oltre 100 persone sono state giustiziate in Iraq", ha detto Hemin Bajalan a Rudaw English il 18 agosto 2019. "Ci sono in Iraq 8.022 prigionieri condannati all'esecuzione ".
L'Iraq ha uno dei più alti tassi di esecuzione al mondo ed è classificato tra i primi quattro Paesi insieme a Iran, Arabia Saudita e Cina.


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NIGERIA: NELLO ZAMFARA GRAZIATI 150 DETENUTI INCLUSI 5 NEL BRACCIO DELLA MORTE Il governatore dello stato nigeriano di Zamfara, Bello Matawallen, il 9 agosto 2019 ha concesso la grazia a 150 detenuti nella Prigione di massima sicurezza di Gusau.
La dichiarazione dell'addetto stampa del governatore, Yusuf Idris, afferma che Matawalle abbia fatto il "gesto gentile" durante una visita al carcere. Ha detto che la decisione è stata presa per consentire ai prigionieri di celebrare Sallah (preghiere) con i loro cari a casa.
Tra i beneficiari vi sono cinque condannati a morte, cinque all’ergastolo e nove madri che allattano.
Tra loro ci sono anche 30 detenuti che scontano pene di varia durata, 60 in attesa di processi e 41 che hanno beneficiato di considerazioni speciali, anche per aver memorizzato il Corano.
Anche i prigionieri con malformazioni, gli anziani e coloro che hanno trascorso più di 20 anni in prigione sono stati liberati, ha aggiunto il portavoce.
La dichiarazione ha inoltre esortato i detenuti liberati a considerare l'amnistia come una promessa vincolante per loro contro il fare qualsiasi cosa che possa riportarli in prigione.
Il Governatore ha affermato che i loro processi ed esperienze dovrebbero servire da lezione per riformarsi e per tenere d'ora in poi una buona condotta.


TEXAS (USA): GIUSTIZIATO BILLY JACK CRUTSINGER Billy Jack Crutsinger, 64 anni, bianco, è stato giustiziato in Texas il 4 settembre 2019. Era stato condannato a morte l’8 ottobre 2003 con l’accusa di aver ucciso, il 6 aprile 2003, l’ottantanovenne Pearl “R.D”. Magouirk, e la figlia della donna, la settantaseienne Patricia “Pat” Syren. Crutsinger aveva ammesso i fatti, e la sua strategia difensiva si è basata, fino agli appelli dell’ultima ora, su una infanzia molto difficile, lesioni cerebrali, e alcolismo che, se adeguatamente illustrate dai difensori all’epoca del processo, avrebbero dovuto portare al riconoscimento di circostanze attenuanti. Un tentativo in extremis di fermare l’esecuzione di Crutsinger era stato fatto anche dalla Comunità di Sant’Egidio, che nelle scorse settimane aveva diffuso un modello di lettera da inviare al governatore Abbott chiedendo un provvedimento di clemenza. Crutsinger diventa il 5° detenuto giustiziato quest’anno in Texas, il 563° da quando il Texas ha ripreso le esec  uzioni nel 1982, Il 14° di quest’anno negli Usa, e il n° 1504 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.


USA: FISSATO PER IL 2021 L’INIZIO DEL PROCESSO CONTRO GLI ATTENTATORI DELL’11 SETTEMBRE Un giudice militare venerdì ha fissato l'11 gennaio 2021 come inizio del processo capitale, presso il Tribunale Militare a Guantanamo, contro Khalid Shaikh Mohammed e altri 4 uomini di al-Qaeda accusati di aver organizzato e diretto gli attacchi dell’11 Settembre 2001 che hanno ucciso 2.976 persone a New York, Washington e Pennsylvania. Gli imputati sono: Khalid Sheik Mohammed, 55 anni, pakistano; Walid bin Attash, 40 anni, yemenita; Ammar al Baluchi, 42 anni, pakistano; Ramzi bin al Shibh, 47 anni, yemenita; Mustafa al Hawsawi, 50 anni, saudita. Sono tutti detenuti a Guantanamo (Cuba), e il loro processo inizierà poco meno che a 20 anni dai fatti. Come è noto gli attentati vennero effettuati dirottando quattro aerei di linea, mandandone 2 a impattare contro le due torri del World Trade Center di New York, uno contro il Pentagono (Ministero della Difesa) a Washington, DC. E uno, probabilmente destinato a colpire la Casa Bianca, cadde in un campo in Pennsylvania. Il giudice, il C  ol. W. Shane Cohen dell'Air Force, ha intanto fissato la data di inizio della selezione di una giuria militare presso il complesso del tribunale di guerra della base della Marina a Guantanamo chiamato Camp Justice. In un calendario provvisorio di 10 pagine, il giudice Cohen ha fissato alcune scadenze che dovrebbero portare al processo vero e proprio. Il calendario ad esempio fissa al 1° ottobre 2019 la scadenza per la Pubblica Accusa che deve fornire alcuni materiali alla Difesa. Questa è la prima volta che un giudice fissa una data di inizio del processo. In precedenza, dal 2012, la Pubblica Accusa aveva chiesto ai due predecessori del giudice Cohen di iniziare il processo. I cinque saranno i primi ad essere processati nelle "commissioni militari" istituite per gestire i detenuti della "guerra al terrorismo" catturati e inviati a Guantanamo dopo l'11 settembre. La Pubblica Accusa ha formalizzato le accuse contro i cinque uomini solo nel 2012. I principali capi d’imputazione (se  condo il codice militare) sono “cospirazione”, attacco a civili, omicidio in violazione delle leggi di guerra, dirottamento aereo e terrorismo. I cinque sono stati formalmente accusati di cospirazione nel 2012, attaccando civili, omicidi in violazione della legge di guerra, dirottamento di aerei e terrorismo. (NdT: “geograficamente” il Pentagono si troverebbe in Virginia, poco fuori dal confine con Washington D.C., ma essendo sede di un ufficio federale, per convenzione ha indirizzo e numero di codice postale del distretto di Washington D.C.)


UGANDA: PARLAMENTO ABOLISCE PENA DI MORTE OBBLIGATORIA Il Parlamento dell'Uganda il 21 agosto 2019 ha approvato una legge che abolisce la pena di morte obbligatoria per alcuni reati, modificando quattro diverse leggi che avevano precedentemente prescritto la pena capitale, tra cui la Legge Antiterrorismo.
Se approvati dal presidente Yoweri Museveni, gli emendamenti limiteranno la pena di morte ai reati più gravi, solo a discrezione del giudice.
I legislatori affermano trattarsi di un passo verso la completa abolizione della pena capitale, cosa per cui i tribunali hanno precedentemente espresso sostegno.
Ci sono 133 detenuti nel braccio della morte ugandese e nessuno è stato giustiziato negli ultimi 20 anni.
C'è stata una campagna per porre fine alla pena capitale, a seguito di una sentenza del 2009 a favore dell'allora detenuto nel braccio della morte Susan Kigula, che aveva sostenuto l’incostituzionalità della condanna a morte.
Il tribunale allora stabilì che la pena di morte non deve essere obbligatoria in caso di omicidio e che un condannato non dovrebbe essere tenuto nel braccio della morte a tempo indeterminato - se un condannato non è stato giustiziato entro tre anni, la pena viene automaticamente trasformata in ergastolo.
Il servizio penitenziario ugandese ha accolto con favore la decisione dei deputati, affermando che l'attenzione dovrebbe essere rivolta alla riforma dei detenuti.

lunedì 23 settembre 2019

RAFFAELLO-IL SAN GIOVANNINO-GALLERIA DEGLI UFFIZI FIRENZE

Il San Giovannino è un dipinto a olio su tela (135x147 cm) della bottega di Raffaello, databile al 1518-1519 circa.

L'opera è di solito identificata con il dipinto che Vasari indicò come realizzato per il cardinale Jacopo da Carpi. Altri lo riferiscono a Pompeo Colonna, che lo avrebbe commissionato quando fu creato cardinale da Leone X, omaggiando poi il papa col dipinto del santo protettore della sua città, Firenze.
Si trovò agli Uffizi dal 1589, passando poi a Palazzo Pitti e alla Galleria dell'Accademia, per tornare alla sede odierna solo in anni recenti, nella Tribuna.
Sebbene l'opera godette di una certa celebrità in passato, testimoniata dalle numerose copie antiche, oggi è riferita alla bottega del Sanzio, sebbene l'invenzione sia quasi certamente da riferire al maestro.
Il giovane san Giovanni Battista è raffigurato vestito della sola pelle, tradizionalmente di cammello, ma in questo caso un'esotica pelliccia maculata, adagiata attorno al corpo mentre, seduto su una roccia, compie il suo gesto tipico di indicare Gesù, simboleggiato dalla croce alla sua sinistra, di cui fu il Precursore. La forma atletica e mossa del corpo deriva dall'esempio degli Ignudi di Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Notevole è il senso per la luce incidente e il tentativo di dare rilievo plastico illusorio alla figura, ben visibile nei piedi in scorcio.


E-NEWS SETTEMBRE
19/09/2019



DOMENICA 22 SETTEMBRE

GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO

MUSEO GRATUITO PER TUTTI
Una domenica speciale con ingresso gratuito al pubblico che potrà così visitare la collezione permanente Alberto della Ragione e tutte le mostre temporanee in corso.
Nel pomeriggio anche un’attività, su prenotazione, dedicata alla mostra temporanea in corso sul disegno nel Novecento.
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MUSEO NOVECENTO
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