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1 Legge
Elettorale
- Sulla legge elettorale sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le
posizioni di tutti e di ciascuno. Su La Stampa, spiego la mia, sulla legge, sulla
fiducia, sulla necessità di cambiare. Fa male sentirsi dire che siamo
arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per
cambiare l'Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà. Se accettiamo
anche noi - come accaduto troppo spesso in passato - di vivacchiare e
rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle
europee.
Caro Direttore,
il dibattito sulla nuova legge elettorale è molto acceso. Credo che i toni dipendano in larga parte da un giudizio duro e molto diviso sull'azione mia e del governo che presiedo. Rispetto naturalmente ogni diversa valutazione. Ma credo che sia un mio dovere tornare al merito della legge: la verità, vi prego, sull'Italicum. La verità, fuori dalla rappresentazione drammatica di chi grida all'attentato alla democrazia. O di chi considera fascista la scelta di mettere la fiducia sulla legge elettorale, ignorando che fu Alcide De Gasperi a farlo, affidandone le ragioni in Parlamento all'arte oratoria di Aldo Moro: due grandi democratici, due grandi antifascisti. La verità, solo la verità, sull'Italicum. Questa legge elettorale prevede un ballottaggio come per i sindaci, anche se la percentuale necessaria ad evitarlo scende al 40%. Attribuisce 340 deputati a chi vince le elezioni, al primo o al secondo turno, consentendo dunque un piccolo margine di sicurezza nell'attività parlamentare. Più o meno la metà degli eletti sarà espressione di un collegio grande poco meno di una provincia media e l'altra metà verrà eletta con preferenze: al massimo due, di cui una donna. Per venire incontro alle richieste di minoranze e anche di alcuni partiti di maggioranza, la soglia di sbarramento è stata abbassata al 3% (in Germania per intenderci è al 5%). Il premio viene attribuito alla lista vincente, non più alla coalizione: con questo atteggiamento speriamo di arrivare a un compiuto bipolarismo. Il mio sogno è che in Italia si sfidino due partiti sul modello americano, Democratici e Repubblicani. Ma in ogni caso, indipendentemente dai sogni, si impedisce di rifare le solite ammucchiate elettorali chiamate coalizioni che il giorno dopo si sciolgono come neve al sole: chi di noi ha votato l'Unione nel 2006 - una coalizione che andava da Mastella e Dini a Bertinotti e Turigliatto - ne ricorda la tragica fine. Ma analogo potrebbe essere il giudizio sull'esperienza della Casa delle Libertà due anni dopo. Torneremo a vedere i candidati sul territorio; torneremo a fare campagne elettorale tra persone sui collegi e non solo nei talk-show; torneremo dopo anni a scegliere le persone e, finalmente, la sera stessa del voto sapremo chi ha vinto. Rottamato il cosiddetto Porcellum (perché l'ultima legge elettorale approvata da chi oggi grida al fascismo è stata definita dal suo ideatore una «porcata»), mandiamo in soffitta anche il desiderio strisciante di un neocentrismo consociativo teso a mantenere per sempre il proporzionale puro uscito dalla Corte Costituzionale, riservando ai gruppi dirigenti la scelta di governi costanti di grande coalizione. L'Italicum non sarà perfetto, come nessuna legge elettorale è perfetta. Ma è una legge seria e rigorosa che consente all'Italia di avere stabilità e rappresentanza, che cancella le liste bloccate, che impone la chiarezza dei partiti davanti agli elettori. Soltanto uno potrà dire di aver vinto: non come adesso quando, dopo i primi risultati, tutti affollano le telecamere per cantare il proprio trionfo. Abbiamo messo la fiducia perché dopo aver fatto dozzine di modifiche, aver mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al punto di partenza. Se un Parlamento decide, se un governo decide questa è democrazia, non dittatura. Se il Parlamento rinvia, se il governo temporeggia, il rischio è l'anarchia. è una grande lezione del miglior pensiero costituzionale di questo Paese, non è necessario aver fatto la tesi su Calamandrei per saperlo. La nuova legge elettorale è stata promessa nel 2006, ma purtroppo non si è realizzata. È stata promessa nella legislatura successiva e non portata a termine né durante il governo Berlusconi, né durante il governo Monti: tante trattative e poi nulla di fatto. È stata promessa nella legislatura successiva dal governo Letta, ma il suo iter si bloccò quasi subito, impantanata come altri progetti. Adesso ci siamo: approvata in prima lettura alla Camera, in seconda al Senato, poi in Commissione alla Camera. Discussa in Parlamento e nelle sedi dei partiti. Approvata da Forza Italia nella stessa versione che oggi viene contestata. Modificata più volte, ma adesso finalmente pronta. Che facciamo? Facciamo altre modifiche per ripartire da capo? La legge elettorale perfetta esiste solo nei sogni: decidiamo o continuiamo a rimandare? Mettere la fiducia è un gesto di serietà verso i cittadini. Se non passa, il governo va a casa. Se c'è bisogno di un premier che faccia melina, non sono la persona adatta. Se vogliono un temporeggiatore ne scelgano un altro, io non sono della partita. Se passa, significa che il Parlamento vuole continuare sulla strada delle riforme. Per come li ho conosciuti la maggioranza dei deputati, la maggioranza dei senatori hanno a cuore l'Italia di oggi e quella dei nostri figli. E se lo riteniamo necessario ci sarà spazio al Senato per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi: nessuna blindatura, nessuna forzatura. Con lo scrutinio palese - imposto dal voto di fiducia - i cittadini sapranno. Sapranno chi era a favore, chi era contro. Tutti si assumeranno le proprie responsabilità. Il tempo della melina e del rinvio è finito. C'è un Paese che chiede di essere accompagnato nel futuro, sui temi più importanti della vita delle famiglie. Se non riusciamo a cambiare la legge elettorale dopo averlo promesso ovunque, come potremo cambiare il Paese? La politica ha il compito di dimostrare che può farcela, senza farsi sostituire dai governi tecnici e dalle sentenze della Corte. Occorre coraggio, però. E questo è il tempo del coraggio. Alla Camera il compito di decidere se è il nostro tempo. Ma a scrutinio palese, senza voti segreti, assumendosi la propria responsabilità Ma sono giorni impegnativi per tanti motivi.
2 Expo - Siamo pronti per
Expo. Finalmente. Poteva essere fatto meglio, poteva essere fatto altrove,
poteva essere fatto prima: in queste ore sento moltissime critiche, come è
giusto e doveroso. Però c'è e sarà molto bello. Abbiamo rischiato moltissimo,
vista come era la situazione un anno fa. Ma adesso grazie al lavoro di
migliaia di persone, coordinate dal ministro Maurizio Martina, da Beppe Sala e
supportate da Raffaele
Cantone, vediamo il traguardo. Che poi, come sempre, è una
nuova partenza. Expo sarà una grande occasione per discutere e riflettere. Ma
anche per stare bene. Da venerdì si parte, per sei mesi: personalmente
visiterò come primo padiglione quello del Nepal, per dare il segnale di vicinanza
e solidarietà a quel Paese (la protezione civile sta già lavorando in loco),
dove, purtroppo hanno perso la vita dei nostri connazionali. Sono curioso di
leggere le vostre impressioni (matteo@governo.it).
3 Pubblica Amministrazione - Vi risparmio gli
aggiornamenti sulla pubblica amministrazione (stiamo per chiudere la prima
lettura al Senato), sul fisco (abbiamo finalmente lanciato la fatturazione
elettronica e il numero zero della dichiarazione precompilata sta marciando),
sulla giustizia (però molte leggi adesso ci sono), sul terzo settore (prima
lettura andata), sui diritti (divorzio breve è diventato legge), sugli
ecoreati (qualche settimana e si chiude anche questa partita: se torneremo al
Senato siamo pronti a mettere la fiducia anche lì).
4 Scuola - Un'ultima
considerazione sulla scuola. Ci sono molte polemiche da parte dei professori,
comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha
lasciato indietro la scuola per troppi anni. Vorrei, se possibile, discutere
nel merito. Noi siamo il Governo che ha messo più soldi di tutti
sull'edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l'assunzione di
oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del
merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione
dei docenti (500 euro l'anno a testa, non per la finta formazione arrangiata,
ma a disposizione dell'insegnante). Che vuole responsabilizzare il preside,
che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di
circolari ministeriali. Sul testo, siamo aperti. Abbiamo già stralciato la
riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio
di istituto. Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i
professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio
meglio e contemporaneamente si abbia paura del merito: la stagione del 6
politico é finita, voglio sperare). Siamo aperti a ogni modifica se
finalizzata all'interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo
giorno. Sul tema della scuola non faremo un decreto legge, non procederemo
con strumenti d'urgenza. Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il
giorno dopo, per favore, entriamo nel merito. Punto per punto. La scuola è un
bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo
pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può
essere lasciata agli addetti ai lavori.
Pensierino della sera. Aver dato molto
spazio alle cerimonie del 25 aprile, compreso una prima serata sulla RAI -
davvero emozionante - nasce dalla certezza che il nostro compito è costruire
il futuro. Ma conoscere la storia, la nostra storia, è condizione necessaria,
anche se non sufficiente, per questa sfida. Io sono stato a Marzabotto. Non mi
vergogno di dire che mi sono commosso stringendo la mano dei sopravvissuti di
allora e ascoltando i canti dei bambini di oggi. Quei bambini sono
la storia che continua. A noi il compito di offrire occasioni educative, poi
toccherà a loro far crescere un sentimento di orgoglio e di patriottismo
dolce.
Un sorriso,
Matteo
PS Se la legge
elettorale andrà e il Governo potrà proseguire il proprio compito, si aprirà
una fase affascinante per tutti noi. Finita la fase delle riforme
strutturali, infatti, la questione diventa: quale visione strategica per i
prossimi vent'anni in Italia? Ne ho parlato a Pompei, ma anche a Georgetown e altrove. Questa è la sfida
che culturalmente più mi intriga. Dimostrare che in questo Paese così ricco
di passato possiamo costruire un futuro all'altezza della nostra storia. Ma
per farlo occorre investire su innovazione, ricerca, talento. Coraggio. Il
coraggio, questo è ciò che serve oggi alla classe politica italiana.
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mercoledì 29 aprile 2015
lunedì 27 aprile 2015
Se tracci col gesso una riga sul pavimento,
è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno
fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così... tutto diventa
possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare.
VILLA RAVA'
Firenze
Villa Ravà, già Guicciardini, si trova in via del Pian dei Giullari 69 a Firenze.
La villa, dal massiccio aspetto rinascimentale, era originariamente di proprietà della famiglia Quaratesi, poi venne acquistata dai Pagani e successivamente dai Bardi. Nel 1519 entrò in possesso dello storico Francesco Guicciardini, il cui stemma familiare si vede tutt'oggi sulla facciata.
Nel 1529, quando le truppe imperiali occuparono la collina durante l'assedio di Firenze, il Guicciardini fu costretto ad abbandonare la villa, che venne occupata dal generale Filippo d'Orange. La doppia mole della villa, con al centro il giardinetto chiuso da un muro merlato, è visibile molto chiaramente nell'affresco dell'Assedio dipinto dallo Stradano nella Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio, e testimonia come l'aspetto del complesso sia mutato molto poco da quell'epoca.
Il Guicciardini vi ritornò solo nel 1533 e qui scrisse alcune delle sue opere più importanti.
PALAZZO PAZZI
PALAZZO QUARATESI
Palazzo Pazzi, detto anche "della Congiura" o palazzo Pazzi-Quaratesi, si trova in via del Proconsolo 10 angolo borgo Albizzi a Firenzeed è uno dei migliori esempi in città di architettura civile del pieno Rinascimento.Storia[modifica | modifica wikiteFu Jacopo de' Pazzi a volere il palazzo sul luogo di alcune case appartenenti alla famiglia, e la costruzione di un così grande edificio fu probabilmente uno degli elementi di rivalità e scontro tra le ricchissime famiglie dei Medici e dei Pazzi. Il palazzo è infatti detto anche "della Congiura" perché la famiglia che vi risiedeva fu responsabile della cosiddetta Congiura dei Pazzi, un complotto che portò all'uccisione durante la messa in Santa Maria del Fiore di Giuliano de' Medici ed al ferimento di suo fratello Lorenzo il Magnifico. I responsabili dell'episodio furono presto impiccati dalla folla fiorentina inferocita e inizialmente tutta la famiglia dei Pazzi fu esiliata e i loro beni confiscati.Il nome più probabile come architetto del palazzo è quello di Giuliano da Maiano, che vi avrebbe lavorato tra il 1458 ed il 1469, ma non manca chi ha sostenuto una partecipazione al progetto diFilippo Brunelleschi, autore della cappella Pazzi per la stessa famiglia, o di Michelozzo. Si è ipotizzato una possibile ideazione del Brunelleschi (negata però da alcuni studiosi), portata avanti da Giuliano da Maiano, lo stesso architetto che terminò la cappella in Santa Croce e che per la stessa famiglia creò villa La Loggia.
Il palazzo venne concesso allora al francese d'Estonville, poi fu portato in dote da Maddalena, figlia di Lorenzo de' Medici, in occasione delle sue nozze con Franceschetto Cybo, avvenute il 25 febbraio del 1487 a Roma, in Vaticano.
Suo figlio Lorenzo Cybo sposò Ricciarda I Malaspina, marchesa di Massa, e da lui derivò la famiglia Cybo Malaspina. In quel periodo il palazzo divenne noto come "palazzo delle Marchesane di Massa", ed era conosciuto in tutta la città per la vita mondana che le proprietarie del palazzo erano solite fare. La stessa Ricciarda ebbe anche una relazione amorosa con il controverso duca Alessandro de' Medici.
Nel 1593 passò agli Strozzi, che lo tennero fino al 1796 quando divenne proprietà dei Quaratesi. Nel 1843 cambiò di nuovo proprietario, venendo acquistato da Ferdinando de Rast, ricco cittadino tedesco, che dopo aver visitato Firenze in un viaggio se ne innamorò eleggendola come sua residenza definitiva. Dopo la sua morte egli dispose che il palazzo venisse ceduto a un istituto religioso diCoburgo. Nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871) ospitò la loggia massonica del Grande Oriente d'Italia.
Nel 1913 venne riacquistato dalla Banca di Firenze, la quale lo fece restaurare dall'architetto Adolfo Coppedè. In quel periodo venne montata una copertura del cortile con ferro e vetri colorati, poi rimossa.
Il passaggio all'attuale proprietario, la sede dell'Inps fiorentina, risale al 1931. Nel dopoguerra fu oggetto di importanti restauri che ripristinarono l'aspetto quattrocentesco del complesso (1940-1945), voluti da soprintendenti Guido Morozzi e Ugo Procacci: il cortile venne rimesso "in luce", cioè riportato alle forme originarie senza copertura. Un ulteriore restauro si è concluso nel 2010.
Architettura[modifica | modifica wikitesto]
Il marchese Leonardo Ginori Lisci in un suo celebre studio enumerava i sette palazzi più belli di Firenze, in realtà propendendo soprattutto verso il periodo rinascimentale aureo della città, e secondo lui erano palazzo Medici-Riccardi,palazzo Rucellai, palazzo Pitti, palazzo Strozzi, palazzo Antinori, palazzo Gondi e anche palazzo Pazzi.
Il palazzo risponde perfettamente ai canoni imposti dal De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, che consigliva facciate "ornate delicatamente e leggiadramente piuttosto che superbamente".
La facciata è dominata dal contrasto fra il bugnato rustico del pian terreno e l'intonaco bianco dei due piani superiori, abbelliti da eleganti bifore sottolineate da cornici marcapiano dentellate. Può darsi che originariamente l'intonaco fosse dipinto con graffiti o con un finto bugnato; in ogni caso la scelta dell'intonacatura era molto originale nel Quattrocento, se confrontata con i palazzi coevi, ed alleggeriva l'austerità della facciata. Le finestre presentano raffinati elementi decorativi quali tralci ed elementi vegetali nelle cornice, colonnine corinzie e lo stemma dell'impresa familiare, le tre mezzelune, antico stemma familiare che significava origine fiesolana della famiglia (simile per esempio a quello degli Strozzi) e che venne poiriciclato come simbolo di vele gonfiate dal vento, come celebrazione dei traffici commerciali e marittimi che arricchivano la famiglia. La fascia più alta è decorata da oculi al di sotto della gronda sporgente.
Nell'atrio si trova uno stemma con i due delfini simmetrici girati verso l'esterno è attribuito a Donatello. Risale infatti ai primi del Quattrocento ed era sulla sommità dell'antico giardino dei Pazzi, in via dell'Oriuolo, sul sito attualmente occupato dal palazzo della Banca d'Italia; venne poi spostato sulla cantonata di questo palazzo e solo recentemente restaurato e spostato per ragioni conservative nell'atrio.
L'accesso all'edificio avviene da due portoni, su Borgo Albizi e su via del Proconsolo, che sono dotati di ampi "brachettoni" che ne accrescono l'imponenza. Il lato su via del Proconsolo presenta al piano terra due coppie di finestre con cornici composte da conci orientati a prisma, risalenti a un intervento seicentesco.
Il cortile ha un portico a tre arcate su tre lati ed è tra i più raffinati di Firenze, simile a quelli di palazzo Medici o palazzo Strozzi, ma dal ritmo più lieve, leggero. I capitelli delle colonne, che sorreggono le nove eleganti arcate rinascimentali, sono decorati con delfini (come lo stemma) e piccoli vasi contenenti il "fuoco sacro", il fuoco cioè che scaturisce dalle pietre focaie portate dalla terra santa da Pazzino de' Pazzi dopo la prima crociata, che vengono tuttora usate per dare il via al tradizionale Scoppio del Carro.
Lo scalone per i piani superiori oggi inizia nell'androne di ingresso, ma originariamente si trovava nel cortile. Al primo piano si trova unabussola monumentale di eclettico stile ottocentesco.
La sala che prospetta sul giardino ha un notevole soffitto a cassettoni e lungo la parete è appeso un affresco staccato con Pazzino de' Pazzi lungo le Mura di Gerusalemme; sono qui presenti anche due tele con soggetti religiosi: l'Ultima cena e la Lavanda dei piedi.
Un piccolo ambiente a questo piano, forse l'antica cappellina, ha la volta a botte coperta da affreschi nello stile di Bernardino Poccetti ed un pavimento a tarsie marmoree geometriche. In una sala vicina il soffitto è decorata da un affresco con Allegoria delle quattro stagioni.
Il secondo piano presenta una interessante sala detta La pompeiana, per via delle grottesche che ne decorano il soffitto. Da qui si accede all'altana, che offre un suggestivo panorama di Firenze.
domenica 26 aprile 2015
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : DONA IL 5 X 1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO 2. NEWS FLASH: CASO LO PORTO: SERGIO D’ELIA,
SEGRETARIO DI NESSUNO TOCCHI CAINO, SU USO DRONI ARMATI 3. NEWS FLASH: NIGER: PRESIDENTE MAHAMADOU
ISSOUFOU EMETTE PROVVEDIMENTO DI CLEMENZA 4.
NEWS FLASH: MASSACHUSETTS (USA): VITTIME MARATONA DI BOSTON DIVISE SULLA
PENA DI MORTE 5. NEWS FLASH: INDIA: PENA
DI MORTE COMMUTATA IN ERGASTOLO 6. I
SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
DONA IL 5 X 1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO
Vuoi partecipare concretamente alla campagna per
l’abolizione della pena di morte nel mondo?
Dona il tuo 5 x 1000 della dichiarazione dei redditi a
Nessuno tocchi Caino e chiedi anche al tuo commercialista se ha clienti che
hanno a cuore questo obiettivo. Un gesto che si trasforma subito in un grande
aiuto!
L’Associazione Nessuno tocchi Caino quest’anno conta su
di te… e sul tuo commercialista! Per porre fine all’aberrazione di uno Stato
che per difendere la vita pratica la morte.
Per devolvere il 5 x 1000 della tua dichiarazione dei
redditi e, quindi, contribuire senza alcun costo a Nessuno tocchi Caino, è
semplice:
firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non
lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni
riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D.
Lgs. N. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale” e
riporta il codice fiscale di Nessuno tocchi Caino 96267720587.
Per saperne di piu' : http://www.nessunotocchicaino.it/
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
CASO LO PORTO: SERGIO D’ELIA, SEGRETARIO DI NESSUNO
TOCCHI CAINO, SU USO DRONI ARMATI
23 aprile 2015: Sulla notizia della morte del cooperante
italiano Giovanni Lo Porto rimasto vittima lo scorso gennaio, insieme ad altri
due cittadini americani - uno ostaggio, come Lo Porto e l’altro leader di Al
Qaeda - di un drone CIA, Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino ha
dichiarato:
“Non si può considerare l’accaduto come mero effetto
collaterale e inevitabile di una causa giusta. Né si può accettare che, nel
nome della guerra mondiale al terrorismo, il Presidente di una democrazia tra
le più antiche al mondo possa, per decreto, dichiarare qualcuno colpevole al
termine di un processo segreto anche per il solo sospetto che abbia
l’intenzione di commettere in futuro un crimine. In questo modo, i cittadini
americani all’estero possono essere uccisi per il mero sospetto di attività
anti-americane, quando invece in patria avrebbero diritto ad un processo con
tutte le garanzie possibili, anche quelle previste dal sistema arcaico della
pena capitale. Diffidiamo dunque dall’uso dei droni armati – ha concluso d’Elia
- perché come ogni altra arma, oltre che alla legge interna, i droni dovrebbero
sottostare al diritto internazionale, inclusa la legge umanitaria
internazionale, che ne regolamenti l’uso”. (Fonti: NtC, 23/04/2015) Per saperne
di piu' : http://www.washingtonpost.com/politics/hostage-deaths-a-reminder-of-risk-of-deadly-mistakes/2015/04/24/ed8b8fb6-ea51-11e4-8581-633c536add4b_story.html
NIGER: PRESIDENTE MAHAMADOU ISSOUFOU EMETTE PROVVEDIMENTO
DI CLEMENZA
22 aprile 2015: il Presidente del Niger Mahamadou
Issoufou ha emesso un nuovo provvedimento di clemenza, in occasione del quarto
anniversario della sua investitura. Secondo il decreto presidenziale, tutti i
detenuti condannati a morte hanno avuto la loro pena commutata in ergastolo,
mentre i detenuti condannati a vita hanno avuto la loro condanna ridotta a 30
anni di reclusione.
Il 23 ottobre 2014, il Governo del Niger ha approvato un
disegno di legge per l'adesione al Secondo Protocollo Opzionale al Patto
Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che mira ad abolire la pena di
morte. Il disegno di legge è stato inviato all'Assemblea Nazionale per
l'adozione definitiva.
Il 20 e 21 novembre 2014, Nessuno Tocchi Caino e il
Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito hanno compiuo una
missione in Niger, con l’obiettivo di trovare sostegni alla Risoluzione ONU per
la moratoria delle esecuzioni.
Il 18 dicembre 2014, il Niger ha per la prima volta
votato a favore della Risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali
all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In precedenza si era sempre
astenuto sulla Risoluzione.
(Fonti: NtC, tamtaminfo.com, 22/04/2015) Per saperne di
piu' :
MASSACHUSETTS (USA): VITTIME MARATONA DI BOSTON DIVISE
SULLA PENA DI MORTE
21 aprile 2015: Le vittime della strage della Maratona di
Boston prendono posizioni diverse sulla pena di morte. Un editoriale del New
York Times riporta i pareri di alcune vittime o familiari della vittime nel
giorno in cui si apre la seconda fase del processo, quella in cui verrà
determinata la pena. Contrari alla condanna a morte si sono dichiarati, con un
editoriale pubblicato in prima pagina sul Boston Globe, Bill e Denise Richard,
il cui figlio di 8 anni, Martin, è rimasto ucciso nella strage, e la cui figlia
Jane ha perso una gamba.
I signori Richard non hanno insistito tanto su una
questione di principio, ma sulla necessità di chiudere il processo in tempi
brevi, senza dover poi affrontare continue riaperture del caso, e il riaffiorare
di ricordi dolorosi, come invece accadrebbe con i molti ricorsi disponibili per
i condannati a morte.
Dopo la dichiarazione dei signori Richard, anche Jessica
Kensky e Patrick Downes hanno preso una posizione pubblica contro la pena di
morte per Tsarnaev. I due, sposati da poco, in passato avevano corso la
maratona di Boston. Nell’esplosione del 2013 entrambi hanno perso una gamba. In
una intervista al Boston Globe hanno detto: “All’inizio ci auguravamo che anche
l’imputato provasse il dolore che abbiamo provato noi e le altre vittime. Ma
ora ci basta sapere che non potrà mai più nuocere a nessuno, e ci auguriamo che
il processo si concluda rapidamente e definitivamente, e l’imputato sparisca al
più presto possibile dalla coscienza collettiva. Dobbiamo superare l’impulso di
vendetta”.
Il 13 aprile Jennifer Lemmerman, sorella di Sean Collier,
l’agente della security del Massachusetts Institute of Technology rimasto
ucciso in un conflitto a fuoco con i 2 fratelli Tsarnaev il 19 aprile 2013, in
una lettera al Boston Globe si è detta anche lei contraria alla condanna a
morte per Dzhokhar Tsarnaev. “Quando qualcuno si dichiara contrario alla pena
di morte, gli si dice sempre di immaginare come si sentirebbe se fosse il
parente di una delle vittime. A me è stato dato questo orribile punto di vista,
e posso dire che la mia posizione contro la pena di morte si è solo
rafforzata”. Ha poi proseguito: “Non riesco a immaginare che uccidere in
risposta ad un’uccisione possa darmi pace o giustizia… ho scelto di ricordare
Sean per la luce che mi ha portato. Non voglio più buio”.
A favore della “condanna massima” si è invece dichiarata
Liz Norden, i cui 2 figli hanno entrambi perso una gamba nell’esplosione.
Queste prese di posizione in teoria non dovrebbero influenzare i giurati
popolari, che hanno avuto disposizione di tenersi lontani dai notiziari e, come
ulteriore precauzione, sono stati invitati a non partecipare alla nuova
edizione della Maratona di Boston che si è corsa ieri.
Lo scorso 8 aprile a Boston una giuria popolare federale
ha riconosciuto Dzhokhar Tsarnaev, 21 anni, bianco, colpevole di tutti i 30
capi di imputazione relativi alla strage della Maratona di Boston del 2013. 16
di questi capi di imputazione sono passibili di pena capitale. La pubblica
accusa, rappresentata da Carmen Ortiz, è intenzionata a farlo. I difensori
sosterranno invece che l’imputato, seppure certamente colpevole, ha però agito
sotto la fortissima influenza psicologica ed affettiva del fratello maggiore,
Tamerlan Tsarnaev.
Il 15 aprile 2013, nei pressi dell’arrivo della
tradizionale Maratona di Boston, i due fratelli di origine cecena Tamerlan e
Dzhokhar Tsarnaev furono ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre
collocavano due bombe artigianali che, esplodendo poco dopo, causarono la morte
di 3 persone e oltre 260 feriti. I morti furono Martin Richard, 8 anni, Krystle
Campbell, 29 anni, e Lu Lingzi, 23 anni. Una quarta vittima, Sean Collier, un
agente della security del Massachusetts Institute of Technology, rimase ucciso
in un conflitto a fuoco con i 2 fratelli il 19 aprile.
Lo stesso giorno Tamerlan, 26 anni, rimase ucciso in un
conflitto a fuoco con la polizia. Dzhokhar, che allora aveva 19 anni, venne
arrestato il 24 aprile. Il giudice George A. O'Toole Jr. ha stimato che la fase
di sentenza, iniziata oggi, dovrebbe durare circa 4 settimane. Statisticamente
i dati sono favorevoli a Tsarnaev: da quando la pena di morte federale è stata
reintrodotta nel 1988, i procuratori federali la hanno chiesta in 230 casi, ma
è stata respinta dalla giurie popolari in 2/3 dei casi, e le esecuzioni, nello
stesso periodo, sono state solo 3. Nel sistema penale federale, una condanna a
morte può essere emessa solo all’unanimità.
(Fonti: New York Times, 21/04/2015)
Per saperne di piu' :
INDIA: PENA DI MORTE COMMUTATA IN ERGASTOLO
21 aprile 2015: l’alta corte del Punjab e Haryana ha
commutato in ergastolo la condanna a morte di un uomo identificato come
Dharampal per il lungo tempo impiegato dal governo nel decidere sulla sua
domanda di grazia.
Dharampal, originario del distretto di Sonipat e
riconosciuto colpevole di stupro, nel 1993 uccise cinque familiari della
vittima del suo stupro, mentre era in libertà condizionata. Per gli omicidi
Dharampal avrebbe dovuto essere impiccato il 15 aprile 2014 nel carcere di
Ambala, tuttavia l’esecuzione fu sospesa dall’alta corte a seguito della
petizione presentata dal condannato.
L’alta corte ha commutato la condanna a morte in
ergastolo dal momento che il governo ha impiegato circa 13 anni per decidere
sulla richiesta di grazia. Trattando il caso, l’avvocato di Dharampal ha citato
l’importante verdetto del 21 gennaio 2014 della Corte Suprema, secondo cui la
condanna a morte di un detenuto può essere commutata in ergastolo se c’è
ritardo da parte del governo nel decidere sulla richiesta di grazia.
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